Viaggiare a Napoli, alla scoperta di street food e specialità locali

Napoli è una città dal cuore pulsante, un luogo dove la tradizione culinaria si intreccia con la vita quotidiana, dando vita a un'esperienza gastronomica unica. Se state pianificando un viaggio all'ombra del Vesuvio, preparatevi a scoprire i sapori autentici del street food napoletano, senza dimenticare le specialità tipiche della cucina partenopea.

L’imperdibile pizza a portafoglio ©Matyas Rehak /Shutterstock
L’imperdibile pizza a portafoglio ©Matyas Rehak /Shutterstock
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Street food a Napoli: i must imperdibili

Che sia fritta, a portafoglio (ovvero piegata in quattro e avvolta in un foglio di carta per mangiarla in strada), con il cornicione ripieno, dall’impasto leggero, Marinara o Margherita, la pizza è il comfort food per eccellenza dei napoletani, per giunta a prezzo contenuto: tutti a Napoli hanno diritto a una pizza. Ma come si fa a resistere anche ai crocchè e al cuzzetiello Tra le specialità più iconiche dovete assaggiare:

  • La pizza a portafoglio: chiamata anche pizza ‘a libretto’, è più piccola della pizza al piatto, economica, piegata e avvolta nella carta per essere mangiata continuando a camminare per la città.
  • La pizza fritta: nasce come alternativa alla pizza tradizionale, ancora più economica: fritta, si gonfia e sazia già solo a guardarla. Era il cibo dei più poveri, ma senza rinunciare al gusto, cotta nei bassi (piccole abitazioni) e pagata dopo una settimana. Con pomodoro o mozzarella incandescenti o ricotta e cicoli (ciccioli di maiale), è un vero cult.
  • Il cuoppo di pesce: un cartoccio di pesce fritto, calamari e gamberi, perfetto per uno spuntino sul lungomare.
  • Il Cuzzetiello: La parte finale del filone di pane cafone fa da contenitore: dentro, di tutto.

Dove mangiare la pizza a Napoli

Marinara e Margherita sono le pizze tradizionali, che non stancano mai e non conoscono

le mode del momento. Alcuni locali storici servono soltanto queste due tipologie. Cotta a legna, tondeggiante, con un diametro che non supera i 35 cm e il cornicione gonfio: così potrete riconoscerla tra mille imitazioni. Da Michele, ad esempio, dove la Marinara è rigorosamente con pomodoro, aglio e origano.

La pizza tradizionale di Napoli ©ovalagncy /Shutterstock
La pizza tradizionale di Napoli ©ovalagncy /Shutterstock

Sfogliatelle e caffè

Nata nel Settecento in un monastero, quello di Santarosa, sulla Costiera Amalfitana, la sfogliatella si chiamò inizialmente proprio ‘santarosa’. Poi il pasticcere napoletano Pasquale Pintauro entrò in possesso della ricetta, la modificò e portò in città questo dolce, destinato a entrare nei trattati di cucina napoletana. E fu subito un grande successo. Tra le varianti troviamo la ‘frolla’, in cui cambia l’impasto, e la ‘coda d’aragosta’ ripiena di crema chantilly o cioccolato.

Dove mangiare le migliori sfogliatelle

  • Da Carraturo troverete fra le migliori sfogliatelle in città.
  • Poppella: Imperdibile l’assaggio della sfogliatella riccia al rione Sanità.
  • Gran Caffè Gambrinus: Se volete gustare una sfogliatella riccia, ma anche la sorella frolla, in una cornice elegante, accomodatevi ai tavolini dello storico bar.
  • Ciorfito: Di solito i napoletani accompagnano la sfogliatella a un bel caffè, un rito che si ripete più volte al giorno. Qui ne fanno uno con la cremina che è da competizione.
  • Mexico: Sono molti i napoletani affezionati al caffè,  perché qua, dal 1948, il caffè è un vero e proprio culto. Il viavai è costante: c’è sempre un buon motivo per gustare ‘na tazzulella ‘e cafè.

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Specialità da non perdere

Che si mangia a Napoli? Pasta e fasule, o con patate e provola, piselli o lenticchie per cominciare (rigorosamente con pasta ammescata, ossia mista); sempre che non vi offrano una ricca genovese con carne e cipolla, uno scarpariello (o sciuè sciuè) con pomodoro e basilico o la pasta con le vongole fujute (scappate), che delle vongole serba solo il ricordo. Poi polipetti alla luciana e carne alla pizzaiola con pomodoro, aglio e origano, oppure una parmigiana di melanzane e un saporito gattò di patate.

A Pasqua assaggiate il casatiello (o tortano), un rustico con uovo, formaggio e salame; se si avvicina il periodo natalizio, state pronti a una sfilata di biscotti che, come bravi soldatini, entrano in scena a fine pasto: rococò (con mandorle), mostaccioli (rombi coperti di cioccolato), raffiuoli (con glassa allo zucchero) e susamielli (a forma di S).

 

La genovese: una bontà tutta partenopea

 

Il nome potrebbe trarre in inganno, ma la genovese è un condimento per la pasta tutto partenopeo, anzi uno dei capisaldi della cucina locale, sempre pronto a trionfare sulle tavole di Napoli, soprattutto la domenica. Pare addirittura che fosse noto già nel Quattrocento. Non si sa se il nome derivi da quello del cuoco inventore, se agli albori della sua diffusione ci sia stata l’esigenza di sfamare i marinai genovesi al lavoro nel porto o se questi ultimi avessero portato la ricetta in città. Quel che è certo è che un buon sugo alla genovese si sposa con gli ziti spezzati, cotti al dente, e che, contenendo carne, può fungere anche da piatto unico. Ma come si prepara? Gli ingredienti fondamentali sono le cipolle (meglio quelle dorate) e la carne di manzo, e carote, sedano e olio. Il sugo, secondo tradizione, andrebbe cotto a lungo (anche diverse ore, mescolando di tanto in tanto e aggiungendo vino o brodo) in un tegame di coccio. Non resta che assaggiare.

 

Dove mangiare la genovese a Napoli

Questo sugo di cipolle e carne lunga cottura è perfetto per un pranzo in trattoria. Assaggiate quella di Marilena, nel ristorante Da Donato, A due passi da Porta Nolana. Famosi anche gli ziti trafilati al bronzo con il sugo alla genovese di Biancomangiare, quelli dell’Osteria Mattonella e della Locanda del Monacone.

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Il tè dei napoletani

Secondo la saggezza popolare napoletana, ‘O purpo s’adda cocere cu’ l’acqua soja (il polpo si deve cuocere nella sua acqua), cioè anche i più boriosi, prima o poi, scenderanno a miti consigli. D’altronde, il polpo bolle in 33 litri di acqua per 33 minuti. Ma lo sapevate che l’acqua di cottura del polpo è una leccornia dello street food?

Una tazza fumante di mare con la ranfetella (tentacolo) del polpo era venduta un tempo per strada a pochi spicci. Tra quelli che fanno ancora ‘o bror ’e purpo durante la stagione fredda, c’è il chiosco ‘O Mericano di Raffaele; in Via Foria, all’altezza dell’incrocio con Via Cavara, è un angolo di autenticità.

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