Destinazione Catalogna: itinerario alla scoperta di un tesoro spagnolo
Attorno a Barcellona con la sua vita incessante, i suoi splendidi musei e le sue architetture visionarie, e oltre alle spiagge movimentate dei suoi dintorni, c’è un mondo da esplorare e che sa stupire: la Catalogna. Ecco il nostro itinerario attraverso una regione d’Europa che con i suoi tesori è in grado di superare tutte le aspettative.

La comunità autonoma di Catalogna, la regione più orientale della Penisola iberica, è per molti di coloro che giungono via terra il punto di arrivo in Spagna. Un accesso che viene rapidamente attraversato per dirigersi verso il centro o il sud, o persino le regioni del nord ovest, o che al contrario fa solamente da ‘salottino d’ingresso’ per precipitarsi a Barcellona, celebre e affascinante città sulle rive del Mediterraneo. Ma tutto attorno al capoluogo catalano, eccezion fatta forse per note le spiagge, c’è un intero mondo da scoprire, un paesaggio complicato, sferzante e dolce, che riserva sorprese da lasciare a bocca aperta.
Intendiamoci subito: la missione è esplorare un po’ di quel tanto che c’è oltre alla celebre città di Gaudì e Montserrat Caballé, non evitarla. Quindi, entrando nel paese dalla Francia, aggireremo il capoluogo catalano attraversando campagne vitate e puntellate di castelli, ci inoltreremo fino a Lleida, affronteremo gli spalti rocciosi del Priorat e poi risaliremo fino a Barcellona, compiendo uno dei tanti giri possibili in questa splendida regione.

Varcato il confine, iniziamo sostando in un villaggio che negli anni Settanta era una sorta di rendez-vous per chi si recava a passare l’estate nella Spagna della recentemente conquistata democrazia: Cadaqués. Questo centro che accoglie il mare in un candido abbraccio, ammaliò la personalità eccentrica di Dalì - che qui nei dintorni ha lasciato la sua celebre ‘casa delle uova’ - e ancora lascia quasi intontiti nella luce dorata del mattino. Sarà questo il nostro punto di partenza per esplorare le possibilità di visita del Promontorio di Cap de Creus, un unicum dal punto di vista orografico, geologico, naturalistico e storico.
Iniziamo proprio dal capo, il punto più orientale dell’intera Penisola iberica, uno sperone di roccia proiettato sulla vastità del mare, frequentato nel corso del Medioevo da centinaia di pellegrini diretti al Monastero di San Pedro. In questo affascinante edificio fortificato a strapiombo sulla scogliera, si riteneva fosse conservata un’importantissima reliquia: il cranio di San Pietro. Oggi si visitano ambienti ancora magniloquenti, resti di una grande chiesa gotica e si pranza con vista fra le mura antiche. La storia è presente anche sotto forma di testimonianze megalitiche: il promontorio conserva infatti la maggior concentrazione di dolmen preistorici su territorio europeo.

Ma i punti di forza del promontorio sono soprattutto la sua meravigliosa natura e i panorami, apprezzabili al meglio con un giro in catamarano, tanto nella bella stagione, bagnandosi in calette idilliache dove prospera la posidonia (pianta acquatica importantissima per l’equilibrio biologico del mare) o spaziando con lo sguardo dalla Francia fino a dove arriva la vista.
Ci si inoltra nel territorio e raggiungendo la prima perla medievale del viaggio: Pals. Questo borgo incantato è un labirinto di viottoli acciottolati, che si insinuano tra antiche dimore, fortezze e chiese romaniche. Gli edifici più antichi risalgono all’XI secolo, ma gli archeologi hanno scoperto qui testimonianze ancora più antiche, come tombe di epoca visigota. In pochi chilometri ci siamo già tuffati nella magia catalana, passando da scogliere calcaree a villaggi dal color della sabbia.
La storia in Catalogna va di pari passo con l’innovazione e così una delle aziende agricole della provincia dell’Empordà (il cui nome viene da ‘emporium’, luogo di scambi e passaggio) specializzata nella coltivazione delle mele ha deciso di impiegare la materia prima non destinata al commercio per la produzione del primo sidro spagnolo. Si tratta di Mooma, un’oasi di quiete agreste dove dissetarsi e sfamarsi e dove seguire la produzione del ‘vino di mele’ che qui si può anche acquistare.

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Un’efficiente rete autostradale porta a Lleida - Lerida in castigliano - fra le città catalane di certo quella meno battuta. Questo però è il luogo ideale per immergersi nella cultura gastronomica della regione, non senza aver prima ammirato l’imponente cattedrale, uno dei migliori esempi di gotico internazionale a queste latitudini. La Cattedrale de La Seu Vella è infatti non solo il monumento principale della città, ma anche un complesso unico. Una chiesa, un grande monastero con un chiostro aperto sia sull’interno, come è normale, sia sull’esterno proiettato sulle campagne circostanti e un’enciclopedia di scultura dai temi bucolici, agresti e fiabeschi.
Se i piatti di mare catalani sono giustamente conosciuti, è però nelle ricette di terra che la cucina locale svela i suoi lati più interessanti. Prodotti della terra semplici e affinati con cura servono a confezionare proposte decisamente speciali, come insalate di baccalà, agnelli dalle carni tenerissime e soprattutto il piatto tipico di Lleida: i caracoles, le lumache. Vendute in sacchi grandi come bambini di sei anni le lumache sono l’ingrediente per numerose ricette, che i ristoranti della città sanno preparare in maniera ottima, in alcuni casi eccellente come al Celler del Roser, proprio nel cuore del centro.
Per buttar giù tutto ci vuole il vino, quindi il viaggio prosegue verso il Priorat, un piccolo fazzoletto di ardesia, decisamente inadatto a qualsiasi coltivazione, che grazie al genio e all’ostinazione dell’uomo riesce a restituire vini di grande spessore. La cultura del vino è presente qui da tempo immemore e le cantine non solo coprono il territorio, ma sono anche nascoste dietro le porte più anonime dei paesi, come quelle del borgo di Porrera, ennesima perla di quiete di questo straordinario territorio.

Fra le pieghe del paesaggio si nasconde infatti ancora la Cartoixa de Escaladei, un complesso monastico del Seicento, ma la cui origine risale al XIII secolo, di grande fascino. Una sorta di parco di rovine barocche al cospetto di monti che insidiano per monumentale bellezza scenari ben più celebri d’oltreoceano. E poi quella che rimane una delle sorprese più emozionanti del viaggio: Siurana. Arroccato su speroni di roccia verticale dove formicolano intrepidi scalatori, questo antichissimo borgo non consente la circolazione alle auto nei suoi tortuosi vicoli. Ma è tutt’altro che chiuso e buio, anzi è esposto ai venti e alla luce in virtù di una posizione straordinaria, a strapiombo su centinaia di metri di valle sterminata.

Come non fossero abbastanza i colori, la luce e la meraviglia, manca un doveroso passaggio a Barcellona, dietro il richiamo delle sirene del modernismo catalano di Gaudì e di quello che potrebbe essere considerato il suo padre putativo: Luis Domènech i Montaner. Non c’è solo la celebre e discussa Sagrada Familia infatti a soddisfare le voglie di chi è appassionato di quella che, fra le manifestazioni internazionali dell’art nouveau, è forse la più colorata, bizzarra e in un certo senso fiabesca. Oltre a Casa Vicens, prima stupefacente realizzazione di Gaudì, l’Hospital de la Santa Creu i Sant Pau è un vero e proprio villaggio modernista dove Domenech i Montaner ha dato sfogo alla sua creatività, competenza tecnica e ha soprattutto espresso un concetto rivoluzionario per l’epoca: il malato è al centro, tutto deve essere funzionale a lui, ma l’ospedale deve anche essere un luogo piacevole, non una prigione.
Oggi l’Hospital è un parco architettonico dove passeggiare per ore e riflettere su arte, architettura e umanità ed è l’ultima proposta-sorpresa del nostro viaggio, oltre ovviamente all’invito a godersi Barcellona e la sua fremente vita. Ma la Catalogna, sappiatelo, riserva ancora molto, allora aprite la cartina e andate in profondità.