Montagne Pelée: trekking sul vulcano patrimonio Unesco della Martinica

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La Montagne Pelée è uno dei simboli della Martinica. Il vulcano attivo che sfiora i 1.400 metri di altezza domina tutto il nord dell’isola caraibica francese ed è l’immagine che rimane più impressa dall’oblò, quando dopo aver attraversato tutto l’Atlantico, l’aereo vira per scendere verso l’aeroporto Martinique Aimé Césaire, intitolato al poeta e politico martinicano sostenitore dell’ideologia della négritude: l'affermazione dell’identità nera e una critica al colonialismo.

Saint-Pierre, l’antica capitale della Martinica, e la Montagne Pelée © Damien VERRIER/Shutterstock
Saint-Pierre, l’antica capitale della Martinica, e la Montagne Pelée © Damien VERRIER/Shutterstock
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Un’eruzione catastrofica entrata nei manuali di vulcanologia

La Montagne Pelée è un simbolo fisico, questo è evidente, ma anche un elemento di identità culturale, di resilienza e memoria collettiva. L’eruzione del 1902 fece circa 30 mila vittime, distrusse l’allora capitale storica Saint-Pierre che in seguito a quell’evento catastrofico venne trasferita a Fort-de-France.

Il trekking sulla Montagne Pelée è il più bello e appagante dell’isola, una delle escursioni più interessanti che si possano fare ai Caraibi. L’elevato dislivello dell’itinerario più sportivo permette di partire quasi dal livello del mare, attraversare tutta la fascia della foresta tropicale che ammanta i rilievi della Martinica per sbucare sulle creste sommitali caratterizzate da una vegetazione più bassa e da spettacolari formazioni rocciose. Per queste eccezionali caratteristiche naturalistiche, la Montagne Pelée assieme ai pitons, le altre cime del nord della Martinica, è stata iscritta nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 2023.

Il trekking sulla Montagne Pelée è il più bello e dell’isola © pixeltaster/Shutterstock
Il trekking sulla Montagne Pelée è il più bello e dell’isola © pixeltaster/Shutterstock

Itinerari di salita per ogni livello di allenamento

Ci sono itinerari di salita pressoché da tutti i versanti del vulcano. Il sentiero dell’Aileron sul lato orientale della montagna è il più popolare e frequentato, perché è il più facile e con minore dislivello (poco più di 600 metri). Il punto di partenza situato a 822 metri di altitudine presso il grande parcheggio del rifugio dell’Aileron, si trova due chilometri oltre l’uscita della località di Morne-Rouge sulla D39 in direzione di Ajoupa-Buoillon.

Sul versante opposto, quello caraibico, il sentiero della Grande Savane è leggermente più impegnativo, sviluppandosi per una lunghezza di circa 3,5 km su un dislivello di 717 metri e una durata media di marcia di circa due ore e mezza. Per raggiungere il punto di partenza, dal quartiere La Charmeuse all’ingresso del comune di Le Prêcheur si seguono le indicazioni “Grande Savane”: questo itinerario ha il vantaggio di essere più protetto dai venti del versante Atlantico, e quindi leggermente meno esposto alle piogge molto frequenti in questa regione dell’isola.

Una terza alternativa è quella sul versante nord, decisamente la più sportiva perché la partenza si effettua da un’altitudine più bassa. Da Beauséjour (Grand-Rivière) o Desiles (Macouba) bisogna prevedere all’incirca 1200 metri di dislivello in salita. Tutti gli itinerari comprendono tratti di ascesa ripida, poi creste leggermente ondulate ricoperte di bassa vegetazione e infine un breve tratto roccioso, un po’ più tecnico, per chi vuole raggiungere il punto culminante del vulcano denominato Le Chinois a 1395 metri di altitudine.

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Sulla vetta del vulcano © JVPHOT/Shutterstock
Sulla vetta del vulcano © JVPHOT/Shutterstock

Dall’alto, con tempo sereno, vista spettacolare

Qualunque sia la scelta dell’itinerario, è bene sapere che la zona è spesso avvolta da nubi che possono creare qualche difficoltà nell’orientamento, ma soprattutto togliere il piacere della splendida vista che si gode dall’alto. Non scoraggiatevi e abbiate pazienza: nel giro di un minuto si può passare dal grigiore delle nuvole al cielo azzurro, con il blu intenso del mare che si svela come per incanto ai vostri occhi.

Una buona idea può essere quella di partire molto presto al mattino, addirittura con il buio se dotati di una buona pila frontale, per approfittare del sorgere del sole già in quota. In ogni caso si tratta di un’escursione in montagna, quindi sono necessarie scarpe adatte, in particolare dopo le piogge, una scorta d’acqua e una giacca a vento leggera, perché anche se siamo ai Caraibi e a livello del mare splende il sole, in alto le temperature possono essere più frizzanti.

Da annotare, relativamente al clima dell’isola, che da novembre inizia quella che in Martinica chiamano Carême, la stagione secca. È la fine del cosiddetto Hivernage quando, da giugno a novembre, con il calo degli Alisei, l’aria è più umida. Fino a maggio le piogge saranno sicuramente meno frequenti.

Tra le strade di Saint-Pierre  © PHOTOGRAPHY IS ON/Shutterstock
Tra le strade di Saint-Pierre © PHOTOGRAPHY IS ON/Shutterstock
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Cosa vedere e dove soggiornare attorno al vulcano

Saint-Pierre era l’antica capitale andata distrutta durante l’eruzione dell’8 maggio 1902 e ricostruita a partire dagli anni Venti. Le rovine della catastrofe sono diventate un’attrazione turistica: si visitano il vecchio teatro, le chiese del Forte e del Mouillage, mentre la cattedrale di Notre-Dame-de-l’Assomption è stata ricostruita negli anni Venti e arricchita nel 2006 dalle vetrate moderne di Victor Anicet. Nel tempo, la cittadina ha parzialmente riconquistato quella fama di “piccola Parigi dei Caraibi” di cui godeva prima della distruzione.

Per capire meglio quel tragico evento, bisogna visitare il moderno Mémorial de la catastrophe de 1902 – Museé Frank A. Perret, dedicato al vulcanologo americano venuto studiare la montagna nel 1929, durante un successivo ciclo eruttivo. Fu lui ad avere l’idea di un museo, poi più volte rinnovato fino all’ultimo restyling del 2019. All’interno si scoprono gli effetti della terribile nube ardente distruttiva che i vulcanologi definirono da allora “eruzione peleana” dal nome della montagna: gli oggetti di uso quotidiano vennero fusi dal calore. Un esempio è la campana della chiesa che si può osservare spaccata e deformata. A Morne-Rouge c’è inoltre la possibilità di visitare la Maison du Volcan inaugurata nel 1991 da due vulcanologi di fama mondiale, Maurice e Katia Krafft (scomparsi pochi mesi dopo, il 3 giugno 1991, mentre stavano filmando l’eruzione del vulcano Unzen, in Giappone), a cui il regista Werner Herzog ha dedicato nel 2022 il bellissimo documentario The fire within.

A un quarto d’ora da Saint-Pierre, in un grandioso scenario di fronte alla Montagne Pelée, l’Hameau du Morne du Cadets è un agriturismo con produzione biologiche che offre delle ampie camere nelle casette in stile creolo, con vista sulla valle verdeggiante. Il proprietario, Léon Tisgra, detto “Tonton Léon” è uno dei pionieri dell’agriturismo tropicale e dell’agricoltura biologica sull’isola. Saprà raccontarvi molte cose sui frutti e sulla verdura che coltiva, che poi avrete modo di gustare a tavola. Un vero angolo di pace per scoprire la Martinica più autentica.

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