Il blu senza eguali delle acque del Tirreno lambisce un litorale che saprà conquistarvi per la varietà di scenari, in un crescendo di meraviglie che alterna sculture di roccia a calette di sabbia, incorniciate dai rilievi dell’entroterra. Ma la vera magia della Calabria tirrenica si compie in quell’interregno fra la costa e le alture, dove borghi e cittadine dal passato intenso avvolgono nei loro intrichi di vicoli e di storie e i profumini della cucina locale introducono ai sapori identitari della regione.

Primo giorno
Scogli bizzarri e profumo di cedri
Partiamo da nord per lasciarci subito sorprendere dalla capacità della natura di scolpire la roccia in forme affascinanti: apriamo le nostre 48 ore in viaggio nella Calabria tirrenica con una gita in barca all’Isola di Dino.
La sua storia è ‘vorticosa’ come la sua etimologia: l’isola prende nome dal sostantivo greco dina, che significa vortice, a testimonianza della pericolosità delle acque in cui sorge e nei secoli fu una sorta di avamposto per quanti cercarono di attaccare la Calabria, dai saraceni ai pirati agli ottomani. Voi faticherete molto meno dei conquistatori del passato e, cullati dallo sciabordio delle onde, potrete alternare un tuffetto rigenerante alla tintarella, mentre vi godrete il fascino delle tante grotte da esplorare, fra cui la grande e celebre Grotta Azzurra.
Subito a sud dell’Isola di Dino, questo tratto di costa custodisce un’altra meraviglia naturale: la Spiaggia dell’Arcomagno, oggi tutelata, dominata da un grande arco di pietra naturale sotto il quale si aprono calette e acque fantastiche per le immersioni e lo snorkelling.
Fatto il pieno di salsedine, è il momento di un break dalla vita balneare per visitare Scalea, che come ci suggerisce il nome è tutta un susseguirsi di scale e portici, nei quali si insinuano la luce del sole e gli spifferi del tempo: siamo infatti in un delizioso borgo medievale ancora intatto. Smarriamo il senso dell’orientamento e del tempo presente nei saliscendi che conducono agli affreschi bizantini o alla più recente Casa del Brigante Necco, protagonista (forse leggendario) di romanzesche azioni antinapoleoniche.
Il viaggio prosegue verso sud con un’immersione… non nel mare ma nell’aroma degli agrumi! La Riviera dei Cedri ha per ‘capitale’ Santa Maria del Cedro, dove l’insolito Museo del Cedro è una risorsa di informazioni e curiosità su questo agrume, che gode di un’incredibile fama anche al di fuori dei confini nazionali: i rabbini di tutto il mondo vengono qui per aggiudicarsi i migliori cedri di Santa Maria (in attesa del marchio DOP) da usare nella celebrazione del Sukkot. Il sapore del cedro predomina in una delle più prelibate preparazioni dolciari locali: i panicilli – così speciali che Gabriele d’Annunzio, grande seduttore oltre che poeta e scrittore, decantò il piacere di vedere la sua amata scartare questi dolcetti nel racconto La leda senza cigno. Gli ingredienti sono pochi, il risultato è eccelso: acini di uvetta aromatizzata, avvolti in foglie di cedro e poi infornati… sembra una ricetta semplice, invece richiede una lunga preparazione e una maestria che ormai sono in pochi a possedere.
La Riviera dei Cedri ha però anche un volto dal fascino spettrale: è quello di Cirella Vecchia, una città fantasma dalla storia intricata e instabile. Fu infatti fondata nel IX secolo, quando i cirellesi si rifugiarono dalla costa nell’interno per stare al riparo dalle incursioni saracene, ma venne abbandonata durante le guerre napoleoniche, leggenda vuole per un’invasione di formiche giganti… forse è colpa di un tal generale francese La Formique, sbarcato con le truppe napoleoniche a Cirella, forse è tutto frutto di una fervida fantasia, di fatto di Cirella Vecchia non rimangono che resti di chiese, palazzi e fortificazioni.
Ultima tappa della Riviera dei Cedri è un borgo altissimo sul mare che racchiude nel nome stesso l’aroma del cedro: Cetraro. Oltre a legare la sua storia a Riccardo Cuor di Leone, che passò da qui mentre era in viaggio per la terza crociata (1190), Cetraro incanta per la piazza con una vista sconfinata sul Tirreno e per la Chiesa Matrice di San Benedetto Abate, suggestiva al tramonto quando la luce del sole crea effetti scenografici. Interessante anche il Museo dei Brettii e del Mare.

Sotto lo sguardo dello Stromboli, da Paola ad Amantea
Noterete il flusso di pellegrini che procede devotamente in direzione del santuario di San Francesco da Paola, il santo patrono della Calabria, taumaturgo tra i maggiori autori di prodigi. Per la fama dei suoi miracoli il re di Francia Luigi XI, gravemente ammalato, lo volle alla sua corte. Il Santuario offre uno spettacolare panorama sul Tirreno. Inoltre vi suggeriamo una deviazione verso un piccolo tesoro segreto, o per lo meno, ben nascosto sotto la Chiesa del Carmine che lo sormonta: è la Chiesetta di Sotterra, un luogo di culto ipogeo bizantino, che conserva alcuni affreschi originari, scoperta fortuitamente nel XIX secolo.
La giornata è stata fitta.
Il modo migliore per chiuderla è fermarci in un borgo medievale perfettamente conservato: Fiumefreddo Bruzio, un piccolo gioiello sul Mar Tirreno. Tra vicoli tortuosi che catapultano nelle atmosfere dell’anno Mille, qualche chiacchiera con artigiani e fotografi che sono la memoria storica del luogo, lo stupore di sbucare da viuzze anguste a terrazze inondate di luce e affacciate sull’immensità del mare, il senso del tempo si affievolisce mentre si intensificano i sapori del viaggio, inclusi quelli delle verdure a km0 dell’osteria il ConVivio, parte di un albergo diffuso ideale per un sonno ristoratore.
Leggi anche:
Secondo giorno
Da Vibo Valentia alla Costa degli Dei, con una tappa piccante
A poca distanza dalla costa, Vibo Valentia racchiude nel suo perimetro urbano un borgo medievale che ne è il cuore antico, piccino ma suggestivo, al cui culmine svetta il Castello normanno-svevo dalla vista insuperabile sul Tirreno – lo sguardo spazia fino a intercettare l’Etna che si staglia enorme all’orizzonte – e sede del Museo Archeologico Nazionale ‘Vito Capialbi’.
La prossima tappa è Spilinga, il cui nome di primo acchito potrà non dirvi molto, ma saprà risvegliare subito pensieri piccanti appena la assocerete al suo prodotto principe; qui infatti è nata la ’nduja, il famosissimo salame spalmabile rosso come il peperoncino, che ne è un ingrediente immancabile.
Se tutto questo piccante vi ha messo voglia di un tuffo rinfrescante, siete nel tratto più noto, verrebbe da dire divino, del litorale tirrenico: da Pizzo a Nicotera si estende la Costa degli Dei, una continua alternanza di baie, promontori, spiagge lambite dal mare cristallino su cui si affacciano le più note e belle località della Calabria, fra tutte Tropea. Non ci soffermiamo a lungo sulle bellezze di questa parte di litorale, meriterebbe 48 ore di per sé (e infatti vi rimandiamo a: 48 ore nel meglio del mare calabrese).

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.
Il richiamo delle sirene e la perfezione estetica dei Bronzi di Riace
Le 48 ore volgono al termine: è tempo di salutare la Calabria tirrenica abbandonandoci al suo fascino leggendario. Quello di Scilla e Cariddi, del resto, è uno dei miti più mostruoso della storia, ma è anche reale e tangibile. Le due terrificanti creature che ingoiano i naviganti e risucchiano le acque sono viva rappresentazione dell’ostacolo più temuto da chi attraversa lo Stretto. Solo in questo lembo di mare, tra i più difficili da navigare, si tocca con mano la leggenda che si manifesta in modo spaventoso con venti furiosi e imprevedibili, violente correnti e mulinelli. Ma soprattutto è un vero e proprio incantesimo quello che compie Scilla sui visitatori: i richiami mitologici, il borgo di pescatori di Chianalea e il panoramicissimo centro storico – da cui lo sguardo abbraccia il Castello Ruffo, la sottostante Spiaggia delle Sirene e la sagoma della Sicilia con le isole Eolie – la rendono la più suadente località della Costa Viola. Appena offuscata dalla patina glamour di località di villeggiatura, l’anima marinara della cittadina è ancora ben radicata nella quotidianità dei pescatori che sfidano il mare a bordo delle passerelle, le lunghe barche da dove possono arcionare il pesce spada – il vero simbolo di Scilla, ci ha detto un pescatore, perché per secoli ha dato di che vivere ai suoi abitanti.
Riempitevi gli occhi della bellezza di Scilla, mentre a riempire lo stomaco ci penserà uno squisito panino al pesce spada, quindi volgete al termine del viaggio là dove le acque del Tirreno incontrano quelle dello Ionio: siamo sullo Stretto di Messina, alla ricerca dei tesori del mare non più sommersi dalle acque. La nostra ultima tappa è Reggio Calabria, dove andiamo subito ad ammirare i Bronzi di Riace, esposti nel Museo Archeologico Nazionale, per ammutolire di fronte alla loro perfezione. I misteri che li avvolgono sono ancora molti: da dove arrivano, chi li scolpì, raffigurano due eroi? E mentre rimuginiamo su tutti questi dubbi irrisolti, ancora con le linee sinuose e i dettagli perfetti dei due colossi di bronzo nella mente, raggiungiamo l’elegante lungomare di Reggio. All’ombra di un gigantesco Ficus Magnolioides, ci congediamo dalla Calabria tirrenica con il gusto del sorbetto al bergamotto, agrodolce come i paesaggi di questa terra, che coniugano in una sintesi perfetta l’asprezza degli scenari rocciosi alle tinte pastello dei tramonti sul mare.