Domus de janas: le tombe preistoriche della Sardegna ora Patrimonio Mondiale UNESCO

Ci sono tanti modi per conoscere la Sardegna: ci si può buttare a capofitto sulle sue spiagge e nel suo mare cristallino, oppure si può cercare di conoscerla pian piano, scoprendone la storia epica, i miti che tessono ricami tra la storia del mondo, la natura e la poesia. Uno dei modi più belli per intraprendere questa seconda strada è leggendo il capolavoro dello scrittore Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri. Una volta varcata la soglia che lui spalanca su una terra di mito e roccia e di stelle, sarà ancora più bello visitare la Sardegna e aprire gli occhi sulle domus de janas, le tombe preistoriche scavate nella roccia, ma anche “case delle fate”, recentemente diventate il 61° Patrimonio Mondiale UNESCO italiano.

L’ingresso di alcune domus de janas ©Marco Mul /Shutterstock
L’ingresso di alcune domus de janas ©Marco Mul /Shutterstock
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Le domus de janas costituiscono un patrimonio unico: si tratta delle più estese testimonianze di architettura funeraria ipogea del Mediterraneo occidentale, che raccontano le credenze, i rituali funerari e l’organizzazione sociale delle comunità neolitiche sarde. Non sono soltanto un luogo di grande importanza architettonica, ma dei punti in cui convergono la storia e la cultura dell’isola.

Nel luglio 2025, durante la 47ª Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, la candidatura “Tradizioni funerarie nella Preistoria della Sardegna: le domus de janas è stata ufficialmente iscritta nella Lista UNESCO, diventando il 61° sito italiano riconosciuto. Il riconoscimento si basa sul criterio III della Convenzione UNESCO, ovvero il fatto che esse rappresentino la testimonianza eccezionale di una civiltà scomparsa, ricca di contenuti culturali, rituali e sociali tra il V e il III millennio a.C.

L’interno della domus de janas di Putifigari ©Elio Villa  /Shutterstock
L’interno della domus de janas di Putifigari ©Elio Villa /Shutterstock

Domus de janas: cosa sono e dove trovarle

Il termine domus de janas deriva dal sardo “casa delle fate” o delle “streghe”, e richiama il fascino fiabesco che questi luoghi hanno evocato nei secoli. Queste costruzioni risalgono al Neolitico Medio ma sono state utilizzate fino agli albori dell’Età del Bronzo, per poi essere riutilizzate o modificate nel tempo. Nella loro planimetria, tra le decorazioni dal forte valore simbolico (come spirali, motivi concentrici e simboli religiosi) e nell’architettura stereotipata, è possibile cogliere dei momenti della vita di queste antiche comunità.

Queste tombe ipogee si trovano disperse in tutta la Sardegna, con una concentrazione significativa nella parte centro-settentrionale dell’isola, spesso raggruppate in necropoli connesse a villaggi e luoghi di culto.

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Esempi da non perdere: Bonorva, Sedini, Pimentel, Cheremule… e oltre

Tra le domus de janas disseminate in giro per la Sardegna, alcune hanno un particolare valore architettonico.


Orto del Beneficio (Sennori)

Tra viti e ulivi, la millenaria città di Sennori e la sua antica rivale Sorso sono famose per l’olio e il vino Moscato, eppure, oltre alle degustazion, nel giardino parrocchiale della Chiesa di San Basilio Magno, potete ammirare una domus de janas risalente al 3500-2700 a.C., decorata con teste e busti di toro.

Necropoli di Sant’Andrea Priu (Bonorva)

Situata nel territorio di Bonorva, questa necropoli prenuragica ospita circa venti domus de janas, tra cui la celebre Tomba a camera, con ambienti riccamente decorati, e la Tomba a capanna, con soffitto a raggiera che evoca l’architettura delle capanne eneolitiche. L’intero complesso si colloca nella cultura di Ozieri (3500–2900 a.C.).

Necropoli di Anghelu Ruju (vicino Alghero)

La più vasta necropoli preistorica della Sardegna: inizialmente scoperte circa 10 tombe nel 1903, poi ampliate fino a 38, alcune con planimetrie articolate e fino a 11 ambienti. I reperti ritrovati datano dal Neolitico finale all’età del Bronzo.

L’interno della domus de janas di Bonorva ©Elio Villa  /Shutterstock
L’interno della domus de janas di Bonorva ©Elio Villa /Shutterstock
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Necropoli di Monte Siseri / S’Incantu (Putifigari)

Putifigari, con i suoi 700 abitanti, sorge su una piccola collina circondata da panorami incantevoli ed è un’antica comunità agropastorale, come testimoniano le decine di domus de janas che la circondano. La più importante è la necropoli di Monte Siseri, risalente al 3200-2600 a.C. che comprende quattro tombe scavate nella roccia di tufo rosa. La più significativa è la domus de janas di S’Incantu, una delle più impressionanti della Sardegna, caratterizzata da un tetto a falde con bassorilievi e un ‘focolare’ al centro, rappresentato con quattro anelli concentrici. Sulla parete all’ingresso della cella principale si trova una ‘falsa porta’, un tempo tappezzata di pitture. Si pensa che i corpi sepolti qui fossero ricoperti di ocra rossa e tenessero in mano una piccola statua della Dea Madre.

Necropoli di Montessu (Villaperuccio)

Situata in un anfiteatro naturale, ospita circa quaranta tombe. Datate tra il IV millennio a.C. e l’età del Bronzo, presentano incisioni raffinate, spirali, simboli concentrici e protomi taurine.

Altri siti inclusi nel percorso UNESCO

Il progetto comprende 17 siti selezionati tra i 26 componenti della candidatura: Necropoli di Puttu Codinu (Villanova Monteleone), Mesu e Montes (Ossi), Su Crucifissu Mannu (Porto Torres), Roccia dell’Elefante (Castelsardo), Parco dei Petroglifi (Cheremule), necropoli di Sa Pala Larga, Sos Furrighesos (Anela), Ispiluncas (Sedilo), Mandras (Ardauli), Brodu (Oniferi), Istevene (Mamoiada), Parco di Pranu Mutteddu (Goni).

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