Tra castelli, canyon e monti sacri a Berat, in Albania
La maggior parte dei turisti in viaggio a Berat, nell'entroterra meridionale dell'Albania, si limita a visitare il raccolto -e meraviglioso- centro storico per poi salire in cima fino al Castello, antico insediamento ancora oggi abitato. Certamente, la città merita una visita. Avere qualche giorno di viaggio in più a disposizione, però, permette di vivere avventure indimenticabili nei dintorni di quella che unanimemente è considerata una delle tappe più belle dei Balcani. Moschee, monasteri e avventure tra canyon. E poi, ancora, cibo tradizionale e genuino negli agriturismi della zona, tour tra i vigneti ed escursioni al Monte Tomorr, la montagna sacra del Paese. Ecco perché Berat, da sola, vale un viaggio in Albania.

Leggende e monti sacri
Capisci che un luogo è magico quando le sue origini sono legate a una leggenda. È il caso di Berat, cittadina dell’entroterra meridionale albanese. Si narra che due fratelli, Shpirag e Tomorr, in lite per una fanciulla di cui erano entrambi innamorati, per contendersela combatterono fino alla morte. Tomorr, per lottare, utilizzava una spada, mentre Shpirag rispondeva con il mazzafrusto. È dalla loro storia che sono nati i monti tra cui è incastonata questa città patrimonio Unesco: il monte Shpirag che sembra tagliato a fette e il Tomorr con le sue grandi fosse. La fanciulla, triste per la sorte dei due fratelli, versò numerose lacrime che, sempre secondo la leggenda, dettero vita all’Osum, il fiume che oggi divide in due il centro storico. Il monte Tomorr, in particolare, domina imponente la zona e accompagna i viaggiatori durante i loro spostamenti in quest’area del sud Albania. È una montagna sacra, non solo per la leggenda, ma anche perché è il luogo dove ogni anno, a fine agosto, si riuniscono in pellegrinaggio i fedeli bektashi, una confraternita islamica di derivazione sufi fondata nel XIII secolo -ancora oggi diffusa in tutta la penisola balcanica e in Turchia -che ha il suo quartier generale a Tirana (il Centro Mondiale dei Bektashi, inaugurato nel 2015).

Sapori tradizionali
Ai piedi della montagna, nel villaggio di Roshnik, Agroturizëm Alpeta è un indirizzo del cuore. Nato come cantina del vino nel 1994, tra le prime in Albania, dal 2018 è anche agriturismo e ristorante ai cui tavoli sono serviti i migliori piatti della gastronomia locale. È inoltre un’ottima base per esplorare i dintorni o praticare kayak nel laghetto vicino alla struttura. Ma il motivo principale per cui si viene qui è e resta uno. Anzi, due. Il cibo e il vino. Verdure dell’orto, torte salate ripiene, formaggi e carne di capra che vive e cresce sulle pendici del Monte Tomorr, pasta fatta a mano e tanto altro ancora. Tutto qui è locale, stagionale e fresco, come vuole la migliore tradizione albanese. Stappare le bottiglie è un momento sacro -per restare in tema con l’ambientazione. Tra tutti i vini, spicca il Pulëz, un bianco fruttato che nasce dal vitigno autoctono puls, in passato snobbato (i chicchi cadevano a terra e li mangiavano i polli, da qui il nome: pulë in albanese significa pollo, gallina), che, come aroma, ricorda il Riesling e lo Chardonnay.
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Tra vitigni e canyon
Le cantine vinicole non mancano nei dintorni di Berat. La città, infatti, si trova in una posizione ideale per la coltivazione dell’uva: i terreni sono calcarei e il clima è mite, sole e giusta quantità di pioggia si alternano in maniera perfetta. Non c’è da sorprendersi che le più importanti cantine di vino d’Albania -tra tutte, Çobo Winery, Kantina Nurellari e Pupa Winery- si trovino proprio qui. Anche se non è sempre stato così. Con l’avvento del regime comunista di Enver Hoxha, durato una quarantina d’anni, tutte le produzioni private -comprese quelle vinicole- furono interrotte e le imprese e i terreni espropriati dallo Stato. Quando il comunismo è caduto, chi ha potuto ha investito in questo settore e ripreso in mano l’attività, piantato viti e cominciato a produrre vino. Il risultato? Questo è oggi il regno del buon vino. E anche dell’avventura. Chi ama l’adrenalina si appunti in agenda il Canyon di Osumi, scavato dall’omonimo fiume (a 53 km a sud-est di Berat). Lo chiamano il Grand Canyon d’Albania. Le sue formazioni rocciose, passaggi, cascate e grotte, in effetti, ricordano una miniatura delle profonde gole statunitensi, solo che qui la natura è decisamente più rigogliosa. Il Canyon di Osumi è il paradiso per gli appassionati delle attività outdoor: arrampicate, canyoning e hiking tra i sentieri escursionistici lungo il canyon. Un panorama difficilmente dimenticabile.

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Berat, museo a cielo aperto
Salendo lungo le sponde del fiume, ecco infine Berat. Un pugno di casette bianche punteggiate da numerose finestre -il suo soprannome, non a caso, è città dalle finestre sovrapposte. Qui la parola d’ordine è perdersi. Minareti, tekke, croci e monasteri si nascondono tra le stradine labirintiche di questo museo a cielo aperto che, secondo l’Unesco, è il migliore esempio di secolare convivenza religiosa della Terra delle aquile. I due quartieri che compongono l’anima storica di Berat, Gorica e Mangalem, sono separati dall’Osum e ospitano antiche abitazioni tradizionali, giardini fioriti, chiese e moschee silenziose, oltre a interessanti musei. Come il Museo Solomon, dedicato alla storia degli ebrei salvati dagli albanesi durante la seconda guerra mondiale (l’Albania fu l’unico Paese al mondo a non consegnare nemmeno un ebreo ai nazisti). L’altro importante museo di Berat, l’Onufri dedicato all’iconografia dell’omonimo pittore albanese, è racchiuso tra le mura del Castello di Berat. Per raggiungerlo si sale in cima alla fortezza, percorrendo silenziose viuzze acciottolate dove sventolano panni e tovaglie di pizzo, si incrociano abitanti sorridenti, gattini e, oggi, qualche turista di troppo. La magia, però, rimane. Basta raggiungere la Chiesetta della Santa Trinità, arroccata sulla collina dietro ai resti del castello, per rendersene conto. Da qui si ammira un’ampia veduta sulla vallata sottostante. Uno spettacolo da contemplare senza fretta.