In bicicletta in Islanda tra bufere e ghiacciai deceduti

Redazione Lonely Planet
3 minuti di lettura

Il World Artic Tour di Omar Di Felice ha attraversato anche l’Islanda. Il viaggio in bicicletta in solitaria lo ha portato a pedalare unsupported lungo la penisola di Snaefellsness, fino all’omonimo ghiacciaio in una delle zone più scenografiche del Paese. Ma quella che doveva essere la tappa più semplice ed emozionante, il ritorno al luogo da cui le sue avventure nel freddo estremo sono iniziate, 14 anni fa, si è trasformata in un’estenuante lotta contro le bufere.

In bicicletta unsupported lungo la penisola di Snaefellsness © Omar Di felice
In bicicletta unsupported lungo la penisola di Snaefellsness © Omar Di felice
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Come ti ha sorpreso la tappa in Islanda?

Il momento più difficile della tappa è iniziato non appena sono arrivato e ho affrontato la prima giornata: l’Islanda è solitamente più mite rispetto al resto del mondo artico. Qui le temperature non vanno mai abbondantemente sotto lo zero, non si scende mai sotto -10 o -15. Mi aspettavo un clima diverso, ma non avevo considerato l’altro lato della medaglia, ovvero la variabilità meteo elevatissima. Venendo dalla Groenlandia credevo sarebbero stati giorni più semplici da gestire, ma già dal primo giorno ho dovuto affrontare delle bufere di neve pazzesche, sicuramente le più intense che ho trovato in tutto quanto il giro. Fortunatamente, però, appena passate le bufere ho trovato dei momenti in alcune giornate davvero fantastici. Quando ho attraversato il parco nazionale delle Snaefellsness ho trovato sole, cielo azzurro e tutto il panorama imbiancato: è stato il momento più bello non soltanto di questa tappa, ma di tutta l’avventura.

Mai sottovalutare la natura © Omar Di felice
Mai sottovalutare la natura © Omar Di felice

Cosa ti ha insegnato l’Islanda?

Da questa tappa ho imparato che non bisogna mai dare nulla per scontato, nonostante avessi già fatto alcune cose molto difficili in questi 40 giorni di avventura. Qui, appena ho cercato di rilassarmi un pochino, la natura mi ha ricordato che è sempre lei a comandare e a dettare i ritmi. Sicuramente è stata una settimana molto bella a livello paesaggistico ma molto intensa. Anche qui ho avuto la fortuna di vedere l’aurora boreale davanti alla montagna di Kirkjufall, quindi proseguo il viaggio con il bellissimo ricordo di questi scenari pazzeschi per prepararmi all’ultima traversata, fino all’Alaska.

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Qual è una cosa che ti ha colpito?

Ho pedalato fino alla Lettera al Futuro di Andri Snaer Magnason, scolpita nella targa commemorativa posta dove sorgeva il ghiacciaio Okjokull, il primo a sparire in Islanda dopo 700 anni e di cui è stato celebrato il funerale nell’agosto 2019. Lì si legge: “Nei prossimi duecento anni tutti i nostri ghiacciai seguiranno lo stesso destino. Questo monumento serve per raggiungere la consapevolezza che sappiamo quello che sta succedendo e quello che deve essere fatto. Solo voi saprete se lo abbiamo fatto”.

La montagna di Kirkjufall Islanda
La montagna di Kirkjufall svetta nel cielo azzurro © Omar Di felice
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I ghiacciai polari sono ai minimi storici: nell’Artico sono scesi del 22,8% sotto la media, in Antartide del 5,3%. Ma la Groenlandia, che sicuramente è un’area particolarmente sensibile in termini di fusione, non è la sola ad accelerare sulla strada perdita dei ghiacci perenni. È l’intero Nord Europa, tutte le regioni alle soglie del Circolo polare artico, a subire inesorabilmente gli effetti dei cambiamenti climatici. Nel 2000 in Islanda sono stati contati ben 300 ghiacciai grandi e piccoli. Nel 2017 di questi se ne erano già persi ben 56. Sempre in Islanda, nel 2019 si è celebrato, con un “funerale” simbolico, la sparizione dell’Okjokull.

La natura “che muore” è forse il simbolo più evidente ma anche il segnale più triste di quanto l’essere umano stia impattando negativamente sul pianeta. Ed è per questo che l’esempio dell’Okjokull, se da un lato ci mette inesorabilmente di fronte alle nostre responsabilità, dall’altro può e deve essere lo stimolo attraverso cui cercare il cambiamento. Un cambiamento che non può prescindere dalle nostre azioni individuali. Non possiamo voltare la testa ancora e ancora, adducendo sempre come attenuante le colpe del “vicino” o le mancanze dei grandi decisori. Sta a noi, in primis, cercare di dettare l’esempio. Si stima che in Islanda, nei prossimi 200 anni, se l’aumento della temperatura media continuerà su questo trend tutti i ghiacciai presenti faranno la fine di Okjokull.

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Islanda
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