In cerca di solitudine in Galles, nella valle di Ewyas

5 minuti di lettura

Una sperduta strada gallese ha condotto Kerry Walker in un mondo di natura selvaggia, pecore indisciplinate e leggende letterarie. Seguite il suo itinerario per vivere questo incredibile viaggio on the road tra le campagne del Galles.

Skirrid Galles
Il monte Skirrid, modesto quanto a dimensioni (486 m) ma non per questo meno spettacolare ©Richard Whitcombe
Pubblicità

Il Galles ha troppe valli per citarle e numerarle tutte, ma la Valle of Ewyas nelle Black Mountains è speciale. Nel sud-est del paese, ai margini dei Brecon Beacons, è nascosta nel profondo delle torbiere e nelle pieghe di scure colline scoscese, dove in inverno ulula il vento e in estate la brezza increspa l’erica.

Altrove sarà pure il XXI secolo, ma questa valle non ne ha avuto notizia. Qui, i muri a secco si allargano su un mosaico di campi fino a cappellette e fattorie decrepite, e pecore indisciplinate indugiano in mezzo alla strada, ignorando le proteste dei guidatori. È un paesaggio spoglio almeno quanto è bello, un paesaggio che parla all’anima. La valle sembra antica. Di fatti lo è. Basta salire fino al ventoso altopiano per trovare castellieri dell’Età del Ferro e megaliti perfettamente allineati. La firma indelebile di misteriosi antenati. 

Leggi anche:

Da quando mi sono trasferita in Galles, diversi anni fa, sono venuta più volte per lunghe passeggiate, spesso bagnate, e percorsi in auto con panorami che fanno bene all’anima. Le colline a est sono come fortezze naturali tra il Galles e l’Inghilterra, con la valle che funge da ponte levatoio. L’Inghilterra è ad appena un tiro di balestra, ma la valle di Ewyas è fermamente e arditamente gallese. 

Ed eccomi di nuovo qui, sulla strada verso il nulla. Mi fermo all’imbocco della valle allo Skirrid Mountain Inn, a nord di Abergavenny: la locanda ha 900 anni e si ritiene sia la più antica e infestata del Galles. Non si fa fatica a crederlo: muri di pietra scuriti dal fumo del camino, travi scure e un cappio alludono a un lungo e cruento passato. Pare che Shakespeare abbia concepito il personaggio di Puck di Sogno di una notte di mezza estate bevendo una pinta accanto al grande camino. Oggi il locale pullula di gente del posto dalla parlata melodiosa e di escursionisti pronti a battere le colline, come me. 

Nei pressi parte il sentiero che arriva in cima allo Skirrid, modesto quanto a dimensioni (486 m) ma non per questo meno spettacolare. Salgo attraverso foreste vetuste colorate da boccioli primaverili, e quando sbuco sulla cresta sferzata dal vento, le nuvole si diradano e il sole illumina i campi bordati da siepi. A ovest, i Brecon Beacons si ergono come prue di navi, a est scintilla l’estuario del Severn. 

Pubblicità
Lo Skirrid Mountain Inn ha 900 anni ©david muscroft
Lo Skirrid Mountain Inn ha 900 anni ©david muscroft

Lo Skirrid è avvolto nel mito. Il nome gallese Ysgyryd Fawr (‘grande montagna spezzata’) si riferisce alla devastante frana durante l’ultima glaciazione. C’è chi però preferisce la leggenda secondo cui ebbe origine da un fulmine che lo colpì durante la crocifissione di Gesù: i pellegrini visitarono per secoli la cappella (ora in rovina) di questa ‘montagna sacra’ e i contadini più superstiziosi ne prelevavano la terra rossa per assicurarsi un buon raccolto. 

Dallo Skirrid, una strada taglia a nord per la valle di Ewyas, procedendo per 56 km fino a Hay-on-Wye. C’è qualcosa di magico nel modo in cui il paesaggio si dispiega davanti a me. Il fiume Honddu scivola furtivo attraverso la valle, sbucando alle spalle di una macchia di alberi per sparire nuovamente. Un fascio di luce illumina un pendio. La strada si riduce a un viottolo che si addentra sempre più in profondità nelle brughiere e più in alto fra i monti. Rimanere bloccati dietro un trattore o dover invertire la marcia fa parte del gioco, ma che importa? Qui non bisogna aver fretta. 

Di certo non l’avevano i pellegrini quando si incamminavano verso Llanthony Priory, un’abbazia agostiniana del XII secolo che ora giace in un romantico abbandono, con la navata e i chiostri a cielo aperto. Secondo Giraldo del Galles, arcidiacono di Brecknock, nonché storico e cronista medievale, l’abbazia era ‘veramente adatta alla vita monastica’ in una ‘landa selvaggia lontana dal trambusto del genere umano’. Ed è ancora così, penso, mentre osservo lo stesso panorama che Turner immortalò nel dipinto del 1794. 

Più mi spingo a nord, più isolata diventa la valle. Le colline si avvicinano, le brughiere sfumano nell’oro e nel verde. Fu questa splendida solitudine a stimolare la fantasia di Bruce Chatwin, che qui trovò ispirazione per il romanzo Sulla collina nera. In particolare, lo attrasse la Vision Farm, adagiata su un piccolo colle sopra il villaggio di Capel-y-ffin, dove, secondo la tradizione locale, la Vergine apparve ad alcuni contadini nel 1880. Ad alimentare questo fervore religioso fu padre Ignazio che, ossessionato dal timore delle fiamme infernali, venne qui a fondare la New Llanthony Abbey. 

Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Le rovine della New Llanthony Abbey ©David Hughes
Le rovine della New Llanthony Abbey ©David Hughes

Giù presso il fiume sorge la più umile St Mary’s Chapel, una delle chiese più piccole della Gran Bretagna, che il reverendo Francis Kilvert descrisse con estrema efficacia come un ‘gufo grigio tra sette grandi tassi’ nelle sue riflessioni sulla vita rurale scritte intorno al 1870. 

Procedendo verso nord da Capel-y-ffin, il percorso si fa più ripido e stretto. Sono al Gospel Pass, la strada montana più alta del Galles, che s’inerpica fino a un’altezza di 549 m, con una pendenza media del 5%. Provo ammirazione per un ciclista che affronta la salita. Dal momento che c’è poco traffico, approfitto degli slarghi per contemplare il panorama: Hay Bluff a destra, Twmpa (detto scherzosamente ‘il pomo di Lord Hereford’) a sinistra. 

La valle del Wye si allarga davanti a me, con Hay-on-Wye, nota per il suo festival letterario, distante appena tre chilometri. È uno scenario che William Wordsworth e la sorella Dorothy amavano molto. Abbasso il finestrino. Si sente solo il belato sommesso delle pecore e il fischio del nibbio reale. Se il poeta potesse nuovamente ‘vagare in solitudine, come una nuvola’, non ci sarebbe posto migliore di questo per farlo. 

Pubblicità

Leggi anche:

Pubblicato nel

Destinazioni in questo articolo:

Galles
Condividi questo articolo
Pubblicità