La ferrovia Belgrado-Bar: in treno attraverso i Balcani
“Scenografica” è l’aggettivo giusto per descrivere la linea ferroviaria che collega Belgrado con Bar: una tratta di 12 ore attraverso la ricchezza culturale e geografica dell’area che si estende dalla capitale serba alla costa adriatica del Montenegro. È un percorso che riserva un nuovo paesaggio incontaminato dietro ogni curva; il treno si nasconde tra le Alpi Dinariche, rispunta in mezzo ai canyon, passa da ponti stretti che svettano sopra gole profonde e sfiora un antico lago tettonico.
“Ci sono vari mezzi per arrivare sulla costa del Montenegro” mi dice il tassista alzando la voce sopra il rumore dei mille clacson che non toccnao minimamente il suo animo sereno mentre si fa largo nel traffico mattutino di Belgrado. “Ma non ha senso prendere il treno.” Zigzaga tra le macchine come uno sciatore che evita gli ostacoli dello slalom. Ha appena cominciato a scendere una grigia pioggia autunnale e le gocce rigavano il finestrino quando avvistai la stazione di Belgrado. “La posso portare in aeroporto”. Il tassista sembra veramente preoccupato. “In un’ora è mezzo sarà in spiaggia a bersi una birra godendosi il sole. Col treno ci vorrà tutto il giorno… anche di più.” Alla fine cede e accosta accanto al marciapiede: “Si compri almeno dell’acqua, dei panini e la carta igienica.”
Il tassista mi lascia davanti alla stazione dei treni, una costruzione giallo Asburgo risalente al 1884. Prima ancora che io possa caricarmi la borsa in spalla, è già sgommato via per redarguire un altro turista. Dentro, trovo la biglietteria. La donna dietro al vetro mi dice che il viaggio da Belgrado, Serbia, a Bar, Montenegro, sulla costa adriatica della penisola balcanica, richiede 12 ore. Prezzo, 21 euro (più 3 euro per riservare il posto). “Sì, c’è una panetteria qui vicino” disse indicandola con il dito. “Alle sue spalle. Accanto troverà il negozio per comprare acqua e fazzoletti.” Fa scorrere il vetro fino a chiuderlo, prese il pacchetto di sigarette e sparisce.
Avevo sentito parlare di questo viaggio in treno da anni. Ma a dire la verità, non mi aveva mai particolarmente ispirato. La parte occidentale dei Balcani è servita più che altro da autobus. I treni non sono molto raccomandabili, su tutti i fronti: qualità, pulizia e puntualità. In piedi al binario, prima di salire e intraprendere l’odissea, osservo la stazione affollata. Non è difficile immaginarsi lo stesso posto duecento anni prima, con i viaggiatori dell’Orient Express intenti a fare il rituale check pre-partenza. Acqua, pane, formaggio: ci sono. Fiaschetta di rakija (una grappa locale): c’è.
Questo senso di nostalgia di altri tempi mi ha accompagnato per tutto il viaggio. Mi siedo nella vecchia poltroncina della mia cabina da sei e lasciamo la capitale serba. La prima stazione lungo il cammino è Topčider, dove si trova la gigantesca locomotiva del Treno Blu del maresciallo Tito, il leader della Jugoslavia. Questi bestioni abbandonati e graffittati hanno conservato un’aria regale, quasi viva; sembrano augurarmi buon viaggio. Dopo meno di un’ora, il groviglio urbano fatto di metallo e cemento si scioglie per lasciare finalmente spazio all’aperta campagna. Il sole è sorto sui prati ancora umidi. Le collinette verde smeraldo sembrano giocare al salto della cavallina, saltando fuori per poi sparire di nuovo sotto l’orizzonte.
La linea ferroviaria Belgrado-Bar non ha un nome intrigante come il Royal Scotsman o il Rocky Mountaineer, ma “JugoslaVia” potrebbe essere adatto. Quando nel 1951 cominciarono i lavori al km 476 della linea ferroviaria, la Repubblica Federale Socialista era appena nata; con il nome di Jugoslavia, e riuniva dal 1945 i paesi della parte occidentale della penisola balcanica. Nel 1976, l’anno in cui fu inaugurata la nuova tratta che con 254 gallerie e 234 ponti scendeva attraverso la Pianura Pannonica fino al Mar Adriatico, la Repubblica Federale Socialista era diventata una potenza geopolitica affermata, sinapsi occidentale dell’Unione Sovietica.
Anche se la Jugoslavia si è poi scissa in sette nazioni, la linea del treno è rimasta intatta, continuando a fungere da collegamento tra Serbia e Montenegro, con una breve incursione al confine orientale della Bosnia Erzegovina. L’esistenza di questa linea rappresenta molto di più di un’alternativa di viaggio diretta e (adesso) internazionale. Il treno si fa strada attraverso i Balcani, attraverso un insieme di culture che si intrecciano da tempi immemori. È qua che gli imperi greco, illirico, romano, bizantino, ottomano e austroungarico si sono incontrati e mescolati. Lungo la via, i passeggeri godono di una finestra personale su un museo di storia a cielo aperto e perfettamente conservato.
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Questo patrimonio storico si dispiega davanti ai miei occhi mentre viaggiamo ai piedi delle Alpi Dinariche, nell’angolo sudoccidentale della Serbia. Una volta passato il confine con il Montenegro, il museo diventa una pinacoteca di paesaggi naturali: la parte occidentale dei Balcani è una collezione che include montagne imponenti e canyon.
“Non sapevo cosa aspettarmi,” mi dice un altro passeggero dal Regno Unito. Fuori dal finestrino, una coppia di anziani piegata sui loro forconi davanti a un covone di fieno. Alle loro spalle, una fattoria in pietra circondata da orti e un piccolo giardino pieni di susini. “Sono sorpreso da tutta questa bellezza: le montagne, le gole profonde, i dislivelli.”
Come ben sanno i migliori intrattenitori, il pezzo forte si svela sul finale. Al tramonto, le carrozze vengono colpite da una luce arancione pastello, che rimbalza dalle cime delle montagne a fare da cornice al treno. A mezz’ora da Podgorica, la capitale montenegrina, percorriamo il Viadotto Mala Rijeka, lungo 499 metri e alto 198, uno dei ponti ferroviari più alti del pianeta. Raggiunto il sud della città, scivoliamo sul Lago Skadar, il lago più grande della regione balcanica, che segna il confine tra Montenegro e Albania. Giunti alla fine del percorso, arriviamo a Bar, dove si trova uno degli ulivi più vecchi al mondo, un albero di più di duemila anni. L’aria salmastra che soffia dall’Adriatico segna la fine della tratta e la conclusione della mia odissea nei Balcani.
Prima di andare a dormire ripenso alle parole del tassista: “Non ha senso prendere il treno.” Disteso sul letto, ascolto il rumore del mare provenire dalla finestra dell’appartamento che ho affittato. Se mai dovessi rincontrarlo, gli direi che aveva proprio ragione. L’aereo avrebbe reso il viaggio molto più facile e veloce. Ma anche molto più anonimo.
Come organizzare il viaggio da soli
Da dove parte il treno?
Purtroppo la stazione storica di Belgrado, in funzione dal 1884, ha chiuso definitivamente a luglio 2018. Oggi i treni per il Montenegro partono dalla stazione di Topčider. Da Bar, i treni partono dall’omonima stazione.
Quando parte il treno?
Dalla stazione di Topčider partono ogni giorno due treni: uno alle 9 del mattino che arriva alle 20, e un notturno che parte alle 21 e arriva il mattino seguente alle 8. Da Bar, c'è un treno che parte alle 9 del mattino e arriva a Belgrado poco dopo le 20, e un notturno che parte alle 19 e arriva intorno alle 6 del mattino. Controllate il sito ufficiale delle ferrovie serbe per informazioni più dettagliate.
Dove compro il biglietto?
Comprate il biglietto alla stazione con un giorno di anticipo. Non è possibile prenotare online ma potete riservare un posto o una cuccetta chiamando il call center entro due mesi dal giorno previsto per la partenza (informazioni più dettagliate sul sito ufficiale).
Quanto costa il biglietto?
Il biglietto costa 21 euro a tratta (seconda classe) più 3 euro obbligatori per riservare il posto. Per una cuccetta sul treno notturno si richiedono altri 6 euro sul prezzo base, 15 euro per un posto nel vagone letto da tre e 20 euro per il vagone letto da due.