Perché andare a Sarajevo in inverno

Montagne imbiancate, musei da esplorare, luci soffuse in tutta la città e la grande cultura del caffè. Senza dimenticare i ristoranti dove assaporare i piatti tradizionali, l’ospitalità antica, la possibilità di sciare alle porte della città e l’International Festival of Sarajevo che ogni anno a febbraio ricorda i Giochi Olimpici dell’84 con eventi sportivi e attività culturali. Chi l'ha detto che l'inverno non è un buon momento per esplorare la capitale bosniaca?

Sarajevo in un tramonto d’inverno ©amyrxa/Shutterstock
Sarajevo in un tramonto d’inverno ©amyrxa/Shutterstock
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Sarajevo in inverno

È bene precisarlo subito, per eliminare ogni dubbio (casomai ce ne fossero): a Sarajevo in inverno fa molto freddo. Le nevicate in città, e soprattutto sulle montagne circostanti, sono frequenti e certe giornate le temperature possono diventare molto rigide. Niente paura, però, perché non solo la capitale bosniaca è bellissima anche nella sua veste invernale, ma grazie alla sua ricca offerta di attività può essere visitata piacevolmente nella stagione più fredda dell’anno. Se l’estate è il periodo ideale per passeggiare lungo la Miljacka, che taglia in due il centro storico, cenare all’aria aperta e partecipare al Sarajevo Film Festival (l’edizione 2024 sarà dal 16 al 23 agosto), l’inverno è invece perfetto per visitare i suoi interessanti musei, apprendere la storia di questa città unica al mondo, esplorare i luoghi di culto, gustarsi un confortante kafa e dedicare un po’ del proprio tempo alla scoperta della gustosa gastronomia locale. Senza scordarsi due cose fondamentali: il numero più contenuto di turisti rispetto all’alta stagione e la possibilità di sciare alle porte della città.

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Il Museo Nazionale della Bosnia ed Erzegovina è uno dei più belli del Paese e dei Balcani non solo per l’architettura in stile neo-rinascimentale che lo caratterizza -a dargli questo aspetto fu a inizio Novecento l’austriaco Karel Parzik, ma l’edificio risale alla metà dell’Ottocento-, ma anche per la sua vasta collezione. Una visita allo Zemaljski Muzej, infatti, è un viaggio indietro nel tempo tra reperti archeologici, botanici ed etnografici della Bosnia. Fiore all’occhiello del museo, però, è l’Haggadah di Sarajevo, il più antico documento sefardita del mondo, probabilmente realizzato a Barcellona nella metà del 1300, giunto integro fino a noi.

War Childhood Museum è, invece, un’esposizione permanente realizzata con oggetti e giocattoli di uso quotidiano e dedicata ai bambini che hanno vissuto gli anni del drammatico assedio di Sarajevo.

Non perdetevi una visita alla Vijećnica, l’ex Biblioteca Nazionale e Universitaria di Bosnia ed Erzegovina, oggi municipio, capolavoro in stile moresco realizzato durante l’amministrazione austro-ungarica della città, egregiamente ricostruita dopo il devastante rogo del ’92 per mano delle milizie serbe durante la guerra. La storia dell’edificio è strettamente legata a quella del dirimpettaio Inat Kuća, ristorante tradizionale di cucina bosniaca ospitato in un’abitazione tipica, il cui nome “casa della ripicca” ricorda il temperamento del suo originario proprietario, il signor Avdaga Benderija, che acconsentì alla demolizione della propria casa per fare spazio alla grande biblioteca a patto che fosse ricostruita dall’altro lato del fiume esattamente nello stesso modo. Se non vi spaventa il freddo, proseguite lungo il fiume fino a raggiungere il Ponte Latino, teatro dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando (il Museo alle spalle è dedicato a questo incidente e alle sue conseguenze), e l’Accademia delle Belle Arti, tra gli edifici più belli di Sarajevo.

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La Vijećnica, l’ex Biblioteca Nazionale e Universitaria di Bosnia ed Erzegovina  ©MehmetO/Shutterstock
La Vijećnica, l’ex Biblioteca Nazionale e Universitaria di Bosnia ed Erzegovina ©MehmetO/Shutterstock

Sarajevo e i suoi luoghi di culto

Una delle esperienze più emozionanti che farete a Sarajevo sarà senza alcun dubbio la visita ai suoi numerosi luoghi di culto. La capitale bosniaca, infatti, è un concentrato di etnie, religioni e culture unico nel vecchio continente. Tra le arterie della città vecchia, a pochi metri di distanza l’una dall’altra, spuntano diverse moschee -tra tutte la Moschea Gazi Husrev-beg, costruita per volere dell’omonimo funzionario ottomano, è il principale luogo di culto della comunità islamica della nazione-, chiese cattoliche (la Cattedrale del Sacro Cuore in stile neogotico), ortodosse e l’antica sinagoga oggi sede del Museo Ebraico. D’altronde, come recita anche una scritta nel cuore della città Sarajevo (è) meeting of cultures.

La cultura del caffè in Baščaršija

A differenza di altre città dei Balcani i cui centri storici sono stati stravolti rispetto all’impianto originario dai piani regolatori adottati in epoca jugoslava, il cuore di Sarajevo è ancora oggi un museo a cielo aperto. La Baščaršija, fulcro economico e commerciale di Sarajevo durante l’impero ottomano, è un labirinto di viuzze e piazzette segrete su cui affacciano negozi di souvenir, ristorantini, boutique di artigiani che modellano il rame e caffè tradizionali. È il luogo perfetto per toccare con mano l’ospitalità bosniaca più autentica. In che modo? Sedendosi ai tavoli di un caffè per riscaldarsi dalle fredde temperature invernali tra una visita e l’altra. Ordinate un bosanska kahva, caffè bosniaco, accompagnato da lokum (uno sfizioso dolcetto all’amido, zucchero e aroma di rosa), e chiacchierate con i gestori del locale o i vicini di tavolo sempre pronti a raccontare interessanti aneddoti sulla città o a suggerire tappe da non perdere. Trasformate questa esperienza in un rito che segna lo scandire delle vostre giornate saravejesi.

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Caffè bosniaco e lokum nella Baščaršija ©Alma1/Shutterstock
Caffè bosniaco e lokum nella Baščaršija ©Alma1/Shutterstock

Un tuffo nella gastronomia locale

Uno dei modi migliori per approcciarsi a una cultura diversa dalla propria è immergersi nella sua scena gastronomica. E a Sarajevo i locali dove provare i migliori piatti della cucina bosniaca tradizionale non mancano. Aromi di altri tempi, gusti decisi, piatti a base di carne, opzioni vegetariane e saporite zuppe perfette per riscaldarsi quando il freddo diventa pungente. Negli ultimi anni in Baščaršija i ristoranti sono spuntati come funghi ma occorre selezionare con cura le taverne dove ancora oggi i veri saravejesi vanno a mangiare ed evitare così le trappole per turisti (domandate alla gente del posto e osservate le persone sedute al loro interno). Tra i classici burek farciti con carne macinata, i succulenti cevapi dalla forma cilindrica e gli involtini di vite o verza ripieni di riso, spiccano i klepe, ravioli ripieni di carne trita speziata alla menta e formaggio, le sogan dolma cipolle farcite di carne di manzo, il Sarajevski sahan con vitello, peperoni, pomodori, cipolle e la begova corba, una zuppa di pollo, uovo e verdure, comfort food bosniaco invernale per eccellenza.

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Sci ai piedi

Andare a Sarajevo in inverno significa anche avere la possibilità di dedicare un po’ del proprio tempo allo sci, se si è appassionati. Allo sci e ai Giochi Olimpici dell’84 è dedicato anche l’International Festival of Sarajevo, evento invernale che a febbraio anima la città e i dintorni con appuntamenti sportivi e attività culturali. Da qualche anno, inoltre, è tornata in funzione la funivia che collega la capitale al Monte Trebević, il luogo di fuga preferito dai cittadini per passare un fine settimana circondati dalla natura più selvaggia. Le tre località sciistiche più gettonate, però, sono Jahorina, il più importante centro sci della Bosnia a una trentina di chilometri a sud di Sarajevo, Bjelasnica, adatta a sciatori esperti, e Malo Polje Igman frequentata anche da famiglie con bambini. Tutte e tre utilizzate durante i Giochi Olimpici Invernali del 1984, danneggiate durante la guerra e poi ristrutturate. Come Sarajevo che, nonostante le cicatrici ancora oggi visibili, ha saputo rialzarsi e guardare avanti.

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8 minuti di lettura Novembre 2021
Pubblicato nel

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