Ad alta quota sulla strada alpina del Grossglockner, in Austria
In un viaggio in auto sulla strada asfaltata più alta dell’Austria, Ann Abel ha potuto ammirare lo scenario, tra tornanti e cime, lungo la Grossglocknerstrasse. Prendete spunto dal suo viaggio per avventurarvi tra le montagne austriache per un on the road epico, da intervallare magari con trekking e camminate altrettanto spettacolari.

A essere sincera, ho ringraziato il cielo di sedere sul sedile del passeggero durante il viaggio su questa Hochalpenstrasse (‘strada alpina d’alta quota’, per chi non parla tedesco), eccitante e a volte un po’ preoccupante da entrambi i lati dell’auto. Ero ben contenta di star seduta ad ammirare il paesaggio invece di concentrarmi sulla guida.
All’epoca lavoravo come giornalista in Austria su incarico di una rivista americana. Mio marito, essendo figlio di immigrati tedeschi, parla la lingua, e aveva deciso di accompagnarmi in questo viaggio, più che pronto a mettersi alla prova al volante. La strada alpina del Grossglockner era la sfida che cercava e, contenta di partecipare a quell’avventura, avrei lasciato a lui il modo di affrontare i tornanti – tutti e 36, non che li stessi contando... – cogliendo l’opportunità di godermi il paesaggio alpino mentre la strada tutta curve prima saliva tra dolci pendii ricoperti di erba smeraldina, poi si arrampicava decisa verso le cime dei monti incappucciate di neve, per rimanere infine ad alta quota fino al monte più alto dell’Austria, il Grossglockner. Questo è il resoconto del nostro viaggio.
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Paghiamo il pedaggio a Fusch an der Grossglocknerstrasse, una cittadina minuscola il cui fascino sta nell’essere la via d’accesso alla strada alpina. Mio marito comincia a guidare lungo la salita e io abbasso il finestrino per far entrare la natura e l’aria fresca. Abbastanza presto, le curve diventano strette e la pendenza aumenta. È una strada molto frequentata e in alcuni tratti le auto in salita e quelle in discesa devono condividere lo stretto asfalto. In più, è un periodo di grande traffico, il che significa che a volte si deve aspettare che l’auto davanti a noi si muova: sembra facile, ma ci troviamo su una salita ripida con un’auto non particolarmente adatta alla montagna e con il cambio manuale.
Mio marito però si sta divertendo, imparando a giostrarsi tra il pedale del freno e quello dell’acceleratore quando viene il nostro turno di procedere in quei pochi punti in cui la strada è troppo stretta per due macchine. In realtà, mentre saliamo sempre più in alto, mi accorgo che se la sta proprio spassando, accelerando e frenando quando lo richiede la curva, distogliendo gli occhi dalla strada per gettare uno sguardo a quelle Alpi che io sto così lodando.
Ammetto che la cosa mi sorprende perché non l’ho quasi mai visto guidare. Abitiamo a New York City da più di dieci anni e l’auto non fa parte della nostra quotidianità. Guardandolo al volante, vedo un lato diverso di lui, uno che avrebbe potuto portarlo a essere un esploratore alpino piuttosto che un art director a Manhattan. Non era qualcosa a cui era abituato, ma stava chiaramente mettendocela tutta.

Mi piace osservarlo all’opera tanto quanto mi piace la strada, e mentre proseguiamo per i 48 chilometri della sua lunghezza, mi innamoro sempre più della bellezza intorno a noi e di questo momento di condivisione. La natura qui ha una tale maestosità: i pascoli sono di un verde brillante, il cielo è intensamente blu, i monti hanno cime aguzze ricoperte di un bel manto di neve.
Mentre abbracciamo un altro stretto tornante, il nulla che si spalanca sul lato del passeggero sembra cominciare a un passo dagli pneumatici. Ed ecco che viene a galla l’ingegnere fallito che è in me. Sbirciando fuori dal finestrino, un pensiero mi attraversa la mente, così come mi era già successo in altri viaggi precedenti su tortuose strade in quota: come è nata l’idea di questa strada?
Ovviamente, quando sono tornata a casa ho fatto le mie ricerche. Un tempo il passo del Grossglockner era percorso solo da montanari esperti e ambiziosi. Non esisteva nessuna strada, quindi si saliva al passo a piedi e i sentieri non sono mai stati facili, ma piuttosto infidi. Ancora lo sono. Una prima carrozzabile venne aperta nel 1935. Aveva le sue origini in un momento particolare della storia austriaca: la ciliegina sulla torta, il punto terminale per molti di coloro che la percorrevano in auto, era il belvedere quasi in cima che i cartografi chiamarono Kaiser-Franz-Josefs-Höhe per rendere omaggio alla memorabile visita di Francesco Giuseppe quasi un secolo prima.
La strada tracciata nel 1935 fu percorsa per alcuni anni solo da guidatori avventurosi, poi venne via via allargata e il viaggio divenne meno pericoloso e più comodo, nonostante il turbolento periodo successivo alla sua inaugurazione, segnato dall’annessione dell’Austria alla Germania nazista e la seconda guerra mondiale.

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Grazie all’impegno delle comunità locali, oggi i guidatori e i passeggeri trovano molte occasioni per una sosta: mostre, musei, rifugi (la zona è ancora un’ottima base di partenza per le camminate), locande, centri visitatori e punti informativi, tutti che armonizzano sorprendentemente bene con il paesaggio naturale.
Anche se ancora ne ignoravo la storia, arrivando al passo mi sono sentita quasi svenire: la strada alpina offre probabilmente l’angolo visuale migliore per ammirare la cima più alta dell’Austria, il Grossglockner (3798 m) e il ghiacciaio Pasterze che, misurando 8,4 km, è il più lungo delle Alpi Orientali.
Avendo toccato il massimo, letteralmente, al punto panoramico, la discesa sembra piacevole ma meno memorabile. Oltrepassiamo lo Johannisberg coperto di neve, continuiamo attraverso le zone di riserva integrale del parco nazionale Alti Tauri e arriviamo al termine della strada a Heiligenblut.