Brutalismo alla parigina: il mondo distopico di Noisy-le-Grand

4 minuti di lettura

Non c’è da stupirsi che fra i primi ad apprezzare questo tempio brutalista sia stato il cinema in cerca di scenari distopici. Aveva cominciato nel 1985 Terry Gilliam con il suo inclassificabile Brazil ma a dare visibilità agli Espaces d’Abraxas, il complesso residenziale progettato dall’architetto catalano Ricardo Bofill (1939-2022) inaugurato nel 1983, è stato Hunger Games, una superproduzione americana del 2015. Fra queste due date e successivamente sono stati girati qui numerosi altri film e innumerevoli clips musicali, compresa quella di Ouragan (1986), il primo singolo di Stéphanie di Monaco. Siamo a Noisy-le-Grand meno di mezz’ora di RER dal centro di Parigi e ancora oggi non sono pochi i fans di Hunter Games a spingersi nella periferia est della capitale per scattarsi un selfie al centro dell’impressionante e straniante scenario di cemento.

Gli Espaces d’Abraxas dall’alto © clemMtravel/Shutterstock
Gli Espaces d’Abraxas dall’alto © clemMtravel/Shutterstock
Pubblicità

La nascita delle Villes Nouvelles

Per capire gli Espaces d’Abraxas bisogna ritornare alla Francia degli anni ’60 e ’70 segnata da importanti processi di inurbamento e con le grandi metropoli, in particolare Parigi, alle prese con una crisi abitativa che si prospettava drammatica, visto che si riusciva a costruire solo un quarto degli alloggi necessari. Una delle soluzioni al problema venne individuata nella costruzione delle villes nouvelles, nuove città satelliti attorno alla capitale progettate per risolvere le necessità dei nuovi abitanti. Nella regione dell’Ile-de-France, quella che circonda Parigi, ne vennero create cinque: Cergy-Pontoise, Evry, Melun-Sénart, Saint-Quentin-en-Yvelines e Marne-la-Vallée (nell’area dove, anni dopo, sarebbe sorta Disneyland Paris).

Il progetto della ville nouvelle di Marne-la-Vallée interessa ben 26 comuni, fra cui Noisy-le-Grand ed è qui, nel settore Mont-de-l’Est che Ricardo Bofill riceve l’incarico dal governo socialista di François Mitterrand di costruire un complesso residenziale di oltre 600 appartamenti. La costruzione avverrà fra il 1978 e il 1983.

Un dettaglio dell’architettura degli Espaces d’Abraxas  ©between_everywhere/Shutterstock
Un dettaglio dell’architettura degli Espaces d’Abraxas ©between_everywhere/Shutterstock

Ricardo Bofill, il cemento armato al servizio di uno stile neo-classico

Il risultato è quello che vediamo oggi. L’architetto catalano mette a punto la sua grammatica stilistica che verrà replicata, per rimanere solo in Francia, nel quartiere Antigone di Montpellier e in place de Catalogne a Parigi: un’architettura postmoderna grandiosa e solenne che si rifà non solo all’antichità classica ma anche al classicismo francese, vedi in particolare François Mansart (1598-1666).

Colonne monumentali, archi di trionfo, frontoni che sembrano quelli di un tempio greco, anfiteatro: un gioco di rimandi che stupisce il visitatore anche per le dimensioni titaniche dell’insieme, sostenute dall’impiego massiccio del cemento prefabbricato.


Pubblicità
L’atmosfera cambia molto a seconda della luce  ©maphke/Shutterstock
L’atmosfera cambia molto a seconda della luce ©maphke/Shutterstock

Con il sole il cemento assume un piacevole tono rosato, che diviene piuttosto tetro in caso di scarsa luminosità, trasmettendo un senso di angoscia quando ci si aggira tra i corridoi e le piazze interne prese d’infilata dal vento. Con un facile gioco di parole, gli abitanti battezzarono presto il nuovo quartiere con il nome di Alcatraz in vece di Abraxas. Ma i soprannomi sono molti, non ultimo quello di Gotham City, la città di Batman. Sono solo alcune delle critiche che gli Espaces d’Abraxas si sono meritati fin dalla loro inaugurazione, ma ciò nonostante nel 2006, quando si ipotizzava un loro abbattimento, i residenti si opposero fermamente sollecitando piuttosto dei lavori di manutenzione, avviati negli anni successivi.

L’ispirazione monumentale viene dalla Grecia classica  ©between_everywhere/Shutterstock
L’ispirazione monumentale viene dalla Grecia classica ©between_everywhere/Shutterstock
Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Les Arènes de Picasso, il parcheggio brutalista e gli altri punti di interesse

Oggi Noisy-le-Grand è diventata una destinazione di culto per gli appassionati di architettura e di cinema: piccoli numeri, ma sufficienti per organizzate di tanto in tanto delle visite guidate, che raccomandiamo per scoprire anche il dietro le quinte dell’opera di Bofill in compagnia degli abitanti.


Les Arènes de Picasso ©OKcamera/Shutterstock
Les Arènes de Picasso ©OKcamera/Shutterstock

L’interesse per le architetture contemporanee a Noisy-le-Grand non si esaurisce con gli Espaces d’Abraxas. Contemporaneamente alla commissione a Bofill, all’architetto Manuel Núnez-Yanowsky, nato a Samarcanda nel 1942 ma naturalizzato spagnolo, venne affidata la costruzione di un complesso residenziale nel settore Pavé Neuf.

Les Arènes de Picasso sono due giganteschi immobili di forma circolare-cilindrica, subito ribattezzati come i camemberts, per la somiglianza con le forme del celebre formaggio francese. Núnez-Yanowsky fu a sua volta tra i fondatori del Taller de Arquitectura, lo studio guidato da Bofill con cui condivideva le idee di un urbanismo che combattesse la ghettizzazione delle banlieues parigine favorendo l’armonizzazione del tessuto sociale. Sforzi non sempre andati a buon fine, come ammesso dallo stesso Bofill in un’intervista a Le Monde nel 2014.

Scegliendo di modulare il suo intervento in tre edifici distinti, il Teatro, l’Arco e il Palazzo, Bofill teatralizza, giocando con gli elementi di una scenografia classica, l’edilizia residenziale. “Il mio obiettivo era l’opposto di quello di Le Corbusier… ma alla fine nulla di tutto questo è durato. Non sono riuscito a cambiare la città. Il mio modello non è stato preso come esempio in altre città. Non erano i tempi giusti”.

Ciononostante questa sorta di «monumento abitato» rimane oggi uno scenario unico nel contesto delle banlieues parigine e il suo fascino, un po’ inquietante, attira anche esposizioni d’arte a cielo aperto. Come quella in corso fino al 30 novembre organizzata dalla prestigiosa galleria d’arte PHILIA per celebrare il suo decimo anniversario. Gli Espaces d’Abraxas e il vicino parcheggio progettato da Jacques Kalisz, altro impressionante lascito brutalista degli anni Settanta, ospitano le opere degli artisti rappresentati dalla galleria d’arte con sedi a Ginevra, New York, Città del Messico e Singapore.

Pubblicità

Guide e prodotti consigliati:

Guida di viaggio

Parigi Pocket

Leggi anche:

Pubblicato nel

Destinazioni in questo articolo:

Parigi
Condividi questo articolo
Pubblicità