Sulle Dolomiti con papà: cronaca di un'escursione in famiglia
Quando il fotografo Adri Tan, insieme alla famiglia, ha proposto al proprio padre un viaggio in una qualsiasi parte del mondo per festeggiare il suo sessantesimo compleanno, lui ha scelto di percorrere l'Alta Via 1 (AV1). Il leggendario trekking nelle Dolomiti si sviluppa per 120 km, con arrampicate, ripide salite e paesaggi davvero incredibili. Un'escursione lunga e molto impegnativa, tanto che alcuni membri della famiglia hanno preferito rimanere a casa. Alla comitiva si è così aggiunto la migliore amica di Tan.

«Mio padre ha scelto il percorso, ma mi sono occupata io della logistica» racconta Adri. Per raggiungere il punto di partenza del sentiero la famiglia ha preso un volo per Venezia, poi un autobus dall’aeroporto a Cortina d’Ampezzo, un altro autobus fino a Dobbiaco e, la mattina seguente, un terzo alla volta del Lago di Braies, dove inizia l’AV1. Per i pernottamenti hanno optato per la rete di rifugi alpini estesa in tutte le Dolomiti. Il gruppo ha apprezzato il lavoro di Tan, che parla italiano e ha gestito senza problemi la pianificazioni con i gestori dei rifugi.

Questo viaggio è stato una novità assoluta per Tan. «Non avevo mai fatto un’escursione né un viaggio all’estero con mio padre, se non per andare a trovare la famiglia in Malaysia» osserva Tan, che era l’escursionista meno esperta del gruppo. È stato davvero molto faticoso. «Mi considero una persona abbastanza attiva e forte, ma un buono stato di forma generale non è sufficiente per camminare da 9 a 18 km al giorno ad alta quota».
Chi più chi meno, tutti hanno faticato, «tranne la mio migliore amica, che sembrava avere gambe d’acciaio». Il gruppo, comunque, ha sempre raggiunto i rifugi prima di sera, segno che le difficoltà dei singoli non hanno inciso più di tanto sulla tabella di marcia. «Merito anche di alcuni escursionisti più esperti che ci hanno indicato i sentieri che erano stati spazzati via dalle frane all’inizio della primavera».

«Sono nata nell’anno del Bue, secondo lo zodiaco cinese, quindi in famiglia il mio soprannome è "Cow" (mucca) o "Cow Cow”» racconta Tan. «Abbiamo visto molte mucche al pascolo lungo la AV1 e gli altri si sono divertiti a prendermi in giro: "guarda, ci sono le tue cugine!", dicevano».

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«Eravamo nel pieno dell’alta stagione sulle Dolomiti e quasi tutti i rifugi erano al completo. Le persone in cui ci siamo imbattuti lungo il percorso appartenevano a varie nazionalità, ma durante l’intero cammino abbiamo incontrato solo altre sei persone non caucasiche. Un contrasto molto netto rispetto al Queens, a New York, che è il luogo più etnicamente diversificato in cui abbia mai vissuto. Nelle mie esperienze di escursionismo negli Stati Uniti mi è capitato qualcosa di simile, ma la mia autopercezione è stata forse amplificata dal fatto di trovarmi in un altro paese. Durante il viaggio sono stata sempre molto all’erta nei confronti di possibili microepisodi di intolleranza razziale, il che è stato davvero faticoso. Detto questo, l’escursione sull’AV1 è stata comunque estremamente positiva per me».

«Quando ero bambina, la mia famiglia non aveva molte occasioni per viaggiare. Per lo più ci muovevamo in auto per gli Stati Uniti. Il mio primo viaggio è stato a Yellowstone, avevo 2 anni. C’è una foto buffa in cui tutta la famiglia è in posa e io cerco di scappare».
Un altro viaggio memorabile, sempre in auto, ha visto una Tan undicenne andare dal Minnesota a New York City. «Mi è piaciuta molto New York, anche se ricordo solo alcuni momenti, soprattutto quelli in cui ero stanca e avevo caldo. Ho memoria di gente che vendeva tartarughe per strada a Chinatown, sotto il sole cocente, e credo anche di aver fatto i capricci a Canal Street per indurre mia madre a comprarmi una costosa felpa con cappuccio e zip che desideravo tantissimo. Niente da fare, non me l’ha comprata».

Per Tan, l’escursione dolomitica ha richiesto la stessa resistenza fisica ed emotiva di un lungo viaggio in auto, e il percorso di 11 giorni ha avuto i suoi alti e bassi. «Al primo posto metto i panorami, i più belli che abbia mai visto, mentre ho odiato le salite ripide nei momenti di crisi, quando ero stanca e avevo fame. Sono rimasta piacevolmente sorpresa da quanto siamo andati d’accordo, nonostante la fatica».