Santiago, trekking e morna: l’universo sorprendente di Capo Verde
I viaggiatori che si mettono sulle tracce dei viaggi intrapresi da Charles Darwin normalmente si dirigono alle Galápagos, senza prendere in considerazione una tappa fondamentale del suo viaggio a bordo del Beagle, ovvero quella del 1832, quando a soli 22 anni l’esploratore inglese arrivò a Santiago, l’isola principale dell’arcipelago di Capo Verde. Pare che il naturalista britannico, che qui sbucciò per la prima volta una banana annotando sul suo diario “Dolce e poco saporita”, trascorse le sue prime ore sull’isola passeggiando tra le palme da cocco, "ascoltando le melodie di uccelli sconosciuti e osservando nuovi insetti svolazzare su fiori ancora più giovani" e trovando la sua vocazione.
Alla scoperta di Santiago, sulle tracce di Charles Darwin
Oggi, quasi 200 anni dopo, Capo Verde è una nazione indipendente con 10 isole e circa 600.000 cittadini che parlano creolo e portoghese. I turisti si dirigono principalmente a Sal e Boa Vista, isole nelle quali i resort si affacciano su spiagge di sabbia bianca, mentre i viaggiatori più avventurosi scalano il vulcano attivo di Fogo, isola dove cresce il caffè più buono del mondo e dove viene prodotto l’ottimo Vinho do Fogo, o si danno appuntamento per festeggiare il Carnevale a São Vicente, che per allegria e spettacolarità ricorda quello di Rio de Janeiro. Sono pochi quelli che decidono di ripercorrere i passi di Darwin per esplorare l’isola di Santiago, che oltre a offrire la possibilità di visitare monumenti, fare trekking immersi in una natura prodigiosa, ascoltare musica tradizionale e gustare i sapori di una cucina che mescola influenze provenienti dall’Africa occidentale e dal Portogallo, riesce ancora a regalare quel senso di scoperta, di esplorazione e di sorpresa che deve aver provato anche il naturalista inglese.
Trekking tra panorami maestosi e natura selvaggia
E per buona parte l’isola si presenta selvaggia come allora: basta arrivare al Parque Natural da Serra da Malagueta, nella parte nord dell’isola, per camminare sui sentieri che si immergono nella foresta vergine che ammanta una frastagliata catena montuosa. Grazie a una rete di sentieri ben segnalati (contrassegnati da una sigla che inizia con STC), è possibile raggiungere le vette che superano i 1000 metri di altezza e avvistare animali come il martin pescatore, aironi guardabuoi, faraone, corvi imperiali, tortore e scimmie, oltre ad alcune delle specie endemiche a rischio di estinzione.
Altri due punti comodi dove fare base per fare delle escursioni sono lo Strela Mountain Lodge e la Quinta da Montanha, hotel con un ottimo ristorante; sull’isola stanno inoltre nascendo numerose altre strutture ricettive che promuovono il turismo rurale e permettono di vivere a contatto con la comunità e la natura. Se sono i panorami e le montagne ad attirarvi, non perdetevi il balcone panoramico di Rui Vaz, dove la vista spazia su una distesa di montagne e valli verdeggianti, tra le quali spicca il profilo inconfondibile del Pico de Antonia, raggiungibile con un trekking di 7 km (circa 2h30), seguendo le indicazioni.
Per finire, fate un salto ad Assomada, capoluogo della regione centrale montana e seconda città dell’isola, dove troverete diversi servizi per gli escursionisti, oltre al coloratissimo mercato bisettimanale (mercoledì e sabato), che vede arrivare in città venditori ambulanti carichi di abiti di seconda mano, utensili degli anni ’90, apparecchi elettrici obsoleti e artigianato locale. Dieci minuti di auto a ovest della cittadina, nel villaggio di Chã de Tanque, troverete poi il Museu da Tabanca, dedicato a un poco noto genere musicale che può capitarvi di sentire a Santiago, un mix di musica africana ed europea.
Dal batuku alla musica malinconica di Cesária Évora
Capo Verde non è solo mare e natura. Se avrete la fortuna di capitare in un periodo nel quale viene celebrata qualche festa, assisterete a rumorose, colorate e divertenti sfilate di bande musicali e alle esibizioni di batuku, espressione culturale che combina canto, danza e percussioni, spesso eseguiti in cerchio dalle batucadeiras: la musica affronta temi come la famiglia e la vita quotidiana, riflettendo l’identità e la storia del popolo capoverdiano.
Parlando di musica, a Capo Verde è impossibile non intercettare Cesária Évora: è sufficiente indossare un paio di cuffie e ascoltare le sue canzoni per comprendere meglio queste isole disperse nell’Oceano Atlantico, che nei secoli hanno attraversato una storia travagliata fatta di sofferenza e sottomissione. I brani della ‘cantante scalza’, conosciuta con questo soprannome perché non indossava mai le scarpe durante le sue esibizioni, appartengono al genere della morna, a metà tra fado portoghese e samba brasiliana, e sono accompagnate da strumenti come piano, chitarra e cavaquinho (una sorta di chitarra dalle tonalità più acute). I testi hanno a che fare con sentimenti come la tenerezza, la dolcezza, la tristezza, e parlano di amore, morte e nostalgia (a differenza dei brani di coladeira, un altro genere tipico ma molto più allegro). In Sodade, per esempio, uno dei brani più famosi della Évora, il termine sodade (dal portoghese saudade) si riferisce a una profonda nostalgia, malinconia e desiderio di ciò che è assente. E se questo sentimento è molto diffuso tra i migranti di Capo Verde, sappiate che vi basterà trascorrere pochi giorni in quest’isola magica per esserne contagiati. Sarà il sole che splende tutto l’anno, saranno le rocce di basalto che si tuffano nelle onde e le spiagge nere che creano dei contrasti sublimi con l’acqua dell’oceano, sarà la natura selvaggia e rigogliosa, sarà la morabeza, termine creolo che i local utilizzano per definire l’ospitalità, lo spirito di accoglienza verso i turisti, fatto sta che questi luoghi riusciranno a far scoccare quella scintilla e a farvi sognare ardentemente di ritornare ancora.