48 ore a Ravenna: l’itinerario perfetto
48 ore a Ravenna sono abbastanza per innamorarsene e poi vivere con la voglia di tornare, come un album che non si può smettere di sfogliare. Conoscerla è un percorso per gradi, livelli, strati sovrapposti: dai mosaici sommersi dalla marea, sino ai tetti delle grandi strutture della ‘Darsena pop’.
1° giorno. In centro alla ricerca del colore
Testimonianze del passato
Seduti ai tavolini di Piazza del Popolo, individuate le due Colonne veneziane, con i due patroni locali: Apollinare e Vitale. Finito il caffè posizionatevi lì in mezzo e volgete lo sguardo verso est. Alla vostra destra c’è il Palazzo Veneziano (1441-1509), in cui gli architetti inserirono antichi capitelli dell’età di Teodorico, poi il Palazzo del Governo, il cui rifacimento seicentesco del governo pontificio si sovrappone a strutture più antiche; quindi il Palazzo dell’Orologio pubblico, eretto dai veneziani nel Quattrocento, ancora una volta sulle fondamenta di antiche chiese. Accorgersi di questa stratificazione è il primo passo per capire Ravenna.
Girandovi di 180 gradi ecco il Municipio. Dal 1288 almeno è il palazzo in cui si decidono le sorti della città ed è coronato da una merlatura ottocentesca. Prendete a destra e poi a sinistra per Via Cavour che era l’ingresso occidentale alla città, e oggi è densa di botteghe in cui si mischiano vita e turismo. Lasciate che il vociare discreto vi porti alla cinquecentesca Porta Adriana per poi spegnersi gradatamente fino alla prima onirica meraviglia di Ravenna.
La luce nascosta sotto i mattoni: la meraviglia dei mosaici
Il Mausoleo di Galla Placidia,(425 d.C.) è il portale che dà accesso al viaggio nella capitale dell’arte bizantina; fra i mosaici che lo ricoprono interamente si ammira il primo cielo stellato giunto sino a noi e ci si prepara all’impatto con i mosaici della vicina Basilica di San Vitale, recandosi per la prima volta al cospetto degli sguardi fissi e severi dei sovrani d’Oriente. A Ravenna la meraviglia va cercata sotto i soffitti e oltre i portoni, non solo per l’epoca bizantina. Al Museo Nazionale ammirate le Vele di Santa Chiara, magnifici affreschi (1340) di Pietro da Rimini, che un tempo ornavano le volte dell’omonima chiesa.
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Pochi passi vi porteranno dal silenzio di San Vitale al vociare del Mercato coperto, un polo per buongustai e curiosi, dove acquistare e consumare qui e lì le prelibatezze della zona, ricaricandovi prima del Battistero Neoniano il meglio conservato fra i battisteri della cristianità primitiva. Il Battesimo di Gesù, il Collegio Apostolico, il Paradiso celeste sono solo alcuni dei capolavori musivi che si possono ammirare. Ci si perderebbero le ore, ma 48 bisogna sfruttarle bene e va trovato anche il tempo per ascoltare un canto di Dante, che ha trovato qui a Ravenna l’ispirazione per ultimare la Divina Commedia. Alle 18 c’è sempre una lettura presso la tomba del poeta.
Fuori i colori! Urban art e street art a Ravenna
Non solo con i mosaici si esprime il colore. Fra le tante volte che Ravenna è stata capitale, lo è anche oggi. Di cosa? Della street art. Inforcate una bici, scaricate la mappa e passate in rassegna i muri di Ravenna, soprattutto quelli dei quartieri popolari attorno alla Darsena: sono un vero e proprio museo, dove i ‘graffitari’ hanno lasciato autentiche opere d’arte. Tempo per una pausa. Le grandi strutture del porto sono diventate locali, ristoranti e birrerie, e la sera, complici tramonti postindustriali di grande impatto, la Darsena ritrova una vivacità quasi maggiore di quella del porto di un tempo. Lasciate che voci allegre di Romagna e sguardi severi di Bisanzio si ricompongano davanti a una birra a Darsenale, brew pub vista porto e da Akami, immersi in una terrina di ‘cozze selvagge di Ravenna’.
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2° giorno: Dante, la pineta, il mare
A tu per tu con Dante
Di buon ora recatevi alla Basilica di San Francesco per dare inizio a una mattinata dantesca. Qui non solo furono celebrati i funerali del poeta, ma troverete la più piccola Divina Commedia del mondo, pare miniata da un frate con problemi di vista, e una suggestiva cripta del IX secolo, della quale ammirare i mosaici sommersi. Si trova infatti sotto il livello del mare e in base alla marea e alle piogge che filtrano dalla falda freatica il livello dell’acqua (in cui nuotano i pesci rossi) varia.
Nei pressi, il Palazzo della Provincia ha sede nella dimora dei conti Rasponi, responsabili dei bei giardini pensili e della cripta pavimentata con un patchwork di antichi mosaici.
È ora del Museo Dante, che propone un viaggio nella vita, le opere e la memoria di Dante Alighieri, e poi della Tomba, bel monumento neoclassico (1781) di Camillo Morigia, immerso nella zona di silenzio e rispetto dovuti al padre della lingua italiana.
Sant’Apollinare Nuovo è un’altra, imperdibile basilica e si trova poco distante. Inizialmente luogo di culto ariano, vi vennero trasferite le reliquie del protomartire Apollinare, patrono di Ravenna. Le due pareti interne coperte di mosaici sono un unicum, poiché rappresentano insieme le due confessioni, quella ‘regolare’ cattolica (ai tempi detta ‘ortodossa’, in quanto seguiva quella che era considerata la ‘retta via’) e quella ‘eretica’ ariana. Se la questione dottrinale è però troppo complessa, in alternativa domandatevi: è possibile essere in Romagna e non aver ancora mangiato una piadina? certo che no. Allora andate a mangiarla alla Ca’ de Ven, sotto volte quattrocentesche.
Ravenna oltre Ravenna: dal ‘porto’ di Classe al mare
Non è possibile comprendere la città senza legarla al suo circondario, che al pari dei suoi monumenti, ne racconta la natura e la storia. Bisogna dirigersi a sud fino a veder apparire l’altissimo campanile di Sant’Apollinare in Classe. Classe era il porto che di fatto manteneva la Pax Romana augustea nell’Adriatico, poi il luogo trascendente e mistico nel quale Apollinare fondò la chiesa ravennate e che vide le visite di Carlo Magno e Federico II. Splendidi i mosaici del catino absidale, ma anche l’affascinante allestimento del Museo Classis che riusciranno a comunicare l’importanza mondiale che ha avuto per secoli questo porto, dove oggi il mare è solo un ricordo.
Fin dai tempi antichi la costa era coperta da un’enorme pineta, di cui oggi esistono solo alcuni tratti a nord e a sud della città. La Pineta di Classe è di certo una delle più belle, quasi monumentale. I toponimi (Cervia fra tutti) riportano la presenza della fauna selvatica da queste parti, ma è la dimensione rurale che saprà conquistarvi. Alla Casa delle Aie potrete farvi un’idea precisa di quali e quanti siano gli aspetti unici di questo ambiente.
Cedete infine al richiamo del mare immergendo i piedi nell’acqua a Marina di Ravenna, aspettando il pesce di Singita, servito direttamente sulla battigia. Sull’orizzonte carico di sale, vedrete balenare ancora i colori acquosi dei mosaici.