Manifesta approda a Barcellona
Da settembre a novembre 2024, Barcellona ospiterà Manifesta 15, la biennale nomade dedicata all’arte contemporanea, ma lavori di preparazione e indagini sono già in corso, per realizzare un’edizione che si preannuncia come la più ampia e ambiziosa di sempre.

¡Benvinguts a Catalunya!
Ripensare una città attraverso l’arte, la cultura e le istanze sociali. Sono i tre pilastri alla base di Manifesta, la biennale itinerante di arte contemporanea, che dopo essere passata a Prishtina, capitale del Kosovo, approderà a Barcellona con la 15esima edizione che sarà la più grande -e ambiziosa- di sempre. Ad annunciarlo, è stata Hedwig Fijen, fondatrice e direttrice dell’evento che da trent’anni ormai lavora per riconquistare le città, recuperare i quartieri periferici e, in tempi più recenti, affrontare anche le preoccupanti emergenze ecologiche che colpiscono città e nazioni europee. A ospitare l’evento dall’8 settembre al 24 novembre 2024, non sarà soltanto il capoluogo catalano ma anche dieci comuni della Comunità (Badalona, Cornellà, Granollers, L’Hospitalet de Llobregat, Mataró, El Prat, Sabadell, Sant Cugat, Terrassa y Santa Coloma de Gramenet) in linea con la visione e la missione della biennale: decentrare le infrastrutture culturali coinvolgendo l’intero territorio e dare così vita a un quadro geografico per gli interventi artistici che si estenda per tutta la vasta area metropolitana.
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I tre temi di Manifesta 15
Come accaduto nelle precedenti edizioni, anche Manifesta 15 è preceduta da una fase di ricerca per studiare il tessuto urbano della regione, monitorare i principali temi socio-culturali del territorio e identificare così gli specifici interventi artistici, socio-culturali ed ecologici da realizzare. A guidare questa indagine, lavorando con artisti e architetti locali, è stato il mediatore creativo Sergio Pardo, architetto spagnolo residente a New York, che ha identificato tre nodi ambientali che articoleranno i tre temi rilevanti del processo partecipativo eco-sociale: immaginare un futuro e gli strumenti che abbiamo per farlo (area del fiume Besòs), come gestire gli squilibri nel quadro dei beni comuni (delta del Llobregat) e come vogliamo curare ed essere curati (catena montuosa del Collserola). Queste tre aree geografiche che circondano Barcellona sono i tre spazi che dovranno dialogare con la metropoli catalana e lo sviluppo urbano-industriale che l’ha travolta negli ultimi anni.

Giungla urbana
Negli ultimi decenni, infatti, Barcellona ha vissuto uno sviluppo urbano ed economico senza precedenti: la veloce gentrificazione della città, della costa e persino delle aree naturali che ha comportato l’innalzamento dei costi degli affitti e della vita, l’utilizzo smodato dei terreni per lo sviluppo del settore immobiliare e industriale e l’introduzione del modello Super Block per la gestione del traffico cittadino. Il focus della Biennale sarà proprio la contaminazione tra l’area metropolitana, le comunità che la abitano e i loro bisogni attraverso interventi artistici e progetti comunitari. Gli obiettivi principali? Creare accessibilità per un pubblico diversificato, implementare i processi partecipativi, compresi canali rurali e urbani con progetti decentralizzati, ideare progetti verdi e basati sulla comunità. Tutti temi su cui il team di Manifesta 15 Barcellona sta già lavorando.

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Spazio alla natura
"Le arti e la cultura hanno un ruolo critico nel processo di trasformazione ecologica e sulle attuali questioni globali legate alle crisi ambientali, umanitarie e politiche. L’ambizione di Manifesta 15 Barcellona è integrare cultura e natura, scienza, diritti umani e naturali. Montagne, fiumi e mare sono l’origine, l’ispirazione e i protagonisti di questa nuova edizione", ha spiegato la direttrice Fijen. Sono anche le barriere naturali di una città che, altrimenti, non smetterebbe di espandersi e che proprio per questo sono costantemente a rischio e necessitano di monitoraggio. E allora, ben vengano la creazione di strutture urbane e mobilità alternative, nuovi modi di connessione delle comunità socio-artistiche con le infrastrutture locali e decentralizzazione dell’attenzione culturale verso la periferia per scoprire anche altri lati e aspetti di una città unica al mondo.