Port Royal: il nuovo sito UNESCO della Giamaica
Il sito archeologico di Port Royal, la leggendaria città dei pirati nel sud-est della Giamaica, distrutta da un terremoto nel 1692, è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Oggi, anche grazie a nuovi progetti di valorizzazione, tra cui tour subacquei per scoprire il ricco paesaggio urbano sommerso, Port Royal può tornare a raccontare un capitolo importante della presenza coloniale britannica nei Caraibi.

Fondata dai coloni spagnoli verso la fine del XV secolo di fronte all’odierna Kingston, Port Royal divenne sotto il dominio britannico un rifugio per corsari e pirati, nonché uno snodo fondamentale per il commercio transatlantico, tanto da essere considerata nel XVII secolo l’insediamento britannico più importante delle Americhe. Era conosciuta per essere “la città più ricca e peccaminosa al mondo”, una fama dovuta alle sue molte taverne, ai bordelli e a una serie di leggende legate a tesori nascosti qui e mai ritrovati. Il 7 giugno del 1692 un devastante terremoto mise fine al mito. Port Royal venne spazzata via dalla superficie, sommersa dalla sabbia e dal mare.
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L’unico edificio che è riuscito a sopravvivere all’inabissamento è Fort Charles, una fortezza costruita tra il 1655 e il 1660. Dagli anni Ottanta del Novecento, diversi studi archeologici subacquei si sono interessati alla parte sommersa di Port Royal e in anni recenti, grazie alle nuove tecnologie, è stato possibile decifrare sotto gli strati di sedimenti un paesaggio urbano straordinario, fatto di edifici amministrativi e religiosi, strade, fortificazioni e altri manufatti d’uso quotidiano. Una testimonianza rara e preziosa della vita urbana coloniale di quell’epoca.

Port Royal si unisce così a un altro sito UNESCO, il primo in Giamaica: le Blue and John Crow Mountains, una regione montuosa nel sud-est del paese. Si tratta di un hotspot di biodiversità con un’alta percentuale di specie vegetali endemiche. Ma questo sito è anche riconosciuto come patrimonio culturale materiale e immateriale perché qui si sono rifugiati prima i Tainos (i primi abitanti dell’isola) in fuga dai coloni europei e poi i Maroons, comunità discendenti degli africani fuggiti dalla schiavitù.
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Le foreste di queste montagne hanno fornito ai Maroons tutto quello di cui avevano bisogno per sopravvivere e difendersi dai coloni. Queste comunità hanno nel tempo sviluppato forti legami spirituali con questo ambiente che, a sua volta, è diventato custode della storia dei Maroon. I centri di Accompong, Charles Town e Moore Town permettono oggi di conoscere meglio questa storia e le tradizioni di queste comunità.