Pico, la meraviglia delle Azzorre tra balene e vulcani
È soprannominata “isola grigia” per le rocce vulcaniche che ricoprono buona parte della sua superficie, un dettaglio che la qualifica subito come la più giovane delle Azzorre: rispetto a Santa Maria, sorta dall’oceano Atlantico otto milioni di anni fa, Pico ha “solo” 300mila anni. L'intero arcipelago portoghese ha origine vulcanica, ma proprio su quest’isola, la seconda per estensione dopo São Miguel, se ne vedono ancora le tracce più suggestive. Come non restare a bocca aperta davanti alla sagoma svettante del monte Pico, antico vulcano e cima più alta delle Azzorre e del Portogallo?

Dalla cima del vulcano ai tunnel di lava
L’ascesa al monte Pico, 2351 metri, è una delle esperienze da non perdere quando si visita l’isola omonima. Prima della salita, impegnativa ma alla portata di tutti, godetevi il profilo di questo gigante di roccia da uno degli spot migliori, la strada panoramica EN3, e provate a immaginare la sua antica potenza: oggi il vulcano è dormiente ma la sua ultima eruzione, nel 1720, è durata quasi sei mesi e ha cambiato per sempre il paesaggio. La vetta si raggiuge solo a piedi in 3-4 ore partendo da Casa da Montanha, dove gli escursionisti devono obbligatoriamente notificare l’inizio del proprio trekking (previa prenotazione e pagamento di una tassa di accesso). Quando vi sembrerà di essere arrivati a destinazione, sappiate che in realtà serve ancora un piccolo sforzo per salire fino alla cima minore, Pico Pequenho. Se si è sfortunati ci si troverà immersi in una densa nube bianca: una possibilità da mettere in conto dato il clima notoriamente instabile dell’arcipelago. Gli escursionisti baciati dalla buona sorte, invece, potranno godersi un panorama senza eguali: dalla vetta si scorgono anche le isole vicine.

Dal punto più alto a quello più basso. Una volta tornati al livello del mare, si può continuare a esplorare la natura vulcanica di Pico scendendo in un tunnel di lava, il cui numero complessivo su quest’isola non ha eguali nell’arcipelago. Il più famoso e affascinante è Gruta das Torres, non distante dalla piccola cittadina di Madalena: in questa cavità buia e suggestiva, che con i suoi 5150 metri è il tunnel lavico più lungo d’Europa, è possibile osservare i segni lasciati da diversi tipi di lava. Si ritiene che il tunnel si sia formato in seguito a un’eruzione circa 1500 anni fa, dopo il raffreddamento di un fiume di magma sotterraneo. Per la visita - che è bene prenotare in anticipo, soprattutto in alta stagione – bisogna considerare almeno un’ora o un’ora e mezza. Sull’isola ci sono anche altri tunnel di lava non visitabili o più piccoli. Uno di quelli approcciabili in autonomia, almeno per ammirarne l’affascinante ingresso nascosto dalla vegetazione, è Furna De Frei Matias, che pare prenda il nome da un eremita che vi si era rifugiato per vivere in solitudine. Chi desidera conoscere ancora più a fondo la storia geologica e vulcanologica dell’arcipelago dovrebbe inserire nell’itinerario anche la visita a Casa dos Vulcões, inaugurata nel 2019 a São Roque do Pico. In questo piccolo ma interessantissimo museo, grazie a visori per la realtà aumentata e a un simulatore sismico, è possibile sperimentare in prima persona l’intensità dei due terremoti di origine vulcanica più forti mai registrati alle Azzorre.

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La caccia alle balene, un passato mai dimenticato
Vale la pena visitare anche un altro interessante museo dell’isola, aperto nel 2007 e considerato uno dei migliori al mondo del suo genere: il Museu da Industria Baleeira. Dal 1946 al 1984 l’edificio è stato una fabbrica dedicata alla lavorazione dei cetacei che, passando straordinariamente vicini alle coste dell’isola, venivano uccisi abbastanza facilmente anche con strumenti rudimentali: dalle ossa si ricavavano polveri fertilizzanti, dal grasso invece un olio utile come carburante, lubrificante o ingrediente cosmetico. La caccia alle balene, iniziata alla fine del XVIII secolo, è stata a lungo un tassello fondamentale dell’economia e dell’identità culturale di Pico e delle Azzorre in generale. L’attività è stata ufficialmente proibita nel 1982, ma non senza malcontenti. È rimasta celebre l’ultima uccisione di una balena alle Azzorre, avvenuta proprio a Pico nel 1987 in segno di protesta da parte di alcuni balenieri, che per secoli sono stati considerati uomini senza paura per via del rischioso mestiere che svolgevano in mare. Una tradizione secolare e radicata non si può certo cancellare in un giorno, d’altronde, e sicuramente nemmeno oggi gli isolani la rinnegano: oltre ai musei dedicati all’industria baleniera (a Pico c’è anche il più piccolo Museu dos Baleerios), è facile incontrare statue e monumenti che ricordano questo passato. Se capitate a Pico a fine agosto, poi, vi imbatterete nella Semana dos Baleeiros, una delle maggiori feste dell’isola. Celebrata fin dal XIX secolo in occasione dell’arrivo della statua di Nostra Signora di Lourdes, patrona dei balenieri, oggi prevede una fiera con prodotti artigianali, concerti, parate e una regata con baleniere d’epoca ristrutturate.
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Oggi le balene non sono più cacciate da molto tempo, ma grazie alla riscoperta turistica di Pico sono tornate a essere un patrimonio economico, oltre che naturale, dato che quest’isola è considerata la migliore delle Azzorre in cui fare un’esperienza di whale watching. Un tempo, quando la caccia alle balene era in auge, nei punti panoramici di Pico si appostavano balenieri con il compito di individuare la preda dall’alto per poi segnalare alle imbarcazioni la direzione giusta da prendere. Se anche oggi notate qualche individuo che scruta l’orizzonte con binocolo e radio, sta facendo la stessa cosa, ma con uno scopo diverso: molto probabilmente, infatti, sta comunicando ai capitani delle barche cariche di turisti dove dirigersi per osservare più da vicino capodogli, balenottere boreali, delfini e le tante altre specie protette che per tutto l’anno visitano le coste quiete dell’isola.