Sala Keoku, il giardino dei Buddha giganti in Thailandia
A qualche chilometro dal centro di Nong Khai, cittadina thailandese situata sul Mekong a pochi chilometri dalla capitale del Laos Vientiane, si trova Sala Keoku, un giardino che ospita enormi statue di cemento ispirate alla tradizione buddista e induista.

Arrivare a Sala Keoku è facile ed è possibile farlo con diversi mezzi, compresa la bicicletta. Lasciata la strada principale dove transitano camion e autobus, ci si immerge in una realtà diversa, dove i toni del verde sostituiscono il rumore sordo dei motori. Qui un dedalo di stradine permette di iniziare un viaggio nella spiritualità del luogo ancora prima di varcare l’ingresso di Sala Keoku. Disorientati dalle curve e senza un punto di riferimento per capire dove si è, si rimane incanti nel vedere all’improvviso una grande statua del Buddha apparire come dal nulla.

Sala Keoku e la mente visionaria di Bunleua Sulilat
Sala Keoku è il frutto della mente visionaria di un uomo, Bunleua Sulilat. In questo verdeggiante giardino costruito alla fine degli anni Settanta ci sono più di cento sculture in cemento, alcune delle quali raggiungono anche i 25 metri d’altezza. Il colpo d’occhio quando si entra è polarizzante, si rimane quasi immobili mentre con lo sguardo si tenta di capire dove si è finiti. Ci sono statue tratte dalla tradizione buddista Theravada e da quella Mahayana, altre che rappresentano gli dei induisti tra cui Shiva, Brahma e Vishnu. Ci sono immagini che raffigurano serpenti, elefanti, cani, topi e persone unite nelle visioni mistiche del loro creatore.
Tra le statue di maggiore impatto, anche per i suoi 25 metri di altezza, c’è quella che raffigura il Buddha in meditazione mentre è protetto da un Naga a sette teste. Naga, in sanscrito, indica una divinità che assume la forma di un grande serpente, più precisamente di un grande cobra che può avere una o più teste ma sempre in numero dispari. Si narra che durante la meditazione del Buddha sotto l’albero della Bodhi il cielo si oscurò per sette giorni e si scatenò una forte tempesta. A quel punto Mucalinda, il re dei serpenti, uscì dal sottosuolo per proteggere il Buddha fino a quando la pioggia cessò di cadere. Guardando questa statua si può quasi percepire con gli occhi il sibilo delle sette lingue del Naga, da quanto realistica e maestosa appare questa scultura.
La Ruota della Vita è un’altra opera in grado di esercitare un fascino particolare in chi la osserva. Si tratta dell’interpretazione che Bunleua Sulilat ha dato del ciclo karmico che porta un essere umano dalla nascita alla morte e poi, un giorno, si spera, all’illuminazione. Si capisce che ci si sta avvicinando a questa installazione per l’intenso e inconfondibile odore degli incensi che i devoti accendono dopo aver percorso la Ruota della Vita. Quest’insieme di sculture è separato dal resto del giardino da un muretto circolare. Per accedervi si deve attraversare un’enorme bocca. Camminando lungo questo cerchio si notano diverse statue, alcune di facile interpretazione, altre invece più criptiche. Qui figure tradizionali ed elementi contemporanei si uniscono insieme per rivelare la progressione umana della vita, da quando si viene al mondo a quando si torna alle proprie origini. Il punto focale della composizione è la statua di un giovane uomo che con un passo attraversa le mura nella direzione di una statua del Buddha situata dall’altra parte. È l’illuminazione, il fine a cui aspirare. Uscire della grande bocca dopo aver percorso questa ruota lascia nell’animo una sensazione strana: ci si sente contemporaneamente più leggeri e più pesanti, pur non riconoscendo fino in fondo ogni simbolo incontrato.
Non tutte le sculture di Sala Keoku sono di facile comprensione, anzi. Molto spesso Bunleua Sulilat ha mescolato una visione personale e fuori dagli schemi con elementi più tradizionali e altri tratti dalla sua contemporaneità. Si riconosce però un file rouge in grado di legare molte di queste installazioni: il desiderio di guidare le persone lungo una via che possa prima o poi portare alla pace dello spirito.

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.
Chi era Bunleua Sulilat
Settimo di otto figli, Bunleua Sulilat nasce nel 1932 in una cittadina nella provincia di Nong Khai. La leggenda vuole che da giovane incontri il suo mentore spirituale, l’eremita Keoku, cadendo in una grotta. L’apprendistato dura molti anni e una volta finito Sulilat decide di seguire la propria indole eccentrica e di dedicarsi alla scultura monumentale. Nel 1958 inizia a costruire vicino a Vientiane, in Laos, il Buddha Park, il suo primo giardino di figure ispirate dagli insegnamenti ricevuti. A causa dell’instabilità politica in cui il paese era caduto a seguito della rivoluzione comunista del 1975, Sulilat attraversa nuovamente il Mekong e torna nella sua terra natia. Qui, nel 1978, inizia il progetto che in meno di vent’anni porterà alla costruzione di Sala Keoku che, come suggerisce il nome, è dedicato proprio al suo maestro spirituale.
La scelta del cemento come materiale di costruzione non è casuale. È un materiale economico – sul lato laotiano del Mekong, infatti, c’erano numerose fabbriche di cemento – ma contemporaneamente permette a Sulilat di creare installazioni monumentali. Sono state necessarie enormi quantità di cemento per realizzare le sculture. Il materiale venne interamente donato da centinaia di fedeli, gli stessi che prestarono gratuitamente le proprie maestranze per aiutare Sulilat a costruire il parco.
Leggi anche:
Guida definitiva per visitare la provincia thailandese di Mae Hong Son in moto
Sulilat era dotato di una personalità eccentrica. Alcuno lo consideravano un pazzo, ma il suo carisma e gli insegnamenti spirituali che professava esercitarono un grande fascino su molti abitanti del luogo. Fu così che negli anni Sala Keoku divenne anche sede di una sorta di setta religiosa. Per lo stesso motivo a Sulilat fu conferito il titolo di Luang Pu, solitamente riservato ai monaci, pur non essendolo. Sulilat rimase infatti un uomo laico fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1996 Sulilat morì proprio a Sala Keoku, a seguito della caduta da una delle grandi statue. Si dice anche che Sulilat fosse già malato da tempo.
A Sala Keoku si trova un unico edificio ed è stato costruito dopo la morte di Sulilat. Qui, al terzo piano, sono ospitate le spoglie di Sulilat, diverse sue fotografie e alcuni suoi oggetti personali. L’edificio svolge anche funzione di tempio ed è tutt’oggi meta di pellegrinaggi.