Kanchanaburi: oltre la Ferrovia della Morte

La cittadina di Kanchanaburi si trova a poco più di cento chilometri da Bangkok, lungo la ferrovia che una volta portava in Myanmar. Due sono le cose che rendono famosa Kanchanaburi: il ponte sul fiume Kwai e la Ferrovia della Morte. Scavando sotto la superficie, però, si scopre che Kanchanaburi ha molto di più da offrire a chi decide di passare qui qualche giorno all’insegna di un turismo lento.

Il fiume che attraversa Kanchanaburi ©Jens Lambert/500px
Il fiume che attraversa Kanchanaburi ©Jens Lambert/500px
Pubblicità

La vita a Kanchanaburi scorre placida come le calme acque del fiume che la lambiscono. Molte sono le guest house che affacciano direttamente sul fiume Kwai, permettendo di soggiornare anche a piccoli prezzi su piattaforme galleggianti. Kanchanaburi è una località un po’ ai margini dei classici percorsi turistici internazionali. Invece, è una meta molto rinomata per il turismo locale. Vediamo perché.

Leggi anche:

La Ferrovia della Morte

La storia della costruzione della ferrovia che collegava Thailandia e Birmania è una delle pagine buie di questo paese. La ferrovia venne costruita durante la Seconda Guerra Mondiale per volere del Giappone. Lo scopo era velocizzare l’arrivo delle armi per rafforzare la presenza giapponese nel territorio. A farlo, furono decine di migliaia di prigionieri di guerra (britannici, australiani, olandesi, americani) insieme ad altrettanti lavoratori locali, portati a forza dalla Malesia e dalle Indie Orientali. I lavori iniziarono nel giugno 1942 e finirono sedici mesi dopo. Il caldo torrido, i monsoni, le condizioni igieniche precarie, le malattie, la malnutrizione decimarono in pochi mesi chi prese parte alla costruzione di questa linea, lunga 424 chilometri. Il numero esatto delle vittime non è noto, ma si stima circa 13.000 prigionieri di guerra e 90.000 civili. Da qui, il triste titolo di “Ferrovia della Morte”.

Pubblicità
Il ponte sul fiume Kwae, Kanchanaburi, Thailandia ©Bule Sky Studio/Shutterstock
Il ponte sul fiume Kwae, Kanchanaburi, Thailandia ©Bule Sky Studio/Shutterstock

Oggi Thailandia e Myanmar non sono più collegate con questa ferrovia. Ne rimane percorribile solo un tratto di circa 130 chilometri che da Ban Pong porta a Nam Tok, passando per Kanchanaburi.

I cimiteri di guerra

A Kanchanaburi ci sono due cimiteri in cui riposano le spoglie di chi è perito costruendo la ferrovia. Il primo, e più grande, è il Kanchanaburi War Cemetery. Questo cimitero si trova vicino al sito dell’ex "Kanburi", il campo base per prigionieri di guerra. Il cimitero è stato costruito dall’Army Graves Service che vi ha trasferito le tombe di coloro che sono morti costruendo il tratto Bangkok-Nieke. Il secondo cimitero è un po’ più piccolo e si trova a Chungkai, a pochi chilometri dal centro di Kanchanaburi. Un terzo cimitero, poi, si trova in Myanmar, più precisamente a Thanbyuzayat

Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Il Thailand–Burma Railway Centre

Questo museo racconta il ruolo avuto da Kanchanaburi durante la Seconda Guerra Mondiale. Al suo interno si trova anche una mostra dedicata alla costruzione della Ferrovia della Morte e una dedicata a quei pochi che sono riusciti a uscirne vivi. Le testimonianze dei sopravvissuti sono davvero toccanti.

Il cimitero di Chungkai, Kanchanaburi, Thailandia ©Lisa Zillio
Il cimitero di Chungkai a Kanchanaburi, Thailandia ©Lisa Zillio

Il Museo JEATH

JEATH significa: Giappone, Inghilterra, Australia, America, Thailandia, Olanda. Si tratta del più longevo dei musei presenti lungo la Ferrovia della Morte. Inaugurato nel 1977, questo museo è dedicato alle vittime della costruzione del ponte sul fiume Kwai e della Ferrovia della Morte. Le ricostruzioni presenti al suo interno mostrano la brutalità delle condizioni in cui questi prigionieri vivevano.

Pubblicità

Leggi anche:

Il ponte sul fiume Kwae

Il primo ponte, costruito in legno nel 1943, è stato successivamente sostituito con uno in acciaio. Il ponte che si vede oggi è una ricostruzione, dopo che nel 1945 venne distrutto dagli alleati. Le campate esterne dalla caratteristica linea curva sono l’unica cosa rimasta del ponte originale. Questo ponte, rispetto ad altri lungo la Ferrovia della Morte, è diventato il simbolo della Ferrovia della Morte grazie all’omonimo libro di Pierre Boulle, poi diventato un film nel 1957. Oggi lungo questo tratto di ferrovia passano solo un paio di treni al giorno. I visitatori possono tranquillamente passeggiare lungo i 300 metri della sua lunghezza e attraversare a piedi il fiume Kwae. 

Un cartello nei dintorni di Kanchanaburi che indica il possibile passaggio di elefanti, Thailandia ©Lisa Zillio
Un cartello nei dintorni di Kanchanaburi che indica il possibile passaggio di elefanti, Thailandia ©Lisa Zillio
Pubblicità

Oltre la Ferrovia della Morte

Come già si diceva, le cose da vedere a Kanchanaburi non sono solo legate alla tragica storia della Ferrovia della Morte. Nei dintorni della cittadina, templi e spettacolari esempi della bellezza della natura sono a portata di mano.

Un particolare del Giant Monkey Pod Tree, vicino a Kanchanaburi, Thailandia ©Lisa Zillio
Un particolare del Giant Monkey Pod Tree, vicino a Kanchanaburi, Thailandia ©Lisa Zillio

Giant Monkey Pod Tree

Si tratta di un albero con più di 100 anni, alto circa 20 metri e con una chioma immensa. Il suo tronco è così largo che ci vogliono 10 persone per abbracciarlo. Il Giant Monkey Pod Tree appartiene alla specie Samanea saman, comunemente nota come albero della pioggia. Localmente, il Giant Monkey Pod Tree viene chiamato chamchuri-yak. "Chamchuri" è il nome thailandese della specie arborea, mentre "yak" è la pronuncia thailandese di yaksha, un demone. Il nome fa riferimento alle dimensioni eccezionali dell’albero. Questo albero monumentale si trova nel distretto di Dan Makham Tia, non lontano dal centro di Kanchanaburi.

Pubblicità

Leggi anche:

Wat Tham Sua

Chiamato anche Tempio della Tigre, questo spettacolare tempio costudisce la più grande statua di Buddha dell’intera zona. Alta circa 18 metri e larga 10, questa statua si trova su una collina ed è rivestita da un mosaico d’oro. Per raggiungerla è necessario salire 157 gradini – oppure prendere la funivia che arriva fino alla cima. Accanto al Wat Tham Sua ce n’è un altro, il Wat Tham Khao Noi, un tempio in stile cinese. Entrambi offrono un colpo d’occhio meraviglioso perché immersi nelle risaie circostanti, create dal passaggio del fiume Mae Klong.

Wat Tham Sua a Kanchanaburi, Thailandia ©Travel mania/Shutterstock
Wat Tham Sua a Kanchanaburi, Thailandia ©Travel mania/Shutterstock
Pubblicità

Wat Tham Khao Pun

È un tempio rupestre composto da nove caverne unite tra loro da labirintici corridoi in pietra. Le grotte sono popolate da statue buddiste e induiste. Tra queste, una statua di Buddha in posizione reclinata che sembra sia qui dalla fine del XIX. Visitare questo luogo offre un’esperienza quasi mistica: il silenzio è totale e ci si immerge completamente nel mondo spirituale di questi luoghi.

Le cascate nel Parco Nazionale di Erawan, Kanchanaburi, Thailandia ©Krissanapong Wongsawarng/Shutterstock
Le cascate nel Parco Nazionale di Erawan, Kanchanaburi, Thailandia ©Krissanapong Wongsawarng/Shutterstock

Il Parco Nazionale di Erawan con le sue cascate

Il parco si chiama così in onore dell’elefante a tre teste Erawan, presente nella mitologia hindu. Il parco è conosciuto soprattutto per la bellezza delle sue cascate dalle cristalline acque color turchese, immerse nella fitta foresta pluviale. Si dice che la cascata più alta assomigli proprio all’elefante Erawan. Arrivare ai primi tre salti è abbastanza facile, mentre i restanti quattro richiedono via via un po’ più di allenamento e coraggio. Ci vogliono circa tre ore per vedere tutti e sette i salti. Nelle cascate è anche possibile fare il bagno. Entrare nel parco ha un costo di 300 THB a persona, più una cifra variabile a seconda se si è in macchina, motorino o bicicletta. Si consiglia di comprare online il biglietto di ingresso. Sul posto, infatti, non è possibile pagare in contanti. Vi chiederanno quindi di scaricare un’app da cui pagare con carta di credito. Ma le indicazioni sono un po’ nebulose e a volte più in lingua thai che in inglese.

Pubblicità
Pubblicato nel

Destinazioni in questo articolo:

Thailandia
Condividi questo articolo
Pubblicità