Un Salento inaspettato a sud di Otranto

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Esplorare il Salento leccese vuol dire perdersi tra le vie dei suoi borghi, nella dolcezza di un pasticciotto e nella sua natura selvaggia. Vuol dire tuffarsi nelle acque blu del suo mare e rimanere incantati a Lecce, città dai mille volti e dalla storia suggestiva. Spesso però significa anche scovare tratti di costa inaspettati e chicche dell'entroterra non sempre battute dagli itinerari più turistici. Tra Otranto e Santa Cesarea Terme ci sono 16 chilometri di litoranea che riservano regali straordinari. Tutti da scartare.

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Dal faro di Punta Palascia a Capo d’Otranto nelle giornate terse si vede l’Albania. ©Paola Cravino Photography
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Cosa vedere nel Salento leccese

Da Torre Specchiolla a Santa Maria di Leuca in un susseguirsi incessante di borghi e calette non c’è una cosa che il Salento leccese non regali agli ospiti di questa terra: cibo buono, acque caraibiche, scorci suggestivi. Entroterra o costa, paesini o spiagge, non delude niente. Oltre gli itinerari più turistici che dalla maestosa Lecce si snodano verso Nardò e Maglie alla scoperta di una Puglia maestra nell’arte dell’incanto, ci sono luoghi di questa regione che spesso sono sconosciuti non solo ai turisti ma anche ai salentini. E che meritano un passaggio, anche più di uno, per celebrare un tratto di costa che da Otranto, la città più a oriente d’Italia, raggiunge Santa Cesarea Terme. Questo è un piccolo itinerario con le cose da vedere in questi 16 chilometri di scoperta continua tra fari, monasteri e baie.

Fari, baie e monasteri a sud di Otranto

Con la sua Cattedrale normanna, il castello Aragonese e le sue torri, Otranto è una delle città più amate e visitate del Salento e non vi sono grandi dubbi sul perché. Chi la ama lo fa perché ha tutto: bel mare, buon cibo e vita notturna, oltre che una tendenza naturale a rimanere nel cuore di chi vi approda. In pochi si spingono a sud dei suoi confini, oppure saltano a piè pari il tratto di costa che collega Otranto a Santa Cesarea Terme: 16 chilometri che però valgono l’escursione.

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Veduta su Otranto. ©Davide Tornese

A due chilometri e mezzo dal centro di Otranto c’è il laghetto delle Cave di Bauxite, una delle prime chicche che si incontrano in questo itinerario sorprendente del Salento leccese nei dintorni di Otranto. Uno specchio d’acqua tra rocce rosso fuoco, uno spettacolo che non si dimentica. Fino a metà degli anni ’70 era luogo di scavi ed estrazioni, oggi i suoi colori cangianti sono frutto dei residui della bauxite e regalano scatti suggestivi.

Spostandosi sulla costa, in prossimità del laghetto, c’è Baia dell’Orte: una caletta che il più delle volte si incontra per fortuna o per caso. Qui tirerete un sospiro di sollievo, dopo le allegre e affollate spiagge di Otranto, grazie alla sua calma e alla pace del luogo. E non riuscirete a resistere più di tanto alle acque turchesi del suo mare. Prendete una piccola deviazione verso ovest, ben segnalata dai cartelli, per raggiungere uno dei luoghi più importanti del Salento da un punto di vista storico e culturale: il Monastero di San Nicola di Casole. Distrutta nel 1480 durante l’invasione dei Turchi, oggi le sue rovine sono inglobate in una masseria. Tornate sulla strada principale, in direzione Faro di Punta Palascia a Capo d’Otranto. Una piccola meraviglia che guarda verso il mare, lì dove finisce l’Adriatico e inizia lo Ionio. Un bagno sotto il faro? Possibile, nei giorni con poco vento, per evitare di essere intrappolati nelle correnti marine dei due mari che si incontrano proprio sotto la sua luce.

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Una veduta della costa a Santa Cesarea Terme. ©GoneWithTheWind
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A Porto Badisco, a sud del faro, ritroverete il mare salentino, quello che non si dimentica mai. Il piccolo fiordo che attira tuffatori e curiosi è un’insenatura tra le più spettacolari della zona. Qui la leggenda colloca l’approdo di un giovanissimo Enea, insieme al padre e al figlio, rendendo questa baia una destinazione dall’allure mitologica. I ricci che si trovano in questo tratto sono una della prelibatezze della zona a cui in pochi sanno rinunciare.

Gli amanti dei cammini troveranno la loro pace negli 8 chilometri (non facilissimi, attenzione) che tratteggiano la costa dall’alto. E quelli del passato ovviamente rimarranno incantati dalla Grotta dei Cervi, le cui 3 mila pitture rupestri sono simbolo di un passato remoto che sbuca dall’acqua e non ne ha subito gli attacchi. Scoperta solo nel 1970, oggi non è visitabile dal pubblico ma una sua riproduzione si trova nel Museo Faggiano di Lecce.

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