A piedi da Bologna a Firenze: camminare sulla Via degli Dei

Un cammino nel cuore dell'Appennino tosco-emiliano, lungo le rotte di commerci antichi e all'ombra di monti e località che portano nomi di divinità ancestrali: è la Via degli Dei, cammino in cinque o sei tappe (due o tre se si sceglie di percorrerlo in bicicletta) che collega Bologna a Firenze e conduce passo dopo passo alla scoperta di un Appennino inedito, fatto di testimonianze storiche, paesaggi selvaggi e dolci colline che digradano tra due delle più belle città d'arte d'Italia.

La Via degli Dei attraversa un Appennino inedito ©Khaled Louis Fazely
La Via degli Dei attraversa un Appennino inedito ©Khaled Louis Fazely
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«Ho trovato questo cammino, tra Bologna e Firenze... È abbastanza corto, possiamo finirlo in pochi giorni e promette di essere molto bello». Così ha detto mio fratello al telefono qualche tempo fa, cercando di convincermi a prendere parte con lui e l’altro fratello minore a qualche giorno di “camminata in famiglia”. Eravamo alla ricerca di un tracciato fattibile anche per qualcuno non avvezzo alle lunghe tratte (come la sottoscritta), comodo da raggiungere e abbastanza suggestivo da restare nella memoria per un po’. La Via degli Dei allora non la conoscevo, ma mi è bastato un giro su Google per innamorarmene. Dunque: 130 chilometri, cinque o sei tappe a seconda del grado di allenamento, Bologna come partenza e Firenze come arrivo, e di mezzo il confine appenninico tosco-emiliano, pezzi di tracciato lungo nientemeno che l’antica via Flaminia, montagne e paesi con echi di arcaiche divinità pagane come Monte Adone, Monte Venere, Monzuno. Prometteva bene. «Ci sto», ho risposto.

San Luca Bologna
Il Santuario della beata Vergine di San Luca, a Bologna ©Marco Porcu

Via degli Dei: alcune info pratiche

Seppure ricostruita a partire dagli anni ’90 lungo i cammini utilizzati dai Romani prima e nel Medioevo poi per collegare Bologna a Firenze e facilitare i commerci, è solo negli ultimi anni che la Via degli Dei ha vissuto un vero e proprio boom di interesse: non solo entusiasti escursionisti del territorio, ma anche camminatori da tutta Italia e dall’estero, affascinati dalla possibilità di toccare con mano un territorio vicinissimo eppure misconosciuto, discreto e intatto nella sua tipicità silente, nel suo essere ancora paese e campagna, sentieri e montagna.

La riscoperta della Via degli Dei è stata giustificata anche da alcuni fattori pratici: la relativa brevità del tracciato (130 chilometri, percorribili in cinque o sei giorni) e la comodità dei collegamenti con il punto di partenza e di arrivo, a cui si aggiunge un ottimo lavoro di manutenzione e promozione messo in atto dai territori attraversati. Insomma una via vicina ma selvaggia, comoda ma montana, e soprattutto apparentemente “alla portata di tutti”: ma le virgolette sono d’obbligo, perché la brevità del percorso può trarre in inganno e far sottovalutare un cammino che è, a tutti gli effetti, un’esperienza totalizzante e impegnativa.

Basata su sentieri segnalati dal CAI, l’intera Via degli Dei è ben tracciata e perdersi lungo il percorso è pressoché impossibile. Sono comunque disponibili numerose guide dedicate al cammino e tramite il sito ufficiale è possibile munirsi dell’utilissima cartoguida ufficiale con tutte le indicazioni di altimetrie, chilometri e disponibilità di acqua.

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In cammino

Partiamo in una Bologna ancora mezza addormentata, carichi di energia e di rifornimenti per la prima tappa che ci condurrà fino a Sasso Marconi, dove abbiamo prenotato per la notte presso un b&b sul sentiero. Bologna ha qualcosa di magico a quest’ora: i portici sono pressoché deserti, la luce dorata e soffusa e i passi entusiasti mentre ci dirigiamo verso il Santuario della beata Vergine di San Luca lungo il portico più lungo del mondo. Poi scendiamo fino a Casalecchio di Reno e da lì lungo il fiume Reno, toccando paesaggi fluviali. Diretti verso Sasso Marconi attraversiamo l’Oasi Naturalistica di San Gherardo, ottenuta dal recupero di una cava: a questo punto il percorso inizia a salire. Io inizio anche a sentire il dolore ai piedi e la stanchezza, e negli ultimi chilometri fatico a godere dell’amenità del paesaggio, prati verdi punteggiati di bianco e di rosso in un contesto di morbide colline. Al bed and breakfast, il proprietario ci ha lasciato indicazioni per la cena e per il dormire su un foglio appeso alla porta: mangiamo e ci addormentiamo con l’esotico ruggito di leoni in sottofondo, quelli accolti nel vicinissimo Centro Tutela e Ricerca di Fauna Esotica e Selvatica di Monte Adone (visitabile, su prenotazione).

via degli dei sentiero
Il cammino è un’esperienza ma alla portata di tutti ©Massimo Buonaiuto
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Il Monte Adone (645 metri slm) è la prima vera sfida del cammino: la affrontiamo di mattina presto, in un paesaggio che profuma di resina, e dalla vetta spingiamo lo sguardo su un paesaggio vastissimo. Sotto di noi, laggiù sul fondovalle, si srotola il nastro grigio dell’autostrada, e noi ci sentiamo per qualche attimo privilegiati per la possibilità di viaggiare lenti e silenti, tra boschi tiepidi e scorci bucolici. Dopo la salita, la discesa, giù fino a Brento e poi a Monzuno, dove ci fermiamo per rifocillarci: pare che il nome del paese derivi dal romano Mons Iovis (Monte di Giove) oppure Mons Junonis (Monte di Giunone), a riprova di quanto queste terre fossero importanti per i commerci già in epoche lontane. Un panino e via, dunque, da questo vivace piccolo centro appenninico per ritornare a salire, direzione Madonna dei Fornelli. In circa tre ore superiamo boschi, ondulazioni montane punteggiate di pale eoliche, scorci di contrade contadine, e infine giungiamo a Madonna dei Fornelli, che pare abbia preso il nome da due cose: il santuario della Madonna della Neve e la presenza passata di numerosi carbonai, che accendevano nei boschi piccoli fuochi, “fornelli” appunto.

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La terza tappa è il giro di boa della Via degli Dei: oggi si abbandona l’Emilia Romagna per la Toscana, e il limes è segnato da un pilone dipinto proprio lungo la Flaminia militare, che oggi percorriamo per lunghi tratti. Fa impressione immaginare che quelle pietre siano rimaste lì da oltre 2000 anni, silenziose osservatrici di tempi mutati. Superiamo vecchie fornaci, case in sasso, un lago artificiale e tra scure cattedrali di conifere ci avviciniamo al Passo della Futa, al suo Cimitero Germanico e al Monte di Fo’, dove troviamo alloggio presso un piccolo camping e ci rinfranchiamo dalla pioggerella che, grigia e implacabile, ci ha accompagnati per tutto il giorno, gettando un velo misterioso sui boschi.

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Toscana dunque, nella quarta tappa! Dal Monte di Fo’ saliamo ancora, fino alla Croce di Monte Gazzaro (1125 metri slm), e poi scendiamo al Passo dell’Osteria Bruciata, dove secondo la leggenda sorgeva un’osteria rinomata per... i suoi piatti di carne umana, serviti dall’oste dopo aver derubato e ucciso i suoi ospiti! Pare che una volta scoperta la macabra abitudine, l’osteria diabolica fu data alle fiamme: da qui il nome. Il paesaggio ora ha decisamente abbandonato le velleità montane ed è entrato nell’alveo dell’immaginario tipico toscano: colline coltivate, lunghe e polverose strade bianchissime nel sole, papaveri rossi nei prati. Scendiamo fino al bucolico paese di Sant’Agata del Mugello, frazione di Scarperia, con la sua magnifica pieve romanica dedicata appunto a Sant’Agata, e poi fino a San Piero a Sieve.

Fiesole
A Fiesole è possibile anche prendere il pullman per evitare l’ultimo tratto urbano ©Luca Bruno
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Il quinto giorno decidiamo di fare la tirata e di chiudere il cammino in cinque tappe anziché in sei. Firenze ci attende! Partiamo all’alba, e ancora avvolta nelle brume del primissimo mattino intravediamo la Fortezza Medicea di San Martino, voluta da Cosimo I de’ Medici, considerata una delle fortificazioni italiane più estese di tutti i tempi. Il Mugello ci abbraccia in questo tratto, con i suoi paesaggi bucolici, e noi proseguiamo fino a Trebbio, Bivigliano e poi fino al Convento del Monte Senario. Un breve ristoro e poi via di nuovo, verso Vetta le Croci, dai cui prati verdissimi e ampi riusciamo a scorgere, per la prima volta, le cupole della città medicea. E allora si scende, si sente il brivido dell’arrivo: dapprima a Fiesole, da dove è possibile anche prendere il pullman per evitare l’ultimo tratto urbano, e infine Firenze. La Via degli Dei si conclude in Piazza della Signoria, dove noi tre, sfatti e vissuti come solo alla fine di un cammino è possibile, chiediamo al primo turista di passaggio di scattarci una foto, a memoria dell’avventura tosco-emiliana, all’ombra della Storia e degli dei romani.

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Destinazioni in questo articolo:

Emilia-Romagna Toscana
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