Borghi che se ne vanno. Viaggio nei paesi fantasmi d'Italia

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Sono più di 6 mila, secondo l'Istat, i borghi italiani che stanno scomparendo sotto uno strato di incuria, rovi e tempo che passa. Spopolati per necessità umana o cause naturali, i paesi fantasma d'Italia oggi raccontano storie che in pochi sono in grado di ascoltare davvero. Da nord a sud, questo è un viaggio tra le ghost town più affascinanti, un tempo casa e rifugio di qualcuno e oggi cumulo di pietre dal fascino suggestivo ed eterno.

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Craco in Basilicata è uno dei borghi fantasma più famosi della penisola. ©Federica Gentile/Getty Images
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C'è un'Italia che sta scomparendo sotto il peso degli anni e dell'abbandono, che vive ancora da nord a sud della penisola in case senza finestre, senza porte, senza abitanti. I borghi abbandonati secondo una stima dell'Istat sono più di 6 mila (contando anche gli alpeggi) e il numero è destinato a salire perché il fenomeno dello spopolamento non è affare del passato, ma vive ancora sotto forma di addio a frazioni e borghi dei suoi abitanti storici. I motivi? La natura, in primo luogo, che attacca con terremoti e inondazioni e nei secoli ha spinto migliaia di persone ad andare altrove per salvarsi. Ma anche necessità ed errore umano, scomodità o, semplicemente, destino. Se alcuni hanno nomi poetici e suggestivi come il borgo fantasma italiano più famoso ovvero Civita di Bagnoregio "il paese che muore", gli altri rimangono solo nella memoria di chi vi ha abitato e poi è andato via. E questo è un viaggio nelle case, nelle vite e nelle storie che ancora potrebbero raccontare le ghost town di Italia: perché è vero che tornare indietro è sempre più difficile che guardare avanti, ma ripopolare i borghi abbandonati attraverso iniziative, progetti di ricostruzione e persino la vendita di alcune frazioni al fine di ridar loro vita non è un investimento su un passato che non c'è più, ma una garanzia su futuro e memoria.

Borghi fantasma d'italia tra i paesi che non esistono più

Non è cosa semplice fare un elenco dei borghi abbandonati e risalire davvero alle loro origini e al loro valore storico. A cercare le immagini delle ghost town italiane sui social network, ormai unico luogo in cui curiosi ed escursionisti cristallizzano in modo digitale luoghi incredibilmente reali, si trovano foto di case in rovina e vecchie corti abbandonate. Quelli sommersi poi, non li vede nessuno. Del vecchio borgo di Curon Venosta in Trentino Alto Adige rimane giusto il campanile che spunta dal lago artificiale, di Antrona nel Cusio Ossola piemontese rimane solo la leggenda di chi giura che sotto il lago ci siano ancora mura. I borghi che resistono oggi sono ruderi, castelli medievaleggianti, rocche e piccoli cimiteri: come Gioiosa Guardia in Sicilia (Messina), abbandonata dopo un terremoto e una carestia letale intorno al 1800 dal suo ultimo, stoico abitante e di cui ora restano solo rovine su una collina che guarda a valle.

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Pentedattilo in Calabria è arroccata sul Monte Calvario (Reggio Calabria) ed è un buon esempio di borgo ritornato in vita grazie alla volontà di associazioni locali che hanno messo in piedi progetti di ripopolamento diffuso e una rete di eventi per riaccendere le luci di questo borgo del IX secolo, una volta fulcro di cultura e vita. Oggi si gode la sua seconda possibilità ma non è l'unica ghost town in Calabria, che in fatto di paesi fantasma ha un piccolo primato: Laino Castello (Cosenza) è un altro esempio virtuoso, sebbene il paese sia stato abbandonato dopo un sisma nel 1982. Tutto è rimasto come allora e tutto è diverso, tra le case di questo borgo che a Natale diventa un presepe.

In Basilicata, il cuore di Craco (Matera) pulsa ancora grazie al mito creato dal cinema che ne ha fatto set esclusivo dopo l'abbandono definitivo dei suoi abitanti a causa del terremoto del 1980. Oggi le case di Craco vecchia sono visitabili e amatissime da chi va in tour per la regione alla scoperta di un borgo che ha più di mille anni e che resiste nonostante i sacrifici, le frane e la sfortuna.

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In provincia di Chieti in Abruzzo, Buonanotte ha visto cambiare il suo nome tante volte nel corso degli anni, fino all'abbandono definitivo di chi abitava in questo borgo negli anni '70. "Malanotte" era quello originale, legato a tante leggende mai confermate: la più suggestiva è quella che racconta di una guerra locale, con gli abitanti del borgo costretti a cedere ai vincitori le loro donne per una "malanotte". Le case di questa ghost town abruzzese oggi rivivono altrove con un altro nome ancora, Montebello sul Sangro: niente a che vedere con notti difficili e miti sulla sfortuna. Quelle del borgo vecchio sembrano cristallizzate al momento dell'abbandono: ci sono divani, letti, camini, persino bottiglie di amari ancora in bella vista come se i suoi abitanti volessero solo allontanarsi un momento e non cambiare residenza per sempre. Gessopalena (Chieti) ha una storia ancora più oscura: zona di uno degli eccidi più drammatici della II Guerra Mondiale e poi fulcro della nascita della resistenza partigiana, oggi questo borgo nato su una rupe di gesso è vuoto ma non stremato dalle ingiustizie. Anzi, è il luogo suggestivo in cui la Passione di Cristo rivive ogni venerdì santo da un po' di anni grazie alla volontà dell'ente del turismo locale.

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A Cossinino da Piedi nelle Marche (Ascoli Piceno), sono invece le storie dei Templari e le loro antiche leggende a vivere tra le case abbandonate negli anni '50 a causa della sua posizione poco favorevole. Sui muri delle più fatiscenti si leggono ancora iscrizioni e immagini che in tanti attribuiscono proprio ai Templari. Ma è nel tempo fermato da una valigia rimasta sul letto, chissà da quando, chissà di chi, che Cossinino da Piedi sprigiona la sua magia e merita ancora una (prudente) visita tra le sue vecchie strade.

Ripamolisani (Campobasso, Molise) è un paese a metà: una vive e cerca di combattere contro l'incuria e l'abbandono, l'altra riposa sconfitta e attende nuovi fasti. Abitanti vecchi e nuovi negli anni hanno provato a ripopolare le zone del borgo più difficili e per questo camminare tra le sue vie regala un sentimento ambivalente e suggestivo, con le voci di chi c'era e di chi c'è ancora a farsi sentire.

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Le case scavate nella roccia di Rione dei Fossi, borgo e antico e abbandonato di Accadia, in provincia di Foggia, sono la vera attrazione di questo luogo con origini antichissime che risalgono al Neolitico. Oggi le costruzioni che un tempo erano templi e luoghi di culto (dell'epoca romana e di quella medievale) sono solo mura mangiate dal tempo e delle erbacce. Un destino un po' diverso dal borgo di Antuni, sul lago di Turano in provincia di Rieti (Lazio), che invece dal passato ha trovato slancio per ricostruire le zone più dissestate dopo la tragedia che l'ha portata allo spopolamento: un bombardamento "per errore" durante la II Guerra Mondiale. Oggi è meta di chi ama il trekking e i bei panorami e si gode la sua seconda possibilità grazie all'interesse degli escursionisti. Celleno è l'altro borgo fantasma del Lazio che oggi è location di set cinematografici e seriali (l'ultimo in ordine di tempo è quello della serie tv Luna Nera di Netflix, dedicato alla caccia alle streghe del XVII secolo). Un destino sfortunato tra epidemie, terremoti e frane l'ha lasciata nell'abbandono, ma il recupero del FAI ha permesso di ridare dignità alle mura e all'antico castello che un tempo erano la sua anima.

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Apice vecchia in Campania, la forza della natura l'ha assaggiata nel modo peggiore: il sisma del 1962 l'ha lasciata completamente sola, fermandola al momento in cui i suoi abitanti sono stati invitati a lasciare le proprie case per andare a ricostruirsi una vita in un luogo più sicuro. Oggi è uno dei borghi abbandonati più suggestivi, forse perché di quelle vite messe in stand-by dal terremoto è rimasta traccia evidente: proprio per questo si è meritato il nome di Pompei del '900.

Cerreto di Saludecio è un villaggio abbandonato in Emilia Romagna, in provincia di Rimini. Delle sue origini si hanno tracce fin dal 1200, ma sono le storie legate ai suoi abitanti e gli stereotipi che hanno animato la sua esistenza a tenere ancora in vita il suo nome: era chiamato il "Paese degli sciocchi", luogo prediletto in cui ambientare storielle poco edificanti sulla presunta scarsa intelligenza di chi vi abitava. Per anni, proprio per questa sua eredità, è stato luogo del Carnevale, un modo per esorcizzare e far rivivere il suo mito. Dormono invece le storie di Balestrino, ghost town ligure (in provincia di Savona) abbandonato nel 1963 a causa di frane e terremoti. Non è possibile accedere al borgo perché troppo pericolante e le leggende del luogo che mescolano passato e fantasmi sono i suoi pilastri, almeno a osservarlo da lontano. Il destino di Bussana Vecchia (Sanremo) invece è cambiato con l'arte: dalle rovine sono sorti laboratori e atelier, dalla tragedia del terremoto che la distrusse nel 1887 mostre e vernissage, dall'abbandono sono arrivati nuovi spunti per rinascere. Bussana è amatissima e molto visitata e questo interesse ha portato al suo ripopolamento: che sia questa la strada per non lasciar andare i borghi abbandonati d'Italia?

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Una sorte più drammatica tocca ai borghi abbandonati del Friuli Venezia Giulia: Tramonti di Sotto (Pordenone) conta tante frazioni spopolate a causa della forza della natura. Frassaneit è la più suggestiva e cerca di ricostruirsi a partire dalla chiesa (che oggi per progetto comunale è un bivacco) e dall'interesse per gli escursionisti dei suoi dintorni. L'abbandono c'è ancora, ma il fascino di questi luoghi lo supera.

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In Piemonte c'è Saletta di Costanzana (Vercelli) dove l'anima da ghost town si fa sentire con leggende e storie maledette. Nel suo Tempietto, costruzione del XVIII, secondo il mito sono successe le cose più strane: morti sospette, amori impossibili alla Romeo e Giulietta cristallizzati nelle mura ancora visibili, lì dove i protagonisti si tolsero la vita e fantasmi che lasciano ancora la loro impronta vicino alla chiesa di San Bartolomeo sono il cuore di queste zone abbandonate.

Il viaggio nei borghi fantasma d'Italia finisce davanti al mare della Sardegna tra Osini Vecchio e Gairo, nell'Ogliastra. Il primo era un villaggio di 1500 abitanti spopolato da un alluvione negli anni '50, oggi casa di animali al pascolo e poco più. Gairo vecchia invece vuol dire "terra che scorre": un soprannome che ha già scritto dentro il suo destino. Sono borghi che passano inosservati a non saper guardare e che invece resistono, con le loro case e le loro case, sospesi in un tempo che ora non c'è più.

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