Moltivolti risorgerà dalle ceneri

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C’è un angolo nel centro storico di Palermo dove vibra forte il cuore multiculturale della cittàtumtumtum, quasi se ne sentono i battiti fra il ronzio dei motorini e il vociare dei passanti: è Ballarò. E c’è un ristorante, anzi molto di più, una realtà dal forte impegno sociale capace di fare dei tanti volti che compongono il puzzle etnico di Ballarò la sua ragione d’essere e la chiave del suo meritato successo: Moltivolti, un luogo accogliente in cui si viene per stare bene. Oggi Moltivolti si trova ad affrontare una nuova e grande sfida: risollevarsi dai danni di un tragico incendio.

planisfero Moltivolti Palermo
"La mia terra è dove poggio i miei piedi" - il motto di Moltivolti @ Giulia Grimaldi / Lonely Planet Italia
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L’Albergheria, il canto che ‘alberga’

Lo si percepisce pulsare nelle cantilenanti voci dei mercatari, che abbanniano, decantano ritmicamente le loro merci con ipnotiche rime in dialetto. È visibile nei volti della gente che si accalca davanti ai banchi colmi di ogni genere di verdura, un mix di palermitani da generazioni e di altri di adozione, rappresentanti di una quindicina di etnie che considera casa il quartiere. E lo si sente anche con il naso, travolto dall’aroma di spezie che si alterna al profumino delle panelle appena fritte e all’odore del mare che ancora avvolge i grossi tranci di pesce spada, sotto il cui peso barcolla anche il più solido dei banchi. Il cuore multiculturale di Palermo batte tra le strade e i vicoli che si diramano intorno al mercato di Ballarò, nel canto (il quartiere storico) dell’Albergheria, dove fin dai tempi della dominazione araba si estendeva un suq: il tempo è passato, il mercato si è fatto un po’ più turistico, ma non è mai scomparsa quell’atmosfera esotica che ancora evoca l’immagine di un crocevia dei commerci. 

venditore di olive al mercato di Ballarò a Palermo
Al mercato di Ballarò @ Giulia Grimaldi / Lonely Planet Italia

Lo sanno bene i viaggiatori armati di macchina fotografica in cerca di commistioni della Sicilia tra un murales, il rosso sanguigno di un’arancia tagliata per essere spremuta e il sole accecante che fa sembrare ancora più nera l’ombra gettata dai tendoni sui banchi. Quello che a volte sfugge agli occhi dei non palermitani è che, al di là del folklore, la convivenza fra culture e la ‘vivibilità’ di Ballarò è frutto dell’impegno costante di una comunità che si è battuta – e ancora lotta – per strappare il quartiere alle mani delle mafie, per riqualificarlo senza tradirne l’essenza: non un processo di gentrification, ma l’impegno concreto di quei palermitani che hanno scelto di restare qua e che, forti del legame profondo con la propria terra, hanno puntato a riqualificare l’area valorizzandone la sua anima più autentica, quella dell’accoglienza. Nel nome stesso l’Albergheria rivela la sua vocazione all’ospitalià: è il canto che ‘alberga’, che offre alloggio allo straniero. Ed è in questo quadro che si deve contestualizzare la storia di Moltivolti, un ristorante di cucina internazionale, uno spazio di smartworking e un’impresa sociale.

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Moltivolti: la mia terra è dove poggio i miei piedi

Ormai è un punto di riferimento a due passi da Piazza Ballarò, ma quando ha cominciato la sua avventura, nel 2014, Moltivolti ha scommesso sul futuro: in una parte di Palermo che aveva ancora nomea di essere poco sicura, un intraprendente manipolo di amici, alcuni palermitani, altri di varie nazionalità, decidono di avviare un ristorante di cucina internazionale, uno spazio di coworking e un locale in cui la componente multietnica non è solo un pittoresco contorno al menu, ma il cuore vitale del progetto. I piatti trasportano in un viaggio tra i sapori che spazia dalla Sicilia all’Etiopia passando per il Marocco, la Grecia e l’Afghanistan, in cucina si alternano chef provenienti da 10 paesi diversi e intorno ai fornelli e ai tavoli comincia a gravitare una comunità composita di stranieri in cerca di integrazione, di palermitani che vogliono scoprire mondi differenti e di viaggiatori sensibili al fascino dell’anima multietnica della Sicilia. Mentre rinnova il suo menu con proposte sempre più elaborate, frutto della formazione dei collaboratori che nello spazio di Moltivolti trovano anche una possibilità di crescita professionale, il gruppo di soci fondatori non perde di vista il progetto di investire sul benessere delle persone, così promuove progetti di integrazione come ‘Attraverso i miei occhi’, un tour di Ballarò in cui a fare da guida è uno dei giovani rifugiati che frequentano il quartiere, collabora con Libera, si mobilita attraverso un crowfunding per far venire in Italia la famiglia di Shapoor Safari, il cuoco afghano. Conquistato anche un premio come impresa più innovativa d’Italia nell’economia sociale (Premio Angelo Ferro 2021), Moltivolti conta un organico di circa 35 dipendenti ma coinvolge molte più persone intorno ai suoi progetti.

murales san benedetto il moro a Ballarò
L’anima multiculturale di Ballarò è evidente anche nei murales che la caratterizzano @ Giulia Grimaldi / Lonely Planet Italia
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L’incendio e la solidarietà

Nella notte del 30 gennaio un terribile incendio, probabilmente provocato da un corto circuito, si è propagato nei locali di Moltivolti. Le fiamme hanno avvolto gran parte dello spazio, causando danni ingenti, ma non hanno potuto incenerire l’impegno profuso in tutti questi anni da chi ha concepito questo progetto e da chi nel tempo ha imparato ad apprezzarlo e a sostenerlo. Così dopo un momento iniziale di spaesamento, la volontà di reagire ha preso il sopravvento e si è mobilitata la catena della solidarietà: in particolare Libera ha lanciato una campagna di raccolta fondi per aiutare l’impresa a sostenere le spese per la ricostruzione (tutte le informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook del ristorante).

Siamo fiduciosi che nella prossima edizione della guida Palermo comparirà ancora Moltivolti: vogliamo continuare a raccontare la loro bella storia. Sosteniamoli. 

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