Le nostre esperienze gastronomiche più strane intorno al mondo
Viaggiare significa spesso uscire dalla propria comfort zone e provare nuove esperienze, tra cui le specialità locali. Ma prima di lanciarsi ed assaggiare i cibi più strani, ecco qualcosa su cui riflettere. Abbiamo chiesto allo staff Lonely Planet di vuotare il sacco e raccontarci i loro aneddoti più bizzarri in merito al cibo, dagli insetti fritti al pesce fermentato, dai ristoranti negli igloo agli aperitivi più temerari.
Animaletti croccanti, Cambogia
In tutti i miei anni di viaggio ho visto innumerevoli stand di delicatezze locali vendute ai finestrini dei bus, ma non dimenticherò mai i vassoi esposti a Skuon, in Cambogia. Davanti ai miei occhi erano impilate in grandi mucchi delle tarantole viola, con le loro zampe contorte. Avrei potuto scambiarle per una filamentosa versione di jalebi, un tipico dolce indiano. Ma di dolce qui non c’era proprio nulla.
Mentre esitavo davanti alle zampette croccanti dei ragni, ho pensato a come questo piatto possa essere diventato parte integrante della cucina locale. Si dice che durante il periodo del regime dei Khmer Rouge, negli anni ’70, quando la carestia aveva colpito il paese, questo piatto è nato dalla necessità di nutrirsi. E quando poi la situazione è migliorata gli abitanti avevano ormai abituato il palato alle tarantole. Allora ne ho assaggiate due, non erano poi così male.
Matt Phillips, Destination Editor per l’Africa Sub Sahariana Sub-Saharan Africa. Segui i suoi tweet su @Go2MattPhillips.
Un disastro ai frutti di mare, Portogallo
Poco prima che una vacanza con i miei genitori diventasse un divieto, il me stesso tredicenne entrò in un ristorante a Taviria, Portogallo, e ordinò un piatto di choquinhos à algarvia, ovvero di seppie grigliate. Con l’arroganza immotivata di 1) chi non sta pagando e 2) un adolescente che pensa di dimostrarsi navigato scegliendo cibo non convenzionale. Chiamatela una mentalità da e-adesso-guarda-cosa-sto-mangiando. Il problema è che, quando il piatto era arrivato, non potevo proprio mangiarlo. Incubi lovecraftiani mi si manifestavano davanti agli occhi ricordandomi piccoli mostri di gomma con cui giocavo da bambino. E anche nella morte, questi esseri resistevano alla mia forchetta con inarrestabile vigore. Sarà stata la mia immaginazione, ma sono sicuro di ricordare anche un debole verso esalato mentre mangiavo il mio primo e unico boccone.
James Kay, Editor per lonelyplanet.com. Segui i suoi tweet su @jameskay123.
Quasi frutta, Zimbabwe
Durante un safari nelle Victoria Falls, in Zimbabwe, la guida parlò a mia sorella e me di una specialità regionale che avremmo dovuto assaggiare: i vermi mopane. Questi bruchi, da cui nasce la farfalla conosciuta come saturnia del pero, si nutrono dell’albero di mopane, da cui prendono il nome, e la gente del posto li priva di interiora e li lascia seccare al sole per trasformarli in croccanti snack.
Quella notte, il buffet dell’hotel serviva un banchetto di sapori tradizionali, tra cui coda di coccodrillo fritta, spezzatino di bufalo e, ovviamente, i verbi di mopane. Ne assaggiammo uno, tanto per fare il nostro dovere, ma poi mia sorella ne prese una bella manciata con cui guarnì il suo piatto.
Pensando che le fosse piaciuto non dissi nulla, ma il suo entusiasmo svanì presto. Capimmo infatti che non aveva sentito bene la spiegazione della guida e pensava che i “vermi” fossero a tutti gli effetti i frutti dell’albero di mopane e che, quindi, aveva ricoperto la sua cena di insetti senza saperlo. Servirono numerosi dessert per sciacquare la bocca.
Louise Bastock, Assistant Editor di lonelyplanet.com. Segui i suoi tweet su @LouiseBastock.
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Il cocktail da KO, Thailandia
Durante un’incantevole serata passata rilassato sulla spiaggia di Ko Tao, ammirando un tramonto da cartolina, sono stato disturbato da un rumore sordo. Era una noce di cocco più grande della mia testa, e lo so per certo perché cadde proprio a pochi centimetri da me. Avendo effettivamente rischiato di morire, decisi che quel cocco era mio e me lo portai tutto allegro a cena. Quando lo chef vide cosa mi portavo sotto braccio le brillarono gli occhi e si mise a tagliuzzarlo con grande zelo e un altrettanto grande coltello. Saltò fuori che il suo ex fidanzato aveva perso i denti in un simile incidente. Fu così che ebbe la sua vendetta, mentre i miei amici ed io ottenemmo la migliore e più fresca piña colada che abbia mai assaggiato. AnneMarie 1 – noce di cocco 0.
AnneMarie McCarthy, Social News Coordinator a Lonely Planet Travel News.
Uno strano invito, Azerbaijan
Con una certa trepidazione accettai un invito a celebrare Norouz, la festa tradizionale della primavera, con una cena in una capanna in uno degli ultimi paesi cin stile comunista dell’Azerbaijan. Il mio entusiasmo tramontò ulteriormente quando mi fu detto, mentre ci sedevamo per la cena, che le uve usate per il vino erano state pigiate dai piedi nudi degli estranei seduti davanti a me. In effetti tutto ciò che si trovava attorno al tavolo, dalla verdura carnosa alle fette di formaggio, proveniva dal villaggio: o, per essere precisi, era stato importato dal padrone di casa, John, un inglese che produceva la miglior salsiccia di Cumberland di tutto l’Azerbaijan. Nonostante i miei dubbi, il cibo era delizioso, abbondantemente accompagnato da sorsi di vodka fatta in casa: Dopo cena abbiamo fatto a turno per saltare attraverso un falò, un gesto che secondo la tradizione lava via i peccati. Un rituale simbolico forse, ma sicuramente mi ha aiutato a finire la serata con la mente molto più elastica.
Jack Palfrey, Assistant Editor di lonelyplanet.com. Segui i suoi tweet su @JPalfers.
Un piatto nazionale controverso, Islanda
Mi trovo in una cascina situata in una valle tra il tranquillo Eastfjord e le desolate Highlands, in Islanda, e sto mangiando squalo di Groenlandia fermentato a colazione.
L’hákarl ha una reputazione forte quanto il suo odore. Lo chef Anthony Bourdain lo descrive come “la peggiore, più disgustosa e terribile cosa che abbia mai mangiato”. Lo squalo di Groenlandia può vivere fino a 500 anni e diventa grande quanto lo squalo bianco, sebbene raramente si muova più rapidamente di 3 km/h. E la carne di questo lento gigante, che vive nelle acque profonde e fredde, è tossica. Per renderlo commestibile deve esser pressato e appeso per mesi.
Avrei voluto assaggiarne un po’ la sera precedente, ma eravamo indaffarati tra ponti di corde e renne. Quindi non appena è comparso sul mio piatto tra skyr (una specie di yogurt), succo d’arancia e odore di ammoniaca ne ho subito morso un pezzo. Le mie guance hanno avuto un tremito, ma in realtà il sapore è migliore dell’odore: sa di seppia frizzante, con un tocco di gusto di formaggio. Ne ho assaggiati un paio di altri bocconi e li ho accompagnati con alcune tazze di caffè. Non è adatto a tutti e non si può dire che sia buono, ma non credo che l’hákarl si meriti una fama così terribile.
James Smart, Destination Editor di Inghilterra, Irlanda e Islanda. Segui i suoi tweet su @smartbadger.
Il pieno di couscous, Morocco
Allo scoccare del nostro diciottesimo compleanno, io e altri tre amici partimmo per la nostra prima avventura all’estero. Mentre tutti partivano per celebrare la fine degli esami tra le feste di Megaluf, noi decidemmo di visitare il Marocco.
Non ho mai mangiato così tanto couscous: mi ci sono voluti molti anni anche solo per considerare l’idea di mangiarlo nuovamente dopo quelle tre settimane in cui non ho ingerito altro.
L’occasione più memorabile in cui ho mangiato couscous fu a casa di una famiglia berbera sulle montagne dell’Atlante. Guardavamo i nostri sorridenti osti, seduti su un pavimento di fango, mentre setacciavano e scuotevano i grani in una vecchissima ciotola. Probabilmente quello resta il miglior couscous che io abbia mai mangiato, ma ricordo che i miei amici sorridevano mal celando il loro turbamento. Ho imparato che quattro persone possono vivere in maniera molto diversa la stessa esperienza.
Ellie Simpson, Traveller Communications Analyst. Segui i suoi tweet su @gutsygrad.
Dal naso alla coda per Dashin, Nepal
In uno dei miei numerosi viaggi a Kathmandu, in Nepal, un amico mi ha invitato a casa sua in occasione del festival Dashin, in cui gli Hindu onorano la dea Durga e celebrano la vittoria del bene sul male con sacrifici animali e feste di famiglia. Per me era un grande onore essere invitato, ma il mio sorriso è un po’ impallidito quando una serie di zie e nonne hanno iniziato a impilare sul mio piatto le specialità del festival: cervella saltate, intestini bolliti, midollo fritto, testicoli, polmoni ripieni di uova. Come ospite d’onore non potevo rifiutare, quindi ho dovuto assaggiare un po’ di tutto. Per farcela ho cercato di non pensare all’anatomia e concentrarmi sulla consistenza: questo è morbido, questo è gommoso. Il gusto non era cattivo, ma l’esperienza in sé è stata, si può dire, davvero viscerale.
Joe Bindloss, Destination Editor per il subcontinente indiano. Segui i suoi tweet su @joe_planet.
Un banchetto artico, Lapponia finlandese
Quando la fame colpisce e fuori ci sono -30°C, la maggior parte della gente cercherebbe un posto tranquillo in cui mangiare qualcosa e scaldare le dita delle mani. Ma quando ero a Saariselkä, nella Lapponia finlandese, non ho potuto rifiutare la possibilità di mangiare in un ristorante di ghiaccio. Appena messo piede nell’igloo dai bagliori bluastri potevo ancora vedere il mio respiro e non ho osato togliermi i guanti, o nessuno dei miei cinque strati per tutta la durata del pasto. Nonostante tutti i mobili e anche alcuni bicchieri fossero fatti di ghiaccio, il posto era piuttosto accogliente e il tradizionale banchetto artico composto da cremosa zuppa di pesce e il successivo stufato di renna mi hanno completamente scongelato partendo dall’interno. Un po’ come il ristorante stesso, che si è completamente sciolto con l’arrivo della primavera, pronto per essere ricostruito l’inverno successivo.
Gemma Graham, Destination Editor per l’Europa settentrionale. Segui i suoi tweet su @oh_gg.