Certo, due giorni a Capri non bastano per godersi le infinite meraviglie dell’isola, ma in 48 ore è possibile farsi un’idea del suo spirito popolare, della sua bellezza sofisticata e dei tanti sentieri e punti panoramici da cui vederla letteralmente da un’altra prospettiva. Ma a una condizione: Capri va vista con occhi semplici. Solo così imparerete a capirla, solo così vi racconterà i suoi segreti. Perché una cosa è certa: tornati a casa sentirete un tremendo desiderio di ritornarci; il mal di Capri esiste e va affrontato seriamente.
Benvenuti a Capri
Sarà Marina Grande a segnare il vostro ingresso trionfale nell’isola: è qui che approdano gozzi, yacht e traghetti che scaricano folle di turisti eccitati. Viene spesso ignorata dai viaggiatori, più attratti verso la funicolare per il centro, ma questa zona dell’isola offre la spiaggia più grande di Capri (ed è quasi tutta libera), interessanti proposte gastronomiche e delle vere chicche. Un esempio sono i Bagni di Tiberio che raggiungerete in pochi minuti a piedi dal porto, lungo sentieri che profumano di limone e salsedine – o con un comodissimo transfer in barca dal porto. Oggi restano poche tracce di quella che 2000 anni fa era un’immensa villa sul mare (forse il Palatium di Ottaviano Augusto, non di Tiberio); certo è che prendere il sole nello stesso posto di un imperatore fa il suo effetto, chiunque sia stato. Tra le mura di epoca romana è sorto uno degli stabilimenti balneari più amati dai capresi, quasi a impatto zero, il primo bagno privato inaugurato a Capri, nel 1926. Dalla spiaggia il colore dell’acqua sfida la nomenclatura cromatica.
La maniera più veloce per per salire a Capri Centro è un viaggio sulla Funicolare, una struttura inaugurata nel 1892 che taglia in due la collina soprastante Marina Grande. Il tragitto dura 5 minuti e porta proprio a due passi da Piazza Umberto I. Per entrare nel mood caprese occorre innanzitutto chiamarla Piazzetta e prepararsi a incontrare chiunque: dalla diva di Hollywood inseguita dai paparazzi alle coppie in sandali e calzini. La sua reputazione la precede: celeberrima e fotografatissima, ritrovo di artisti e trincea per paparazzi, la Piazzetta è una minuscola e pur gigantesca quinta scenografica, che anche se non rispecchia il vostro gusto estetico eserciterà in voi una forte attrazione, implacabile curiosità.
Scendete felici verso i Giardini di Augusto. Avrebbero dovuto far parte di un’immensa tenuta desiderata e mai realizzata dal magnate dell’acciaio Friedrich Alfred Krupp, che visse a Capri nei primi del Novecento, oggi sono diventati un giardino pubblico tra i più amati nell’isola. Saranno le terrazze, che regalano un panorama a 180° sul Monte Solaro, Marina Piccola e sui Faraglioni, sarà l’atmosfera bucolica delle tante specie botaniche, o quella romantica delle repliche di statue greco-romane con cui è decorato, ma i Giardini di Augusto sono un posto speciale. Da una delle terrazze, poi (e solo da lì), potrete ammirare la Via Krupp. È un peccato che il suo destino sia ancora incerto: già da parecchio tempo l’accesso alla spettacolare strada panoramica voluta dal signor Krupp per collegare la sua villa al mare di Marina Piccola è chiuso al pubblico. Al momento, dunque, l’unica maniera per assaggiare con gli occhi quella serpentina d’asfalto è affacciarsi alle terrazze del giardino e scaldare lo smartphone.
Dopo le trecento foto di rito e i selfie compulsivi, potrete ricordarvi di essere in vacanza tornando in centro, al ristorante La Capannina. L’atmosfera di questo posto è talmente rilassata che finirete per innamorarvi, se non del vostro compagno di viaggio, almeno dei ravioli capresi che escono dalla cucina, strepitosi.
Marina Piccola è la controparte di Marina Grande a sud dell’isola. E visto che le spiagge vere e proprie non abbondano a Capri (più generalmente sono strutture adagiate sugli scogli con accessi in acqua), questa si affolla alla velocità del suono, più ambita di Marina Grande per la piacevole vista sui Faraglioni. L’unica fetta di costa pubblica è ai due lati dello Scoglio delle Sirene (la cattiva notizia è che dal lato destro non si vedranno le tanto sospirate rocce). Per arrivarci, da Via Roma prendete l’autobus o scendete a piedi lungo la scalinata di Via Mulo: l’odore dei gerani si mescolerà a quello del mare.
Barche come insetti
Vincete la pigrizia o ingannate il vostro partner fingendo di aver sbagliato strada, ma da Via Roma e scendete in direzione sud, seguendo per un faticoso quarto d’ora le indicazioni verso il Belvedere di Punta Cannone (a Capri la conoscono anche come ‘Piazzetta degli artisti’, perché ai primi del Novecento era frequentato da pittori tedeschi). Raggiungerete una postazione un tempo postazione strategica, che deve il nome a un cannone posto dai francesi nell’Ottocento, e da cui il panorama frigge gli occhi di chi guarda. Oggi, le armi hanno lasciato il posto all’incanto dei Faraglioni e allo stuolo di barche annidate come piccoli insetti nella costa meridionale di Capri. Tutt’altro discorso quando Capri è meno gettonata: a giugno e a settembre, la baia costa sarà stranamente deserta, lasciandovi a tu per tu con quella vertigine di roccia e acque. Sempre dal centro, un altro belvedere allettante è quello di Tuoro, sempre raggiungibile dal centro, da cui si sfida la gravità volteggiando con lo sguardo proprio sopra i Faraglioni, in un panorama tanto struggente che sognerete le ali o gli occhi di un’aquila, per gustarvelo tutto.
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Il selvaggio e il romantico
Dietro la Piazzetta, però, è la Capri bucolica a sgomitare per essere notata – siamo comunque in terra di narcisismo – sfoggiando la sua espressione più autentica. Dunque se decideste di seguire il richiamo del selvaggio ignorando lo shopping compulsivo di Via Camerelle, c’è tutto il fianco orientale dell’isola che non aspetta altro che ne affrontiate i saliscendi. I più sorprendenti sono al
Parco Astarita, dove Capri si fa bucolica e profumata. Dedicato al banchiere che negli anni ’50 comprò il terreno antistante Villa Jovis – poi donato allo Stato –, il parco è una perla che molti sottovalutano, di strada per la Villa Jovis. Comprende un piccolo sentiero, che comincia timido tra i boschi per poi farsi più arduo e a picco sul mare, e terminare con la bellezza conturbante delle vedute su Capri, Penisola Sorrentina e Costiera Amalfitana. I tracciati del parco sono in ottimo stato e ben segnalati, e i punti panoramici ufficiali sono quattro (il secondo, quello che scende, lo evitino pavidi e vertiginosi), ma durante la visita avrete più di uno scatto di meraviglia, in un’aria che sa di mirto e rosmarino. Un consiglio? Provate a visitarlo in inverno, o nelle (rare) brutte giornate di primavera: anche col cielo cupo il Parco Astarita saprà incantarvi coi suoi panorami, che seppur grigi sanno bene come creare suggestione e poesia.
Lasciate il parco verso Villa Jovis: a piedi ci metterete pochissimo. Se pensate che l’esclusività di Capri sia un fatto recente, qui vi ricrederete: già nel I secolo era talmente amata da Tiberio che la elesse a luogo dove ritirarsi a vita privata. L’imperatore aveva fatto costruire sull’isola ben 12 ville e all’epoca questa, l’unica rimasta mediamente intatta (quantomeno la struttura), era la più grande e sontuosa. Fu sede del governo tra il 26 e il 37 d.C. e poi residenza imperiale fino al II secolo. Nel Medioevo fu anche trasformata con l’aggiunta di una chiesa, e depredata di ogni bene già in età borbonica. Gironzolare tra quelle che un tempo erano terme, bagni e cisterne ha il suo fascino scenografico. Inoltre, vista la posizione in cima al Monte Tiberio (354 m), gli orizzonti sono incantevoli. Subito dopo la biglietteria cercate il Salto di Tiberio, 297 m a strapiombo sul mare da cui secondo la leggenda l’imperatore usava spingere giù nemici e persone non gradite. Dunque non avvicinatevi troppo – o selezionate bene la persona con cui farlo. Proseguendo verso nord si incontra Villa Lysis che solitaria ed elegantissima riposa nell’aria resa dolce dal profumo dei pini marittimi, languida memoria della Capri di primo Novecento, di amori proibiti e passioni viscerali.
Se a fine giornata le gambe reggono ancora, provate a farle muovere in uno dei locali più trendy del centro. Diciamocelo: anche se non siete soliti frequentare certi ambienti, farlo a Capri ha un brivido in più. VV è senza dubbio il locale giusto in cui vivere la Capri notturna e senza spendere una fortuna, ma preparatevi: entrati nell’universo di luci e flash di Villa Verde, sarete circondati da una clientela più che elegante (con picchi di stravaganza da rubricare anch’essi nell’esperienza caprese), un personale che veste abiti di alta moda, DJ-set che muovono menti e bacini e paparazzi d’altri tempi che vagano con il sigaro in bocca in cerca dello scoop del secolo. Voi forse sarete troppo distrutti dalla giornata per godervi tutto, ma benvenuti a Capri.
Un po’ di shopping
Noterete facilmente che camminare per la Piazzetta senza una camicia in lino bianco sembra essere vietato da una legge non scritta; se quel non detto vi turbasse, 100% Capri è il posto che fa per voi. Sia per donna sia per uomo, è un negozio creato e gestito da giovani nati e cresciuti sull’isola, dunque in pieno stile caprese. Tutto rigorosamente in lino, tutto rigorosamente bianco: difficile sbagliare – quantomeno il colore. Poi ci sono i sandali, il caposaldo dello shopping locale. La loro reputazione è arrivata Oltreoceano, coinvolgendo modelle internazionali e attrici di Hollywood: difficile per le viaggiatrici lasciare l’isola senza averne acquistato almeno un paio (i viaggiatori non frignino: ci sono modelli per tutti). Da Costanzo sono prodotti a mano fin dagli anni ’60 e ce n’è di ogni tipo. I prezzi partono da €90 in su; i modelli su misura vengono assemblati e cuciti in pochissimo tempo. Per quanto riguarda i profumi, invece, Carthusia è un’altra tappa imprescindibile. Sebbene abbia punti vendita anche a Marina Piccola e ad Anacapri, vale la pena di visitare la sede di Via Matteotti in centro perché è il laboratorio vero e proprio, arredato in stile art nouveau e corredato di un’atmosfera alla Harry Potter. Tutti i profumi in vendita sono ricavati da essenze prodotte a Capri, risultato di una ricetta dalle origini antichissime, che secondo la tradizione fu ispirata nel Trecento, quando la sovrana Giovanna d’Angiò fece visita a Capri. Narra la leggenda che il padre della Certosa di San Giacomo dimenticò nell’acqua una raccolta di fiori capresi a lei destinata, che però conferì al liquido un aroma speciale. Da lì, poi, bastano un paio di diavolerie con l’alambicco e la boccetta di profumo è servita.
La via del mare
C’è chi sostiene che la bellezza delle isole si colga davvero solo guardandole dal mare, e Capri non fa di certo eccezione.
Tornati al porto di Marina Grande, lasciate perdere le barche strapiene di turisti e salite a bordo di un gozzo alla scoperta di un’isola tanto frastagliata quanto incantevole: fatevi travolgere dalle tonalità di verde e blu e dalla perfezione geologica del panorama, poi tuffatevi in acqua per un bagno catartico. Il Periplo di Capri in barca è un grande classico dei viaggi nelle isole, ma a Capri l’esperienza rasenta la perfezione estetica. Oltre il porto, uno dei primi incontri che farete in direzione est è la Statua dello Scugnizzo, a Punta del Capo. Adagiata su una roccia, rappresenta un ragazzo (Gennarino, per i locali) che saluta: la tradizione popolare vuole che chiunque entri nell’isola – o ci passi in barca – debba ricambiare il suo saluto di benvenuto. Non deludetelo, fatelo anche voi. Superato il fianco nord-orientale dell’isola, passerete sotto il Palazzo di Tiberio e Villa Malaparte, e poi inizierete a scorgere da lontano le celebrità di Capri: la gente del posto li chiama anche Stella, Saetta e Scopolo.
Come tutte le attrazioni simbolo dei luoghi, i Faraglioni (il loro nome deriva dal greco pharos, perché in cima agli scogli nell’antichità si usava accendere fuochi per avvisare le barche) saranno uno dei vostri primi oggetti del desiderio a Capri. Vi appariranno decine di volte, davanti, di lato, confusi nel panorama: non riuscirete mai a staccar loro gli occhi di dosso. La loro bellezza non passò inosservata nemmeno a Omero, che li inserì nell’Odissea sotto forma di enormi pietre conficcatesi in mare dopo che Polifemo le scagliò contro Ulisse in fuga. I geologi, pur apprezzando la storia, concordano si tratti piuttosto del risultato del disfacimento della costa – per l’azione di agenti esterni come le acque carsiche, che nei millenni hanno scavato cavità sotterranee, poi crollate e smussate da mare e vento. I tre scogli appaiono come giganti in pietra spiaggiati al largo di Punta Tragara. Il Faraglione di Terra è alto 109 m ed è l’unico unito alla terraferma. Quello di Mezzo raggiunge gli 81 m. La sua cavità è sopravvissuta nel tempo alle frane; ammirarla dal mare quando la prospettiva è perfettamente centrata con la galleria – e magari col sole che tramonta – farà impazzire i fotografi in viaggio. Il Faraglione di Fuori è invece alto 104 m. Lo Scoglio del Monacone poco più in là, sarebbe da considerare il quarto Faraglione, ma chissà perché viene un po’ snobbato e resta il meno bersagliato dai flash; e dire che dimostra di essere stato utilizzato già in antichità, non si sa per quale scopo: vi sono stati rinvenuti resti di muratura di epoca romana, dunque dategli il tributo che merita – basta un selfie controluce.
Proseguendo la navigazione vi fermerete in una delle tantissime grotte che puntellano i fianchi di Capri, ciascuna con la sua peculiarità: dopo Marina Piccola ci sono ad esempio la Grotta Verde e la Grotta dello Champagne, che prende il nome dalla schiuma che le onde generano schiantandosi nelle intercapedini delle rocce. Girare attorno al Faro di Punta Carena, poi, sarà come tagliare un traguardo emozionale: da lì in poi costeggerete l’impervio Sentiero dei Fortini, per poi godervi la ciliegina sulla torta prima di ritornare al porto di Marina Grande, la Grotta Azzurra. Qui l’esperienza ha toni lisergici, e sarà diversa da qualunque idea vi siate fatti, quel tono di unicità che solo i luoghi speciali sanno avere. Sarà che si sta dentro per poco, tra le canzoni dei barcaioli che rendono il tutto ancora più strambo, ma il ricordo della Grotta Azzurra rimbalzerà a lungo nella vostra mente, confondendosi con la fantasia. Il trucco è andarci fuori stagione, o scegliere un orario bizzarro. Quando la grotta è tutta per voi, la magia si moltiplica esponenzialmente.
A Marina Grande con una piccola deviazione si può anche percorrere la Scala Fenicia. I fenici non c’entrano, ma i greci sì: furono loro a connettere per primi il centro con Anacapri. Prima di imprecare contro il destino, nell’intrepida salita tenete a mente che fino al 1877 questa scarpinata era
l’unico modo per raggiungere Anacapri, e fu usata anche per trasportare utensili e materiali da costruzione per le case. Non ci è andata così male in fondo. Forse dopo 921 scalini penserete di avere strane visioni, ma una cosa è certa: ogni volta che vi volterete verso il mare, vivrete una forma diversa di meraviglia – ma la stanchezza non c’entra, è tutto reale. Dunque stringete i lacci delle scarpe e tenete duro: al termine della scala sarete ad Anacapri.
La costa occidentale dell’isola vi servirà il suo asso nella manica. Preparatevi dunque a una delle esperienze più eccitanti che si possono vivere nell’isola, e senza sborsare un centesimo: il Sentiero dei Fortini. Visto sulla mappa, non rivela né le sue insidie né le infinite meraviglie: pinete, fiordi, postazioni militari, un ponte sospeso, strapiombi e scogli da cui immergersi in acqua per riemergere in un paesaggio quasi lunare – fatto di sculture del vento. Questo sentiero è molto di più di una scarpinata sulla macchia mediterranea: tratto dai camminamenti che univano i fortini dell’antico sistema difensivo di Capri, fu costruito dagli inglesi nel 1806 e terminato dai francesi due anni dopo. Parte da nord-ovest e scende fino al
Faro di Punta Carena. Portatevi molta acqua: ci vorranno almeno tre ore.
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Le piante di Capri
Lungo il Sentiero dei Fortini, ma durante qualunque delle passeggiate capresi, scoprirete un altro lato sconosciuto dell’isola: la sua biodiversità. Sono più di 850 infatti le specie botaniche diverse in cui potrete incappare durante i vostri itinerari, e se amate le orchidee tenete gli occhi aperti, ci sono varie specie selvatiche: l’Orchis italica è chiamata anche l’uomo nudo perché è composta di petali rosastri che assomigliano proprio a un omino adamitico, con tanto di fallo tra le gambe. Ma i più curiosi incontreranno anche la Serapias lingua, un’altra orchidea selvatica coi petali simili alle pale di un mulino a vento. Molte di queste piante sono endemiche di Capri e vanto della gente del posto. Come lo sappiamo? Ci ha accompagnati lungo i sentieri Luigi Esposito (luigi.trekking@gmail.com), una sorta di tuttofare a Capri, che riesce a calarsi con una corda tra gli speroni rocciosi per salvare un cane con la medesima disinvoltura con cui risponderebbe alla domanda ‘come ti chiami?’. Da una vita accompagna le viaggiatrici e i viaggiatori nei meandri meno esplorati dell’isola: inutile dire che la conosce perfettamente. Quando inizia a descrivere le piante che incontra, poi, gli brillano gli occhi e attacca coi nomi botanici in latino con tanta gioia che pare un lontano parente di Linneo.
Il tramonto perfetto
Al Faro di Punta Carena, nella punta sud-ovest dell’isola, le parole d’ordine sono due: aperitivo e tramonto. Sono i suoi dintorni ad attirare i più, qui c’è infatti un fantastico lido e il locale più trendy di tutta Anacapri, il Maliblu. Essere testimoni di un tramonto al faro è l’esperienza più psichedelica che potrete vivere nell’isola, dopo la Grotta Azzurra. Nemmeno qui c’entrano le droghe (al massimo qualche drink di troppo), ma le tinte del cielo dalla golden hour in poi vi inchioderanno al dehors di questo baretto-salotto, una delle mete del cuore dei capresi. Un posto semplice ma imperdibile, che intrattiene spesso i clienti con DJ-set e musica dal vivo. In tempi di ingressi contingentati, però, meglio prenotare in anticipo, o la psichedelia sarà sostituita da un sonoro supplizio di Tantalo.