Cinque alberi dalla fioritura stupefacente e dove trovarli
Ogni anno, in angoli diversi del mondo, la natura si concede un momento di spettacolo puro. Gli alberi fioriscono, trasformando paesaggi familiari in visioni quasi irreali, piene di colore, profumo e poesia. In questo viaggio sensoriale, vi portiamo alla scoperta di cinque alberi straordinari, ognuno con una fioritura così spettacolare da valere il viaggio stesso. Il mandorlo che veste di bianco le colline maiorchine, i ciliegi in fiore che incantano il Giappone con la loro delicatezza, i rododendri arborei che colorano l’Himalaya come pennellate di un pittore divino, le jacarande che tingono di lilla i viali del mondo e, infine, il pōhutukawa, che accende di rosso vivo le coste della Nuova Zelanda. Pronti a inseguire i petali?

Il Mandorlo: un tappeto di fiori ai piedi dei monti maiorchini
Introdotto in Spagna dalla Persia durante gli ottocento anni della dominazione moresca della Penisola Iberica e delle Baleari, il mandorlo è diventato parte integrante del patrimonio agricolo dell’Europa meridionale e ne ha forgiato il paesaggio: soprattutto a Maiorca, dove oltre sette milioni di alberi hanno aiutato la Spagna a diventare uno dei maggiori esportatori di mandorle del mondo.
Ai primi annunci della primavera i mandorleti diffusi in tutta l’Europa mediterranea si ricoprono di fiori, dipingendo le colline e le valli di un mare di bianco e rosa. A Maiorca la stagione della fioritura è diventata un evento culturale e turistico e da ogni dove arrivano visitatori per ammirare la bellezza dei mandorleti in fiore. Un fenomeno che ricorda la festa giapponese della sakura, che rende omaggio a un altro membro della famiglia dei Prunus, il ciliegio.
Forse non è così famoso come il suo cugino asiatico, ma in primavera il mandorlo fiorito è altrettanto bello. Quando la primavera trapassa nell’estate i mandorleti si trasformano: una verde chioma prende il posto dei delicati fiori dalla breve vita e nella sua ombra spesso vengono a pascolare pecore e capre.
Più avanti, sui mandorli maturano i frutti: le drupe hanno un carnoso mallo esterno che circonda un guscio più piccolo e duro, all’interno del quale si trova il seme, la deliziosa mandorla. Il tempo della raccolta varia a seconda del luogo e della varietà di Prunus amygdalus e va da fine agosto a settembre: si utilizzano anche ‘scuotitori’ meccanici che fanno cadere al suolo le drupe, che vengono poi raccolte e lavorate.
Dove vederli
Nativo dell’Iran e del Levante, il mandorlo è la base di migliaia di dolci mediorientali e mediterranei, dall’iraniano kayk-e eshgh (la ‘torta d’amore’ con acqua di rose) al marzapane spagnolo e siciliano, alla torta caprese napoletana, nonché uno degli ingredienti di piatti salati come lo stufato persiano khoresh chaghaleh badoom con mandorle verdi immature o la truite aux amandes della cucina francese.
Oggi quest’albero che fornisce frutti così versatili viene coltivato in tutto il mondo, dalla California al Marocco, ma la Spagna è il produttore maggiore. L’arido paesaggio maiorchino torna in vita ogni primavera con un’esplosione di fiori e in autunno con la raccolta a mano delle mandorle. Trovate i mandorleti più fitti nel centro dell’isola, intorno ai paesi di Sant Llorenç, Santa Maria, Selva, Sencelles, Bunyola, Marratxí e Lloseta, all’ombra dell’imponente Serra de Tramuntana. L’isola è piccola (100 km per 75), quindi è consigliabile noleggiare un’auto a Palma per poter esplorare la zona dei mandorleti, fermandosi nelle pasticcerie di paese per assaggiare il celebre gató mallorquín de almendra, la torta di mandorle al profumo di limone.
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Non solo ciliegi: tutte le fioriture del Giappone oltre la sakura
Il Ciliegio, una nuvole di boccioli rosa fluttuano sul Giappone
Le nuvole rosa di fiori di ciliegio incantano gli spettatori ogni anno, anche se solo per un momento fugace. La bellezza effimera dell’albero è celebrata soprattutto in Giappone, dove la fioritura del Prunus serrulata – una delle molte specie di ciliegio da fiore che crescono sulle isole giapponesi – ha raggiunto uno status leggendario ed è conosciuta come sakura. I fiori bianchi o rosa sbocciano presto, dalla fine dell’inverno a inizio primavera, a seconda della posizione: i ciliegi che crescono nelle regioni settentrionali più fresche fioriranno molto più tardi rispetto a quelli delle isole tropicali meridionali. La fioritura avviene prima che qualsiasi foglia si apra: nulla distoglie l’attenzione dallo spettacolo. Come è caratteristico dei membri delle Rosaceae, ogni fiore di Prunus serrulata ha cinque petali, anche se ci sono specie coltivate che hanno fiori doppi. E poiché il periodo di fioritura dura in genere soltanto una, due settimane, vedere la sakura diventa un momento molto speciale proprio perché transitorio. In tutto il Giappone, l’occasione è celebrata con l’antica tradizione dello hanami: ci si ritrova con familiari e amici per ammirare i fiori di ciliegio, spesso bevendo tè o godendo di un picnic sotto gli alberi in fiore. Questa celebrazione è una pratica antica in Giappone, dove la sakura mantiene un profondo significato spirituale e riveste grande importanza nella religione shintoista. Il fiore di ciliegio è associato all’impermanenza dell’esistenza umana, incoraggiandoci ad apprezzare la bellezza della transitorietà e ad abbracciare il momento presente prima che svanisca – proprio come il fiore di ciliegio che ogni anno fa la sua apparizione e poco dopo cade.
Dove vederli
Non ogni albero ha una propria sottocultura, ma questo è certamente il caso dei ciliegi in Giappone e del rituale dello hanami. È uno degli spettacoli naturali più iconici non solo del Giappone ma del mondo e attira in gran numero turisti e nostalgici giapponesi emigrati all’estero. Molti giardini botanici e parchi pubblici in tutto il mondo hanno cercato di ricreare con più o meno successo l’esperienza giapponese della sakura, ma non c’è nulla che sostituisca l’esperienza dello hanami direttamente sul posto. I sentieri e i parchi lungo i fiumi delle grandi città, come Tokyo e Kyoto, vedono picnic, cerimonie del tè e coppie che passeggiano, mentre la febbre della sakura pervade la nazione e tutti si lasciano trasportare dall’atmosfera festosa. Alcuni luoghi di fioritura dei ciliegi hanno una magia particolare.
I parchi Shinjuku Gyoen e Ueno Koen di Tokyo sono l’ideale per osservare il lato sociale dello hanami, così come la ricca fioritura dei ciliegi. Per vedere la sakura in un ambiente più naturale occorre un’escursione sulle pendici boschive del monte Yoshino, accessibile da Nara tramite il treno JR fino a Yoshino-guchi, e poi la ferrovia Kintetsu fino alla stazione di Yoshino.

Il fiori vivaci del rododendro arboreo sono un tesoro himalayano
Il Rhododendrum arboreum è un piccolo sempreverde che prospera ad alta quota. Cresce in tutto il subcontinente indiano, in particolare nelle colline e montagne dell’Himalaya, e ha un grande significato culturale nei paesi della sua area endemica. In Nepal, ad esempio, dove le pendici delle colline si tingono di rosso durante la stagione della fioritura, il rododendro arboreo – conosciuto in loco come ‘lali gurans’ – è il fiore nazionale e simbolo tradizionale di bellezza e resilienza.
Anche oltre il confine nepalese, nell’Uttarakhand indiano, il rododendro è l’albero simbolo dello stato, così come nel Nagaland, nel nord-est dell’India. Le infiorescenze di questo rododendro hanno fiori a forma di campana riuniti in un grappolo che può contenere fino a 20 boccioli, talvolta di colori diversi. Il rosso cremisi è la nuance più tipica per i fiori del Rhododendrum aboreum, anche se i colori possono variare dal rosa pallido al bianco a seconda dell’acidità del suolo e delle condizioni di crescita a diverse altitudini: i fiori cremisi sono più probabili a bassa quota.
La fioritura principale avviene solitamente tra febbraio e aprile, quando si raccolgono i fiori; le ghirlande di rododendro vengono poi utilizzate per decorare santuari e porte di templi e altri luoghi religiosi, oltre a essere sempre presenti in feste e celebrazioni in tutto il paese. I fiori sono anche utilizzati per preparare marmellate, gelatine e una bevanda locale, bevuta come aperitivo rinfrescante o per aiutare a prevenire il mal di montagna.
Dove vederli
Amato dai giardinieri e dai proprietari delle grandi ville con parco in Europa, il rododendro arboreo è l’albero simbolo dell’Himalaya. In effetti, la mitica catena di montagne incappucciate di neve è il luogo dove molti dei ricchi britannici lo videro per la prima volta. Chi veniva in India e Nepal desiderava comprensibilmente portare con sé qualcosa di questo magico mondo montano e lo fece piantare nei parchi europei.
Vedere i rododendri nelle loro colline native è completamente diverso. Nel Nepal centrale e orientale, interi versanti montuosi sono coperti da foreste di rododendro, che fioriscono a ondate man mano che la temperatura primaverile raggiunge il punto ottimale. Qui si possono trovare circa trenta specie, e praticamente ogni sentiero di trekking ad alta quota attraversa almeno una foresta lungo il percorso fino al confine della neve.
Alcuni itinerari offrono più rododendri di altri; il trekking di 4-5 giorni e che non presenta difficoltà che va da Ghorepani a Poon Hill, nella catena dell’Annapurna, è un vero e proprio paradiso. Più a est, i trekking per il campo base del Kanchenjunga e il parco nazionale del Makalu-Barun attraversano bellissime foreste di rododendro, lontane dai circuiti turistici.

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I fiori lillà di Jacaranda tappezzano le strade di tutto il mondo
Tra le tante specie arboree utilizzate con grande passione come piante ornamentali in contesti cittadini, la jacaranda blu è una delle più amate. Nei climi caldi e subtropicali di tutto il mondo, grazie a una vivacità floreale senza pari, ravviva le monotone infrastrutture cittadine, dalle strade di Città del Messico, San Diego e Barcellona a interi viali di Funchal, Johannesburg e Sydney. In alcune città – come l’australiana Grafton, nel New South Wales – lo spettacolo della fioritura della jacaranda è accolto con festeggiamenti annuali che fanno a gara con le famose celebrazioni del sakura (fioritura dei ciliegi) in Giappone, con eventi ispirati alla jacaranda che includono parate, illuminazioni degli alberi, concerti e mercati alimentari.
Per un’esperienza forse più autentica, tuttavia, è meglio ammirare le fioriture primaverili in una città un po’ più vicina al territorio di origine: a Buenos Aires, dove esemplari secolari ogni anno a novembre ricoprono i marciapiedi di petali indaco. Nella capitale argentina si piantano jacarande sin dalla fine dell’Ottocento: sono il simbolo cittadino e in primavera portano una vampata di colore nelle sue larghe strade, nei parchi e nelle piazze, mentre in estate offrono un ricovero ombroso dal caldo afoso. A differenza dell’ampia distribuzione della specie coltivata e naturalizzata (in alcune aree è addirittura definita invasiva), in natura la jacaranda è purtroppo a rischio. Originaria di alcune zone dell’Argentina nord-occidentale, del Paraguay e della Bolivia, le foreste montane in cui cresce sono considerate vulnerabili al crescente disboscamento per scopi agricoli.
Dove vederla
La Jacaranda mimosifolia cresce selvatica nelle calde foreste temperate dell’Argentina e della Bolivia, ma i suoi vivaci fiori dal celeste al lilla sono più associati a un contesto urbano: l’Avenida Figueroa Alcorta di Buenos Aires, la capitale dell’Argentina (e del tango), a inizio estate è un’esplosione di fiori. Una passeggiata nel tardo pomeriggio o un giro in auto lungo questa arteria, mentre la gente del posto viene a godersi una serata di ballo in una delle milongas (eventi di tango) della città: così si cattura la magia di Buenos Aires.
Avenida Figueroa Alcorta connette anche molti dei più famosi monumenti e luoghi d’interesse della città, quindi non si viene qui solo per ammirare la fioritura delle jacarande. Questa strada-simbolo segue la costa per 7,4 km lungo il lato nord di Buenos Aires, collegando il quartiere bene di Recoleta a est con il meno appariscente Belgrano a ovest.
Percorrendola tutta, ci si può fermare davanti alla facoltà di legge dell’università, in un grandioso edificio neoclassico, al museo nazionale di Belle Arti, al Malba (museo di arte latinoamericana di Buenos Aires) e ai giardini giapponesi.
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Il rosso del Pōhutukawa sulle spiagge neozelandesi
Testimone dell’unicità della flora nativa dell’Oceania, il Metrosideros excelsa vive lungo le scogliere costiere e le spiagge sabbiose della Nuova Zelanda. Sebbene il suo nome māori, pōhutukawa, abbia molte possibili interpretazioni, una traduzione è “schizzato dagli spruzzi”, in riferimento al suo habitat: nonostante venti impetuosi e carichi di salsedine, prospera felicemente in fazzoletti di terra proprio accanto all’acqua.
Quando fiorisce, il rosso intenso dei boccioli trasforma il paesaggio: le macchie scarlatte si vedono anche da lontano. I fiori mostrano caratteristiche tipiche del genere Myrtaceae: come il mirto, ha stami lunghi e arricciati che appaiono morbidi e spumosi, ronzanti di insetti e impollinatori durante le lunghe e calde giornate estive in cui l’albero fiorisce. Proprio il fatto che i fiori rossi appaiano nei mesi di novembre e dicembre rende superfluo spiegare perché viene soprannominato ‘l’albero di Natale della Nuova Zelanda’.
Riverito dai māori, che lo considerano un simbolo di forza e di connessione con la terra, il pōhutukawa ha una lunga storia di rilevanza culturale. Secondo la mitologia māori, l’albero è sacro perché incarna lo spirito del mitico eroe Tāwhaki, che trovò la morte cadendo dal cielo: i fiori rossi del pōhutukawa sarebbero stille del suo sangue. Ancora più famoso è il pōhutukawa che si trova a Cape Reinga: segna il Te Rerenga Wairu, il punto in cui gli spiriti māori lasciano questo mondo. I māori hanno una lunga tradizione di utilizzo del pōhutukawa per scopi medicinali: la corteccia contiene infatti acido ellagico, che possiede proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.
Dove vederlo
Il pōhutukawa preferisce le coste protette della North Island neozelandese: il che significa che lo si trova nei pressi di alcune spiagge superbe. Nelle baie sabbiose di Mount Manganui, che sono a circa tre ore di auto a sud di Auckland, i pōhutukawa delimitano le spiagge.
Più a sud, c’è abbondanza di pōhutukawa intorno a Napier e alla baia di Hawkes, che è rinomata per il suo clima mite e per i suoi vini. Ce ne sono almeno un paio sulla passeggiata a mare di Napier. Più vicino ad Auckland, il tratto litoraneo da Whitford al parco regionale di Duder è stato ribat tezzato ‘la costa dei pōhutukawa’ proprio grazie al gran numero di questi alberi presenti. Il percorso in auto dura circa 30 minuti, ma si può anche fare una gita in kayak lungo la costa o semplicemente oziare tra i pōhutukawa della penisola di Whakakaiwhara.
A settentrione di Auckland, capo Reinga è il punto più a nord della terraferma neozelandese e qui il pōhutukawa cresce rigoglioso grazie al clima tro picale. Bus turistici viaggiano dai centri di Paihia o Kerikeri nella Bay of Islands fino alla punta di capo Reinga, dove potrete osservare il piccolo e vecchio pōhutukawa abbarbicato alla scogliera.