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48 ore in Calabria: la costa ionica

9 minuti di lettura

La Magna Grecia ancora si specchia nello Ionio in cerca delle tracce dei suoi fasti passati, mentre echi di mondi lontani risuonano nella parlata, e persino nei sentori del vino, di alcuni borghi della costa ionica della Calabria, dove il sincretismo culturale ha permeato le tradizioni, l’architettura e gli scenari urbani. Qui tutto sembra celebrare l’incontro di mondi diversi, anche il paesaggio che sposa l’asprezza delle rocce nude dell’entroterra con le tinte pastello del mare. E a coronare il quadro, chilometri e chilometri di spiaggia.

Pentedattilo Calabria
Il borgo semi abbandonato di Pentedattilo © Giulia Grimaldi/Lonely Planet Italia
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Primo giorno

Borghi fantasmi e tradizioni ancestrali: il sud della Calabria ionica

Le nostre 48 ore nella Calabria ionica cominciano in una sorta di mondo incantato, dove si ha la sensazione che una magia abbia sospeso il fluire del tempo in alcuni borghi, ne abbia catapultati altri nel Medioevo e si sia interrotta prima di compiersi del tutto, lasciando alcune località in un limbo in cui presente e passato si incontrano e si scontrano di continuo.

Prima tappa è il fiabesco borgo di Pentedattilo, che dorme accoccolato nel palmo di una mano le cui dita sono rivolte verso il cielo. Il toponimo Pentedattilo significa infatti Cinque dita ed è un suggestivo riferimento ai cinque pinnacoli di arenaria che, come le dita di una gigantesca mano di pietra, sovrastano l’abitato un tempo abbandonato, oggi popolato da una manciata di residenti. Dopo una passeggiata tra le sue viuzze silenziose, sarete pronti a dimenticare i ritmi frenetici, un passo essenziale per approcciarsi con lo spirito giusto alla prossima tappa: la Calabria Grecanica, che ha ereditato le tradizioni e il dialetto dai coloni greci insediatisi in quest’angolo dell’Italia migliaia di anni fa.

Ne è cuore il borgo di Bova, uno scenografico intrico di vicoli ed edifici in pietra, dove il Museo Gerhard Rohlfs introduce al grecanico, o dialetto greco-calabro, e a tutto il mondo che è associato a questa lingua – dopo che avrete scoperto che esistono 70 modi diversi per definire una capra, non vi approccerete più a questi animali con uno sguardo distratto! L’influenza greca si fa sentire anche nella cucina e non faticherete a trovare posti autentici che incarnano il valore dell’ospitalità tipico della cultura locale (noi abbiamo apprezzato Al Borgo). Il paesaggio intorno è da urlo, con le rocce nude color ocra e il mare blu che si staglia ai piedi del borgo. Da urlo, ma in un altro senso, è anche il passaggio brusco dalle atmosfere elleniche e medievali al Novecento: di punto in bianco vi si para davanti una locomotiva, che troneggia nella piazza del paese, lasciandovi per il resto del viaggio con un interrogativo scomodo… che ci fa una locomotiva in un paese che non è raggiunto dalla ferrovia?

L’imperdibile Cattolica di Stilo © Giulia Grimaldi/Lonely Planet Italia
L’imperdibile Cattolica di Stilo © Giulia Grimaldi/Lonely Planet Italia

Tra lo Ionio e i piedi dell’Aspromonte

Mettete da parte le domande per una certezza: il mare nell’estremo sud della Calabria è blu e trasparente e reclama assolutamente una sosta balneare. Capo San Giovanni d’Avalos, nei pressi di Bova Marina, ha una spiaggetta incorniciata da una scogliera selvaggia. Brancaleone Marina riveste invece un ruolo ambientale di spicco: la tartaruga Caretta caretta ha scelto questo tratto di costa come principale luogo a livello nazionale di deposizione delle uova. Purtroppo le minacce sono tante, ma grazie all’impegno della onlus Caretta Calabria Conservation, il cui team porta avanti con passione tangibile l’impegno per la messa in salvataggio dei nidi, oggi sono molti i piccoli di tartaruga marina che escono dalle uova per prendere la via del mare.

Proseguite verso nord costeggiando le spiagge incontaminate della Costa dei Gelsomini, sempre pronti a lasciare l’auto per un tuffo nello Ionio. Siete di nuovo in viaggio verso il passato, che qui assume le sembianze maestose di Locri Epizefiri, fondata nell’VIII secolo a.C. da un gruppo di servi fuggiti dalla Locride. La colonia prosperò e fu tra le più insigni della Magna Grecia, patria di poetesse e legislatori. Oggi il Parco Archeologico ne custodisce i resti.

Spingetevi quindi nell’entroterra e mentre salite di quota immaginate di essere a bordo di una macchina del tempo che dalla Magna Grecia vi porta al Medioevo: a partire dal VII secolo, infatti, gli abitanti di Locri, pressati dalle continue incursioni dei pirati, lasciarono la costa per spostarsi ai piedi dell’Aspromonte. Vi fondarono Gerace, che fiorì fino a divenire la ‘città dalle cento chiese’, e ancora oggi non è difficile percepire il prestigio del passato, tra le porte ad arco, i raffinati palazzi nobiliari che nascondono eleganti giardini e le chiese sopravvissute. Dedicate alla Cattedrale tutto il tempo che si merita, non solo per le dimensioni estese – è la più grande cattedrale della Calabria: l’architettura bizantino-romanico-normanno, in cui si inseriscono colonne di spoglio provenienti da Locri, è stupefacente, inoltre l’adiacente Cittadella Vescovile ferve di iniziative che promuovono l’arte e coinvolgono giovani di ogni provenienza in corsi di restauro. Concedetevi una sosta dolce – la pasticceria di Gerace è rinomata – prima di rimontare in auto per raggiungere l’icona della Calabria bizantina: la Cattolica di Stilo.

Osservatela dall’alto, così minuta eppure perfetta con le sue cinque cupole di forma cilindrica, il silenzio intorno a voi e magari il tramonto a tingere di tonalità calde le mattonelle di cui è fatta: potreste dimenticare di essere in Italia nel tempo presente per rifugiarvi nelle suggestioni di un Oriente europeo esotico e remoto in cui questa chiesetta, fondata nel X secolo dai monaci basiliani, saprà avvolgervi. Non perdete l’interno, con i suoi brani di affreschi.


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La sorprendente cattedrale di Gerace © Giulia Grimaldi/Lonely Planet Italia
La sorprendente cattedrale di Gerace © Giulia Grimaldi/Lonely Planet Italia

Secondo giorno

Mare, mare, mare: la Costa degli Aranci

Le prime ore del mattino sono consacrate al mare… e che mare! La Costa degli Aranci, che abbraccia grosso modo l’intero Golfo di Squillace, garantisce una varietà di scenari tale da sedurre tutti i tipi di viaggiatori: qui troverete infinite distese di sabbia bianca, acque caraibiche dove i cavallucci di mare sono di casa, alternanza di tratti di litorale selvaggio con scogliere di granito chiaro ad altri ben attrezzati e la bella Soverato, la località più turistica della zona.

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Dalla Magna Grecia agli Svevi, passando per la Costa dei Saraceni 

Il viaggio prosegue nella sua declinazione balneare, ma la storia torna a imporre la sua presenza in modo così scenografico che sarà impossibile ignorarla anche se si è nel mood di infradito e ozio. Il connubio perfetto di mare limpido e storia antica si celebra presso Isola di Capo Rizzuto, che a dispetto del nome ingannevole non è un’isola ma una località litoranea. Nella frazione di Le Castella, potrete ammirare uno dei monumenti più fotografati della Calabria: la Fortezza Aragonese, che sembrerebbe voler naufragare verso il largo se non fosse ancorata alla costa da una sottile striscia di terra. Così resta là, con i suoi bastioni dove è possibile passeggiare, a vegliare spavalda sulle acque dell’Area Marina Protetta Capo Rizzuto, un’oasi di biodiversità che racchiude l’estrema ricchezza del paesaggio marino della Calabria Ionica. Potreste esplorare i fondali con un’immersione oppure osservarli a bordo di una barchetta dal fondo trasparente.

Poco più a nord, la Magna Grecia torna sotto le luci della ribalta a Capo Colonna, dal fascino malinconico: c’era una volta una delle aree sacre più importanti della Magna Grecia e dell’intero Mediterraneo, con un santuario dedicato a Hera Lacinia, moglie e sorella di Zeus, composto di 40 colonne. Oggi non ne è rimasta che una, eroica superstite di un mondo un tempo fiorente, fiera della sua pietra chiara che si staglia contro il blu dello Ionio a farle da sfondo. 

Lasciate la Costa dei Saraceni presso Cirò, un borgo che attraverso il suo vino rinsalda il legame con la Magna Grecia: il Krimisa, antenato del Cirò, era offerto in premio ai vincitori delle Olimpiadi nell’antichità. Un ottimo modo per entrare in sintonia con lo spirito dell’Enotria, che si estendeva in queste terre da sempre vocate alla viticoltura, è visitarne le cantine; fra le tante opzioni, la storica Librandi porta avanti un progetto di sostenibilità ambientale e sociale, che include il ‘giardino varietale’, a tutela delle circa 200 varietà di vitigni autoctoni della Calabria. Del resto questo spirito matematico non è nuovo alla zona: Luigi Lilio fu il progettista della riforma del calendario ancora oggi quasi universalmente adottato: il medico e matematico calabrese di Psycròn, oggi Cirò, portò avanti una delle maggiori imprese rivoluzionarie di sempre, segnando una svolta fondamentale nel computo del tempo. 

I vigneti di Cirò della cantina Librandi © Luca Schilirò/Lonely Planet Italia
I vigneti di Cirò della cantina Librandi © Luca Schilirò/Lonely Planet Italia

Voi però il tempo prendetelo per le degustazioni e, se vi resteranno le forze per camminare, sfidate le salite del borgo vecchio per una vista dall’alto panoramicissima, sui pendii collinari fitti di ulivi e viti che si gettano nel blu del mare. A Cirò Marina visitate invece i Mercati Saraceni, una piazza monumentale delimitata da due porticati con arcate e affacciata sul mare, spesso teatro di eventi. 

Attraversando la Piana di Sibari sarete proprio dove sorse una delle più potenti e ricche città della Magna Grecia, diventata famosa per gli usi e i costumi dei suoi abitanti amanti del lusso e di una vita agiata e raffinata dedita ai piaceri, tanto da avere dato origine al sostantivo "sibarita". Se cercate un buon punto in cui fermarvi, non perdete il Museo Archeologico. Qui in zona, a Rossano, troverete il sorprendente Codex Purpureus Rossanensis, un manoscritto onciale greco datato tra il V e il VII secolo, di straordinario interesse dal punto di vista sia biblico e religioso, sia artistico, paleografico e storico che documentario: a differenza di tutti gli altri codices è considerato un unicum al mondo e inserito nella lista internazionale dei manoscritti rari ecclesiastici. 

Dopo due giorni di viaggio, è tempo di congedarsi con un’ultima perla, prossima al confine con la Basilicata, di cui anticipa i paesaggi. Stretta fra i calanchi e lo Ionio, Rocca imperiale si arrampica sulla rupe rivestendola di una coltre di tetti, su cui vigila il castello duecentesco: da questa fortezza, voluta da Federico II di Svevia, si è sviluppato l’intero borgo. Immergetevi nelle atmosfere medievaleggianti del centro storico e, tra una salita e una scalinata, fermatevi a leggere qua e là i componimenti poetici incorniciati su alcuni muri, creati in occasione del festival di poesia che si svolge ad agosto. Rocca Imperiale è il punto di partenza del Cammino Basiliano, che in 73 tappe, per un totale di 1390 km, attraversa la regione da nord a sud. E chissà , forse potrete scacciare la malinconia della fine del viaggio pensando già al vostro prossimo itinerario in Calabria, sulle orme dei monaci basiliani per scoprire le straordinarie potenzialità outdoor dell’entroterra della regione.

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