Sale di Marsala e Isole dello Stagnone: viaggio in una storia millenaria
Lungo la costa fra Trapani e Marsala si distende un suggestivo paesaggio di saline, disseminato di mulini a vento ormai in disuso. Le Isole della Riserva dello Stagnone sono una delle sue aree più affascinanti, non solo perché da qui si ricava il celebre sale di Mozia. Organizzare un viaggio da queste parti, infatti, significa scoprire una cultura millenaria, risalente ai fenici, senza rinunciare alle attività all’aperto e alla bellezza di un territorio unico.
Riserva Naturale dello Stagnone: un arcipelago ricco di sale
A sud della Riserva Naturale Saline di Trapani e Paceco, si apre la Riserva Naturale dello Stagnone, vicino a Marsala. Lo Stagnone è la più vasta laguna della Sicilia, è caratterizzato da acque basse e fortemente salmastre, e comprende le isole di San Pantaleo (anticamente Mozia), Isola Grande, La Scuola (o Schola) e Santa Maria. È raggiungibile facilmente da Palermo e si trova a pochi minuti dall’aeroporto di Trapani (Birgi).
Dal promontorio di Birgi, all’altezza della Torre San Teodoro, con la bassa marea è possibile raggiungere l’Isola Grande attraversando a piedi il tratto di mare. Il fondale è di sabbia bianca e il mare limpido: vi sembrerà di camminare sulle acque! Quest’area è anche amatissima dagli appassionati di kitesurf, che vengono qui per godere del vento e dello scenario naturalistico pieno di fascino.
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Mozia: il sito fenicio meglio conservato al mondo
Nel cuore dell’isolotto di San Pantaleo, l’antica Mozia (chiamata anche Motya o Mothia) fu uno degli insediamenti fenici più importanti del Mediterraneo. Fondata nell’VIII secolo a.C. e ambita per la sua posizione strategica, oggi è il sito fenicio meglio conservato al mondo.
L’intera isola fu acquistata dall’ornitologo e appassionato di archeologia Joseph Whitaker (1850-1936) all’inizio del XX secolo e poi lasciata in eredità alla Joseph Whitaker Foundation dalla figlia Delia, morta nel 1971. Joseph, rampollo di una famiglia inglese che aveva fatto fortuna con il commercio del marsala, costruì una villa sull’isola e dedicò decenni agli scavi, mettendo insieme una straordinaria collezione di manufatti fenici, molti dei quali sono attualmente esposti nel museo che gli deve il nome. La sua principale attrattiva è il Giovinetto di Mozia, una statua in marmo del V secolo a.C. raffigurante un efebo che suggerisce influenze cartaginesi.
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I campi intorno al museo sono disseminati di rovine dell’antico insediamento fenicio: i visitatori possono esplorarli seguendo la rete di sentieri che attraversa l’isola ed è corredata di utili cartine e pannelli informativi. Tra le zone di scavo, non perdete l’antico porto e il bacino di carenaggio, dove, a circa 1 m di profondità, si intravvede l’inizio della strada fenicia che un tempo collegava l’isolotto alla terraferma. Nel sito c’è anche un bar-caffè dove trovare ristoro, soprattutto nelle più impegnative giornate estive.
Per raggiungere l’isola di San Pantaleo prendete il traghetto Mozia Line dall’Imbarcadero Salina Infersa, accanto al bar-caffetteria Mamma Caura.
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Mulino d’Infersa: i sapori del sale
Se si tratta di memoria storica, naturalmente la prospettiva non è solo quella remota legata agli antichi fenici. Molta altra storia è passata da queste parti, in epoche ben più vicine a noi, e ha avuto spesso per protagoniste le persone più semplici e umili, impegnate nella lavorazione del sale. Il Museo del Mulino d’Infersa se ne occupa con cura e ha sede, come suggerisce il suo nome, in un mulino a vento del XVI secolo meravigliosamente restaurato, di fronte al molo delle imbarcazioni per Mozia. Ospita mostre multimediali sulla storia della produzione del sale nella zona e offre ai visitatori alcune affascinanti esperienze interattive (tutte da prenotare online), tra cui degustazioni di sale a tema e visite guidate a piedi nelle saline. Da maggio ad agosto è possibile cimentarsi con il lavoro nelle saline per mezza giornata e persino raccogliere il sale (vi saranno forniti gli stivali).