La Magna Via Francigena: un trekking nel cuore della Sicilia
Scoprite con un trekking la capacità di rinascita che anima l’entroterra poco popolato della Sicilia, dove il recupero di sentieri di pellegrinaggio porta nuova vita a comunità remote.

Sutera è stata toccata dalla mano di Dio, o almeno così si dice. Affastellata in modo spettacolare sulle ripide alture dell’entroterra siciliano, è coronata dalla ‘roccia spaccata’, una montagnola scoscesa che secondo la leggenda fu aperta in due dal fulmine caduto sulla terra al momento della morte di Gesù. Oggi la religione gioca ancora un ruolo fondamentale a Sutera. Le campane delle chiese suonano per richiamare i fedeli; le processioni della Settimana Santa competono per sfarzo con quelle spagnole. Ma al di fuori della Sicilia centrale pochi conoscono questo paese che ha una popolazione sempre più vecchia ed esigua, al punto che ogni nuovo nato viene accolto come la Seconda Venuta. Alle prese con una popolazione giovane in fuga verso la costa o altre regioni d’Italia, Sutera non è rimasta ad attendere l’intervento divino, ma ha preso in mano il proprio destino. Nell’ultimo decennio circa, il comune ha insediato decine di richiedenti asilo negli edifici in pietra disabitati del quartiere medievale di Rabato. “Greci, arabi, spagnoli: la Sicilia ha vissuto millenni di immigrazione”, spiega la guida locale Miri Salamone. “Qui siamo abituati all’integrazione. L’Italia ha voltato le spalle alla Sicilia rurale, quindi abbiamo dovuto trovare un modo tutto nostro di fare le cose”. Questa determinazione si incontra in molte località collinari dell’entroterra, un’area che sta cercando attivamente di farsi conoscere grazie alla rinascita degli antichi sentieri di pellegrinaggio
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Il nuovo tracciato
Nel 2012 gli antichi sentieri abbandonati della Sicilia, che un tempo facevano parte di una via di pellegrinaggio da Canterbury alla Terra Santa passando per Roma, sono stati ridisegnati da un gruppo di volontari italiani – storici, archeologi e naturalisti. Dopo 10 anni di appassionato lavoro, questa rete di 1000 km di vecchi sentieri, rotte commerciali e trazzere (piste per il pascolo degli animali) forma oggi una rete di sentieri da trekking segnalati attraverso il poco visitato entroterra dell’isola. Il ramo principale, la Magna Via Francigena, corre per 180 km da Palermo ad Agrigento; gli escursionisti possono farsi timbrare le credenziali presso i caffè, le chiese, i negozi e i B&B aderenti situati lungo il tragitto.

A sud verso Corleone
La Magna Via Francigena inizia ufficialmente a Palermo, dove potete procurarvi il passaporto del pellegrino presso la cattedrale. Quasi tutti gli escursionisti, però, evitano i sobborghi del capoluogo e prendono un autobus per le colline che dominano la città, diretti verso il miglior punto di partenza della Via Francigena, Santa Cristina Gela, il cui caffè offre il timbro sul passaporto e il pranzo al sacco.
Da questo punto il sentiero si snoda tra pascoli ricchi di erbe che conferiscono un profumo dolce al latte da cui si ricava la ricotta usata per farcire i rinomati cannoli. Capi di bestiame sporchi di fango pascolano tra campi di frumento disposti a mosaico intorno ai laghi: un paesaggio dall’aria inglese che contrasta drasticamente con repentine gole di vegetazione subtropicale – palme, piante di aloe e fichi d’India.
La lunga giornata di cammino si conclude nella cittadina di Corleone, costruita su varie montagne dalla cima piatta. Al CIDMA, il museo contro la mafia allestito in un ex orfanotrofio, la guida Federico Blanda mette le cose in chiaro con modi appassionati. La complessa storia della criminalità organizzata in Sicilia è qualcosa di molto diverso dall’immagine romanzata dei film del Padrino. Le visite guidate includono strazianti immagini di assassinii mafiosi scattate dalla fotogiornalista Letizia Battaglia e documenti relativi al maxiprocesso di Palermo contro centinaia di mafiosi. “La mafia non è nata a Corleone, si trova in tutta Italia. Negli anni ’80 e ’90, al culmine del processo, avevamo 10.000 abitanti: pochissimi erano mafiosi, eppure la gente di Corleone deve vivere ancora con questo marchio d’infamia”. È una storia di grandissimo coraggio e resistenza che contrasta drasticamente con l’incredibile bellezza della città.

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Vecchie tradizioni, nuovi inizi
L’itinerario si snoda tra le montagne di Corleone, superando chiese e monasteri e seguendo il fiume San Nicolò, il cui corso forma una serie di cascate che un tempo alimentavano i mulini della regione, oggi in gran parte abbandonati.
Nel vicino borgo collinare di Prizzi, lontano da qualsiasi strada principale, si raccontano altre storie di resistenza e di rinascita. “Siamo isolati. Qui la gente solo di passaggio non arrivava”, dice Totò Greco, un ‘amico’ locale della Francigena. “E non c’era un posto in cui dormire. Ma con gli escursionisti le cose stanno cambiando”. Totò ha trasformato la casa disabitata del nonno in un ostello e in un centro di aggregazione per la sua associazione Sikanamente, che incentiva i giovani a restare a vivere qui. Le nuove opportunità nel settore dell’ospitalità e il lavoro di rilancio dei vigneti abbandonati della regione hanno riportato qui Totò e altri che come lui erano andati a lavorare all’estero.
Prizzi è un posto ideale per degustare i nuovi vini biologici ottenuti da antichi vitigni locali e per conoscere la civiltà preromana dei sicani presso lo splendido Museo Archeologico di Hippana. Anche le comunità agricole risentono dei benefici della Francigena.
L’itinerario prosegue attraverso i verdissimi boschi della Riserva Naturale Monte Carcaci per arrivare al Casale Margherita, un agriturismo con ristorante e piscina in un’azienda agricola biologica alle porte di Cammarata. “Molti di noi sono andati a cercare lavoro all’estero”, racconta il proprietario Carmelo. “Ma io sono tornato a casa per costruirmi una vita qui con mia moglie e i miei figli. Gli escursionisti faranno conoscere la nostra regione”.
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Dai monti al mare
Arrampicandosi su ripidi pendii, l’itinerario raggiunge Sutera e la sua caratteristica roccia spaccata. L’eccellente Museo Etnoantropologico, allestito in un magnifico convento, espone attrezzi agricoli medievali, raffinate icone e tuniche religiose con cappucci a punta utilizzate per le celebrazioni della Settimana Santa.
Le guide conducono gli escursionisti su per 157 gradini fino in cima al paese, dove i pellegrini possono suonare la campana e ammirare un panorama sulle montagne che, nelle giornate limpide, si estende fino all’Etna nella parte orientale dell’isola. Da qui la Magna Via Francigena offre scorci sul Mediterraneo e attraversa paesini i cui viottoli medievali sono diventati piazze ombreggiate da palme e magnifici palazzi.
A Racalmuto, coronata da un castello normanno, la casa degli anni ’30 di Leonardo Sciascia conserva le macchine da scrivere, le opere d’arte e gli scaffali pieni di libri del suo figlio più celebre, con vedute sulle montagne incorniciate da eleganti finestre. “Non solo tutti i miei libri sono stati scritti lì”, disse lo scrittore parlando del cuore della Sicilia, “ma hanno anche un intimo legame con quel territorio: il paesaggio, la gente, i ricordi, le emozioni”.
La sezione dell’itinerario che corre verso il mare è ricca di arte e cultura. A Grotte, che prende il nome dalle abitazioni rupestri scavate nei pendii, grandi murales conferiscono vivaci tocchi di colore a edifici abbandonati. Aragona vanta il sontuoso palazzo del principe e chiese gotiche con cripte ricche di tesori. Dedicate un pomeriggio alla visita; se vi soffermate più a lungo potreste evitare gli ultimi 9 km di cammino fino ad Agrigento e prendere invece il treno che in 20 minuti porta alla Valle dei Templi, il sito archeologico Patrimonio UNESCO che costituisce lo spettacolare capolinea dell’itinerario.
Il vostro pellegrinaggio, però, non è ancora finito: salite la scalinata che porta al duomo, dove vi attende il testimonium, il certificato che attesta che avete completato la Magna Via Francigena.
Da sapere
Il sentiero è classificato come di media difficoltà, ma per apprezzarlo serve un buon livello di forma fisica. Quasi tutti gli escursionisti impiegano sei giorni, coprendo da 11 km a 25 km al giorno, con salite e discese tra 400 m e 1000 m. Il sito web del percorso (viefrancigenedisicilia.it) fornisce notizie locali, consigli, strutture ricettive a prezzi scontati, guide turistiche e indicazioni utili di vario genere.