Ad Alicudi tra fantasmi e allucinazioni
Si racconta che per alcuni anni, agli inizi del Novecento, gli abitanti di Alicudi abbiano sperimentato una lunga allucinazione collettiva. Colpa del pane. A far apparire donne volanti, misteriosi pagliacci o uomini che si trasformano in animali sarebbe stata infatti la segale cornuta, una segale infestata da un fungo allucinogeno che gli isolani avrebbero macinato, impastato e mangiato a lungo, inconsapevoli degli effetti. Il podcaster, autore e produttore Amedeo Berta è tornato sull’isola siciliana per raccontare questa storia nell’audio documentario Pane e fantasmi. Scoprendo che Alicudi conserva davvero una sua magia. A patto di cercarla nel posto giusto.
Un’isola dal fascino antico e selvaggio
Poco più di cinque chilometri quadrati di superficie, un centinaio di residenti e un gruppetto di case chiare concentrate su un solo lato dell’isola, che per il resto è fatta di dirupi, rocce, fichi d’India, oleandri, mandorli, erica e capperi. Niente macchine né strade, solo mulattiere. È un fascino selvaggio e antico quello che abita la piccola Alicudi, la più occidentale delle Eolie. E negli ultimi anni la storia della segale cornuta, ambiguamente adagiata tra verità e leggenda, ha forse contribuito ad alimentarlo. Il fungo che fa crescere le piccole corna nere (da qui il nome) sulla spiga della segale si chiama Claviceps purpurea. Noto anche come Ergot, contiene vari alcaloidi psicoattivi, tra cui l’acido lisergico, l’ingrediente alla base della LSD. All’ingestione volontaria o accidentale di questo cereale contaminato sono stati collegati numerosi eventi nel corso dei secoli, dalla celebrazione dei misteri eleusini nell’Antica Grecia alla caccia alle streghe di Salem nel Seicento. E, più di recente, anche i presunti fenomeni di allucinazione collettiva sperimentati dagli arcudari all’inizio del secolo scorso.
Amedeo Berta scopre questa storia mentre si trova ad Alicudi, dove ha trascorso tutte le estati della sua adolescenza. Una sera viene proiettato un documentario in cui compare anche lo psicologo Elio Zagami, morto nel 2010, il primo ad aver raccontato la storia della segale cornuta e dei fenomeni di allucinazione avvenuti ad Alicudi tra il 1903 e il 1905. “Ovviamente la storia mi aveva impressionato molto”, dice Amedeo. “E mi aveva anche spaventato. Si parlava molto di queste apparizioni e c’erano degli isolani che conoscevo che raccontavano di aver visto delle cose”. È facile non lasciarsi suggestionare finché è giorno e si sta in spiaggia con gli amici. Ma quando cala la sera e Amedeo si trova a camminare al buio verso casa, solo, improvvisamente l’isola appare diversa. “Mi sono portato dietro questa storia per anni, era una curiosità che raccontavo agli amici. Da tre anni mi occupo di formazione e di podcast a tempo pieno e così mi è venuta l’idea di provare a raccontarla in un audio documentario”. Il risultato sono le cinque puntate da 15 minuti ciascuna di Pane e Fantasmi, andate in onda su Radio 3 (Tre Soldi) e disponibili in streaming su RaiPlay Sound.
A caccia di fantasmi
Quando Amedeo sbarca ad Alicudi per realizzare il progetto audio, carico di attrezzatura e di belle speranze, sono passati anni da quelle estati leggere dell’adolescenza e da quei ritorni a casa serali vagamente sinistri. È tornato per raccogliere storie di fantasmi e l’isola pare adattarsi bene alla circostanza. È aprile, il mare è agitato, il paesino silenzioso. Non ci sono i turisti dell’alta stagione, gli amici con cui passare la giornata, le distrazioni dell’estate. “Sentivo in maniera molto più distinguibile la voce dell’isola, che ha una personalità e un’atmosfera molto forti. Se avessi fatto questo audio documentario ad agosto sarebbe venuta fuori un’altra cosa, non per forza in senso negativo. Farlo fuori stagione invece mi ha permesso di trovare il tempo, il respiro e il ritmo per scavare e trovare quello che ho trovato. Andarci da solo, poi, mi ha fatto sentire sicuramente più vulnerabile. Mi sono fatto trasportare e ho dato modo all’isola di parlarmi, di far succedere delle cose”.
Amedeo inizia subito a cercare fantasmi. E li trova: alcuni isolani e isolane che accettano di parlare al suo microfono raccontano di voci e visioni sperimentate in prima persona o riferite da altri. “Nel momento in cui una persona ti racconta una storia di fantasmi e poi devi tornare a casa all’imbrunire, a piedi, da solo, su strade che non sono illuminate da lampioni, in un luogo in cui ti senti scollegato dal resto del mondo... non so come dire, è difficile isolarsi completamente da quello che hai ascoltato. E forse non è nemmeno la cosa più giusta da fare. Nel raccontare quelle storie ho visto una grande genuinità, indipendentemente dal volerle considerare realistiche o meno: questo non era importante. Sono parte del loro patrimonio culturale, di chi sono, del posto in cui vivono”.
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C’è un altro fantasma protagonista dell’audio documentario, più paralizzante di tutti gli altri, arrivato dalla terraferma via nave insieme ad Amedeo: l’ansia. L’ansia che per oltre un anno lo frena dall’iniziare a lavorare seriamente all’idea del podcast e che poi lo spinge ripetutamente a pensare che non riuscirà a realizzarlo. “Nei primi giorni sull’isola l’ansia ha preso il sopravvento e ha rischiato di essere invalidante, anche perché mi portava a giocare su un terreno conosciuto e mi impediva di vedere tutte le possibilità che si celavano nelle vie secondarie dell’isola, letteralmente. L’ansia è stata parte della storia da subito, anche se non sapevo che avrebbe poi avuto un ruolo così centrale in quello che avrei raccontato”.
Fantasmi senza pane
Le storie di fantasmi raccolte sull’isola si sommano, ma qualcosa non torna. Se ne accorge Amedeo, lo intuiscono gli ascoltatori. Sarebbe un peccato svelare la svolta imprevista del reportage a chi non lo ha ancora ascoltato, quindi basti dire questo: le voci, le allucinazioni e le visioni si moltiplicano, ma la segale cornuta sfugge. Ci sono i fantasmi, ma manca il pane. Eppure questa scoperta non priva di fascino Alicudi: anzi, ne rivela uno più autentico. “È un’isola che, se gliene dai occasione, ha tanto di più da offrire”, dice Amedeo. Nel podcast, insomma, capita qualcosa che è forse familiare a molti viaggiatori: si arriva in un posto convinti di conoscerne già la storia e invece la scoperta - l’unica possibile - inizia solo quando si rinuncia alle risposte, si cede il controllo e ci si lascia guidare da quello che accade. Chi andrà ad Alicudi sperando di intravedere donne volanti e di udire misteriosi sussurri nelle notti di vento, non troverà molto. Chi andrà ad Alicudi per esplorarla, ascoltare i suoi abitanti e scoprire le sue storie antiche, invece, non resterà deluso.