Meraviglie e tesori nascosti del Marocco

Il Marocco ammicca solare ai viaggiatori dall’altra sponda del Mediterraneo, così vicino, così economico, così ricco. Dalle dune del Sahara alle spiagge atlantiche, passando per le montagne dell’Alto Atlante; dai tradizionali villaggi berberi alla frenesia delle sue città: infiniti saranno i modi in cui questo paese vi saprà ammaliare. Alcuni, però, si dischiuderanno soltanto ai viaggiatori più caparbi e pronti ad addentrarsi nel Marocco più nascosto. Ecco i nostri consigli su come organizzare un viaggio nel paese.

Le rovine romane di Volubilis al tramonto ©Hatice Bakcepinar/Shutterstock
Le rovine romane di Volubilis al tramonto ©Hatice Bakcepinar/Shutterstock
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Monti del Rif - Parco Nazionale di Al-Hoceim

La deliziosa Chefchaouen, con i suoi vicoli blu e i tetti rossi, non ha bisogno di presentazioni: perfetta per rilassarsi e godere dei buoni ristoranti e di tutti i servizi portati da un turismo costante ma gentile. Ma se cercate qualcosa di più autentico, lasciatevi alle spalle la medina azzurra e procedete verso il Parco Nazionale di Al-Hoceima.

485 kmq di area protetta, disseminata d’insediamenti berberi e attraversata da strade sterrate, ne fanno una meta ideale per il trekking e le escursioni in mountain bike. La sua posizione isolata ha contribuito a preservare diverse specie a rischio di estinzione, dalle foreste di tuie a un’importante colonia di aquile di mare. Tenete presente che con un fuoristrada potrete percorrere numerosi sentieri, mentre a bordo di un’automobile normale riuscirete a transitare solo sulle piste principali. 

La medina di Chefchaouen, Marocco. ©Zzvet/Getty Images
La medina di Chefchaouen, Marocco. ©Zzvet/Getty Images

Meknès

Spesso messa in ombra dalla grandiosità della vicina Fès, la più tranquilla e più piccola Meknès è una gemma sottovalutata dai grandi flussi ma che vi mostrerà preziosi segreti. Più informale e meno caotica di Fès, vanta una medina piena di viuzze anguste e tortuose e maestosi edifici che ricordano il suo ruolo di città imperiale e la sua antica funzione di sultanato del Marocco. 

Il sultano Moulay Ismail, artefice dei giorni di gloria di Meknès, rimarrebbe sicuramente deluso dall’attuale modestia della città, ma i viaggiatori che decideranno di visitarla ne saranno senza dubbio affascinati. I resti di ben tre serie di fortificazioni mettono subito in chiaro quanto fosse importante in passato Meknès. La tomba del re si trova nel cuore di quel che resta della città imperiale, di fianco al possente granaio reale, il magnifico Bab el-Mansour – con il quale nemmeno Fès può competere –, e a Place el-Hedim, la ridotta versione locale della famosa Jemaa el-Fna di Marrakech. 

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La porta medievale Bab Mansour, nel centro storico di Meknes.   ©John Copland/Shutterstock
La porta medievale Bab Mansour, nel centro storico di Meknes. ©John Copland/Shutterstock

Marocco romano - Volubilis

Estraniante la sensazione che proverete quando arriverete a Volubilis, specialmente se in primavera, quando tra le pietre abbandonate spuntano fiori selvatici e i campi circostanti si trasformano in una distesa verde. 

Qui le rovine città romana sorgono al centro di una fertile pianura, circa 33 km a nord di Meknès, e insieme alla vicina Moulay Idriss sono la meta ideale per una splendida escursione in giornata da Meknès. Si tratta del sito archeologico meglio conservato del Marocco, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nel 1997. 

Finora è stata riportata alla luce solo la metà dell’intero sito archeologico, che annovera i resti delle Terme di Gallieno, il campidoglio (dedicato alla triade composta da Giove, Giunone e Minerva), l’arco di trionfo in marmo eretto nel 217 in onore dell’imperatore Caracalla e di sua madre, Giulia Domna. Ma la ricchezza principale del sito risiede nelle numerose case ricche di mosaici originali. 

Trekking in Marocco: le Gole del Todra

Ritrovarsi stretti tra una parete rocciosa e una superficie dura è una delle numerose esperienze indimenticabili da vivere nella Gola del Todra, dove la grande faglia profonda 300 metri che taglia la pietra calcarea dalle sfumature arancioni in alcuni punti è così stretta che vi passano a malapena un fiume dalle acque cristalline e gli escursionisti in fila indiana. La strada proveniente da Tinerhir si snoda tra verdi palmeraies e villaggi berberi finché, dopo 15 km, alte pareti di roccia rosa e grigia si chiudono intorno alla strada. Lungo il percorso si prova una sensazione veramente elettrizzante, come se le porte del paradiso si stessero schiudendo davanti a voi. 

Oltre alle escursioni in giornata, la parete rocciosa verticale della gola offre la possibilità di affrontare splendide vie d’arrampicata. Molte vie sono lunghe oltre 25 metri, ma ci sono anche spettacolari vie multipitch (di più tiri) che superano i 300 metri di lunghezza. Nei pressi dell’ingresso della gola, il Pillar du Couchant è il posto giusto per lunghe arrampicate classiche, mentre la Petite Gorge è una palestra di roccia particolarmente indicata per i principianti, grazie alla presenza di alcune vie brevi. 

Dal centro della gola potrete andare a Tinerhir con una passeggiata di tre o quattro ore tra le palmeraies, mentre la pista sconnessa che parte a est della Gola del Todra è percorribile con un fuoristrada o in un paio di giorni di cammino e arriva alle Gole del Dadès. 

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Veduta della catena dell’Alto Atlas, vicino al passo Tizi n’Tichka, che connette  Marrakech e il nord con Ouzazate e il sud. ©Lottie Davies/Lonely Pla
Veduta della catena dell’Alto Atlas, vicino al passo Tizi n’Tichka, che connette Marrakech e il nord con Ouzazate e il sud. ©Lottie Davies/Lonely Pla

Matrimoni berberi: il festival delle nozze di Imilchil

Sebbene per la maggior parte dell’anno non sia altro che uno dei tanti splendidi villaggi berberi dell’Alto Atlante, nel mese di settembre Imilchil brulica di visitatori per il moussem delle nozze, una suggestiva festa di tre giorni, nel corso della quale i berberi della zona esaminano le proposte di matrimonio: le ragazze si pavoneggiano avvolte in mantelli di lana a righe e sfoggiano gioielli elaborati, mentre i giovanotti indossano svolazzanti jellaba bianche. 

Di solito la festa si protrae dal venerdì alla domenica e ha luogo la terza o la quarta settimana di settembre; le date sono esposte presso gli uffici turistici di tutto il paese. In ogni città del Marocco sono proposti tour organizzati per prendere parte all’evento e le strade asfaltate inaugurate di recente che collegano Rich e Aït Haini a Imilchil vedono il passaggio di autobus carichi di turisti desiderosi di assistere alla nascita di nuovi amori. Con trafficoni di ogni genere, faux guides e bancarelle di souvenir che aspettano i turisti, gli spettatori cominciano a essere più numerosi dei giovani innamorati, tuttavia non si può negare il fascino voyeuristico di questo evento. 

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La strada da Demnate a Aït Bougomez

Imboccando la strada a sinistra dal bivio dell’Imi-n’Ifri si entra nella scenografica Valle
di Aït Blel, che consente di raggiungere la Valle di Aït Bougomez attraverso la Valle di Aït Bououli. In primavera, Aït Blel assomiglia a un dipinto impressionista animato, con campi di grano dorato accarezzati dalla brezza e punteggiati di papaveri rossi. 

Questa strada è stata aperta solo di recente e l’intera valle sembra ancora incontaminata e immutata da tempo immemorabile. Le montagne sono striate d’oro, arancio e porpora e vantano verdi colture su terrazzamenti recintati da muretti in pietra. Proseguendo lungo la strada per 6 km dall’Imi-n’Ifri si arriva al villaggio di Iouaridene, immerso in un territorio che evoca l’epoca preistorica. Le indicazioni vi condurranno verso quelle che i geologi ritengono siano impronte di dinosauro risalenti al Giurassico Medio. 

L’unica via che si può percorrere da Aït Blel è una strada in salita che procede in direzione est fino al passo del Tizi-n-Oubadou e consente di raggiungere Aït Bououli, Aït Bougomez e di spingersi oltre. Si tratta di una strada panoramica tra foreste di querce che
 si stagliano su straordinarie formazioni di rocce sedimentarie a striature verticali risalenti al Triassico. Il periodo consigliato per percorrere la strada è quello compreso tra aprile e novembre, quando il clima è asciutto (i temporali e le piene improvvise rendono spesso i ponti impraticabili). 

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Quando andare in Marocco

Aprile e maggio, settembre e ottobre sono i mesi migliori in Marocco, ma ogni stagione ha qualcosa di speciale da offrire.

La grande varietà topografica del Marocco si traduce in climi diversi nelle varie zone. Le regioni dell’interno sono roventi in luglio e agosto e fresche da novembre a febbraio, ma miti in primavera e autunno. In montagna l’inverno è freddo e nevoso, ma il clima è gradevole nel resto dell’anno.

Le regioni costiere sono temperate, con minori escursioni termiche. Nel deserto le notti d’inverno sono molto fredde, mentre è preferibile evitare luglio e agosto per il caldo.

Nel resto dell’anno le temperature diurne nel Sahara sono superiori di qualche grado a quelle di Fès e Marrakech.

Occhio al calendario

I prezzi degli alloggi salgono in concomitanza con le principali festività europee come Pasqua, Ognissanti, Natale e Capodanno. Viaggiare durante il Ramadan consente di conoscere la cultura locale, ma in occasione dell’Eid al-Adha, la più importante festività marocchina, le attività restano chiuse fino a cinque giorni (le date di entrambe le feste cambiano ogni anno).

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rovine dell’antica città romana di Volubilis,
Le rovine dell’antica città romana di Volubilis, vicino a Meknes. Marocco. ©andrearoad/Getty Images

Quali documenti servono per il Marocco

I cittadini italiani non necessitano di visto per soggiorni inferiori ai 90 giorni.

Documenti richiesti:

passaporto in corso di validità per l’intera durata della permanenza (e fondi sufficienti) e biglietto di andata e ritorno.

Guide e prodotti consigliati:

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