Rimini Amarcord: da Fellini al vintage

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Dimenticatevi di una Rimini esclusivamente balneare e notturna, perché oggi la città è entusiasta di svelare i tesori del suo passato insieme ad alcuni miti poco noti ma più che mai vivi. Potrete immergervi in un pezzetto di quotidianità romana nella Domus del Chirurgo, passare sotto l’Arco di Augusto seguendo l’antico tracciato viario che colloca la città all’incrocio tra la Via Flaminia e la Via Emilia e, attraversato il Ponte di Tiberio, arrivare al modaiolo borgo San Giuliano. Qui, in un’atmosfera ovattata da paese, passeggerete tra le casette colorate su cui spiccano le targhe con i nomi dei pescatori che da sempre le abitano e scoprirete i murales dedicati a Fellini e al suo mondo visionario. Ripercorrete i luoghi cari al regista di Amarcord, partendo dal cinema Fulgor, e fermatevi in silenzio per qualche istante davanti alla pietra candida del Tempio Malatestiano, cattedrale dal nome classico e pagano che già dal Rinascimento dichiara l’inclinazione mondana di Rimini.

Piazza Cavour, Rimini. © Chiara Franca, Lonely Planet Italia
Piazza Cavour, Rimini. © Chiara Franca, Lonely Planet Italia
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Se siete stanchi di storia, le lunghissime spiagge che hanno reso celebre la città vi accoglieranno per farvi rilassare o divertire ascoltando le storie dei bagnini dei leggendari stabilimenti balneari. Non può mancare un giro di ballo liscio che sedurrà anche i danzatori meno agili, tra un assaggio di pesce dell’Adriatico e uno di pasta fatta a mano dalle azdore, le padrone/massaie della cucina locale. Ma vi basterà anche solo passeggiare senza meta per gustare quella ricetta squisitamente romagnola di accoglienza, gentilezza e simpatia che è la vera essenza della città.  

Vecchia Pescheria, Rimini. © Chiara Franca, Lonely Planet Italia
Vecchia Pescheria, Rimini. © Chiara Franca, Lonely Planet Italia

Cosa vedere

Vecchia Pescheria

Aperto sul salotto di Piazza Cavour con tre archi a tutto sesto, l’edificio porticato progettato nel 1747 dal riminese Giovan Francesco Buonamici è stato per più di due secoli il mercato del pesce. Il recente restauro ha reso la loggia un modello di recupero di spazio cittadino e uno dei ritrovi serali preferiti dai giovani, grazie anche alla posizione nel cuore di un dedalo di stradine e di locali. L’atmosfera cambia radicalmente di giorno, quando nel mercato dei fiori si aggirano studenti e qualche ambulante che appoggia la merce sui banchi di pietra d’Istria dove un tempo le donne vendevano le ‘poveracce’, le vongole dell’Adriatico. Dalle statue marine ai quattro lati zampilla ancora l’acqua che serviva per pulire il pesce.

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Tempio Malatestiano, Rimini. © Chiara Franca, Lonely Planet Italia
Tempio Malatestiano, Rimini. © Chiara Franca, Lonely Planet Italia

Tempio Malatestiano

L’opera più significativa del Rinascimento riminese, oggi Cattedrale della città, è il frutto della visione idealistica dell’allora signore di Rimini Sigismondo Malatesta, impegnato in una competizione senza fine in tutti i campi con il rivale duca di Urbino. Il Tempio è l’espressione del suo successo militare e intellettuale già nella scelta degli artisti: Leon Battista Alberti per il progetto, Piero della Francesca e Agostino di Duccio per le decorazioni.

L’opera non fu mai terminata a causa del tramonto della potenza di Sigismondo, ma per chi vuole farsi un’idea dell’aspetto finale, il Museo della Città espone una medaglia commemorativa dell’architetto Matteo de’ Pasti con l’immagine del Tempio, in cui una cupola ricopre l’edificio. Chissà cosa  penserebbero Sigismondo e l’Alberti se potessero sapere che è proprio la sua incompletezza a provocare nel visitatore una sensazione di grandezza! Dalla moderna linearità del rivestimento in pietra bianca d’Istria affiora il mattone della chiesa francescana medievale sottostante e, se vi sembra di trovare qualcosa di familiare nella facciata, è perché l’ispirazione è l’Arco di Augusto (negli archi, nelle colonne scanalate e nella scritta con il nome del committente e l’anno). Sui lati, invece, le sette nicchie che ospitano i sarcofagi di umanisti vissuti alla corte di Sigismondo ricordano l’altro grande monumento romano della città, il Ponte di Tiberio, in un parallelismo dell’epoca malatestiana con la gloria augustea. Tutto intorno i bassorilievi con i simboli della casata (la rosa a quattro petali, l’elefante e le iniziali SI) rimarcano lo scopo celebrativo del Tempio.

Inaspettatamente l’interno affidato a Matteo de’ Pasti e allo scultore Agostino di Duccio è gotico. Dall’unica navata coperta da un soffitto di legno si aprono sei cappelle nei cui fantasiosi bassorilievi, sintesi di sacralità cristiana e paganesimo, si possono distinguere simboli, personificazioni di Virtù, dèi pagani, raffigurazioni mitologiche, angeli e putti. La ricchezza decorativa si fa via via più semplice avvicinandosi all’altare dove campeggia sulla parete nuda un solitario Cristo attribuito a Giotto. Una curiosità: cercate nella Cappella dei Pianeti il simbolo zodiacale di Sigismondo (il Cancro) e, sotto, la più antica rappresentazione di Rimini esistente.

Dove mangiare la piadina

Casina del Bosco

A pochi passi dal lungomare, questa piadineria di Marina Centro è una rivisitazione quasi chic dei classici chioschi romagnoli: servizio al tavolo e un menu dove gli imperativi sono attenzione ai prodotti, molti del territorio, e fantasia nelle proposte, tutte incentrate sulla pièda. Sempre strafarcita, la piadina spazia dalla classicissima ma gustosa versione con i ‘sardoncini’ (come chiamano qui le alici) a quella con Nutella, per chi predilige il dolce. E se non avete tempo di sedervi ai tavolini in legno sulla strada o sulla terrazza, il take-away è velocissimo. Con un tocco di colore locale anche nei nomi sul menu.

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L'atmosfera vintage di Pelorosso, Rimini. © Chiara Franca, Lonely Planet Italia
L'atmosfera vintage di Pelorosso, Rimini. © Chiara Franca, Lonely Planet Italia

Anche la moda è Amarcord

Pelorosso, Vintage & Craft

I nostalgici degli anni ’80 e ’90 non possono perdersi questo negozio vintage dietro l’Arco di Augusto. Tra tute in acetato, iconici jeans, polo di note marche, zaini coloratissimi e anfibi inglesi ritroverete capi di abbigliamento che pensavate di aver dimenticato per sempre. Tutto rigorosamente usato (ma sterilizzato, ci tiene a sottolineare la commessa) e in vendita anche sul sito. Se la moda non proprio sobria di quegli anni non vi appassiona, entrate comunque anche solo per scovare vecchi mangianastri e dischi in vinile.

Questo articolo è frutto del workshop di scrittura “Autore Lonely Planet per un giorno”, tenutosi a Rimini in occasione di UlisseFest , la festa del viaggio di Lonely Planet. Leggi gli altri articoli qui.

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