Un tour di Praga per gli amanti dell’Art Nouveau
Scegliere di fare base in un hotel storico è un ottimo modo per entrare davvero nel mood dell’epoca che si vuole esplorare. E, a sua volta, scegliere di visitare una delle città più turistiche d’Europa concentrandosi su uno degli aspetti che la caratterizzano, invece di voler vedere tutto per forza, è un altro buon consiglio. È quindi partendo da questi due assiomi del buon viaggiatore che ho deciso di trascorrere quattro giorni a Praga come se fosse l’inizio del ‘900. E mi sono molto divertita.
Scegliere l’hotel giusto
In certi viaggi basta una tenda, in altri una stanza con letto pulito, ma in certi altri ci va un palazzo costruito nel 1914 e annoverato tra i monumenti storici della città. Il mio è stato l’Imperial Hotel, e quando dico “mio” intendo che è bastato spingere il portone d’ingresso per essere rapita da ninfe esotiche, animali di marmo, decorazioni floreali e sentire di essere a casa. Una casa spostata nel tempo e nello spazio, ma non meno accogliente. Mi sono mossa tra specchi, mosaici e piastrelle smaltate, mi sono fatta foto tra gli arredi anni art nouveau, ho fatto colazione al Caffè Imperial, il preferito di Kafka annotando i pensieri su un quaderno di carta e ho bevuto un Martini cocktail al late bar aperto.
Solo dopo essermi ampiamente soffermata sui tram che sferragliano fuori dalla finestra e sulla pioggia che inumidisce via Na Poříčí ho calcato il cappello in testa e sono partita per la mia missione: scoprire il meglio dell’Art Nouveau di Praga (e cercare di ignorare il resto).
Mucha, il personaggio e il museo
Il punto di partenza migliore per un viaggio di questo tipo è il Museo Mucha, per svariate ragioni. È qui che sono raccolti i capolavori più celebri del maestro dell’Art Nouveau, come la Gismonda, il celebre poster realizzato per l’attrice Sarah Bernhardt che fece conoscere Mucha a Parigi e diede il via alla sua fama. È sempre qui che si può iniziare a slegare l’art nouveau e di Mucha dall’immagine francese: l’artista era infatti un convinto sostenitore dell’identità slava in opposizione a quella schiacciante dell’Impero Austroungarico, e dedicò la sua vita, una volta tornato a Praga, alla Rinascita Nazionale Ceca. Qui si trovano alcuni dei suoi lavori più importanti, immagini scattate tra Parigi, quando Paul Gauguin era suo vicino di casa, e l’allegro contesto famigliare che traspare anche grazie al lavoro fatto dalle nuove generazioni Mucha per raccontare le molteplici innovazioni dell’artista, ben rappresentate dalle donne indipendenti che rappresentava, oltre che alla democratizzazione dell’arte attraverso i manifesti affissi nella grigia Parigi industriale.
Il nuovo museo si trova nel Barocco Palazzo Savarin, che recentemente ha visto un’incredibile ristrutturazione da parte di Eva Jiřičná, ed è solo l’inizio di un enorme progetto che cambierà i connotati di questo pezzo di città. I cambiamenti più ambiziosi coinvolgeranno il cortile interno dove, a partire dalla vecchia scuderia, verrà scavato uno spazio multipiano sotterraneo che ospiterà gallerie commerciali e una sala pensata per ospitare l’opera più importante di Mucha, L’epopea Slava. Si tratta di un ciclo di 20 tele di grandi dimensioni che costituisce il lavoro a lui più caro e che attualmente si trova al Castello di Moravský, nella Moravia Meridionale. Tutto attorno compariranno edifici insoliti per la città, con moderni spazi comuni, giardini e uffici, protetti da tetti in linea con il panorama praghese, assicurano gli architetti, in modo da non svelare dall’alto questo inserto di contemporaneità nel cuore del centro storico.
La verità, però, è che io il mio tour della Praga dell’art nouveau l’ho iniziato dalla Casa Municipale, perché non ho saputo resistere al richiamo del suo ingresso ricamato di decorazioni floreali in ferro battuto, alla sensazione di tempore che emanano il caffè e la birreria al piano terra e alla maestosità promessa delle decorazioni di Mucha.
La sua costruzione ha coinvolto circa 30 artisti cechi di primo piano con lo scopo di mettere in mostra le capacità degli artisti cechi, in contrapposizione a quelle austriache e tedesche. Ricordatevi però di prenotare la visita guidata in modo da avere accesso alla Sala del Sindaco, il cui apparato decorativo fu integralmente concepito da Mucha, che dipinse anche le pareti, il soffitto e disegnò persino le tende. Nei grandi affreschi troverete figure dalla tipica estetica art nouveau che, invece di raccontare di prodotti della modernità, raccontano le storie dei protagonisti dell’indipendenza ceca
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I caffè Art Nouveau di Praga
Disclaimer: qui si parla in modo un po’ generico di Art Nouveau, ma in realtà la maggior parte dei palazzi presenta una commistione di elementi Art Nouveau, Art Deco e cubisti. Questo testimonia la vivacità artistica e architettonica di inizio Novecento.
Ma quel che più affascina una mente un po’ romantica e avvezza a fantasticherie cross-temporali sono i caffè storici, tutt’ora così suggestivi che è facile immaginarsi gli artisti squattrinati, i poeti e le giovani donne indipendenti riscaldarsi attorno a una tazza fumante.
Al piano terra della Casa Municipale, la Kavárna Obecní Dům potrebbe richiedere di fare qualche minuto di fila, ma ripaga ampiamente con la vista sulla piazza di Náměstí Republiky e con l’opulento carrello delle torte
Diverso l’ambiente al Café Louvre. Verrebbe da dire più semplice, ma come si fa quando si parla di un bar aperto nel 1902 e in cui si ritrovavano Franz Kafka, Albert Einstein o T. G. Masaryk? Sarà perché i camerieri sono in rigorosa divisa, ma l’atmosfera resta amichevole. O sarà che qui viene servita la cioccolata più buona che abbia mai assaggiato, con panna e ciliegie.
Per i cinefili probabilmente il caffè più adatto è invece il Lucerna, in cui l’atmosfera di inizio secolo è forse rimasta bloccata più che in altri luoghi, grazie al suo affaccio sull’omonima galleria, che potrebbe averne impedito la fuga. È quel tipo di luogo in cui viene voglia di fermarsi per aspettare l’inizio di un film, anche quando non si aveva intenzione di andare al cinema.
Infine, se per qualche svista ci si trova nel centro di Praga proprio in uno dei momenti in cui il flusso di turisti è difficile da gestire, si può riparare nel singolare (ed elegantissimo) Grand Café Orient, al primo piano del Casa della Madonna Nera, edificio dall’architettura cubista e sede del Museo del Cubismo Ceco.
I passaggi e le gallerie commerciali
Verrebbe da dire che le gallerie Art Nouveau sono il vero segreto da ricercare in giro per la città, ma non è vero che sono segrete. Sono tutte lì, ben evidenti e molto utilizzate dalla popolazione, che le usa (come tutte le altre) per passare da un viale all’altro evitando le correnti fredde, con la fretta che si avrebbe in qualunque altra capitale. Il segreto, quindi, sta forse nel saper rallentare e andare a cercare tutti quei dettagli che le rendono così affascinanti.
Nel Pasáž Rokoko, la galleria commerciale che conduce al celebre Palazzo Lucerna (anni Venti), le decorazioni si fanno più entusiasmanti man mano che ci si addentra tra le vetrine dei negozi, fino a raggiungere il cinema e il già citato caffè. Non stupirà, a questo punto, trovare un cavallo rovesciato appeso al soffitto, opera dell’artista David Černý.
La galleria Světozor ospita un altro cinema d’essai, una gelateria retrò e una vetrata anni Quaranta che pubblicizza le radio Tesla (il vecchio marchio di elettronica cecoslovacco).
Io ho finito il tour perdendomi nei corridoi interni del bellissimo Palazzo Adria, in stile rondocubista, che durante la Rivoluzione di Velluto fu il quartier generale della rivolta fucina delle attività dei dissidenti. Qui la storia dell’inizio e della seconda metà del ‘900 si sono uniti in un vorticare di decorazioni dorate che deve avermi tramortito e riportato in qualche modo nel presente.