Napoli, innamorarsi in 10 mosse
Raccontare Napoli non è semplice. Questa città così viva e creativa, capace di offrire qualcosa di nuovo ogni giorno, riempie il visitatore di bellezze, contrasti, rumori e sapori. Le sue molteplici bellezze sono indiscutibili e goderne in fondo è semplicissimo: basta partire. Ecco cosa vedere a Napoli per innamorarsene una volta per tutte.

Perché Napoli
C’è un aggettivo che proprio non può essere accostato a Napoli: banale. In questa città tutto è complesso, ricco di sfumature e in continua evoluzione. Qui si ritrova una concentrazione miracolosa di problemi e bellezze, genio e bassezza. Visitare Napoli può significare immergersi in una realtà sorprendente e probabilmente unica. La città partenopea è una meta (anche) da weekend, ma capace di regalare le suggestioni di una destinazione lontana molte ore di volo. Ecco allora dieci cose da vedere, fare o mangiare: renderanno il vostro viaggio a Napoli indimenticabile.
1. Il Cristo Velato
Se in strada provate a chiedere indicazioni sulla Cappella di Sansevero, è probabile che non riceverete molte risposte utili: al più qualche scrollata di spalle. Questo scrigno di tesori inestimabili, tra la gente comune forse sconta ancora la fama che lo circondava nel ’700. Alchimista, scienziato, cultore dell’esoterismo, Raimondo di Sangro principe di Sansevero, in quest’edificio conduceva una quantità incredibile di esperimenti (piuttosto oscuri, per la verità). Tra i suoi risultati più impressionanti ci sono due scheletri su cui sono ricostruiti il sistema venoso e quello arterioso. Le due inquietanti figure oggi si notano appena tra le altre bellezze della cappella.
Il celebre Cristo Velato è lì, giusto al centro della cappella. Questa scultura, realizzata nel 1753 da Giuseppe Sanmartino, vi emozionerà proprio come emozionò il Canova che, si dice, avrebbe dato dieci anni della sua vita pur di essere l’autore di un’opera simile. Quel sottile lenzuolo è tanto realistico da suscitare la tentazione di sollevarlo per vedere il volto del Cristo. Per anni alcune leggende hanno circondato quest’opera: l’incredibile velo sarebbe addirittura il risultato riuscito di uno degli esperimenti del principe di Sansevero. Una "marmorizzazione" di un velo di stoffa posto sul corpo del Cristo. E invece no, il Cristo Velato è un unico, straordinario, blocco di marmo. Nella stessa cappella troverai altre due sculture significative: la Pudicizia (una Maddalena coperta da un velo marmoreo sorprendente quanto quello del Cristo) e il Disinganno, in cui compare la figura, davvero evocativa, di un uomo che si libera dalla rete degli inganni in cui era rimasto impigliato.
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2. Toledo, fermata d’autore
Ecco una delle stazioni della metropolitana più belle d’Europa. Situata nel quartiere San Giuseppe, la stazione di Toledo è stata progettata dall’architetto catalano Oscar Tusquets Blanca. La sensazione netta è quella di trovarsi dentro un acquario: due grandi mosaici di William Kentridge, le scale mobili illuminate dall’interno, l’elegante gioco di colori e la suggestiva galleria del mare di Bob Wilson rendono unica questa struttura. La fermata Toledo è attiva dal settembre 2012, inaugurata dopo diversi rallentamenti dei lavori dovuti innanzitutto al ritrovamento di reperti archeologici risalenti a diverse epoche storiche (sono stati rintracciati addirittura frammenti ceramici del Neolitico).

3. Pizza & Co.
Sì, la pizza è Napoli e Napoli è la pizza. Qui, il capolavoro della gastronomia popolare è largo, con un "cornicione" alto e morbido e ingredienti di prima qualità: un amalgama perfetto di farina, mozzarella, pomodoro e olio d’oliva. Nelle pizzerie tradizionali ci sono due grandi classici: la margherita e la marinara (rispetto alla prima rossa e con acciughe). Il più delle volte la pizza ti verrà servita su piatti incapaci di contenerla per intero, posati su larghi tavoli di marmo. Dove mangiarla? Dal 1935 c’è Sorbillo ai Tribunali ma la scelta è davvero ampia. Un altro nome almeno? Starita, nel quartiere Materdei, una storica pizzeria con 112 anni di attività e un menu con oltre 70 diversi tipi di pizza. Nel 1954 questo locale fu anche il set de "L’oro di Napoli", film diretto da Vittorio De Sica e interpretato da Sofia Loren.
Ma lungo le strade di Napoli non si trova soltanto pizza. Le friggitorie del capoluogo campano sono simboli dello streetfood, e il cuoppo un cono di cartone che contiene il fritto, un autentico simbolo. Punta dritto alla Friggitoria Vomero, aperta nel 1938 nell’omonimo quartiere dalla famiglia Acunzo. Crocchè di patate, palle di riso, zeppole, frittatine e graffe dolci (immerse per il tempo giusto in un olio di grande qualità rinnovato continuamente) sono semplicemente deliziosi.
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4. Le catacombe
Accanto alla Basilica della Madre del Buon Consiglio, salendo verso Capodimonte, s’incontra l’infopoint da cui partono le visite alle Catacombe di San Gennaro, cimitero sotterraneo decorato con affreschi paleocristiani. La cooperativa sociale La Paranza propone non solo visite guidate alle catacombe di Napoli, ma anche passeggiate verso il rione Sanità, un tempo regno del celebre Totò, il principe Antonio de Curtis. Il tour è una buona occasione per conoscere da vicino la realtà di questo storico quartiere e le iniziative mirate a creare opportunità di lavoro per i giovani strappati all’illegalità. Negli spazi restaurati dell’ex convento domenicano adiacente alla chiesa, La Paranza gestisce anche un accogliente bed & breakfast.
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5. Napoli sotterranea
C’è un’altra visita guidata che nel capoluogo campano merita di essere vissuta: è quella a Napoli sotterranea. Raggiunti i quaranta metri sotto il livello della strada, esplorerai l’antico labirinto di acquedotti, gallerie e cisterne che si dipana sotto la città. Gli antichi greci furono i primi a scavare questo dedalo di gallerie, che utilizzavano per estrarre dal sottosuolo il tufo da costruzione e per canalizzare i corsi d’acqua provenienti dal Vesuvio. Ampliata dai romani, la rete di condutture e cisterne fu poi utilizzata come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Attenzione però: parte della visita guidata si svolge a lume di candela attraverso passaggi estremamente angusti.
6. Il Parco Virgiliano
Affacciato su una scintillante distesa di mare, dalla punta più occidentale dell’elegante collina di Posillipo, questo parco cittadino tanto amato dai napoletani è il luogo giusto per rilassarsi. Dirigiti verso una delle sue terrazze e contempla il panorama che spazia da Capri, a sud, passando per Nisida, Procida e Ischia a sud-ovest, fino al Golfo di Pozzuoli e Bagnoli a ovest. Se sei appassionato di storia, ti farà piacere sapere che proprio sull’isolotto di Nisida, Bruto organizzò la cospirazione contro Giulio Cesare.
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7. L’inferno della Solfatara
Autobus e metropolitana (c’è la linea 2) collegano costantemente il centro della città con Pozzuoli, comune che rientra nella città metropolitana di Napoli. Una volta alla fermata Pozzuoli, prendi uno degli autobus urbani che dalla stazione procedono in salita e scendi alla Solfatara. Troverai, inquietante e surreale, un grande cratere fumante già noto ai romani (che qui pensarono avesse dimora il dio Vulcano). All’estrema periferia del cratere scorgerai le Stufe, due antiche grotte scavate alla fine dell’Ottocento per ricavarne saune naturali. Chiamate Purgatorio e Inferno, possono raggiungere entrambe una temperatura di 90°. Da migliaia di anni vengono decantate le proprietà terapeutiche del fumo acre (hai presente l’odore dell’uovo marcio?), del fango ribollente e delle acque sulfuree del cratere.

8. Le meraviglie del centro storico
Il centro storico di Napoli è una sorta di caotica babele, un labirinto di vie che s’intrecciano a rovine silenziose, facciate fatiscenti che nascondono interni barocchi sontuosi, santuari intrisi di spiritualità addossati ad assai più mondani bar e locali pubblici affollati. Nessun’altra parte della città è più intrigante e affascinante di questa, né può offrire una tale quantità di tesori. Metti ai piedi scarpe comode e preparati a camminare tanto, magari partendo da Porta Nolana, una porta quattrocentesca oggi nota soprattutto per essere l’ingresso dell’omonimo mercato. Ti troverai subito immerso nei colori e nei profumi della Napoli più popolare. Le vasche azzurre con il pescato del giorno, le grandi olive in salamoia, le verdure di ogni tipo promosse con urla e canti dai venditori ti conquisteranno.
Poco più avanti potrai visitare la chiesa della Santissima Annunziata. L’elemento più interessante di questo complesso religioso del Trecento è costituito dalla famosa ruota: situata nel muro dell’orfanotrofio a sinistra della basilica, era utilizzata fino alla fine degli anni ’80 del secolo scorso da genitori disperati che abbandonavano qui i loro bambini. Dall’altra parte del muro sedeva una suora pronta a ricevere i piccoli, lavarli nel vicino bacile e registrarne la data d’ingresso. I bambini più grandi a volte venivano infilati con la forza nella ruota, e talvolta ne uscivano con ferite anche piuttosto gravi.
Ma le sorprese che riserva il centro storico sono tantissime. Qualche altro consiglio? Non perdere Via San Gregorio Armeno: qui si realizzano i famosi presepi e potrai ammirare, in qualsiasi momento dell’anno, le piccole botteghe con gli artigiani a lavoro sulle loro creazioni riprese dalle telecamere di tutto il mondo. A poca distanza c’è Piazzetta che ospia la statua del dio Nilo e, soprattutto, l’altarino dedicato alla divinità del calcio napoletano: Diego Armando Maradona.
9. La chiesa delle Cape Morte
Consacrata nel 1638, questa incantevole chiesa sorge su due livelli: nella parte superiore si trovano pregevoli dipinti come La morte di sant’Alessio , ma è soprattutto quella inferiore a catalizzare l’interesse dei visitatori. Qui infatti è nato il culto delle cosiddette anime pezzentelle (anime dei poveri). Tra il Seicento e i primi dell’Ottocento, la grande tomba senza nome al centro del pavimento accolse le spoglie di molti residenti locali che non potevano permettersi di essere sepolti in chiesa. Sovraffollato di ossa appartenenti a ignoti, l’ipogeo divenne il luogo principale del culto delle anime pezzentelle: qui i seguaci si facevano carico dei resti mortali e pregavano per loro, nella speranza che, una volta raggiunto il paradiso, esse concedessero grazie e benedizioni in segno di riconoscenza.
Ogni giorno venivano celebrate fino a 60 messe e nella ricorrenza di Ognissanti la fila di fedeli diretti alla tomba sotterranea era tale da coprire l’intera distanza di 450 metri tra la chiesa e il Duomo. Le sepolture dei defunti in questo sito cessarono dopo l’Editto di Saint-Cloud (con cui Napoleone stabilì che le tombe venissero poste al di fuori dei confini urbani) ma i santuari scavati nelle sue pareti non furono rimossi.
Il più famoso di questi appartiene a Lucia, un teschio coronato da una tiara e battezzato con il nome che compare su un’insegna al neon a sinistra del santuario. La leggenda narra che il teschio è quello di una sposa adolescente vissuta nel XVIII secolo, la cui tragica morte per tubercolosi le valse il titolo ufficioso di protettrice delle giovani spose. Oggi presso il suo santuario si possono vedere gioielli e bouquet nuziali lasciati in dono da quanti continuano a onorare il culto della anime pezzentelle.
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10. Il fuori porta: Procida
Procida è la più piccola delle isole del Golfo di Napoli. Qui il paesaggio appare indimenticabile sin dall’arrivo in porto (il traghetto per l’isola parte dal molo Beverello di Napoli). A Procida si mescolano macchie di limoni, vecchi pescatori dal volto raggrinzito, case a tinta pastello: quest’isola appare autentica in ogni angolo. I suoi vicoli stretti e scoloriti dal sole sono regno della gente del posto che non sembra badare troppo alla presenza dei visitatori non. A Marina Grande, piccole case dipinte di rosa, bianco e giallo affollano il lungomare offrendo una suggestiva introduzione all’isola. Vedrai pescatori riparare le reti sotto la biancheria stesa ad asciugare e camerieri servire il pescato del giorno in tradizionali ristorantini.