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48 ore a

48 ore di tempo per scoprire città, borghi, isole mantenendo lo stesso sguardo curioso e attento che ci accompagna quando facciamo un lungo viaggio. Due giorni di tempo per cercare il solito e l’insolito, per scoprire cosa è cambiato in questi anni, cosa c’è di nuovo e riscoprire capolavori eterni. Ma come riuscirci in così poco tempo?

Il segreto è mettere a punto, prima della partenza, un dettagliato itinerario e ascoltare le voci di chi ci vive. Appartenere a un certo posto infatti, significa saper svelare ai visitatori segreti speciali: i vicoli stretti di un centro storico e le sue antiche botteghe, il panorama di una città ammirato da un battello anziché da una prospettiva più consueta, la creatività e il dinamismo dei quartieri periferici meno battuti dai viaggiatori.

Il progetto Lonely Planet 48 ore a è una proposta di itinerari attraverso articoli, video, fotografie e diari di viaggio dei nostri autori, arricchito dalla media partnership con Adnkronos e Igers Italia.

48 ore a

I luoghi

La Valle Trompia si inoltra nelle Prealpi bresciane fino a che queste non diventano Alpi, seguendo il corso del fiume Mella in un paesaggio che alterna borghi antichi, verdi pendii e tracce profonde di una storia industriale che affonda le radici nell’estrazione e nella lavorazione del ferro. Questa valle, a nord di Brescia, è una terra generosa, dove il patrimonio culturale si intreccia con la spiritualità, l’arte, la natura e i sapori genuini della montagna lombarda. Percorrerla significa scoprire una pluralità di volti: quello della fatica operaia, dell’ingegno artigiano, della fede e dell’ambiente incontaminato.

Il nostro itinerario comincia a Concesio, piccolo centro reso celebre per aver dato i natali a Giovanni Battista Montini. Una breve visita alla Collezione Paolo VI - Arte Contemporanea, ospitata in un edificio immerso nel verde, offre uno sguardo d’insieme sulla figura del pontefice e sul contesto artistico del Novecento, mentre la casa natale conserva ancora un’aura discreta e commossa.

Tra le centinaia di valli che solcano l’arco alpino, la Valle Camonica si distingue per un patrimonio artistico straordinario, ineguagliabile per varietà e rilevanza storica, da assaporare magari dopo aver visitato lungo il percorso di avvicinamento Brescia e il Lago d'Iseo. Per questo, la Valle dei Segni scolpirà una traccia profondissima nei vostri ricordi.

La Valle Camonica è un luogo in cui l’ineludibilità del bisogno espressivo dell’uomo, del suo innato slancio creativo, trovano una concreta testimonianza: per migliaia di anni, a partire dalla profonda Preistoria, infatti, gli antichi abitanti del territorio hanno inciso le tipiche rocce di arenaria grigio-violacea che affiorano tra i boschi di abeti, betulle e carpini con figure di ogni tipo. Talvolta, le immagini rimandano a scene di vita quotidiana, in altri casi delineano simboli arcani, in altri ancora appaiono così misteriose che la loro interpretazione può essere demandata solo alla fantasia individuale.

Poco più di 2 km² e 48 ore di tempo a disposizione, qualcuno penserà: un gioco da ragazzi. Ma forse state sottovalutando che qui, nel Principato di Monaco, baciato dal sole per oltre 300 giorni l’anno, uno degli stati più cosmopoliti al mondo, tra grattacieli e bolidi che sfrecciano, le sorprese sono dietro l'angolo e potreste goderne anche visitando lo stato esclusivamente a piedi.

Venire a Monaco e non immergersi nelle acque che la bagnano sarebbe insensato e dunque cercate la sua spiaggia per il vostro battesimo monegasco: la Promenade du Larvotto, nella parte più orientale, è il lungomare che costeggia la spiaggia più grande del Principato, completamente smoke free, luogo vivace con locali e ristoranti, postazioni per noleggiare bici elettriche, attrezzature sportive per allenamenti open air, ascensori per raggiungere il mare, tutto firmato da Renzo Piano. E quando avrete voglia di fare un tuffo, troverete un’acqua trasparente e piena di pesci che vi nuotano attorno: Monaco ha ben due riserve marine, una proprio al Larvotto, l’altra detta delle Spélugues. Questo è in linea con la politica voluta da S.A.S. il Principe Alberto II di Monaco a sostegno della biodiversità, la gestione delle risorse e la riduzione dei gas a effetto serra.

Ci sono luoghi che hanno fatto della loro storia e della loro natura un patrimonio da condividere con tutti, luoghi dove l’accoglienza è diventata un’opportunità e l’ambiente una risorsa da rispettare. A pochi chilometri da Ivrea, alle porte del Parco Nazionale del Gran Paradiso, la Valchiusella è un territorio da vivere a ritmo lento per riconnettersi con la natura, per scoprire tradizioni millenarie e per sentirsi accolti da una comunità attenta ai propri ospiti e alle loro esigenze.

Quando avrete fatto abbastanza curve e vi ritroverete in una graziosa piazzetta con una chiesa, sarete probabilmente arrivati a Traversella, il posto giusto dal quale iniziare a scoprire la Valchiusella. Ricordatevi che avete scelto di trascorrere 48 ore in questa valle per immergervi nella natura, quindi per prima cosa parcheggiate l’auto, mettetevi lo zaino in spalla e cercate le indicazioni per il Rifugio Piazza, al quale si arriva risalendo prima lungo una mulattiera e poi percorrendo il Sentiero delle Anime. Dopo una camminata di circa mezz’ora attraverso un bosco di betulle e castagni, arriverete al rifugio dove vi aspetta una meritata sosta per recuperare le forze davanti a qualche piatto tipico. Ripartite seguendo le indicazioni del sentiero autoguidato delle incisioni rupestri lungo il quale troverete dei cartelli esplicativi che illustrano le croci greche e bizantine e i disegni antropomorfi incisi sulle rocce nell’Età del Rame e nelle epoche successive (la luce migliore per vederle è quella dell’alba e del tramonto). Dalle parti del rifugio trovate anche la palestra di roccia, che conta oltre 500 vie di arrampicata per tutti i livelli, da quelle attrezzate per i bambini a quelle per i climber più esperti.
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Verona

Speciale le vie dell’acqua

Impregnata di atmosfere romantiche con palazzi e monumenti che raccontano un passato affascinante, Verona è una città capace di regalare meraviglia dietro ogni angolo, da visitare almeno una volta nella vita. E la sua provincia non è da meno perché la Lessinia, il territorio del Soave Est - Veronese, la Pianura dei Dogi, la Val d’Adige e la Valpolicella sono tessere di un mosaico che riuscirà a sorprendervi. Ma se decidete di trascorrere 48 ore in questa città e nei suoi dintorni, provate a cercare punti di vista inconsueti, dimenticate le strade tradizionali e lasciatevi trasportare dal flusso dell’acqua nella quale si specchiano questi luoghi che vi rimarranno per sempre nel cuore: solo così riuscirete a scoprire scorci incantevoli e a godervi ogni singolo istante.

Avete mai pensato di visitare una città osservandola a bordo di un gommone? A Verona potete farlo grazie a ragazzi di Adige Rafting: la discesa guidata lungo il fiume parte da Chievo e attraversa tutto il centro passando sotto i ponti che ne scandiscono la geografia. L’escursione è adatta a tutti, non presenta particolari difficoltà ed è arricchita anche da racconti sul rapporto della città con il fiume che nel corso delle diverse epoche ha rappresentato un’importante via di collegamento. E a proposito di collegamenti, Verona è connessa con il territorio con percorsi ciclabili e strade a bassa percorrenza che vi porteranno a conoscere i punti più nascosti. Se avete voglia di pedalare, oltre a noleggiare le biciclette (anche elettriche), Itinera Bike & Travel organizza tour guidati in biciletta in città, ma anche in tutta la provincia, con annesse degustazioni di prodotti del territorio. Se invece volete camminare, ma provando un’esperienza diversa, la fondazione Verona Minor Hierusalem con il progetto “Rinascere dall’acqua, Verona aldilà del fiume” propone tre itinerari per visitare 17 chiese di Verona altrimenti difficilmente visitabili: saranno i volontari a raccontarvi la storia e le caratteristiche artistiche di questi luoghi sacri.
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Brescia

Speciale Valle Sabbia e Lago d’Idro

Se amate i borghi di montagna e gli scenari selvaggi, le tradizioni antiche e le atmosfere garbate, seguiteci. In questo 48 ore vi portiamo alla scoperta della Valle Sabbia, ancora sconosciuta al turismo di massa ma in grado di regalarvi grandi soddisfazioni.

Per immergersi nello spirito della Valle Sabbia conviene partire dalla sua località più iconica: Bagolino. Si tratta di un grazioso borgo di montagna di origine medievale, tutto vicoli, casette in pietra dai tetti spioventi e scalinate, dove l’odore di legna arsa si mescola a quello balsamico dei boschi circostanti. Oltre all’ambientazione fiabesca, a Bagolino troverete anche uno scrigno colmo di tesori artistici: la Chiesa di San Giorgio, denominata “la Cattedrale in Montagna” per le dimensioni ciclopiche e la posizione svettante sulle case, che sembra dilatarla oltremodo.
Infine, ecco alcune peculiarità identitarie: l’animatissimo Carnevale Bagosso, in cui il folclore popolare è sopravvissuto intatto alla furia dei secoli, con i Ballerini dal tipico copricapo in feltro, i Suonatori, e le Maschere con gli abiti tradizionali; e poi il Bagòss, il tipico formaggio locale, stagionato e penetrante, lievemente piccante e con brillanti note giallastre conferitegli dallo zafferano. In paese troverete diversi locali dove assaggiarlo; e ancora, sempre a tema cibo, il prelibato Spiedo bresciano, antico piatto di carne a base di cacciagione e animali da cortile. La ricetta originale prevede inoltre l’uso del burro di origine animale, preferibilmente nostrano.
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Romagna

Sembra una gara a stupire quella che ingaggia la Romagna con sé stessa. Oltre alle spiagge, infatti, un inaspettato ambiente costiero, una ricca storia marinara, uno stile contemporaneo e una innata voglia di sorprendere rinnovano l’idea del viaggio in Riviera.

Comacchio, nel campionario di città d’acqua dell’Alto Adriatico, è quella che maggiormente richiama il sogno. Le chiamano tutti ‘piccola Venezia’, queste città. Ma non c’è nulla di più improprio. Primo perché Venezia è irripetibile; secondo perché le città sono tutte irripetibili. Sono un archetipo urbano, tutte sorelle, tutte sullo stesso piano. Comacchio è un ricamo di mattoni gettato sul mare, è come quei leggeri granelli di sabbia sospesi sulla superficie dell’acqua salsa che si osservano a distanza ravvicinata da bambini, persi in un mondo di pensieri galleggianti. Passeggiando per le vie della città, si respira un’atmosfera sospesa nel tempo, dove ogni angolo sembra custodire un segreto.
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Lago di Garda veneto

Speciale le vie dell’acqua

A prima vista si potrebbe pensare che sia l’acqua a dominare il paesaggio della sponda veronese Lago di Garda. In effetti i paesi che si affacciano sul lago vivono in simbiosi con questo elemento: i porticcioli con le barche ormeggiate che beccheggiano pigramente, il rumore delle onde che si infrangono sui moli, i tramonti, le casette colorate che si addossano ai vicoli vi faranno entrare subito in sintonia con l’ambiente lacustre. Ragioni sufficienti a partire per trascorrere 48 ore sulla sponda veronese del Lago di Garda, ma sappiate che ve ne sono molte di più. Prendetevi il tempo per praticare attività outdoor, esplorate le colline dell’entroterra, salite sul Monte Baldo per godervi una vista che vi aprirà il cuore.

Iniziate il vostro viaggio da Malcesine, il paese più a nord della sponda veronese del lago. Dopo una passeggiata tra i vicoli del centro, dove non mancano negozi di souvenir, locali e ristoranti, e nelle sale del Castello Scaligero che svetta da uno sperone di roccia, lasciatevi alle spalle il paese e proiettatevi nella dimensione della montagna. Salite sul Monte Baldo con la Funivia Malcesine - Monte Baldo per raggiungere in pochi minuti la stazione di arrivo alla quota di circa 1.800 metri. Visto il gran numero di visitatori, si raccomanda la prenotazione on line tramite il sito, che oltre a ridurre i tempi di attesa darà diritto anche ad una riduzione sul costo del biglietto.

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Brescia

Speciale Franciacorta e Lago d’Iseo

C'è un territorio, a nord-ovest di Brescia, in cui morbidi filari di vite sono accarezzati dalle brezze lacustri, in cui l’eleganza scaturisce dalle atmosfere e dalle architetture, dai vini e dai paesaggi. Benvenuti in Franciacorta e sul Lago d'Iseo.

Se esistesse un coefficiente per valutare il rapporto tra le dimensioni e la varietà di ambienti di un’area geografica, allora Franciacorta e Lago d’Iseo otterrebbero un punteggio stratosferico. In una porzione ridottissima della provincia bresciana, infatti, vi ritroverete a esplorare paesaggi ed ecosistemi diversissimi, come normalmente capita in zone molto più estese. La scenografia più iconica è quella delle distese di vigne che si insinuano a perdita d’occhio verso l’orizzonte, appena interrotte da qualche borgo o castello qua e là. Non può essere altrimenti, del resto: la Franciacorta è prima di tutto patria di un prodotto enologico di fama planetaria: il Franciacorta DOCG.

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Brescia

Speciale Lago di Garda

Se pensate che non esista un luogo in grado di racchiudere atmosfere mediterranee e ambienti montani, borghi stipati di meraviglie artistiche e innumerevoli opportunità di attività all’aria aperta, allora non avete mai visitato la sponda bresciana del lago di Garda.

Il Garda inizia a emanare il suo fascino già a chilometri di distanza, laddove i flutti del lago costituiscono il sipario di un orizzonte ancora lontano. A Carzago Riviera, il MarteS – Museo d’Arte Sorlini – è uno scrigno di meraviglie pittoriche veneziane, specialmente seicentesche e settecentesche, in grado di introdurre sontuosamente alla distintiva eleganza della zona.
Il blu intenso delle acque lacustri inizia ad essere nitidamente percepibile a Lonato del Garda, grazie al panorama superbo che si gode dalla Rocca, per secoli importante bastione difensivo. Sempre a Lonato, un’altra grande attrazione è la Casa del Podestà, costruita nel Quattrocento e abitata nella prima metà del Novecento dal politico liberale Ugo da Como, che la trasformò in un’incantevole dimora borghese: la biblioteca, con più di cinquantamila volumi, vi farà sognare notti insonni, in preda a fantasticherie e folgorazioni filosofiche. Ancora nel segno di Ugo da Como, non perdete la fondazione che porta il suo nome e che si propone di promuovere lo studio dei giovani.

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Colline del Prosecco

Conegliano e Valdobbiadene

Non è semplice decidere da dove iniziare a esplorare le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Ci sono panorami con affacci spettacolari sui paesaggi modellati dalla mano dell’uomo nel corso dei secoli, che s’inseriscono in un ambiente naturale strepitoso, strade che si intersecano in una ragnatela infinita di curve e rettilinei, chiese e abbazie, borghi annidati tra i filari delle vigne, castelli che dominano dall’alto il territorio. E poi ci sono le cantine, dove nasce uno dei vini più conosciuti, e più bevuti al mondo, e le osterie, dove i piatti della tradizione si accompagnano al buon umore e a un’atmosfera conviviale e festosa.

Partite dalle geometrie della piazza di Valdobbiadene, dominata dal Duomo di Santa Maria Assunta con la sua elegante facciata con quattro colonne doriche e dall’alto campanile, e risalite la strada che si immerge tra le colline. Vi basteranno pochi minuti per ritrovarvi lungo l’itinerario della Strada del Prosecco: attraversate la Frazione di Saccol e raggiungete l’Osteria Senz’Oste, luogo imperdibile dove, entrati in una cascina, potrete acquistare da soli salumi, formaggi e vino per poi accomodarvi nei tavoli esterni a gustare uno stuzzichino.
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Bruges

Non c’è dubbio che sia ‘bella’, con un centro medievale tra i meglio conservati d’Europa, l’incastro perfetto degli edifici dai tipici frontoni a gradoni, le stradine acciottolate e l’abbraccio dei canali dove uno scorcio romantico insegue l’altro. E non è per niente ‘addormentata’, nel suo incanto da cartolina immerso nella storia. Bruges è viva, pulsante, proiettata al futuro.

Incastonata nella pittoresca regione delle Fiandre, nel nord del Belgio, è una meta completa da visitare con calma, per immergersi nella vita locale e scoprirne l’anima autentica, che comprende non solo il ricchissimo patrimonio storico, ma anche il volto più contemporaneo, in cui passato e presente si intersecano, creando una nuova identità, ancora più interessante.
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Umbria

La città di San Francesco e il capoluogo regionale sono due mete dalla sconvolgente concentrazione di capolavori pittorici. Aggiungete qualche tappa qua e là in giro per la regione, ed ecco un tour da sogno anche per il più incontentabile appassionato d’arte.

Non servono eruditi argomenti per definire Assisi come una delle capitali dell’arte mondiale. In fondo, è sufficiente il fatto che la città ospiti la Basilica di San Francesco: fu qui, tra la seconda metà del XIII secolo e l’inizio del XIV, che la storia della pittura subì la svolta decisiva, grazie agli affreschi di Giotto, alla loro complessità prospettica, al realismo volumetrico delle figure e l’inedita indagine psicologica dei personaggi. Senza dimenticare il contributo nelle decorazioni delle altre superstar della pittura dell’epoca, da Pietro Cavallini a Cimabue, da Simone Martini a Pietro Lorenzetti.
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Alassio

È considerato il centro balneare più chic della Riviera delle Palme, nel Ponente Ligure. Ha una storia che affonda le radici in epoca romana, ma è con la villeggiatura del primo Novecento e con i favolosi anni ’60 che raggiunge la fama che ha oggi. Ma Alassio non è solo tintarella e ombrelloni. Dagli amanti dell’arte a quelli della natura, ognuno ad Alassio può trovare il suo spazio. Ed è uno spazio confortevole.

Il viaggio ad Alassio inizia con un classico, un’icona che si trova proprio a due passi dalla stazione ferroviaria: è il variopinto Muretto. Si tratta di un basso muro nel quale nel corso dei decenni sono state infisse decine di piastrelle che riportano autografi, citazioni, testimonianze dei personaggi più o meno celebri che hanno amato e frequentato la cittadina. Perdetevi a cercare la traccia lasciata dal vostro preferito: non è detto che ci sia, ma le firme sono davvero tante, da quella di Fabrizio de André a quelle dei giocatori dell’Italia campione del mondo 1982.
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Berna

Le ferrovie svizzere sono leggendarie per puntualità, qualità del servizio e per le tecnologie avveniristiche che sono state messe in campo nel corso degli anni per rendere totalmente “viaggiabile” in treno un paese completamente coperto da montagne altissime. Il Trenino Verde delle Alpi, servito dalla rete ferroviaria svizzera BLS, consente di viaggiare in treno nel cuore della Svizzera, da Domodossola a Berna. Il documento ideale di viaggio è la carta giornaliera BLS Trenino Verde che permette di salire e scendere lungo il percorso del treno quante volte si desideri e comprende una gita in battello sul lago di Thun. Lo abbiamo provato per voi.

La prima stazione svizzera dopo Domodossola è Brig. È un luogo topico sul percorso del Passo del Sempione, tappa di commerci importantissima nel corso del Rinascimento, come testimonia un grande castello, successivamente stazione strategica nei pressi del celebre traforo ed oggi ancora al centro delle comunicazioni sia per chi il passo vuole affrontarlo a piedi, sia per chi si sposta in treno. È qui che, usciti dall’Italia, ci imbarchiamo sul Trenino Verde delle Alpi dirigendoci a Berna e alla scoperta delle molteplici soluzioni di viaggio a emissioni (quasi) zero che la Svizzera sta proponendo ai suoi cittadini e visitatori.

Non neghiamolo: saranno anche le meraviglie del barocco ad attrarre qui da lontano, ma non è solo l’architettura a rendere questa zona tra le più seducenti della Sicilia. Ecco un itinerario che connette Santa Croce Camerina a Modica e Ispica, Scicli a Ragusa, e vi mostrerà sì capolavori artistici patrimonio dell’umanità, ma anche angoli più remoti, siti sconosciuti, fino a lambire città che nemmeno esistono sulla mappa – ma sono vere metropoli nell’immaginario collettivo.

È un itinerario percorribile in ogni direzione e partendo da dove si preferisce: le distanze sono sempre brevi e tutte le strade, qui, portano al mare – passando per borghi annidati sui colli e strade ammantate del profumo di capperi e gelsomino. Un viaggio che parte da una Punta e punta a farvi scoprire parte di un territorio che ha molte più storie da raccontare di quanto si racconti. Per brevità lo chiamiamo Terra Barocca.

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Calabria

Speciale arte contemporanea

Che la Calabria si possa declinare in tanti modi non è una novità: ci sono le spiagge dai colori caraibici della costa ionica e quelle frastagliate e affascinanti della costa tirrenica, ci sono i grandi boschi della Sila, gli spazi ariosi del Pollino e le montagne selvagge dell’Aspromonte, ci sono i borghi sospesi nel tempo e l’archeologia che testimonia un passato illustre. Ma oltre a valorizzare le sue ricchezze naturali e la sua storia, questa regione da diversi anni ha deciso di guardare al presente e al futuro attraverso un percorso importante di valorizzazione dell’arte contemporanea.

Sono numerosi, infatti, i centri nei quali potrete ritrovarvi ad ammirare opere di celebri artisti che offrono uno sguardo diverso sul mondo dell’arte, esplorando nuove forme e nuovi materiali, invitando gli spettatori a riflettere su temi delicati del presente e del passato, innestandosi in maniera armoniosa nel contesto nel quale sono inserite. Passeggiando tra le vie di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, ma non solo, vi capiterà dunque di imbattervi in opere dei più grandi nomi legati all’arte contemporanea: dall’enfant du pays Mimmo Rotella a Giorgio De Chirico, da Amedeo Modigliani a Salvador Dalì.

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Calabria

Speciale outdoor

Sarà l’entroterra a rivelarvi il lato più sorprendente della Calabria: un territorio di montagna capace di offrire tantissime possibilità per vivere avventure a stretto contatto con la natura. Dalle camminate alla mountain bike, dalle passeggiate a cavallo al rafting, mettetevi un paio di comode scarpe da trekking, prendete uno zaino con tutto il necessario e preparatevi a trascorrere le vostre giornate all’aria aperta, accompagnati da panorami eccezionali e da una natura selvaggia che qui riesce ad esprimere tutta la sua bellezza.

L’altopiano più grande d’Europa, divenuto Parco Nazionale, è un ambiente naturale incredibile: foreste enormi, tra le quali si aprono radure e grandi pascoli, laghi immensi e montagne incontaminate che regalano panorami superbi e tante possibilità di vivere esperienze outdoor a stretto contatto con la natura. Iniziate il vostro viaggio da Sersale, nella Presila catanzarese, a 15 km dal mare, su un bellissimo balcone di roccia che gode di una vista grandiosa sul Golfo degli Aranci, da Capo Colonna fino a Badolato: nei dintorni, immersi nella macchia mediterranea, ci sono tanti sentieri che permettono di scoprire canyon, gole, suggestive cascate dove fare anche il bagno, e di esplorare la Valle del Tacina. A circa 5 km dal paese, il territorio della Riserva Naturale Regionale Valli Cupe offre notevoli spunti dal punto di vista paesaggistico, storico e naturalistico: qui si trovano enormi distese di felce preistorica (Woodwardia Radicans), particolare specie di vegetazione tropicale montagna, che nel Terziario, durante il Mesozoico, ricopriva l’Italia intera. Canyon, gole, forre, cascate e alberi secolari, caratterizzano questa zona che si allunga fino alle ultime propaggini sudorientali della Sila. Le gole, con le loro pareti altissime di colore rossastro, si possono scoprire risalendo la fiumara Fegato (per arrivare fino alle sorgenti ci sono circa 4 ore di cammino) e insinuandosi nel canyon per esplorarne le profondità, oppure scendendo dal Monte Raga per ammirare le gole dall’alto: per visitare le gole è obbligatorio farsi accompagnare dalle guide escursionistiche.

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Brescia

In quanto a capolavori artistici, monumenti millenari e meraviglie architettoniche non c’è dubbio che Brescia la sappia davvero lunga. Ma rimarrà a bocca aperta anche chi da un viaggio esige divertimenti, festival culturali e quella sensazione stuzzicante di non sapere in che direzione muoversi, tante sono dappertutto le cose da fare.

Per un aperitivo e una buona cenetta

Vi accorgerete che a Brescia l’aperitivo è una cosa seria. Uno dei più importanti motivi di vanto della città (che di motivi di vanto ne ha parecchi), infatti, è il celeberrimo Pirlo, un cocktail a base di vino, campari e acqua frizzante. Un consiglio: per evitare di indisporre i bresciani purosangue, evitate commenti del tipo “beh, in fondo è come uno spritz”: nel Pirlo si utilizza il vino fermo, non si ricorre al ghiaccio, si utilizzano bicchieri diversi, la gradazione alcolica è più sostenuta. Insomma, per quanto alcuni locali abbiano deragliato dalla ricetta originale, si tratta di una bevanda diversa e di spiccata personalità, oltre che dall’assoluto valore identitario. Anche a tavola, c’è un prodotto di riferimento: i casoncelli, un tipo di pasta ripiena con pane raffermo grattugiato e formaggio, la cui preparazione risale addirittura al XV secolo. Insomma, la serata a Brescia inizia alla grande.

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Calabria

Costa ionica

La Magna Grecia ancora si specchia nello Ionio in cerca delle tracce dei suoi fasti passati, mentre echi di mondi lontani risuonano nella parlata, e persino nei sentori del vino, di alcuni borghi della costa ionica della Calabria, dove il sincretismo culturale ha permeato le tradizioni, l’architettura e gli scenari urbani. Qui tutto sembra celebrare l’incontro di mondi diversi, anche il paesaggio che sposa l’asprezza delle rocce nude dell’entroterra con le tinte pastello del mare. E a coronare il quadro, chilometri e chilometri di spiaggia.

Borghi fantasmi e tradizioni ancestrali: il sud della Calabria ionica

Le nostre 48 ore nella Calabria ionica cominciano in una sorta di mondo incantato, dove si ha la sensazione che una magia abbia sospeso il fluire del tempo in alcuni borghi, ne abbia catapultati altri nel Medioevo e si sia interrotta prima di compiersi del tutto, lasciando alcune località in un limbo in cui presente e passato si incontrano e si scontrano di continuo. Prima tappa è il fiabesco borgo di Pentedattilo, che dorme accoccolato nel palmo di una mano le cui dita sono rivolte verso il cielo. Il toponimo Pentedattilo significa infatti Cinque dita ed è un suggestivo riferimento ai cinque pinnacoli di arenaria che, come le dita di una gigantesca mano di pietra, sovrastano l’abitato un tempo abbandonato, oggi popolato da una manciata di residenti. Dopo una passeggiata tra le sue viuzze silenziose, sarete pronti a dimenticare i ritmi frenetici, un passo essenziale per approcciarsi con lo spirito giusto alla prossima tappa: la Calabria Grecanica, che ha ereditato le tradizioni e il dialetto dai coloni greci insediatisi in quest’angolo dell’Italia migliaia di anni fa.

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Calabria

Costa tirrenica

Il blu senza eguali delle acque del Tirreno lambisce un litorale che saprà conquistarvi per la varietà di scenari, in un crescendo di meraviglie che alterna sculture di roccia a calette di sabbia, incorniciate dai rilievi dell’entroterra. Ma la vera magia della Calabria tirrenica si compie in quell’interregno fra la costa e le alture, dove borghi e cittadine dal passato intenso avvolgono nei loro intrichi di vicoli e di storie e i profumini della cucina locale introducono ai sapori identitari della regione.

Scogli bizzarri e profumo di cedri

Partiamo da nord per lasciarci subito sorprendere dalla capacità della natura di scolpire la roccia in forme affascinanti: apriamo le nostre 48 ore in viaggio nella Calabria tirrenica con una gita in barca all’Isola di Dino. La sua storia è ‘vorticosa’ come la sua etimologia: l’isola prende nome dal sostantivo greco dina, che significa vortice, a testimonianza della pericolosità delle acque in cui sorge e nei secoli fu una sorta di avamposto per quanti cercarono di attaccare la Calabria, dai saraceni ai pirati agli ottomani. Voi faticherete molto meno dei conquistatori del passato e, cullati dallo sciabordio delle onde, potrete alternare un tuffetto rigenerante alla tintarella, mentre vi godrete il fascino delle tante grotte da esplorare, fra cui la grande e celebre Grotta Azzurra.

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Calabria

Speciale mare

Ottocento chilometri di litorale fanno della Calabria una delle regioni dell’Italia continentale con la più lunga linea di costa. Composto da scenari straordinari, che cambiano volto con lo scorrere delle stagioni, il mare calabrese è ancora poco conosciuto anche se ci sono località celebri che già attirano visitatori dai quattro angoli del mondo. Noi partiremo proprio da queste per presentarvi la fantastica dimensione balneare (e non solo) della regione e per dimostrarvi come anche le star della costa possano essere piccoli grandi gioielli da scoprire, mentre basta spostarsi di pochi chilometri per trovare l’inaspettato.

I tramonti infiniti e infuocati del Tirreno

Atterrando a Lamezia Terme, l’hub aeroportuale della Calabria, i kite surfer potrebbero già cedere al richiamo del vento alla spiaggia della Gizzeria, a 5 minuti dallo scalo. Ma siete alle porte di un tratto di costa ‘divino’ di nome e di fatto. La Costa degli Dei è il nome che ha assunto il meraviglioso litorale che va da Pizzo a nord, sino a Nicotera a sud. Star indiscussa di questa costa frastagliata è Tropea, un borgo di bellezza stupefacente, con vie tortuose lastricate, un corso che richiama turisti da tutto il mondo, una cattedrale che custodisce l’anima spirituale della regione. In questo tratto di Calabria va in scena una delle più spettacolari manifestazioni del litorale tirrenico. In un ambiente naturale che alterna spiagge bianche a scogliere frastagliate come merletti, bagnate da un mare capace di tonalità di colore inimmaginabili, si distendono foreste odorose di pini marittimi e sorgono alcuni fra i più bei borghi del Mediterraneo. Pizzo, Tropea, Nicotera sono località precedute dalla loro fama, ricche di storia, raffinate e schiette al tempo stesso, forti di un rapporto strettissimo con il mare.

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Garda

Se ad attirare il vostro sguardo saranno inevitabilmente i riflessi delle acque del lago e la costa tortuosa che lo fiancheggia, sappiate che in 48 ore a Garda riuscirete a scoprire molto di più: vi basterà mettere uno zaino sulle spalle e le scarpe da trekking oppure montare in sella a una mountain-bike per innamorarvi di un territorio vario e affascinante, percorso da sentieri che, immersi tra gli ulivi e le vigne, vi porteranno a meravigliarvi davanti a scorci inaspettati e panorami incantevoli che spaziano da Sirmione a Desenzano del Garda per arrivare a lambire la vetta del Monte Baldo.

Giorno 1 – Alla scoperta del lago e dei segreti del borgo

Iniziate il vostro viaggio passeggiando tra le vie del centro storico: le casette colorate, le viuzze affollate, l’atmosfera frizzante vi accompagneranno fino alla zona del lungolago, dove le barche ormeggiate in porto e i ristoranti sono un invito esplicito a prendersi una pausa per ammirare la vista che si apre sulla baia. Se il tempo è bello, obbedite al richiamo dell’acqua e salite a bordo di una delle barche dei pescatori, che vi porteranno a esplorare il lago, vi racconteranno tutti i segreti della pesca che variano a seconda della stagione, vi faranno gustare il pesce appena pescato con un indimenticabile aperitivo in barca e, perché no, vi accompagneranno nei punti più belli, come ad esempio la Baia delle Sirene, dove fare un tuffo in acqua.

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48 ore a

Slovenia

Green Gourmet Route

Colpevoli, Vostro Onore, abbiamo mentito. 48 ore non bastano per percorrere la Slovenia Green Gourmet Route. Il percorso ciclistico, infatti, è pensato per 11 giorni di viaggio. Ma, se immaginiamo due tranche da 48 ore - e se ci diamo da fare sui pedali - possiamo ricavare due itinerari da un weekend ciascuno. Ci affidiamo quindi alla clemenza della corte.

Ma di cosa stiamo parlando, innanzitutto? La Slovenia Green Gourmet Route è un percorso ciclabile (con alcuni tratti possibili in treno con trasporto bici) che collega tutte le eccellenze e le specificità enogastronomiche del paese che nel 2021 è stato indicato come Regione europea della gastronomia. Nel farlo il percorso passa per città, borghi e scenari naturali di grande bellezza, utilizzando strade secondarie con vari livelli di impegno per il cicloturista, il quale potrà fermarsi in tutte le strutture certificate Slovenia Green, che si impegnano cioè per lo sviluppo di un turismo sostenibile. Il primo passo è raggiungere Lubiana, la dolce e preziosa capitale della Slovenia e da lì decidere quale direzione prendere.

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48 ore a

Cagliari

Baciata dal sole sulla costa meridionale della Sardegna, Cagliari è la meta ideale per un tour di 48 ore. Le caratteristiche vie del centro e il fitto dedalo della cittadella sono pervasi di storia, mentre le aree naturalistiche e il litorale sabbioso sono cornici magnifiche per sport e attività all’aperto da praticare tutto l’anno. Dopo averlo verificato di persona, vi raccontiamo cosa fare e cosa non perdervi nel vostro prossimo weekend a Cagliari. D.H. Lawrence, che visitò Cagliari nel 1921, la descrisse così: ‘La città si ammucchia verso l’alto, quasi in miniatura, e mi fa pensare a Gerusalemme.’ Ed è da queste parole che ci facciamo ispirare mentre contempliamo la città che dal lungomare orlato di palme sale lungo il fianco della collina in un trionfo di cupole, palazzi sontuosi e facciate variopinte.

Primo giorno: i quattro quartieri storici

Castello: musei e monumenti in cima alla collina
Il Bastione di Saint Remy, un’ampia terrazza monumentale da cui la vista spazia sulla distesa di tetti della città, è senz’altro la via d’accesso più scenografica alla cittadella medievale di Castello, in cima alla collina. Fortificata nel corso del 1200 dai conquistatori pisani, questa zona è stata per secoli il cuore della vita urbana, e tuttora vanta i principali siti d’interesse di Cagliari: ecco perché è il posto ideale per iniziare il vostro tour. Merita sicuramente una sosta la maestosa Cattedrale di Santa Maria. Il campanile è uno dei pochi elementi risalenti alla struttura originale trecentesca, mentre l’interno barocco cela, in una cripta, il Santuario dei Martiri.

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48 ore a

Basilicata

Luce e paesaggio

Tra le diverse teorie sull’etimologia del toponimo Lucania ce n’è una che prevale sulle altre, se non per solidità linguistica almeno per fascino: quella che vede l’origine della parola nel latino lux, luce. Ebbene, basta un itinerario in alcune delle aree più selvagge del potentino perché tale associazione appaia, all’improvviso, ancor più concreta.

La città del cinema

Terra di castelli e santuari, grandi vini e poeti, il Vulture regala scenari naturali superbi. Uno dei più noti si sviluppa intorno ai laghi di Monticchio, due placidi specchi d’acqua che riempiono parte della caldera del vulcano spento che dà il nome all’area. I fitti boschi, le ninfee nel Lago Grande, il candido monastero di San Michele Arcangelo (che ospita un museo naturalistico) troneggiante sopra il Lago Piccolo offrono tonnellate di scorci sognanti, mentre la presenza della rarissima farfalla Bramea fa venire brividi pruriginosi agli appassionati di entomologia. E, a proposito di luce, lo spettacolo delle chiome degli alberi che scintillano sull’acqua è da urlo, in qualsiasi stagione dell’anno.

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48 ore a

Basilicata

Arte e cultura

Ci sono molteplici buone ragioni per visitare la Basilicata: la natura, la varietà di paesaggi, le tradizioni millenarie. Tuttavia, per scoprire l’anima più autentica del territorio, l’unica strategia infallibile è quella di seguire un itinerario tra le sue principali città d’arte.

La città del cinema

Sarà banale, ma qualsiasi itinerario culturale che si rispetti, in Lucania, non può che partire da Matera. Com’è noto, la lista di attrattive della città è pressoché inesauribile: dalle chiese rupestri agli eleganti edifici del Piano, dalle ricche collezioni museali alle ciclopiche cisterne ipogee, la vostra esplorazione si rivelerà un continuo imbambolarsi di fronte alle più eterogenee espressioni della bellezza. Un avvincente nucleo tematico intorno a cui organizzare una visita è il cinema: 007 no time to die, infatti, è solo l’ultimo di una sterminata lista di film che hanno come palcoscenico la città dei Sassi. E così, scoprirete che Piazza San Pietro Barisano è stata la location di quasi una ventina di pellicole (tra cui Ben Hur, l’Uomo delle Stelle e Wonder Woman) e che a Murgia Timone sono state girate le crocifissioni del Vangelo Secondo Matteo di Pasolini e nella Passione di Cristo di Mel Gibson.

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48 ore a

Aosta

Dalla preistoria ai castelli medievali, dai locali del centro ai ritmi lenti legati all’agricoltura, dagli aperitivi rilassati alle attività outdoor, Aosta è una continua scoperta di suggestioni e atmosfere, racchiuse da una meravigliosa cornice di montagne che fanno parte della sua quotidianità e la rendono unica. E sebbene 48 ore possano sembrare poche, organizzando bene il vostro itinerario e inforcando una bicicletta, magari una mountain-bike elettrica, potrete scoprire l’anima intima e genuina della città e dei suoi dintorni, ricchi di natura, storia e panorami indimenticabili.

Giorno 1: Aosta e l’Envers - I meleti di Gressan

Per chi non è valdostano le parole Adret e Envers potrebbero apparire misteriose: in realtà non nascondono nessun segreto, ma definiscono in patois, il dialetto locale, i due versanti della valle, quello esposto a sud, l’Adret, e quello esposto a nord, l’Envers. Partendo da Aosta, in sella alla vostra bici, pedalate fino alla ciclabile che corre lungo la Dora Baltea, dirigetevi verso l’Area verde di Les Iles a Gressan e, una volta superato il ponte, affrontate una breve salita che vi farà immergere immediatamente tra i meleti che caratterizzano fortemente questa zona. Prima di lanciarvi nei sentieri che si intrecciano con i filari delle piante, concedetevi una pausa per visitare l’Azienda Agricola Saint-Grat, e per rinfrancarvi con un ottimo succo di mela. E non sarà unicamente l’aspetto paesaggistico a attirare la vostra attenzione: immersa tra i prati e i meleti, come per magia spunterà davanti a voi la Chiesa Sainte-Marie-Magdeleine, meglio conosciuta come Cappella della Madeleine. Costruita nel XII secolo in stile romanico, la chiesa è facilmente riconoscibile per il suo campanile in pietra leggermente pendente e sorretto da uno sperone. La facciata e l’interno sono ricoperti da affreschi attribuiti a Giacomino d’Ivrea e datati 1463.

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48 ore a

Piemonte

La maggior parte dei visitatori associa il Piemonte alle Langhe, ai grandi comprensori alpini, agli aristocratici viali torinesi. Eppure, per stravolgere l’immaginario di questa regione basta allontanarsi dalle strade meno battute, alla scoperta di luoghi eccentrici e mirabolanti curiosità. Ecco la proposta di tre itinerari tematici per Viaggiatori con la V maiuscola: Piemonte Curioso, Piemonte Monumentale e Arte & Paesaggio.

Cella Monte © Lonely Planet Italia
Cella Monte © Lonely Planet Italia

Piemonte Curioso

Si parte subito con gli effetti speciali, perché il borgo di Rosazza si distingue dalle altre località dell’alta Valle Cervo, nel biellese, per la sua particolarissima architettura. La sua eccezionalità nasce dal profluvio di stravaganti edifici, simboli massonici, decorazioni decadenti d’ispirazione guelfa e ghibellina disseminati per le sue stradine nella seconda metà dell’Ottocento dal Senatore del Regno d’Italia Federico Rosazza Pistolet. E così, dal cimitero al castello (costruito con le mura già sbrecciate), Rosazza sfodera una sorpresa dietro l’altra, senza tralasciare il fatto che la raccolta etnografica nella Casa Museo e i quadri di Lanino, Moncalvo e Crespi nella chiesa parrocchiale faranno contenti anche i turisti dai gusti più tradizionali.

Piemonte Monumentale

Se all’intrigante sensazione della scoperta di luoghi insoliti preferite l’imponenza delle grandi architetture, l’itinerario per voi è il seguente. Nulla vieta, però, di unirlo a quello appena descritto, dato che Savigliano dista appena un quarto d’ora d’auto dalla sua località di partenza, Racconigi, 40 km a sud di Torino. Questa graziosa cittadina ospita il Castello Reale, meta di villeggiatura estiva della famiglia Savoia per decenni e inserito nella lista delle Residenze Sabaude dell’UNESCO, che nell’estate 2021 ha aperto il nuovo percorso “Vita privata di un re”. Potrete così visitare la biblioteca di Carlo Alberto, e sognare di fare smart working dallo scrittoio con vista sul parco, e i bagni ispirati alle terme pompeiane.

Arte e Paesaggio

Non può mancare poi un itinerario che valorizzi uno dei tratti distintivi della regione: il paesaggio. L’interazione tra uomo e natura, infatti, raggiunge in Piemonte vertici sublimi. Per accorgersene è sufficiente raggiungere l’estremo nord-est della regione: il lago di Mergozzo, separato dal lago Maggiore da una sottile striscia di terra, sfoggia acqua cristallina (portatevi il costume per fare il bagno), un bel borgo sulle sue rive, e, nella frazione di Candoglia, la cava da cui si estrasse il marmo per il Duomo di Milano e da cui a tutt’oggi si ricava quello per la sua manutenzione. Partecipando a un tour, potrete ammirare gli artigiani al lavoro.

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48 ore a

Slovenia

Bisogna fare qualche scelta dolorosa, è necessario conservare qualche curiosità o desiderio per una volta successiva, ma in 48 ore si può fare conoscenza con la Slovenia, un piccolo paese che contiene un universo.

Il primo problema è dove puntare la bussola: verso il luccichio del mare o le coccole degli stabilimenti termali? Nelle asperità del Carso o lungo le placide rive dei laghi? Un problema che è anche il pregio di questo paese che racchiude tantissimi ambienti naturali e antropici, fino a sembrare un continente intero. La Riviera slovena, ad esempio, sembra riflettere tutta la luce del Mediterraneo e ne porta i profumi, non solo della vegetazione. La rapida sequenza di paesi costieri è soprattutto un piacevolissimo repertorio di architetture medievali e veneziane, fortificazioni marittime, chiese quasi sull’acqua e antiche strutture portuali. La costa slovena condivide con quella italiana una certa continuità culturale, che si rispecchia anche in alcuni sapori della cucina marinara. I centri di Koper (Capodistria), Ankaran (Ancarano), Izola (Isola d’Istria) e Piran (Pirano), di fortissima impronta veneziana, ma calati in un ambiente tutt’altro che lagunare e quindi in grado di estraniare completamente il visitatore, si alternano a calette di sassi e scogliere selvagge. Nella Riserva Naturale di Strunjan, che dà il meglio di sé visitata a bordo di una barca, si trovano alcune delle falesie più alte dell’Adriatico, come Bele Skale (scogli bianchi); nei pressi di Sicciole, basse saline e blocchi di pietra d’Istria creano ambienti struggenti che si possono ammirare anche immersi in splendide piscine talassoterapiche.

La breve ma intensa esperienza nella Riviera slovena non può che chiudersi a Portoroz (Portorose), fiore all’occhiello dell’offerta turistica, dove vi aspettano confortevoli resort e l’allegra vitalità della notte.

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48 ore a

Torino

Difficile poter dire, dopo 48 ore, di conoscere Torino, città tradizionalmente lenta ad aprirsi e gelosa dei propri straordinari segreti, non di rado bizzarri. I tempi però cambiano, anzi, galoppano, e oggi il capoluogo piemontese, colonia romana, città dei Savoia, prima capitale d’Italia, epicentro dell’industria italiana del Novecento, ha sempre più voglia di farsi vedere. Interessante melting pot culturale e polo di innovazione urbana e sociale che vola verso il futuro, anche in tempi difficili, non vede l’ora di essere assaggiata in tutti i suoi gusti e di confermare che i tesori del passato conservano un fascino indelebile e le novità del presente ampliano il panorama su orizzonti originali. Accontentiamola!

Anche sotto la pioggia, nessun problema: i 12 chilometri di portici, costruiti perché il re potesse spostarsi sempre al coperto, sono la guida perfetta per scoprire il meglio della Torino reale. Per averne un assaggio, partite da quelli eleganti di Piazza San Carlo, un tempo Piazza Reale, voluta da Maria Cristina di Francia, giovane sposa di Amedeo I di Savoia, nostalgica della sua Parigi: la bellezza e la grandiosità di questo spazio, su cui si affollano le firme dell’alta moda, i caffè storici, palazzi e cortili nobiliari (tra tutti, Palazzo Solaro del Borgo, al civico 183, progettato nel Settecento da Carlo di Castellamonte con interventi di Benedetto Alfieri nel secolo successivo), ricordano quelle delle places parigine.

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48 ore a

Ravenna

48 ore a Ravenna sono abbastanza per innamorarsene e poi vivere con la voglia di tornare, come un album che non si può smettere di sfogliare. Conoscerla è un percorso per gradi, livelli, strati sovrapposti: dai mosaici sommersi dalla marea, sino ai tetti delle grandi strutture della ‘Darsena pop’.

Seduti ai tavolini di Piazza del Popolo, individuate le due Colonne veneziane, una con il Leone di San Marco, l’altra con il patrono locale, Apollinare. Finito il caffè posizionatevi lì in mezzo e volgete lo sguardo verso est. Alla vostra destra c’è il Palazzo Veneziano (1441-1509), in cui gli architetti inserirono antichi capitelli dell’età di Teodorico, poi il Palazzo del Governo, il cui rifacimento seicentesco del governo pontificio si sovrappone a strutture più antiche; quindi il Palazzo dell’Orologio pubblico, eretto dai veneziani nel Quattrocento, ancora una volta sulle fondamenta di antiche chiese. Accorgersi di questa stratificazione è il primo passo per capire Ravenna.

Girandovi di 180 gradi ecco il Municipio. Dal 1288 almeno è il palazzo in cui si decidono le sorti della città ed è coronato da una merlatura ottocentesca. Prendete a destra e poi a sinistra per Via Cavour che era l’ingresso occidentale alla città, e oggi è densa di botteghe in cui si mischiano vita e turismo. Lasciate che il vociare discreto vi porti alla cinquecentesca Porta Adriana per poi spegnersi gradatamente fino alla prima onirica meraviglia di Ravenna.

Il Mausoleo di Galla Placidia(425 d.C.) è il portale che dà accesso al viaggio nella capitale dell’arte bizantina; fra i mosaici che lo ricoprono interamente si ammira il primo cielo stellato giunto sino a noi e ci si prepara all’impatto con i mosaici della vicina Basilica di San Vitale, recandosi per la prima volta al cospetto degli sguardi fissi e severi dei sovrani d’Oriente. A Ravenna la meraviglia va cercata sotto i soffitti e oltre i portoni, non solo per l’epoca bizantina. Al Museo Nazionale ammirate le Vele di Santa Chiara, magnifici affreschi (1340) di Pietro da Rimini, che un tempo ornavano le volte dell’omonima chiesa.

Pochi passi vi porteranno dal silenzio di San Vitale al vociare del Mercato coperto, un polo per buongustai e curiosi, dove acquistare e consumare qui e lì le prelibatezze della zona, ricaricandovi prima del Battistero Neoniano il meglio conservato fra i battisteri della cristianità primitiva. Il Battesimo di Gesù, il Collegio Apostolico, il Paradiso celeste sono solo alcuni dei capolavori musivi che si possono ammirare. Ci si perderebbero le ore, ma 48 bisogna sfruttarle bene e va trovato anche il tempo per ascoltare un canto di Dante, che ha trovato qui a Ravenna l’ispirazione per ultimare la Divina Commedia. Alle 18 c’è sempre una lettura presso la tomba del poeta.

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48 ore a

Palermo

Arte, cultura, tesori UNESCO, musei innovativi, progetti sociali, sport, vita balneare, street food e buona cucina: qualunque sia il vostro approccio al turismo e per quanto vari possano essere i vostri interessi, Palermo come per magia saprà tirare fuori dal cilindro una carta vincente. La bella notizia però deve ancora arrivare: in sole 48 ore potrete gustare un assaggio di tutte queste esperienze di viaggio, certo trottando un po’ ma sempre concedendovi spazi di relax, ché qui siete nel Sud più autentico e non avete bisogno di correre, ma di scegliere da che parte stare.

Giorno 1: passeggiando fra il centro e la Zisa

Scenografica apertura del nostro itinerario è il centro del centro: la secentesca Piazza dei Quattro Canti, dove convergono i quattro quartieri storici, appunto detti ‘canti’. In corrispondenza di ogni canto svetta una facciata che è un tripudio di stemmi, colonne e sculture, disposte su tre livelli: al primo c’è la statua di una stagione, al secondo di un sovrano e al terzo di una santa protettrice – fateci l’abitudine: a Palermo ovunque andiate ci sarà l’icona di un santo a sorvegliare i vostri movimenti!

Pochi passi a sud-est vi portano nella Piazza Pretoria, dove potrete lanciare uno sguardo malizioso alle statue che in passato fecero gridare allo scandalo le suore del vicino convento: ecco la Fontana della Vergogna, tutta colma di figure mitologiche che esibiscono con nonchalance le loro parti intime. Senz’alcuna vergogna, invece, voi potete scegliere se farvi un selfie accanto a un tritone o a una ninfa prima di proseguire verso l’adiacente Piazza Bellini e leggere negli edifici che vi si affacciano un compendio storico-architettonico della città, che parte dagli sparuti resti delle mura puniche per arrivare all’ottocentesco Teatro Bellini. A calamitare la vostra attenzione saranno inevitabilmente le tre cupole rosse della Chiesa di San Cataldo, un tratto iconico dell’architettura arabo-normanna (anche se il colore rosso si deve a un errore nei restauri ottocenteschi!), ma la vera sorpresa sono gli sfavillanti mosaici, tra i più antichi di Palermo, nascosti dietro la facciata barocca della Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, per tutti La Martorana. L’assonanza con la frutta martorana non è casuale: qui anticamente, in occasione della visita di un prelato, le monache si ingegnarono per rimpinguare gli spogli rami degli aranci con frutti finti ma zuccherini. Seguite il fil rouge della dolcezza per passare all’altro grandioso complesso conventuale della piazza: il Monastero di Santa Caterina d’Alessandria, che nasconde a lato del suo magnifico chiostro maiolicato la pasticceria i Segreti del Chiostro. Dopo avere ceduto alle tentazioni golose, alcune davvero peccaminose come le ‘minne di vergine’, potrete cercare la redenzione nella chiesa del complesso, dove il barocco palermitano raggiunge apici di espressività: le statue che si stagliano contro i colorati intarsi marmorei sembrano venirvi incontro. La vista dai tetti, con le cupole dello skyline palermitano a ‘portata di dito’, è insuperabile.

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48 ore a

Gorizia

In questa zona del Friuli Venezia Giulia, che si estende dall’Isonzo verso est fino al confine nazionale, si attraversano paesi di chiara influenza slovena e asburgica, si fa esperienza delle tradizioni e del ritmo di vita delle aziende agricole di un’Italia di confine ma tutt’altro che periferica, che esprime nella produttività la sua eccellenza. C’è Gorizia, nominata Capitale della Cultura Europea 2025 assieme a Nova Gorica, e c’è il Collio, un territorio dove il tempo sembra scorrere più lentamente che altrove.

Ogni viaggio a Gorizia che si rispetti comincia dal Castello: è l’archetipo del classico castello che probabilmente tutti noi abbiamo provato a disegnare almeno una volta nella vita. La sua posizione sul colle, con le mura di cinta che racchiudono il corpo centrale, ne accentua la suggestione medievale. È annunciato dalla Porta Leopoldina, del 1660, ma fu eretto attorno al XII secolo per ospitare il conte di Gorizia, unendo diverse strutture architettoniche già esistenti, e negli anni cambiò forma di continuo, con l’aggiunta di maschi e torrioni. Ciò che vedete è il frutto di una ricostruzione minuziosa avvenuta nel 1938, dopo che il castello fu quasi raso al suolo durante la prima guerra mondiale. Sopra l’ingresso principale un cinquecentesco leone di Venezia ricorda il breve periodo in cui la città appartenne alla Serenissima. All’interno potrete visitare il Museo del Medioevo Goriziano e girare per le varie sale, che ospitano arredi e armamenti d’epoca. Vi farete un’idea delle condizioni in cui vivevano principi e principesse, non tanto felici in tempi di guerra, chiusi in stanze buie e con poca acqua. Tra tutte le camere non perdetevi la Sala del Conte, il Salone degli Stati Provinciali, con il suo magnifico coro ligneo, e la camera della tortura. La Corte dei Lanzi è il fiore all’occhiello del castello, la sua anima medievale, racchiusa da edifici risalenti ai secoli XV e XVII. Prima di lasciare il forte non dimenticatevi di percorrere il cammino di ronda sulle mura di cinta: se il cielo è sereno scatterete ottime fotografie. All’interno di Borgo Castello, il borgo che si è sviluppato attorno alla corte, potrete anche vedere la Cappella di Santo Spirito, un piccolo edificio romanico con un campanile a vela, innalzato nel 1414 e ristrutturato dopo la Grande Guerra. La chiesetta non è visitabile, ma dalla vetrata all’esterno riuscirete a osservare gli affreschi del XVI secolo che la tradizione attribuisce al figlio del Tintoretto.

Nel borgo sono raccolti in tre strutture adiacenti i Musei Provinciali di Gorizia. Comprendono il Museo della Grande Guerra, che raccoglie documenti e testimonianze del conflitto bellico nella zona, il Museo della Moda e delle Arti Applicate, con una collezione di abiti e tessuti degli ultimi tre secoli che documentano lo sviluppo di attività artigianali come la produzione di merletti, e la Collezione Archeologica, che ripercorre la storia della città.

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Bologna

Libera, aperta, informale, Bologna è la destinazione dove ognuno arriva per giocarsi la propria chance, perché è la città delle possibilità, dove è ancora concesso sbagliare. Se fosse una persona, sarebbe probabilmente una trendsetter: è per questo che molte metropoli la osservano con interesse, quasi fosse un piccolo laboratorio delle novità. E questo è un primo appuntamento, di 48 ore, per iniziare innamorarsene.

Il cibo è parte dell’identità bolognese, una coperta di Linus pronta a ogni occorrenza. È la città dei corsi di cucina, del circuito di home food Le Cesarine, che qui sono nate per poi diffondersi in tutta Italia, e che aprono la porta delle case ai viaggiatori per far assaggiare le specialità locali preparate con le loro mani, ed è la città della socialità vissuta al mercato.

Per questi motivi iniziare la visita di Bologna dall’Antico mercato del Quadrilatero permette di approcciarla senza troppi convenevoli. In quello che è stato il quartier generale di artigiani e mercanti dal Medioevo in poi, come testimoniano i nomi delle vie, troverete bancarelle traboccanti di frutta, verdura, pesce, antichi empori, negozi storici come l’Antica Aguzzeria del Cavallo, aperta nel 1783 dove un piccolo ronzino azionava un sistema di mole che affilava spade e coltelli, e altrettanto storiche osterie, come l’Osteria del Sole, dove condividere il tavolo e brindare mangiando il cartoccio di mortadella acquistato poco distante. Siete in una delle zone più palpitanti di Bologna, a due passi dalle Due Torri, Piazza Maggiore con la Basilica di San Petronio, la Fontana del Nettuno e la Torre dell’Orologio sopra la quale arrampicarsi per mettersi in tasca la foto perfetta.

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Capri

Certo, due giorni a Capri non bastano per godersi le infinite meraviglie dell’isola, ma in 48 ore è possibile farsi un’idea del suo spirito popolare, della sua bellezza sofisticata e dei tanti sentieri e punti panoramici da cui vederla letteralmente da un’altra prospettiva. Ma a una condizione: Capri va vista con occhi semplici. Solo così imparerete a capirla, solo così vi racconterà i suoi segreti. Perché una cosa è certa: tornati a casa sentirete un tremendo desiderio di ritornarci; il mal di Capri esiste e va affrontato seriamente.

Sarà Marina Grande a segnare il vostro ingresso trionfale nell’isola: è qui che approdano gozzi, yacht e traghetti che scaricano folle di turisti eccitati. Viene spesso ignorata dai viaggiatori, più attratti verso la funicolare per il centro, ma questa zona dell’isola offre la spiaggia più grande di Capri (ed è quasi tutta libera), interessanti proposte gastronomiche e delle vere chicche. Un esempio sono i Bagni di Tiberio che raggiungerete in pochi minuti a piedi dal porto, lungo sentieri che profumano di limone e salsedine – o con un comodissimo transfer in barca dal porto. Oggi restano poche tracce di quella che 2000 anni fa era un’immensa villa sul mare (forse il Palatium di Ottaviano Augusto, non di Tiberio); certo è che prendere il sole nello stesso posto di un imperatore fa il suo effetto, chiunque sia stato. Tra le mura di epoca romana è sorto uno degli stabilimenti balneari più amati dai capresi, quasi a impatto zero, il primo bagno privato inaugurato a Capri, nel 1926. Dalla spiaggia il colore dell’acqua sfida la nomenclatura cromatica.

La maniera più veloce per per salire a Capri Centro è un viaggio sulla Funicolare, una struttura inaugurata nel 1892 che taglia in due la collina soprastante Marina Grande. Il tragitto dura 5 minuti e porta proprio a due passi da Piazza Umberto I. Per entrare nel mood caprese occorre innanzitutto chiamarla Piazzetta e prepararsi a incontrare chiunque: dalla diva di Hollywood inseguita dai paparazzi alle coppie in sandali e calzini. La sua reputazione la precede: celeberrima e fotografatissima, ritrovo di artisti e trincea per paparazzi, la Piazzetta è una minuscola e pur gigantesca quinta scenografica, che anche se non rispecchia il vostro gusto estetico eserciterà in voi una forte attrazione, implacabile curiosità.

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Roma

Roma è tutto, tranne che semplice da definire: sfidiamo chiunque a dire che sa tutto di lei. Qui c’è sempre qualcosa che si nasconde dietro alle facciate più famose, tra i vicoli più noti e i piatti più conosciuti. Ecco allora un itinerario perfetto per trascorrere due giorni, passeggiando tra luoghi celebri e angoli inattesi, attraversando tutte le epoche che hanno lasciato un segno su questa città senza tempo.

Dai Fori Imperiali al Campidoglio

Uscire dalla metropolitana e trovarsi davanti al Colosseo, simbolo per eccellenza della storia antica, è sempre un’emozione fortissima. Ma iniziare da qui il nostro tour è anche una questione di praticità perché l’Anfiteatro Flavio è a due passi dalle maggiori attrattive turistiche e, allo stesso tempo, non lontano da alcuni vivaci quartieri fuori dal centro. Percorriamo via dei Fori Imperiali, che attraversa in pochi passi secoli di storia e taglia in due quello che un tempo era il cuore pulsante del mondo romano: Foro Romano e Fori Imperiali. Quello che era un grandioso complesso di templi, basiliche e spazi pubblici pieni di vita, ora è un insieme di imponenti vestigia che si possono ammirare anche dall’alto, a dispetto di ogni limite imposto dalla pandemia.

Dalla via dei Fori Imperiali, alzando lo sguardo, vedrete movimentarsi il profilo del Campidoglio, uno dei sette colli su cui fu fondata Roma. Qui, sulla sua cima, sorgevano i due templi più importanti della città: quello di Giove Capitolino e quello di Giunone Moneta. Oggi come allora questo colle mantiene il suo prestigio, ospitando gli uffici del Sindaco. La piazza, progettata da Michelangelo, è una delle più belle di Roma: vi troverete in pieno Rinascimento, pronti a varcare la soglia del museo pubblico più antico al mondo. Insieme al Museo Capitolino, la Pinacoteca Capitolina raccoglie una delle più raffinate collezioni italiane di arte classica e capolavori quali La Buona Ventura e il San Giovanni Battista di Caravaggio o il Ratto delle sabine di Pietro da Cortona. Inoltre con la Roma Pass 48 ore l’accesso al primo museo è gratuito, mentre i successivi sono scontati, per cui godetevi tutta questa bellezza senza pensieri.

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Genova

Quando si hanno 48 ore di tempo per visitare una città è bene andare dritti al punto. Il poeta Giorgio Caproni diceva “Genova città pulita. Brezza e luce in salita. Genova verticale, vertigine, aria scale.” E allora per scoprire questa affascinante città per la prima volta, salite in alto e partite dal suo belvedere più celebre.

Per fare conoscenza con la Superba bisogna partire dall’alto, magari prendendo un ascensore che trasmette, immutato, il fascino dello stile liberty. Dalla centrale piazza Portello si sale tra vetrate colorate e ferro battuto per andare in paradiso, com’era solito dire lo stesso Giorgio Caproni. Sarete infatti a Spianata Castelletto, balconata a cielo aperto sulla città. Gli spazi si annullano nell’intricato groviglio di tetti in ardesia, campanili barocchi e torri medievali, per poi ritrovarsi nel porto, da sempre al centro della storia cittadina. Verso ponente è facilmente riconoscibile il profilo austero e slanciato della Lanterna, il faro che dal 1128 costituisce la prima, emozionante luce di Genova quando si arriva dal mare. Nella zona sottostante a Spianata, noterete alcuni dei palazzi appartenuti alle più influenti famiglie genovesi ai tempi della Repubblica. Sono gli edifici di Via Garibaldi, dove sarete diretti una volta tornati in centro.

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Taranto

Tra murales surreali e opere di street art, stormi di fenicotteri, icone architettoniche e magazzini riconvertiti, la città dei due mari ha in serbo per voi diverse sorprese. Taranto rievoca spesso immagini legate all’antico passato di colonia della Magna Grecia o al suo moderno profilo industriale, ma la città ha tante altre realtà da raccontare.

In 48 ore a Taranto infatti si può andare a caccia di street art e entrare in una sorta di universo parallelo, oppure partire alla scoperta dell’architettura moderna della città tra la Concattedrale Gran Madre di Dio e la Biblioteca Acclavio. La nuova vita di Porta Napoli è uno degli aspetti più emozionanti di cui fare esperienza durante due giorni in città, mentre sparire nel sottosuolo tarantino e svelarne i segreti o orientarsi sulle sponde del Mar Piccolo facendo birdwatching è il modo migliore per portarsi a casa uno scatto indimenticabile.

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