Quali sono i Patrimoni Unesco già dichiarati in pericolo

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Quanta bellezza abbiamo già perso nel mondo, quanta ne perderemo ancora? Fin dalla sua fondazione nel 1945, l’Unesco ha tra le sue priorità la costruzione di una «comprensione interculturale» anche attraverso «la protezione e la salvaguardia dei siti di notevole valore e bellezza» dal punto di vista storico, culturale, artistico o naturale. Molti di questi Patrimoni mondiali dell’umanità però sono oggi considerati in pericolo, per lo più a causa di guerre, inquinamento e sviluppo industriale.

Gerusalemme
Anche la città vecchia di Gerusalemme fa parte della lista dei siti in pericolo © Ivoha/Shutterstock
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Attualmente sono 56 i beni che sono stati inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali Unesco in pericolo. Ed è una lista in costante aggiornamento, come ci ricordano le recentissime aggiunte del 2023. Proprio a settembre di quest’anno l’assemblea del comitato World Heritage dell’Unesco, riunita a Riad in Arabia Saudita, ha deciso di aggiungere alla danger list il centro storico di Leopoli e la Cattedrale di Santa Sofia con gli edifici monastici di Kiev. Tutti questi siti si trovano in Ucraina, colpita dai bombardamenti e dagli attacchi della Russia. Nel corso del 2023 sono entrati a fare parte della lista anche il centro storico di Odessa, sempre in Ucraina; il Centro fieristico internazionale Rashid Karame nella città libanese di Tripoli, complesso di edifici mai completato a causa dello scoppio della guerra civile; e il sito archeologico dell’antico Regno di Saba in Yemen, anche questo minacciato dalla guerra civile. Quest’ultimo tra l’altro non è l’unico Patrimonio Unesco yemenita considerato in pericolo: ci sono anche la città vecchia di Zabid, le mura di Shibam (il cui aspetto spettacolare le è valso il soprannome di “Manhattan del deserto”) e la città vecchia di Sana’a.

La moschea Al Saleh a Sana'a, in Yemen
La moschea Al Saleh a Sana’a, in Yemen © Azhar Salim/500px

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I Patrimoni Unesco in pericolo in Europa

Ucraina a parte, la lista include anche altri siti europei. Il centro storico di Vienna è stato inserito nell’elenco nel 2017 perché un nuovo piano di sviluppo urbanistico – con appartamenti di lusso, grattacieli, strutture sportive e un mega hotel – era in quel momento considerato una minaccia contro la tutela del valore storico dell’area. Ci sono poi i monumenti medievali del Kosovo, cioè quattro chiese ortodosse serbe con monasteri annessi che rappresentano un eccellente esempio di architettura bizantina con influenze romaniche, e Roșia Montană in Romania, con il suo vasto complesso di miniere d’oro romane. Nessun Patrimonio Unesco italiano è attualmente considerato in pericolo e proprio negli scorsi giorni l’assemblea riunita a Riad ha escluso ufficialmente l’inserimento di Venezia nella lista.

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La foresta tropicale di Sumatra in Indonesia
La foresta tropicale di Sumatra, Indonesia, è considerata un bene Unesco a rischio © Deddy Oktaviandy/Lonely Planet
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L’unico sito statunitense della lista è il Parco nazionale Everglades, in Florida: un habitat naturale ricco di biodiversità da tempo minacciato però da attività umane, espansione edilizia, agricoltura, incendi e inquinamento di acqua e aria. Tra i siti Unesco che non godono di ottima salute, per così dire, ci sono anche la città di Potosí in Bolivia, il sito archeologico di Abu Mena in Egitto e i parchi nazionali del lago Turkana in Kenya. I Paesi con il maggior numero di Patrimoni Unesco inscritti in questo elenco sono invece, oltre allo Yemen, Afghanistan, Repubblica democratica del Congo, Iraq, Libia, Mali, Palestina e Siria.

Il sito archeologico di Palmira, in Siria
Il sito archeologico di Palmira, in Siria, fa parte della lista dei Patrimoni Unesco in pericolo © Peter Day/500px

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