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Firenze da cielo in terra: alla scoperta di percorsi nel verde, sapienza artigiana e antiche torri

Redazione Lonely Planet
14 minuti di lettura

Il suo cittadino più illustre ci ha insegnato che ogni viaggio è fatto di tappe di avvicinamento e di riti iniziatici, non importa quale sia la distanza che si deve percorrere. Prendiamo in prestito questa intuizione di Dante e andiamo alla scoperta di Firenze cominciando dalle dolci colline che la circondano, attraversate da splendide occasioni per le attività all’aperto, e poi esploriamo i metaforici gironi delle sue strade, dove non troveremo figure ultraterrene, ma tentazioni umane e irresistibili. E quando sentiremo il richiamo di una prospettiva ulteriore, come lo stesso Dante ci ha insegnato, saliremo in alto, di torre in torre, quasi fino al cielo. 

Firenze dalla Torre di Arnolfo © Andrea Bonfanti / Shutterstock
Firenze dalla Torre di Arnolfo © Andrea Bonfanti / Shutterstock
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Da un giardino segreto al paradiso dei camminatori

Firenze ama il verde, ma non tutti lo sanno. Divertitevi a scoprire i giardini fiorentini meno noti, perché vi troverete sicuramente il dettaglio che vale il viaggio, quell’attimo di estasi da portare a casa come un ricordo tutto vostro. Come all’Orto botanico: nato per essere un giardino di piante officinali al tempo dei Medici, è un fresco rifugio nel quale nascondersi per scampare al caldo, alle folle o, semplicemente, per ritrovare il filo dei pensieri. Tra tutte le tentazioni di questa città inesauribile, le più ammalianti sono questi momenti di estasi. Perché presi dal sortilegio di tanta bellezza non vorreste più muovervi e andar via!

Sarebbe un peccato, perché vi perdereste altre bellissime esperienze nel verde. Una di esse ha per protagonista l’Arno, la cui pista ciclabile segue la riva destra del fiume nel suo attraversamento del territorio comunale. La prima parte è una strada bianca che inizia fuori Firenze in prossimità del Giardino del Girone e si snoda fino al Teatro Tuscany hall (Lungarno De André) e alla Biblioteca Nazionale. Arrivati in centro, non perdete il recente tratto nei pressi di Ponte Vecchio: da qui, sempre lungo il fiume, raggiungerete con facilità il grande Parco delle Cascine. Questo è il polmone verde di Firenze, pieno di percorsi ciclo-pedonali che conducono fino al Ponte all'Indiano, dove si incontrano l'Arno e il Mugnone.

Per tornare a Dante, e a un punto di vista esterno alla città, un paradiso che non può attendere è la dolce campagna fiorentina, con il suo paesaggio che sembra uscire da un quadro. Vivete questo incanto seguendo almeno una delle tappe dell’Anello del Rinascimento. Questo percorso di trekking non è solo un viaggio alla scoperta di paesaggi suggestivi, ma è anche un modo nuovo per riappropriarsi degli aspetti storici e artistici che gravitano intorno a quello che è stato posto come epicentro del percorso: la Cupola di Santa Maria del Fiore, prodigio del Brunelleschi, simbolo del Rinascimento e della città. L’Anello è ampio e prezioso: alla parte principale (8 tappe per circa 130 km) si aggiungono altri snodi, per un totale di 250 km di pura meraviglia. 

Parco delle Cascine a Firenze © Benjamin Sidney Florence
Parco delle Cascine a Firenze © Benjamin Sidney Florence

Per altri spunti e approfondimenti, ottimi riferimenti sono Firenze The Walking City, app che racconta 18 percorsi dalle rive dell’Arno alle colline, e i due strumenti, del Comune e Città Metropolitana di Firenze, per approfondire la conoscenza del territorio, i portale feelflorence.it e la APP Feel Florence dedicati al turismo e al tempo libero.

A noi che l’abbiamo chiamato in causa fin dall’inizio, però, è ancora il Sommo Poeta a dare l’ispirazione per proseguire il viaggio. Seguendo il corso della sua vita di esule che si mosse, forse a cavallo ma probabilmente più spesso a piedi, fra la nativa Firenze che lo cacciò e Ravenna, la città che lo accolse e dove si spense nel 1321, vi consigliamo di puntare a nord-est verso l’Adriatico, lungo i percorsi delle Vie di Dante, un progetto che propone il viaggio di Dante da Firenze a Ravenna, come prodotto turistico sostenibile all’insegna di ritmi slow tra cultura e natura. Attraverso Toscana ed Emilia-Romagna gemme di cultura e paesaggio si susseguono come perle di una collana, tra piccoli borghi color miele, castelli medievali, chiese romaniche, cascate e pendii immersi nel silenzio di boschi ancestrali. Il fiore all’occhiello sono proprio I Cammini di Dante, due percorsi escursionistici che consentono di ripercorrere le tracce del Ghibellin fuggiasco: 

Il Cammino di Dante (circa 400km, 20 tappe) si dirama tra Firenze e Ravenna scavalcando il ruvido Appennino oppure il più dolce Pratomagno, attraversa in territorio toscano del verde Mugello e la parte superiore del corso dell’Arno e, oltre il crinale, si tuffa a capofitto nel mare di colline della Romagna. Il cammino ha un’andata e un ritorno distinti e lo si può percorrere indifferentemente partendo da Firenze o da Ravenna; se partite dalle meraviglie di Firenze e arriverete a Ravenna, la città che fu capitale dell’Impero romano d’Occidente e, al tempo di Dante, illustre signoria, troverete ad accogliervi le stelle del Mausoleo di Galla Placidia e i mosaici di San Vitale, la cui vista pare abbia ispirato al Poeta i più luminosi versi del Paradiso. 

Il Cammino di Dante in Casentino (circa 200km, 12 tappe) si svolge tutto nella vallata che a più riprese ospitò il Poeta in esilio grazie alla cortesia dei conti Guidi: attraversando foreste e distese di prati sale al “crudo sasso” della Verna e all’Eremo di Camaldoli, testimoni di secoli di ascesi e contemplazione, colleziona una serie di piccoli borghi arroccati, pievi e fortilizi e si conclude a Poppi con il maestoso Castello disegnato da Arnolfo di Cambio 

I due Cammini si incontrano in un punto dell’alto Casentino e costituiscono quindi un sistema di sentieri percorribile in libertà e, grazie all’impegno di enti locali toscani e romagnoli e delle due amministrazioni regionali, presto anche in assoluta sicurezza. 

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La Firenze di Dante

Ora è davvero il momento di vivere la città dal suo interno. Lo faremo proprio in compagnia di Dante. A settecento anni dalla sua scomparsa, per quanto gli sviluppi urbanistici abbiano confuso le tracce, a Firenze può essere individuato un quartiere dantesco. Si trova nel vecchio cuore medievale, fra piazza della Signoria, Orsanmichele, la Torre della Castagna, l’oratorio dei Buonomini di San Martino e la Badia Fiorentina. Vi accorgerete di essere nel luogo giusto da un indizio piuttosto evidente: per queste strade si concentra il più alto numero di epigrafi dantesche, le citazioni dalla Divina commedia, disseminate ad arte come tappe di una grande liturgia letteraria.

La Firenze di Dante è simboleggiata dalle case torri che appartenevano alle famiglie rivali, come i Cerchi e i Donati, che si dichiaravano fedeli ai Bianchi o ai Neri. Fu la lotta tra queste fazioni a far sì che Dante, schierato tra i Guelfi Bianchi, fosse bandito per sempre dalla sua città. In questo piccolo nucleo fiorentino ad alta densità dantesca c’è anche la cosiddetta Casa di Dante: nei tre piani del palazzetto sono esposti pannelli didattici che spiegano la vita nella Firenze trecentesca e alcune riproduzioni del grande poema. Attenti, però: la dimora - che è una ricostruzione ideale - fu costruita soltanto nel 1906 nell’area che nel Medioevo era occupata dalle case degli Alighieri: diciamo, quindi, che la visita è consigliata soprattutto per respirare un’atmosfera e calarsi in un tempo lontano e ancora evocativo. 

Se cercate l’autenticità, invece, puntate sulla chiesa frequentata da Dante, Santa Margherita dei Cerchi. Qui sposò Gemma Donati, fra queste antiche mura riposano nelle loro tombe sia i Donati che i Portinari, i familiari della musa angelicata Beatrice. Commuove pensate che Dante forse l’abbia incontrata proprio qui. Beatrice era nata in via del Corso, dove ora sorge il Palazzo Salviati - Da Cepparello - sulla facciata è posta una lapide con i versi di Dante – e morì a soli 24 anni. Il poeta la celebra e la piange nelle rime della Vita nuova: rileggete il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare quando sarete per queste calli.

Anche le strade che costeggiano il Duomo, via della Canonica, via delle Oche e via Sant’Elisabetta (dove si può ammirare l’unica, antica torre circolare di Firenze, detta della Pagliazza) hanno ancora un impianto medievale. Ma l’itinerario dantesco non può prescindere dall’incontro con quello che nell’Inferno il poeta chiama il “mio bel San Giovanni”, il Battistero di Firenze, dove lo stesso Dante fu battezzato. Al suo interno si ammira il grandioso mosaico duecentesco che raffigura il Giudizio universale: sicuramente le figure demoniache ispirarono molte descrizioni dei gironi infernali. Infine, se vorrete cercare la sua tomba, tenete presente che in Santa Croce, tra i sepolcri degli italiani illustri, si trova soltanto il cenotafio del poeta. Le sue spoglie riposano a Ravenna, dove l’Alighieri morì. La sua immensa eredità culturale, tuttavia, è ancora viva: viene propagata dalla Società Dantesca, che ha sede nell’antico Palazzo dell’Arte della Lana, accanto a Orsanmichele, e nel 2021 saranno innumerevoli le iniziative in tutta Italia per celebrare il settimo centenario della sua morte. 

Rigorosamente a mano, il meglio dell’artigianato fiorentino © mariakray / Shutterstock
Rigorosamente a mano, il meglio dell’artigianato fiorentino © mariakray / Shutterstock

Arte oltre l’arte: l’essenza di una tradizione secolare nell’artigianato e la street art

A spasso per il centro di Firenze incontrerete opere d’arte che non sono custodite all’interno di musei (anche se almeno un’eccezione che conferma la regola ve la diremo): sono i manufatti degli artigiani fiorentini. Il loro lavoro è stato raccontato in modo magistrale dalla regista Cinzia Th Torrini nel documentario Firenze, capitale mondiale dell’arte e dell’artigianato: guardatelo e lasciatevi condurre in un mondo fatto di persone che tramandano un capitale umano dal valore inestimabile, che supera la dimensione dell’artigianato: c’è chi sostiene, infatti, che il Rinascimento sia nato proprio nelle botteghe, in ambienti dov’era naturale condividere saperi e competenze.

A questo punto, probabilmente, vi sarà venuta voglia di fare le cose in grande: ecco un’idea per farvi godere un assaggio del meglio. Un esempio di creazione e cura a artigianale trasportata nel mondo dello spettacolo è ben visibile fra le sale della Fondazione Zeffirelli, uno dei musei più recenti della città, ospitato nel Complesso di San Firenze. I bozzetti, i costumi, le scene delle opere e dei film che hanno portato Franco Zeffirelli al successo internazionale sono un lavoro eccezionale che affonda le radici nella tradizione del “fatto a mano”.

Per un’immersione nella dimensione artigiana, i fiorentini non hanno dubbi: non c’è posto migliore del Vecchio Conventino in Oltrarno, il luogo dove le arti artigiane sono praticate, insegnate e promosse, valorizzato dal progetto Firenze Creativa, la piattaforma web dedicata a tutte le energie del nostro territorio, conosciuto nel mondo come la culla della creatività.

A proposito di borse e scarpe: sono sufficienti pochi passi per accorgersi di quanto il mondo della pelletteria sia fortemente legato alla storia di Firenze. Per le vie del centro si è ancora pervasi dal profumo del cuoio proveniente dalle varie bancarelle e botteghe. Il legame è antico, perché la conciatura delle pelli era già nota in questo territorio all’epoca degli Etruschi. Ma fu nel 1400 che le ricche famiglie fiorentine cominciarono a investire sugli artigiani conciatori, portando parte della produzione del settore all’interno della città. Storicamente è il quartiere di Santa Croce che vede il maggior numero di botteghe e una celebre Scuola del Cuoio, dove questa nobile arte è insegnata a studenti di tutto il mondo.
 Oppure, per un’esperienza d’eccezione a tu per tu con il meglio dell’artigianato locale, scoprite le pelletterie del progetto Autentica Firenze. Infine, per continuare a seguire il filo rosso di una tradizione secolare, è un’ottima idea partecipare ai molti itinerari dedicati alla scoperta delle Attività Storiche Fiorentine e a una Firenze Insolita che trovate su Destinationflorence.com: potrete visitare alcuni degli straordinari laboratori e osservare esperti artigiani al lavoro per produrre meravigliose opere di tipico artigianato locale, quali incisioni, stampe, mosaici, carta marmorizzata, smalti e oggetti d'argento e oro, e molto altro ancora.

E dopo l’arte “artigiana”, è il momento di godersi l’aria aperta con una passeggiata alla ricerca della street art fiorentina: dal tempo dei romani, ma in particolar modo dal 1200 le strade di Firenze sono state infatti arricchite dai “tabernacoli”, da secoli “compagni di via” di ogni cittadino e viandante di passaggio. Stiamo parlando di quelle immagini sacre che caratterizzano la maggior parte delle piccole vie del centro storico fiorentino e i loro angoli. Una forma di architettura religiosa davanti alle quale, da sempre si accendono lumi che testimoniano la fede (o la scaramanzia) degli abitanti, proteggono i viaggiatori e illuminano le strade di notte. Potete vagare a caso tra le strade della città e fermarvi incuriositi davanti a ogni tabernacolo in cui vi imbatterete, ma se volete sentire le loro storie e le storie dei loro quartieri il tour perfetto è questo.
Negli ultimi anni, però, la street art a Firenze è veramente fiorita grazie agli interventi di molti artisti: da Clet, che dà sembianze umane e “vive”ai cartelli stradali a Blub, che spinge sott’acqua ritratti celebri. Sono poetiche le figurine stilizzate di Exit, mentre è tutto femminile il gruppo Lediesis, che valorizza le donne come super eroine del nostro presente; infine un famoso street artist napoletano, Jorit, ha arricchito un quartiere un po’ periferico di un suo mega-ritratto del Presidente del Sudafrica Nelson Mandela. Tutte testimonianze di una vena creativa che non si è spenta, che punta al bello e al bello condiviso.

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Il centro di Firenze dalla Cupola del Brunelleschi © Sean Xu / Shutterstock
Il centro di Firenze dalla Cupola del Brunelleschi © Sean Xu / Shutterstock

Firenze dall'alto delle sue torri

Se Dante stupì gli stessi contemporanei con il suo etereo viaggio verso il Paradiso, un altro grande toscano, Leonardo, quasi due secoli dopo sognò di costruire macchine in grado di volare, per condividere con gli uccelli il privilegio di librarsi nel cielo. Forse aveva proprio questo in mente: nulla come uno sguardo dall’alto consente di cogliere la misura esatta delle cose. A Firenze esiste da sempre un modo per godere di questo punto di vista privilegiato. Anzi, in verità ne esistono almeno due. 

Il primo è un’emozione fortissima soprattutto se si arriva da Siena. Superata Arcetri con le sue suggestioni galileiane, si sbuca quasi all’improvviso su Piazzale Michelangelo, il belvedere adagiato sulla collina sopra Firenze. Poco importa che questo avvenga in una tersa mattina di dicembre o in un caldo e aranciato tramonto estivo: proverete comunque un tuffo al cuore. Sotto i vostri occhi si dispiegherà uno dei profili urbani più belli del mondo: la cupola di Santa Maria del Fiore, il Campanile di Giotto, la Torre di Arnolfo. Riprendete fiato: sì, siete a Firenze! Un approccio forse ancora più suggestivo al piazzale consiste nel percorrere Viale Poggi salendo dal Lungarno, e ammirare le fontane, le cascate e i giochi d’acqua delle Rampe, recentemente restaurate.

Il secondo modo vi proietta già nel cuore dell’abitato. Consiste nel salire sulle torri che la città ancora conserva. Scendendo da Piazzale Michelangelo, incontrate la Porta San Niccolò, costruita nel 1345 e unica fra le antiche porte ad aver mantenuto l’originaria altezza. In estate potrete visitarla, godendo di una vista strepitosa. Passato l’Arno, subito di fronte, ecco la Torre della Zecca, che ricorda il luogo dove venivano coniate le monete fiorentine con l’uso di magli azionati dall’acqua del fiume. 

Dopo queste ricognizioni quasi aeree, osservate la città dall’interno, ma mantenendo la prospettiva dall’alto, salendo per i gradini di uno dei suoi simboli: la Torre di Arnolfo di Palazzo della Signoria. Quasi alla fine della scala (quando la vedrete potrete tirare un sospiro di sollievo: sarete a un passo dalla meta!) si trova una piccola cella, chiusa da una pesante porta, che farà la felicità degli appassionati di storia. Cinicamente detta l’Alberghetto, è il luogo in cui furono incarcerati Cosimo il Vecchio nel 1433 e Savonarola nel 1498. Il duca ne uscì per andare in esilio, il predicatore, invece, per essere impiccato e bruciato in Piazza della Signoria. Voi limitatevi a ridiscendere prudentemente le scale… 

Di nuovo in strada, ritrovate le energie con l’aiuto di un gelato, poi chiudete il cerchio con una nota di consapevolezza storica: molte delle torri su cui siete saliti non esistevano al tempo di Dante: i cantieri di Palazzo della Signora e il Campanile di Giotto furono avviati negli ultimi anni del Duecento e di lì a poco, lo sappiamo, per il Poeta si aprì la via ingrata dell’esilio. 

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