48 ore tra le meraviglie della Valle Camonica: dalla Preistoria al Rinascimento
Tra le centinaia di valli che solcano l’arco alpino, la Valle Camonica si distingue per un patrimonio artistico straordinario, ineguagliabile per varietà e rilevanza storica, da assaporare magari dopo aver visitato lungo il percorso di avvicinamento Brescia e il Lago d'Iseo. Per questo, la Valle dei Segni scolpirà una traccia profondissima nei vostri ricordi.

Un elemento identitario: le incisioni rupestri
La Valle Camonica è un luogo in cui l’ineludibilità del bisogno espressivo dell’uomo, del suo innato slancio creativo, trovano una concreta testimonianza: per migliaia di anni, a partire dalla profonda Preistoria, infatti, gli antichi abitanti del territorio hanno inciso le tipiche rocce di arenaria grigio-violacea che affiorano tra i boschi di abeti, betulle e carpini con figure di ogni tipo. Talvolta, le immagini rimandano a scene di vita quotidiana, in altri casi delineano simboli arcani, in altri ancora appaiono così misteriose che la loro interpretazione può essere demandata solo alla fantasia individuale. Sempre, le incisioni rupestri della Valle Camonica, racchiuse in diverse aree (la più importante presso Capo di Ponte), costituiscono un sito culturale di valore assoluto, il primo in tutta Italia a diventare patrimonio UNESCO, già nel 1979. In Valle Camonica ci sono 8 parchi in cui è possibile ammirare le incisioni rupestri. Per visitare i tre siti nazionali di Naquane, MuPre e Cividate esiste un biglietto cumulativo di 10€.

Tracce archeologiche e sontuosi cicli di affreschi
Anche l’epoca romana ha lasciato sontuose vestigia: nel 16 a.C., l’esercito di Augusto riesce a conquistare la valle, stabilendo il principale insediamento presso l’odierna Cividate Camuno. Qui è possibile visitare il Parco Archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro Romano, addossato a un colle ed emblema della progressiva urbanizzazione dell’area, i resti di una domus, e soprattutto il Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica, che accoglie alcuni pezzi davvero superbi, tra cui una trionfale statua di Minerva. Seguendo il filo rosso del culto della dea della saggezza, non perdete il Santuario di Minerva, che sorge su un più antico santuario edificato intorno alla presenza dell’acqua del fiume e delle sorgive, nel territorio di Breno: la grande statua che avrete visto al Museo proviene proprio da qui.
Ed anche balzando in avanti di qualche secolo la concentrazione di meraviglia non accenna ad attenuarsi: gli amanti dell’arte potranno inseguire le orme di uno degli eroi della pittura bresciana del Cinquecento, Girolamo Romanino, anticipatore di Caravaggio e illustratore in grado di sviluppare un originalissimo e dissacrante stile anticlassico, nella Chiesa di Sant’Antonio a Breno e nella Chiesa di Santa Maria Annunciata a Bienno, ma anche le suggestioni tardogotiche di Giovanni Pietro da Cemmo, che alla fine del Quattrocento affrescò diverse chiese della zona. Tutti questi luoghi sono collegati dalla Via del Romanino, un itinerario a tappe per un viaggio alla scoperta dei lasciti del grande artista bresciano.

Borghi dalla media all’alta valle
Anche il campionario di borghi che la Valle Camonica sfoggia è di quelli che non lasciano indifferenti: più ancora che per i cortili, i vicoli medievali e i palazzi signorili Bienno si contraddistingue per le fiorenti attività artigianali dei secoli passati, che oggi rifulgono ancora in un antico mulino (all’interno del quale è stato allestito il Museo della Civiltà Contadina), in una fucina perfettamente funzionante, e nella Mostra Mercato che si svolge tutti gli anni alla fine di Agosto, richiamando centinaia di migliaia di visitatori da ogni angolo della Lombardia. Cerveno, invece, merita una visita per una ragione specifica: la strabiliante Via Crucis che Beniamino Simoni intagliò nel legno tra il 1752 e il 1764, con quasi duecento statue a grandezza naturale. Se avete in mente le atmosfere ieratiche dei Sacri Monti diffusi tra Piemonte e Lombardia, potete farvi un’idea della suggestività del sito. Infine, segnaliamo Case di Viso, a quota 1750 metri: in questo caso, farete fatica ad associare il luogo a qualche ricordo del vostro passato, perché le casette tradizionali in pietra e legno che fiancheggiano il torrente, in uno scenario che pare immobilizzato nei secoli, rimandano più al set di un film d’epoca che a un luogo reale. Qui vicino, il riferimento principale è Ponte di Legno, tra le più rinomate località della Valle Camonica, che ha saputo negli anni arricchire la propria offerta turistica mantenendo intatto il fascino tipico dei paesi di montagna.

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Emozioni enogastronomiche
Dato che anche l’enogastronomia è cultura, un’ultima doverosa menzione riguarda i sapori della Valle Camonica: considerando la morfologia del territorio, caratterizzato prevalentemente da montagne, non stupisce che sui formaggi da queste parti la sappiano lunga: il prodotto più iconico è il Silter, lavorato ancora con metodi tradizionali e il cui logo è una figura antropomorfa più volte replicata nelle incisioni rupestri di Capo di Ponte; il Fatulì è invece un caprino realizzato con il latte di una razza autoctona, mentre il Casolet è prodotto esclusivamente con latte crudo. Tra i dolci spicca la Spongada, una focaccia dolce che trasformerà le vostre colazioni in un’esperienza oltre ogni limite di golosità. Tra le altre specialità, ricordiamo gli Gnoc de la Cua, gustosi gnocchi a base di pane, patate e spinaci selvatici, la Salsiccia di Castrato e il Cuz, uno spezzatino di carne ovina ritenuto la pietanza più antica della Lombardia. Negli ultimi anni, poi, anche la produzione di vini, tutelata dal Consorzio I.G.T. Valle Camonica, sta raggiungendo risultati di grande interesse.
Gli amanti della buona cucina avranno di che divertirsi anche tralasciando i prodotti tipici: in tutta la valle, infatti, abbondano le trattorie come i ristoranti gourmet che declinano ogni tipo di tradizione gastronomica, per cui andrete sul sicuro qualunque siano le vostre inclinazioni. Anche per questo, la Valle Camonica rimarrà impressa indelebilmente nella vostra memoria.