Tre cose da non perdere se andate a Ischia

Redazione Lonely Planet
5 minuti di lettura

Il centro di Ischia, che dal porto arriva fino al Castello Aragonese, è un poetico susseguirsi di spiagge e case color pastello; la costa occidentale dell’Isola Verde è ricca di boschi, giardini e parchi botanici, mentre spostandovi verso le zone più periferiche entrerete in contatto con l’anima vulcanica di Ischia, tra fumarole, antiche terme romane ancora funzionanti e acque termali che sgorgano nelle spiagge. Eppure, tra le numerose esperienze che potete fare durante un viaggio a Ischia, qui ve ne suggeriamo tre da non perdere.

Il Castello Aragonese a Ischia  ©Sean Pavone/Shutterstock
Il Castello Aragonese a Ischia ©Sean Pavone/Shutterstock
Pubblicità

Il Castello Aragonese

La sua forma mima un’immensa sfinge di roccia a zampe conserte sul mare: è l’isola che ospita il Castello Aragonese, originatasi più di 300.000 anni fa dopo un’eruzione vulcanica, in deliziosa posizione strategica di fronte al borgo di Ischia Ponte. La città-fortezza è un labirintico susseguirsi di chiese, conventi e terrazze panoramiche, oltre alle immancabili torri d’avvistamento e persino un inquietante museo delle torture.

Uno dei luoghi più insoliti del sito è il Convento di Santa Maria della Consolazione, un tempo abitato da 40 monache clarisse, primogenite di famiglie benestanti destinate fin da bambine alla vita di clausura per lasciare l’eredità al fratello maschio. Qui, è il Cimitero delle Monache a far rimbombare nell’anima l’eco della penitenza assoluta in cui le monache vivevano: quando una di loro moriva, il suo corpo veniva abbandonato a decomporsi in posizione seduta su una sorta di poltroncina in muratura: così si sottolineava la superiorità dello spirito sul corpo; ma le monache erano anche obbligate a passare ore intere a pregare – in una stanza senza finestre – accanto ai cadaveri putrefatti per meditare sulla morte (e intanto ad ammalarsi per l’aria malsana). Entrate nello stanzino (le ossa venivano poi ammucchiate negli ossari, oggi è logicamente vuoto) e poi uscite per una boccata d’aria e di vita sul Belvedere: gli scorci sono stupendi in ogni direzione.

Dove fare una pausa

Alla Caffetteria del Monastero potrete rinfrescarvi con una bibita; inoltre sarete in mezzo al verde e godrete della vista sulla Baia di Sant’Anna.

Leggi anche:

I Giardini La Mortella

Tutto nasce da Susana Gil e William Walton: lei collezionista botanica, lui uno dei più importanti musicisti inglesi del secolo scorso. Trasferitisi a Ischia nel ‘49, nel ‘56 hanno inaugurato questo incredibile giardino botanico, stracolmo di piante rare, tropicali e subtropicali, provenienti da tutto il mondo. È un microcosmo profumato e lussureggiante, un piccolo gioiello incastonato tra le rocce vulcaniche che Ischia custodisce con vanto.

Il terreno dove ora sorge il giardino era una cava vuota, le sue uniche piante erano quelle di mirto (da qui La Mortella). I Walton chiesero a Russel Page, celebre paesaggista inglese, di ripensare lo spazio: il progetto è durato più di 50 anni.

Superata una schiera di Gingko Biloba, a darvi

il benvenuto alla Mortella saranno la Fontana Bassa e la Fontana 8 Lati, circondate da aiuole ricche di piante acquatiche. Comparirà poi anche la Fontana Principale, uno specchio d’acqua ovoidale in mezzo a rocce vulcaniche. Alla Serra della Victoria potrete ammirare da vicino la Victoria amazonica, una nifea la cui foglia può raggiungere i 2 m di diametro. Prose- guendo tra felci arboree e gerani, attraverserete un sentiero che pullula di fiori esotici; accanto al bar c’è poi una splendida Serra Tropicale, con una collezione di orchidee.

Salendo la scalinata verso la collina, da cui avrete incantevoli panorami sull’isola, vi troverete in un mondo meno intimo e umido, nel Giardino delle Aloe, che mostra tutta la sua tentacolare vanità. Nel Nymphaeum, al cui centro si erge l’ennesima fontana, tre nicchie sono decorate con statue e bassorilievi, perfettamente integrati nel loro ambiente. Vedrete poi il Tempio del Sole, un’antica cisterna di acqua per l’irrigazione che domina una scarpata. In cima alla collina spunta la Cascata del Coccodrillo, così chiamata per la statua in bronzo che pare volersi gettare nello specchio d’acqua. Accanto c’è il Teatro Greco, circondato da lecci e Rosa chinensis; da lì noterete le forme orientali della Sala Thai e lo stagno con piante di loto. Infine, vicino al parcheggio, la Glorieta: circondata da un lago di ciottoli di vetro blu, è ricca di piante profumate come narcisi e rose.

Pubblicità
I Giardini la Mortella © Adwo/Shutterstock
I Giardini la Mortella © Adwo/Shutterstock

Il Monte Epomeo

Conquistare la vetta dell’Epomeo sarà non solo raggiungere un picco geografico, ma anche un picco emotivo: quella vista che spazia a 360° come un applauso per gli occhi vi inchioderà lì, con la mente spiazzata e le gambe tremanti. Tra un misto di vertigini e meraviglia fotograferete isole e golfi e seguirete le scie delle barche da una prospettiva quasi divina. 789 m sul livello del mare, vi sembrerà di volare. Godetevi lo show.

La montagna più alta di Ischia è un vulcano sottomarino, ormai spento, spinto in superficie tra i 100.000 e i 55.000 anni fa dal sollevarsi del coperchio di una camera magmatica; oggi la sua sommità emerge per quasi 800 m.

La prima parte dell’escursione (3 km in totale) sarà la più semplice: percorrerete una strada asfaltata, finché il cemento non scomparirà per far strada allo sterrato. Da lì mancherà ancora 1 km di salita, ma sarà il più impegnativo.

Prima della cima incontrerete il ristorante La Grotta, sorto all’interno di un blocco tufaceo, con una bella terrazza panoramica. Se avete fame, puntate sul coniglio. Per proseguire il percorso dovrete uscire dal retro del locale, e seguire il sentiero. Nei paraggi del ristorante c’è anche la quattrocentesca Cappella di San Nicola di Bari, anch’essa scavata nel tufo, con al suo interno un bel pavimento maiolicato. Accanto c’è un eremo del XVIII secolo decisamente abbandonato; è il luogo in cui si ritirò per sempre Giuseppe d’Argut, governatore dell’isola, dopo essere scampato alla morte. La parte finale della salita è composta di piccoli scalini di tufo, l’ultimo sforzo prima dell’arrivo.

Dalla vetta avrete la prova del nove sull’etimo dell’Epomeo (dal greco epopon, o epopos, io guardo attorno): vedrete tutta Ischia, e allargando lo sguardo verso l’orizzonte potrete scorgere anche Capri e Procida, così come il Vesuvio, i Campi Flegrei e persino le Isole Pontine.

Dove fare una pausa

A metà strada lungo la vostra salita, prima della parte più ardua, incontrerete Miscillo, un baretto con annesso un negozio che vende prodotti a km0. Nato come ritrovo di escursionisti e viaggiatori, è l’ultimo posto raggiungibile anche in auto prima dello sterrato. Perfetto per una sosta tecnica prima di salire, o per una pausa rinfrescante durante la discesa.

 

Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Leggi anche:

Pubblicato nel

Destinazioni in questo articolo:

Campania
Condividi questo articolo
Pubblicità