Estrada Nacional 2: in auto lungo la statale nazionale più lunga d’Europa, in Portogallo

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Dal confine spagnolo a nord alle spiagge del sud, Ann Abel attraversa il cuore del Portogallo in un viaggio in auto lungo la strada nazionale 2, fra montagne, vigneti e campi coltivati. 


On the road nella Valle del Douro ©Michal Balada
On the road nella Valle del Douro ©Michal Balada
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Lo sento mentre seguo le curve che rasentano i ripidi vigneti della valle del Douro, rallentando prima dei tornanti più stretti. Lo sento ancora mentre attraverso le colline, i boschi di querce da sughero, i campi di grano e i paesaggi aperti dell’Alentejo, accelerando sui rettilinei, dove siamo solo io e le nuvole sopra di me. E lo sento persino nell’ultimo tratto, la dolce discesa attraverso la campagna sterposa, dove le montagne cedono il passo al mare nell’Algarve, aspettando di veder luccicare l’oceano in distanza. Sento di aver fatto bene a scegliere di vivere in questo paese. 

Da quando mi sono trasferita dagli Stati Uniti, nel 2017, ho avuto modo di constatare che, seppur piccolo, il Portogallo è incredibilmente variegato. Basta spostarsi di 50 chilometri in una direzione qualsiasi per imbattersi in qualcosa di straordinario, che sarà molto diverso da qualcosa di altrettanto straordinario situato a 50 chilometri nella direzione opposta. Eppure mi ha sorpreso scoprire che la statale nazionale più lunga d’Europa si trovi nel mio piccolo paese d’adozione. L’Estrada Nacional 2 (N2) corre per 739 chilometri dal confine con la Galizia, in Spagna, alla costa atlantica meridionale del Portogallo. La si può coprire tutta in un’unica giornata, ma sarebbe un vero peccato.

Una strada che abbraccia quattro catene montuose, undici fiumi, ventinove comuni, borghi medievali, maestosi monumenti, bei vigneti e aspri panorami merita almeno una settimana, se non due. Che importa se significa guidare solo un paio d’ore al giorno? In fondo, non tutti i road trips si limitano alla strada da percorrere. 

Il ponte romano di Chaves sul fiume Tâmega ©Luis Pedro Fonseca
Il ponte romano di Chaves sul fiume Tâmega ©Luis Pedro Fonseca

Per qualche motivo, probabilmente per il desiderio di concludere il viaggio in riva al mare, quasi tutti seguono la N2 da nord a sud. Faccio lo stesso, anch’io pensando alla spiaggia. Si parte dunque da Chaves, nel Trás-os-Montes, dove il segnale ‘Km 0’ si trova nei pressi di un antico ponte romano sul fiume Tâmega. Piacevole il primo tratto, ma per me si entra nel vivo circa 100 chilometri più a sud, quando la strada si inoltra nell’Alto Douro, la regione vinicola regolamentata più antica del mondo, oggi sito Unesco (uno dei quattro lungo la via). Andando verso sud da Peso da Régua, un’operosa cittadina lungo il fiume, la strada diventa sempre più tortuosa nel tentativo di seguire i meandri del Douro e dei suoi affluenti. Vigneti terrazzati ricoprono i pendii ripidi delle colline, ognuno con grandi cartelli che indicano le cantine d’appartenenza. 

Più tardi passo da Lamego, una graziosa cittadina vinicola che conserva tracce del suo splendore settecentesco, quando era un importante centro di produzione del Porto. Lascio l’auto per esplorare la città, con le sue magnifiche chiese e il monumentale santuario barocco in cima a un colle. Mi rimetto al volante e devio dalla N2 per raggiungere un vicino ‘hotel vinicolo’, dove dormo in una gigantesca barrique trasformata in camera di lusso. 

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La strada prosegue per circa 60 chilometri fino a Viseu, una delle più affascinanti città della regione Centro, toccando il paesino di Bigorne, il punto più alto dell’itinerario (1000 m, un’altezza, comunque, abbastanza modesta), e Castro Daire, una cittadina con incantevoli pannelli murali decorati con azulejos e magnifiche vedute dei vigneti terrazzati e dei monti. Anche a Viseu faccio una pausa: famosa per i suoi edifici medievali ben conservati, va girata a piedi. 

Da qui mi spingo a sud, superando altri vigneti. Meno ripidi e meno terrazzati di quelli della valle del Douro, abbracciano pendii più dolci, e la strada procede meno tortuosa, permettendomi di ammirare scorci dei monti Caramulo e, grazie al cielo limpido, della catena più alta del Portogallo continentale, la Serra da Estrela, che si staglia in distanza raggiungendo i 1993 m. 

Ben presto il paesaggio, e soprattutto l’architettura, cambia nuovamente, nel punto in cui la N2 si accosta ai paesini costruiti in pietra scistica dell’interno, che sembrano villaggi degli hobbit piuttosto che i candidi borghi assolati associati in genere al Portogallo. A dire il vero, la parte centrale dell’itinerario non è la più emozionante, anche se attraversa una campagna bucolica e borghi tradizionali affascinanti, offrendo la possibilità di rinfrescarsi in una delle tante spiagge lungo i fiumi. 

I grandi spazi dell’Alentejo ©Policas
I grandi spazi dell’Alentejo ©Policas
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Dopo circa 150 chilometri entro nell’Alentejo, il granaio del Portogallo, un luogo in cui la vita rallenta i suoi ritmi. Qualcuno l’ha paragonato alla Toscana, ma i suoi paesaggi aperti sotto nuvole spettacolari e un sole accecante hanno qualcosa dell’immensità della savana africana, seppur con un altro tipo di vegetazione. In estate, i campi di grano sono maturi per il raccolto, in primavera sono ammantati di fiori gialli, e con le piogge invernali risplendono di un verde brillante. 

Parcheggio a Montemor-o-Novo, fulcro della regione, per vedere le rovine del castello e della cittadella, che datano rispettivamente al XIII e XVII secolo. Riprendo la macchina e per qualche ora attraverso piacevolmente un paesaggio inabitato, passando ogni tanto per quei famosi villaggi bianchi dalle case spennellate di giallo o azzurro.

Ci sono ben 200 chilometri di strada prima che l’Alentejo ceda il passo alla provincia più meridionale del Portogallo, l’Algarve. So di averla raggiunta quando arrivo a São Brás de Alportel, una cittadina collinare che era fiorente ai tempi d’oro dell’industria del sughero e ha conservato un po’ di quell’antico splendore. Ospita inoltre la Casa Memória da EN2, un museo che ricorda le tappe della costruzione della strada che ho appena percorso, ultimata nel 1945. 

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Gli ultimi 15 chilometri mi portano a Faro, capoluogo dell’Algarve, dove il cippo che segnala il punto d’arrivo della N2, vicino al centro città, è ricoperto di adesivi dei club motociclistici che hanno completato l’itinerario. Scendo dalla macchina, finalmente pronta a rispondere al richiamo della spiaggia che avevo sentito al ‘Km 0’. 

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Portogallo
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