5 borghi della Toscana da non perdere

Redazione Lonely Planet
7 minuti di lettura

Sono l’ennesima peculiarità della Toscana e per vederli tutti non basterebbe un anno sabbatico, ma i borghi e le cittadine sparse tra Massa e Grosseto accontentano tutti: con vista sul mare o sdraiati in collina, cinti da mura o cullati dalle valli, raccontano la lunga storia di questa regione. Difficile fare una selezione dei più belli, ma ne abbiamo raccolti cinque da cui iniziare la vostra esplorazione, sta a voi continuare questa preziosissima lista perdendovi tra le stradine di campagna e inerpicandovi tra colline e costa.

Uno scorcio da Massa Marittima ©Masini/Shutterstock
Uno scorcio da Massa Marittima ©Masini/Shutterstock
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Massa Marittima, un gioiello medievale

Questa splendida cittadina tra le Colline Metallifere vanta un patrimonio d’arte, architettura e cultura che farà impallidire anche i viaggiatori più esigenti. Si sviluppa sul crinale di una collina, in posizione baricentrica tra Grosseto, Livorno e Siena, e appare nettamente suddivisa tra una ‘Cittavecchia’ e una ‘Cittanuova’, che però di nuovo ha ben poco, dal momento che fu pianificata nel 1228.

Dopo essere stata per secoli feudo degli Aldobrandeschi, essere finita sotto il controllo della Chiesa e aver pagato innumerevoli fiorini d’oro per ottenere la libertà comunale (1225), cadde sotto l’influenza di Siena prima e dei Medici (1555) poi, che ne fecero un importante centro metallifero. 

Cosa vedere

  • Un affresco decisamente bizzarro: la Fonte dell’Abbondanza, un grande albero frondoso dal quale pendono decine di falli sproporzionati, sotto il quale alcune donne si accapigliano per raccoglierne i frutti.
  • Una chiesa sensazionale: La Cattedrale di San Cerbone e i suoi tesori. Il Duomo è dedicato a san Cerbone e domina la piazza centrale di Massa Marittima dall’alto di una ripida scalinata obliqua.
  • Il Museo Archeologico di Massa Marittima, che ricostruisce, con numerosi reperti, la storia del territorio di Massa Marittima dal Paleolitico all’epoca etrusca. 
  • Il Museo degli Organi Meccanici Antichi
  • Il Museo d’Arte Sacra
  • La monumentale Maestà dipinta dal senese Ambrogio Lorenzetti,
  • la Torre del Candeliere, costruita nel 1228 come simbolo di indipendenza e fierezza comunale, da cui si gode di un panorama mozzafiato sui tetti, la campagna circostante e la costa. 

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Certaldo, città natale di Boccaccio

Al confine con la provincia di Siena, Certaldo è un villaggio pittoresco, fatto di stretti vicoli ombrosi, imponenti palazzi e raccolte piazzette che si aprono all’improvviso tra le case in mattoni rossi; elementi che, già di per sé, spiegano la ragione per la quale il centro è frequentatissimo da viaggiatori di tutto il mondo. Aggiungeteci che qui è nato Giovanni Boccaccio e il gioco è fatto.

Toglietevi subito la curiosità e andate a visitare la casa natale dello scrittore: sormontato da una massiccia torre in muratura, l’edificio è stato ricostruito dopo la seconda guerra mondiale e oggi ospita un’estesa biblioteca con svariate edizioni del Decameron e alcuni manoscritti.

La tomba dell’autore si trova nella vicina Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo. Accanto alla chiesa si sviluppa il convento agostiniano, con uno strettissimo chiostro e il Museo di Arte Sacra. Continuate la vostra visita con un giro all’interno del Palazzo Pretorio, tempestato da un centinaio di stemmi araldici appartenuti ai pretori inviati da Firenze, dove troverete i saloni che ospitano le mostre temporanee, le prigioni medievali e una piccola collezione di reperti etruschi. L’ultima goccia di splendore l’edificio la riserva nella Chiesa dei Santi Tommaso e Prospero, un tempo cappella del palazzo e oggi sconsacrata: nell’abside sfoggia il Tabernacolo dei giustiziati di Benozzo Gozzoli.

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Il fascino archetipico di Capalbio

Questo paesello turrito, acciambellato su una collina nel primo entroterra, risponde a tutti i cliché dei borghi toscani: la campagna circostante coltivata a ulivi e vigne, le mura in pietra chiara, i vicoli ombrosi, i gerani alle finestre e un’atmosfera sospesa, profumata da succulenti arrosti di carne che sfrigolano in tegame. Ecco perché, grazie anche alle sue spiagge esclusive, politici e celebrità ne fanno da decenni il loro quartier generale.

Veniteci per una gita d’un paio d’ore, magari al tramonto. Il camminamento di ronda sopra il doppio sistema di mura (quelle interne dell’XI secolo, le più esterne del Quattrocento) che circonda il borgo si percorre in una manciata di minuti, che sono però sufficienti sia per farvi un’idea della conformazione di Capalbio sia per scattare qualche foto strabiliante. Le merlature inquadrano il paesaggio maremmano, dietro cui fa capolino il mare. Una ripida strada acciottolata sale da Porta Senese (1418) verso il centro e conduce alla Rocca Aldobrandesca, che in verità non è un castello, ma piuttosto l’unione di una torre duecentesca coronata da beccatelli e di un edificio neorinascimentale. Si prosegue poi per Palazzo Collacchioni: dopo aver esplorato le stanze della residenza, arredate con mobili d’epoca tra i quali spicca il Fortepiano Conrad Graf (suonato anche da Giacomo Puccini, quando soggiornava da queste parti), salite fino alla sommità della torre per godere del panorama a 360°. Lasciatevi per ultima la Chiesa di San Nicola. Quando attraverserete il piccolo portone di questo edificio medievale, che si apre su una semplice facciata a capanna, sarete assaliti da una strana sensazione di scoperta. Non perché la chiesa sia sconosciuta (d’altronde è ai piedi del castello), ma perché, mentre fuori ci saranno folle di persone con il naso per aria tra i vicoli, qua dentro ci sarete solo voi, in compagnia dei deliziosi affreschi quattrocenteschi che decorano i nicchioni laterali. E sarete contentissimi di vederli con la fioca luce che filtra dal rosone.

Il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle

Le fantasmagoriche ed enormi sculture in cemento, ricoperte di mattonelle multicolori, che popolano questo parco ai piedi di Capalbio faranno impazzire di gioia i vostri bambini, ma sappiate che è ben più complesso il messaggio che si cela dietro questa foresta di simboli.

Realizzate dall’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle, che negli anni ’70 rimase folgorata dal Parc Güell creato da Antoni Gaudí a Barcellona (quello dei lucertoloni sdraiati al sole), rappresentano le principali figure delle carte dei tarocchi. In totale sono 21 le opere d’arte, realizzate tra il 1978 e il 2002. Fatevi disorientare dal luccichio delle migliaia di specchi, maioliche e piastrelle plasmate, cotte e invetriate una a una nel forno del giardino, e cercate la strada per esplorare ogni angolo di questo labirinto, popolato dalla Sacerdotessa, dal Mago, dall’Imperatrice a forma di sfinge (al suo interno l’artista ricavò un miniappartamento in cui visse per anni), dalla Temperanza e dalle altre loro colleghe divinatorie

Il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle  ©Paolo Borella/Shutterstock
Il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle ©Paolo Borella/Shutterstock

Santa Fiora, sull’Amiata

‘Santa Fiora, chi ci va ci s’innamora’ recita un detto locale, impossibile da contraddire: in questo borgo tra più belli di Toscana (e la competizione è davvero alta), si lascia sempre un pezzo di cuore. Si respira un’aria da antica capitale di contea davanti agli affreschi secenteschi del nobile Palazzo Sforza Cesarini, nella piazza principale, e alla Pieve delle Sante Flora e Lucilla, restaurata nel XV secolo e rimaneggiata nel XVIII, che custodisce un’incredibile raccolta di terrecotte, eseguite nella seconda metà del Quattrocento dal grande ceramista fiorentino Andrea della Robbia.

Ammirate l’armonia compositiva del Battesimo di Cristo, le tre scene rappresentate sui lati del pulpito (Ultima cena, Resurrezione e Ascensione), il favoloso trittico nella navata destra e il grande pannello con l’Assunta nella navata sinistra. Se vi intrigano le storie sacre, varcate l’uscio della Chiesa di Santa Chiara, che conserva un crocifisso molto venerato e ritenuto miracoloso, splendida opera lignea del Seicento.

Congedatevi da questo borgo d’acqua, il cui nome coincide non a caso con quello del fiume più importante in zona, il Fiora, con una cartolina scattata dalla Peschiera, un laghetto artificiale che gli Aldobrandeschi usavano come allevamento personale di trote, immerso in un delizioso parco con uccelli acquatici. La vicina Chiesa della Madonna della Neve conserva interessanti affreschi secenteschi, ma vi resterà impressa soprattutto per il fatto che sotto il pavimento vetrato sgorga la sorgente del fiume.

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Barga e i tramonti della Garfagnana

È sulla sommità della collina su cui si arrocca Barga che bisogna andare per iniziare la visita. Qui si trova lo splendido Duomo, la cui facciata è rivestita della lucente pietra locale, detta alberese. Se il cielo è sereno, il tramonto sulle Apuane, con il particolare Monte Forato in bella vista, è sensazionale.

Lasciata la chiesa si può gironzolare nei pittoreschi vicoli del centro, fra atelier d’arte e locali pettinati. Nella frazione di Castelvecchio, nella “valle del bello e del buono, dove il tempo non corre”, si rifugiò negli ultimi anni di vita Giovanni Pascoli. Andateci per visitare la casa-museo, con la cappella attigua dove riposano le spoglie del poeta. Molto più compassata della vicina e ‘rivale’ Barga, Coreglia Antelminelli lascia estasiati non appena la si scorge, in un bello scorcio d’insieme, nel parcheggio fuori dal centro, circondata com’è da boschi di lecci e castagni, e con i rilievi appenninici alle spalle. In paese c’è un piccolo Museo della Figurina di Gesso, antica arte locale. Entrate e cercate il custode Amerigo, sempre disponibile a snocciolare vecchi aneddoti di vita contadina, come quelli di quando si portava a valle il formaggio degli alpeggi, avvolto in foglie di castagna. 

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