Sei esperienze per essere a contatto con la natura nella campagna italiana
Viaggiare, evadere, rigenerarsi, divertirsi all’aria aperta. Sempre più̀ forte si fa sentire il bisogno di allontanarsi dalla quotidianità per riannodare un legame con la natura. E risuona come imperativo il desiderio di immergersi nell’ambiente selvaggio e godere delle gioie delle attività all’aperto. Per rispondere a questo richiamo non c’è bisogno di cercare destinazioni esotiche o poco accessibili. Ecco perché abbiamo selezionato sei idee per un weekend all’aria aperta nella campagna italiana.

Partite con noi alla volta dei vostri luoghi preferiti immergendovi negli ambienti che, da ovest a est e da nord a sud, abbiamo scelto come bussola per questo grande viaggio di natura: i nostri autori Lonely Planet, che conoscono l’Italia nei suoi anfratti più̀ segreti e sanno raccontarla unendo il rigore delle informazioni al piacere della narrazione, vi accompagneranno alla scoperta di un immenso patrimonio naturale con i suoi tesori più̀ autentici. E se preferite il mare, la montagna, i boschi o i fiumi non temete: trovate tutto nel nuovo volume Viaggiare in Italia, 365 esperienze da vivere nella natura.
Guide e prodotti consigliati:
Pedalare nella luce e nei colori sull’Altopiano delle Murge
Prima di tutto ci sono i colori. In primavera il rosso dei papaveri, il giallo della ferula. D’estate l’oro delle spighe, che impreziosisce il quadro, mentre in autunno arrivano il verde della gariga e, a cercarli con un po’ di attenzione, il lilla e l’arancio dello zafferano di Thomas. Poi ci sono i tramonti: sempre struggenti, con una luce calda che infiamma i paesaggi, così come addolcisce i volti delle persone. E nelle Murge ci sarà sempre una masseria da visitare, tra le cui mura di pietra si rinnova una millenaria tradizione contadina che sa cogliere il meglio di questa terra, pur rispettandola. Jazzi (recinti in pietra per delimitare il gregge), tratturi (ampi sentieri erbosi percorsi dal bestiame) e, ovviamente, transumanza sono soltanto alcuni dei termini che evocano un passato ancora presente, custodito gelosamente dalla gente del posto.
Il modo migliore per addentrarsi tra i rilievi morbidi di questa terra sospesa (e ancora troppo spesso ignorata dai più̀) è la bicicletta. Rivolgetevi a Ciclomurgia, che da oltre 10 anni propone itinerari lungo le ciclovie della zona, con soste lungo la strada per ammirare gli scorci più̀ belli. Dal 2004 una parte dell’altopiano costituisce il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, il cui sito web è un ottimo punto di partenza per pianificare la visita o un’escursione organizzata.

Visitare in monopattino la Valle dei Templi
Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, Agrigento custodisce uno dei siti archeologici della civiltà greca classica più grandi (1300 ettari) e famosi del mondo: la Valle dei Templi, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Il nucleo antico dal quale è nata la moderna Agrigento, Akragas, fu del resto un’importante città-stato, protagonista della storia del suo tempo. Colonia greca a partire dal 581 a.C., raggiunse il massimo sviluppo nel V secolo a.C., prima di essere conquistata dai romani, poi dagli arabi e infine dai normanni. Oggi, visitando questo meraviglioso parco archeologico, si ammirano oltre ai templi – quello della Concordia è tra i meglio conservati – santuari, teatri, necropoli e un intero quartiere ellenistico romano.
Non troverete soltanto archeologia, però: il parco riserva sorprese anche dal punto di vista naturalistico, grazie al suo bosco di mandorli e ulivi, alla fitta macchia mediterranea che circonda l’area e al florido Giardino della Kolymbethra, con agrumeto, mirti e fichi d’India. Data l’ampiezza del sito archeologico, per visitarlo potete optare per un mezzo ecologico come il monopattino elettrico: muovetevi in autonomia o fatevi accompagnare da una guida turistica. Con il tour di due ore visiterete i templi e la necropoli paleocristiana e vi addentrerete nel magnifico itinerario naturalistico dei mandorli.
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Trekking ai Laghi della Lavagnina tra Piemonte e Liguria
Sull’Appennino tra Alessandria e Genova, intorno ai Laghi della Lavagnina, la ricerca dell’oro era già stata avviata alla fine del XVI secolo per volere dei duchi di Mantova, che in quel periodo erano pure marchesi del Monferrato, ed è continuata fino alla metà dell’Ottocento, quando venne costruito nella zona anche uno stabilimento metallurgico per la preparazione dei lingotti. Le circa quaranta miniere d’oro presenti lungo la Strada delle Ferriere, nei pressi dei Comuni di Casaleggio Boiro, Mornese e Bosio, ora all’interno del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, furono poi a poco a poco abbandonate per esaurimento all’inizio del XX secolo.
Oggi i cunicoli umidi e bui sono diventati il rifugio perfetto di una fauna cavernicola assai rara e diversificata, che include cinque specie di invertebrati (un crostaceo, due ragni, un insetto e un mollusco) e cinque di vertebrati (un anfibio, il geotritone Speleomantes strinatii, autoctono di questo luogo, e quattro varietà di pipistrelli). Due delle miniere, la M1 e la M13, sono state aperte alla fruizione turistica e possono essere visitate tra aprile e ottobre previa prenotazione con un guardaparco, che fornisce ai partecipanti informazioni geologiche e naturalistiche sull’ambiente ipogeo. Muniti di caschetto e indossando scarpe adatte, entrerete nel cuore della montagna per osservare alla luce artificiale delle torce i colori dei diversi minerali presenti nelle rocce e gli animali che ci vivono. Partenza dalla località di Cravaria.
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Diario on the road: Langhe, Monferrato, Roero
Cavalcare nella steppa dei Magredi Friulani
Tra le mille particolarità del Friuli Venezia Giulia, i Magredi sono una di quelle più̀ sorprendenti. ‘Terra magra’: è più o meno questo il significato dell’espressione dialettale che indica la porzione di territorio desertico e pianeggiante alle pendici delle Dolomiti Friulane, fra i letti del torrente Cellina e del fiume Meduna. Nel mezzo dei due corsi d’acqua si estende una vera e propria steppa, dove l’orizzonte corre senza fermarsi mai, i fiori colorano il panorama di tutte le sfumature che l’occhio può percepire e nidificano specie rare e solitarie come l’occhione delle steppe. Eppure in questa ‘terra magra’ la gente vive, fra un tramonto infuocato e un bicchiere di vino, strade rettilinee come quelle dell’ovest americano e campanili di campagna, guardando l’immensità della pianura da un lato e la repentina verticalità dei monti dall’altro.
Fino a pochi anni fa, i Magredi erano il campo di addestramento dei mezzi corazzati della vicina base militare di Aviano; oggi invece sono una riserva naturale, una frontiera del turismo slow che, anziché in carro armato, si muove a piedi o a cavallo. Vi consigliamo di rivolgervi a Gelindo dei Magredi a Vivaro, per salire in groppa a un destriero e visitare questo ambiente unico sul quale si stagliano in modo assai scenografico i versanti meridionali delle Dolomiti.

Pedalare sulle strade bianche nelle Colline del Chianti
Piccolo mondo incantato, dove il tempo sembra essersi fermato ad altre epoche, il Chianti è un paradiso per chiunque ami viaggiare lentamente, prendendosi tutto il tempo necessario per ristabilire l’armonia con la natura e i suoi ritmi. Storicamente contesa tra le città di Firenze e Siena, l’area è attraversata da una fitta rete di vie sterrate che, sinuose e sovente ombreggiate, portano da un borgo all’altro attraversando distese di boschi, vigneti e uliveti sorvegliati da castelli e abbazie di rara bellezza.
Su queste stesse strade bianche, simbolo di una viabilità a misura d’uomo, si svolge la rinomata Eroica, una manifestazione al tempo stesso sportiva e culturale, poiché unisce la rievocazione storica all’evento cicloturistico per ciclisti amanti delle biciclette d’epoca e dell’abbigliamento vintage. L’Eroica si tiene ogni anno all’inizio di ottobre, ma il percorso con partenza e arrivo a Gaiole in Chianti è permanente, perfettamente segnalato e può essere affrontato in ogni momento dell’anno. Gli itinerari variano a seconda del grado di difficoltà: quello lungo è di 209 km, con oltre 3700 m di dislivello (la pedalata dura almeno 15 h), il medio conta 135 km, mentre il corto è di 81 km; per i meno allenati è stato tracciato un mini percorso nel Chianti senese di 46 km.

Camminare tra i canyon nelle Rocche del Roero
Profonde spaccature chiamate Rocche caratterizzano il Roero, il territorio collinare che si estende nel basso Piemonte sulla sponda sinistra del fiume Tanaro, in provincia di Cuneo, appena 50 km a sud di Torino. Queste pareti sono originate da un fenomeno geologico avvenuto 250.000 anni fa e conosciuto come ‘cattura del fiume’, perché́ il Tanaro allora deviò a causa di un altro corso d’acqua. I canyon collegano numerosi borghi, sorvegliati da alte torri e da antichi castelli sorti intorno all’anno Mille sulle sommità dei dirupi. Tutt’intorno si può trovare una natura ancora selvaggia, in cui domina la biodiversità: fitti boschi verdi, rigogliosi frutteti e vigneti pettinati che danno origine a vini prestigiosi si alternano agli insediamenti urbani.
La particolare conformazione dell’area, oggi Patrimonio dell’UNESCO, ha infatti contribuito alla conservazione di un territorio in gran parte integro, adatto a essere scoperto a piedi o in bicicletta. Per questo motivo l’Ecomuseo delle Rocche del Roero, con sede nella Piazzetta della Vecchia Segheria a Montà, ha tracciato e mantiene pulita una fitta rete di sentieri ad anello con difficoltà e durate diverse: a ogni itinerario è dedicato un tema (per esempio il tartufo, l’acqua, il castagno, i fossili, i mulini, i castelli...), che può essere approfondito con l’ausilio di totem lungo il percorso oppure tramite audioguide. I più̀ allenati possono invece affrontare i 40 km del Grande Sentiero del Roero (S1), che attraversa per intero la selvaggia e labirintica dorsale delle Rocche.