La Magna Grecia ancora si specchia nello Ionio in cerca delle tracce dei suoi fasti passati, mentre echi di mondi lontani risuonano nella parlata, e persino nei sentori del vino, di alcuni borghi della costa ionica della Calabria, dove il sincretismo culturale ha permeato le tradizioni, l’architettura e gli scenari urbani. Qui tutto sembra celebrare l’incontro di mondi diversi, anche il paesaggio che sposa l’asprezza delle rocce nude dell’entroterra con le tinte pastello del mare. E a coronare il quadro, chilometri e chilometri di spiaggia.
Borghi fantasmi e tradizioni ancestrali: il sud della Calabria ionica
Le nostre 48 ore nella Calabria ionica cominciano in una sorta di mondo incantato, dove si ha la sensazione che una magia abbia sospeso il fluire del tempo in alcuni borghi, ne abbia catapultati altri nel Medioevo e si sia interrotta prima di compiersi del tutto, lasciando alcune località in un limbo in cui presente e passato si incontrano e si scontrano di continuo. Prima tappa è il fiabesco borgo di Pentedattilo, che dorme accoccolato nel palmo di una mano le cui dita sono rivolte verso il cielo. Il toponimo Pentedattilo significa infatti Cinque dita ed è un suggestivo riferimento ai cinque pinnacoli di arenaria che, come le dita di una gigantesca mano di pietra, sovrastano l’abitato un tempo abbandonato, oggi popolato da una manciata di residenti. Dopo una passeggiata tra le sue viuzze silenziose, sarete pronti a dimenticare i ritmi frenetici, un passo essenziale per approcciarsi con lo spirito giusto alla prossima tappa: la Calabria Grecanica, che ha ereditato le tradizioni e il dialetto dai coloni greci insediatisi in quest’angolo dell’Italia migliaia di anni fa.