On the road in Svizzera a impatto zero
Dalle città d’arte alle bellezze naturali: l’eco-itinerario elvetico di Kerry Walker svela abbazie, castelli medievali, laghi leggendari e panorami alpini degni di uno jodel. Prendete spunto per un viaggio in auto sostenibile che vi porterà tra le meraviglie delle valli svizzere.

Nulla batte la Svizzera quando si tratta di colmare il divario tra ambienti urbani e naturali. Sono sulle sponde del lago di Zurigo e nel silenzio di prima mattina rifletto su questo punto mentre abbasso il finestrino. Le acque si distendono come un lenzuolo di seta blu, e la luce di fine primavera promette di rendere ogni foto un capolavoro.
Sono su un tratto del ‘Grand Tour of Switzerland’, che in 1600 km mette in mostra gli angoli più belli di questa piccola e fiera confederazione. Concepito con la proverbiale efficienza svizzera, l’itinerario vi conduce senza sforzo da eleganti città a siti Unesco, da laghi a ghiacciai, da passi montani a castelli. Le Alpi fanno spesso capolino e lo scenario, sempre incantevole, è una costante distrazione. E soprattutto, grazie a una fitta rete di stazioni di ricarica, è un tour sostenibile, percorribile interamente con un veicolo elettrico. Troppi chilometri per un unico viaggio, però, e avendo solo una settimana decido di limitarmi al tratto di 315 km tra Zurigo e Berna.
Nella prima resto solo un giorno. A Zurigo l’asticella culturale è alta, grazie a eccellenti gallerie d’arte, le audaci architetture colorate di Le Corbusier e alla creatività postindustriale di Zürich-West. È una città che pare non sbagli mai un colpo, dai bar trendy sulle sponde del Limmat al dedalo di viuzze della città vecchia. Ma è il romanico Grossmünster a conquistarmi. La leggenda vuole che Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero, fondasse questa chiesa con due torri gemelle quando il suo cavallo si fermò presso le sepolture dei santi patroni della città, Felix e Regula. Oggi gli interni risplendono delle vetrate caleidoscopiche di Augusto Giacometti. È difficile trascinarmi via da lì, ma la strada verso sud mi chiama.
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Non arrivo molto lontano... ma come si fa a resistere a Rapperswil? Questa soave cittadina all’estremità meridionale del lago di Zurigo sembra uscita da una fiaba. È di una bellezza imbarazzante, con case bianche timpanate, sovrastate da un castello turrito, scaglionate fino al lago lungo pendii striati di vigneti. Le Alpi Glaronesi si stagliano all’orizzonte, alcuni picchi ancora spolverati di neve. I cervi vivono liberi nel parco del castello e, in estate, 16.000 rose esplodono in un tripudio di profumi e colori nei vicini giardini del monastero dei cappuccini. Da Zurigo, in mezz’ora d’auto passo in un lampo dalle ultime tendenze a Heidi. Ma è questo il bello della Svizzera!
La strada passa da un lago all’altro scendendo verso sud fino a Einsiedeln, in riva al Sihl. È un puntino sulla mappa, ma occupa un enorme spazio nella coscienza nazionale, con una gigantesca abbazia benedettina che da secoli richiama i pellegrini (in pratica, una Lourdes in versione svizzera). Nel 964 d.C. il vescovo di Costanza volle consacrare il monastero originario, ma fu fermato da una voce celeste che gli disse: ‘Desisti. Dio stesso ha consacrato questo edificio’. Almeno così narra la storia. In seguito, una bolla papale riconobbe ufficialmente il miracolo. Entro nella chiesa conventuale e non so dove posare lo sguardo: è un tripudio barocco di affreschi, cherubini e stucchi, elaborata e delicata come un uovo di Fabergé. I veri pellegrini però dirigono la loro attenzione e le loro preghiere solo alla Madonna nera all’ingresso.
Proseguo, le montagne si levano sempre più alte mentre mi dirigo verso Sattel, adagiata sulle placide acque color zaffiro del lago di Ägeri. Prendo la funivia con le cabine girevoli fino al Sattel- Hochstuckli, dove l’aria odora di pino, i primi fiori punteggiano i pendii e si apre una vista mozzafiato sulle seghettate Prealpi di Svitto. Sullo Skywalk, il lungo ponte sospeso sulla gola di Lauitobel, le cime degli alberi sembrano così vicine da poterle toccare.

Tornata a valle, piego per Brunnen, stretta fra picchi scoscesi ammantati da foreste, sulle sponde dei laghi di Lucerna e Uri, simili a fiordi. Turner rimase ammaliato dal suo romanticismo e lo immortalò nel dipinto La baia di Uri. È senz’altro incantevole, e lo è ancor più dall’acqua, quindi salgo su un traghetto che attraversa l’Uri per avere una visuale migliore del cuore geografico e spirituale del paese. Passo davanti al prato del Rütli, luogo di nascita della nazione, dove fu siglato il ‘patto confederale’ nel 1291, e poi alla Tellskapelle, una cappelletta in mezzo ai boschi dove, secondo la leggenda, l’eroe nazionale Guglielmo Tell si mise in salvo saltando dalla barca dei suoi aguzzini asburgici, più di 700 anni fa.
All’estremità opposta del lago, passeggio al tramonto suI lungolago di Lucerna. Pur essendo piccola, questa città va ben oltre le aspettative sotto il profilo culturale, con un ponte medievale coperto, un centro culturale e congressuale progettato da Jean Nouvel e la Sammlung Rosengart, una preziosa collezione privata di tele di Picasso. Passando davanti agli alberghi belle époque affacciati sul lago, rimango incantata dalle stesse vedute che stregarono Goethe, la regina Vittoria e Wagner.

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Gli ultimi giorni del mio viaggio alimentato a elettricità sono un tripudio di cultura, natura e cucina. Mi godo la bellezza di Hallwyl e del suo castello con fossato, in mezzo al fiume Aabach, la quiete dei monti e delle brughiere della riserva della biosfera dell’Entlebuch, solcata da torrenti cristallini, gli alpeggi dell’Emmental, allietati dai campanacci di mucche dallo sguardo mite, e il suo formaggio coi buchi, che assaggio presso il caseificio didattico di Affoltern.
La meta è Berna, la capitale, con i suoi portici eleganti, un centro storico decorato da bandiere, l’eredità di Einstein e il Zentrum Paul Klee, progettato da Renzo Piano. Per rinfrancarmi dal viaggio decido di fare una nuotata nell’Aar. Come molti fiumi svizzeri, è di un incredibile turchese, dal momento che sgorga dai ghiacciai annidati fra i monti più alti del paese. Ci ricorda che, in Svizzera, la natura non è mai lontana, anche nel cuore di una città.