Port Royal: il nuovo sito UNESCO della Giamaica

Il sito archeologico di Port Royal, la leggendaria città dei pirati nel sud-est della Giamaica, distrutta da un terremoto nel 1692, è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Oggi, anche grazie a nuovi progetti di valorizzazione, tra cui tour subacquei per scoprire il ricco paesaggio urbano sommerso, Port Royal può tornare a raccontare un capitolo importante della presenza coloniale britannica nei Caraibi.

Fort Charles a Port Royal, Giamaica ©ANNI Orlova / Shutterstock
Fort Charles a Port Royal, Giamaica ©ANNI Orlova / Shutterstock
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Fondata dai coloni spagnoli verso la fine del XV secolo di fronte all’odierna Kingston, Port Royal divenne sotto il dominio britannico un rifugio per corsari e pirati, nonché uno snodo fondamentale per il commercio transatlantico, tanto da essere considerata nel XVII secolo l’insediamento britannico più importante delle Americhe. Era conosciuta per essere “la città più ricca e peccaminosa al mondo”, una fama dovuta alle sue molte taverne, ai bordelli e a una serie di leggende legate a tesori nascosti qui e mai ritrovati. Il 7 giugno del 1692 un devastante terremoto mise fine al mito. Port Royal venne spazzata via dalla superficie, sommersa dalla sabbia e dal mare.

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L’unico edificio che è riuscito a sopravvivere all’inabissamento è Fort Charles, una fortezza costruita tra il 1655 e il 1660. Dagli anni Ottanta del Novecento, diversi studi archeologici subacquei si sono interessati alla parte sommersa di Port Royal e in anni recenti, grazie alle nuove tecnologie, è stato possibile decifrare sotto gli strati di sedimenti un paesaggio urbano straordinario, fatto di edifici amministrativi e religiosi, strade, fortificazioni e altri manufatti d’uso quotidiano. Una testimonianza rara e preziosa della vita urbana coloniale di quell’epoca. 

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Port Royal visto dall’alto ©Marinas.com
Port Royal visto dall’alto ©Marinas.com

Port Royal si unisce così a un altro sito UNESCO, il primo in Giamaica: le Blue and John Crow Mountains, una regione montuosa nel sud-est del paese. Si tratta di un hotspot di biodiversità con un’alta percentuale di specie vegetali endemiche. Ma questo sito è anche riconosciuto come patrimonio culturale materiale e immateriale perché qui si sono rifugiati prima i Tainos (i primi abitanti dell’isola) in fuga dai coloni europei e poi i Maroons, comunità discendenti degli africani fuggiti dalla schiavitù.

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Le foreste di queste montagne hanno fornito ai Maroons tutto quello di cui avevano bisogno per sopravvivere e difendersi dai coloni. Queste comunità hanno nel tempo sviluppato forti legami spirituali con questo ambiente che, a sua volta, è diventato custode della storia dei Maroon. I centri di Accompong, Charles Town e Moore Town permettono oggi di conoscere meglio questa storia e le tradizioni di queste comunità.

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