I palazzi storici da non perdere a Palermo

A Palermo troverete decine di opulenti edifici dall’aura nobiliare, dove immergervi in atmosfere sofisticate, ammirare strepitosi capolavori artistici, scoprire un elemento distintivo dell’identità cittadina. Abbiamo fatto una selezione dei nostri preferiti, ma non limitatevi e perdetevi tra le vie in cerca dello splendore che li caratterizza.

Riscoprite Palermo scrutandola dai palazzi storici  ©Mike_O/Shutterstock
Riscoprite Palermo scrutandola dai palazzi storici ©Mike_O/Shutterstock
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Palazzo Asmundo e la vista sulla Cattedrale

Ciò che distingue Palazzo Asmundo, di origine secentesca ma radicalmente trasformato nel 1767, è la vista privilegiata sulla Cattedrale, proprio lì di fronte. Per il resto, le sontuose decorazioni allegoriche delle sale fanno da sfondo a notevoli collezioni di ceramiche siciliane, armi bianche, ventagli e cassepanche.

Le opere di opere di Van Dyck e Stomer a Palazzo Alliata di Villafranca

Tra i numerosi palazzi nobiliari visitabili nel quartiere Quattro Canti, Palazzo Alliata di Villafranca trascende la possibilità di fantasticare sulla vita privilegiata di chi nacque con il sangue blu. Infatti, oltre alla profusione di porte dorate, dipinti, arredi lussuosi, statue monumentali, soffitti affrescati e stucchi, come si conviene in una dimora aristocratica degna di questo nome, il palazzo sorprende per i capolavori artistici, di rilievo eccezionale anche in contesti di questo tipo: la crocifissione di Van Dyck, per esempio, o le due tele di Matthias Stomer, concreta espressione di quell’epoca di fulgore pittorico che fu a Palermo la prima metà del Seicento. Nella superlativa Sala dei Musici, dal soffitto ligneo finemente decorato, si tengono eventi culturali e concerti.

Il cortile interno di Palazzo Chiaramonte Steri  ©vvoe/Shutterstock
Il cortile interno di Palazzo Chiaramonte Steri ©vvoe/Shutterstock
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Palazzo Chiaramonte Steri è uno dei must in una visita in città

Dalla sofisticatezza dell’architettura alle cupe ombre gettate dalla memoria dell’Inquisizione, dalle impronte artistiche trecentesche alla presenza di uno dei dipinti più famosi del Novecento italiano: se siete in cerca di un motivo per visitare il palazzo, avrete solo l’imbarazzo della scelta.

Qui si trova il quadro per cui Guttuso è famoso nel mondo. La Vucciria, dipinta nel 1974, quando il pittore non viveva più in Sicilia, ricrea l’emozione che l’artista, ragazzino di Bagheria, provava di fronte alla teoria di bancarelle del mercato del capoluogo. E così, il ‘sogno di un affamato’, come lo definì Sciascia, è ricolmo di qualsiasi prodotto alimentare vi possa venire in mente. L’opera non è stata terminata (guardate le noci in basso).

Una sfolgorante sintesi tra classicità e arte contemporanea a Palazzo Butera

Nel florilegio di edifici nobiliari del centro, si distingue sotto ogni punto di vista: il palazzo che per secoli si interpose tra il mare e la città, infatti, è una porta spalancata sul mondo, sulle tensioni dell’arte contemporanea, sulla vocazione alla multiculturalità che da sempre anima la palermitanità più autentica.

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Palazzo Abatellis, sede della Galleria Regionale della Sicilia

La sede del museo, il quattrocentesco Palazzo Abatellis, è di per sé un luogo di straordinaria bellezza e solennità in ogni suo ambiente. Le collezioni al suo interno, poi, costituiscono una testimonianza ancor più tangibile di quell’anelito alla bellezza che da sempre muove l’anima di Palermo.

La sontuosità di Palazzo Mirto

Con le sue sale dai soffitti affrescati e l’arredamento originario, il Museo Regionale Palazzo Mirto, dimora dell’antico casato dei Filangeri per quasi quattro secoli, catapulta il visitatore nella vita quotidiana della nobiltà palermitana. Nei quattro piani di visita scoprirete una quantità ai limiti del verosimile di soprammobili, strumenti musicali e oggetti insoliti (avevate mai visto dei quadranti miniati, intercambiabili nell’orologio staccando le lancette?). Nel Salottino di Diana c’è persino un passaggio segreto che conduceva a un nascondiglio nel soffitto dove i signori origliavano le conversazioni, mentre la presenza del salottino cinese rimanda alla moda del tempo.

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