L’idillio delle Cotswolds: in auto tra Oxford e Bath
Etain O’Carroll in questo viaggio in auto nella campagna inglese scopre un tesoro di villaggi medievali, sontuose residenze, giardini, musei e gallerie d’arte in mezzo alle dolci colline tra Oxford e Bath.

Sono giorni che rimugino sul percorso da seguire nelle Cotswolds, ma non riesco ancora a decidermi. Se vado a nord, posso rivedere alcuni dei miei luoghi preferiti, a sud eviterò il grosso della folla. Qualunque cosa decida, mi perderò luoghi che conservano bei ricordi di magnifiche passeggiate estive fra l’erba alta, nuotate all’ombra di ville in rovina, bevute con gli amici in pub che sembrano usciti da un film in costume.
Sono combattuta. Troppe le possibili scelte e tutte attraenti. Se dovessi consigliare qualcuno, gli direi semplicemente di partire e seguire il suo istinto. Le Cotswolds incarnano lo stereotipo della campagna inglese, e sono talmente ricche di cottage dal tipico tetto di paglia, decrepite ‘case di carità’, eleganti dimore e chiese incantevoli che non ha molta importanza dove si va.

Partite da Oxford, le cui vie orlate di solenni edifici universitari fanno entrare nello spirito giusto. Città raffinata e tradizionalista, è una delle sedi universitarie più antiche e celebri al mondo. I primi college risalgono all’XI secolo e da allora hanno continuato a sfornare una schiera di premi Nobel, primi ministri e giganti della letteratura. Oggi le strutture universitarie si snodano lungo le strette vie acciottolate, i minuscoli pub sono la cornice di dibattiti accademici e il fiume è il teatro di accanite gare di canottaggio.
Procedendo verso ovest, si arriva a Woodstock e al suo Blenheim Palace, monumentale fantasia barocca casa natia di Winston Churchill. Invece di visitarne i sontuosi giardini e le sale dorate, mi aggiro per le vie del paese dove a eleganti dimore e cottage dai tetti storti ricoperti di rampicanti si alternano gallerie d’arte e negozi.
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Non posso evitare di fare una deviazione per Great Tew, uno dei miei luoghi del cuore. Questo minuscolo villaggio fu costruito per i domestici della tenuta adiacente, Great Tew Estate (oggi sede della Soho Farmhouse, avamposto rurale di un esclusivo club londinese), e si affaccia su un vasto parco. Le viuzze si dipanano tra cottage sbilenchi, tetti di paglia spuntano dietro siepi di malvarose e nei prati pascolano cavalli. Ma il maggior richiamo è un pub risalente al Cinquecento, il Falkland Arms, talmente unico nel suo genere che mi auguro non cambi mai: pavimenti irregolari di lastre di pietra, caminetti, basse travi da cui pende una fila polverosa di boccali e caraffe, un bancone che serve real ale da antiche spine manuali. La cornice perfetta per coronare una tranquilla passeggiata con una birra, prima di proseguire oltre gli antichi megaliti di Rollright Stones e il grazioso villaggio di Blockley fino a Chipping Campden. L’aggraziata strada principale è una superba sfilata di case a schiera e antiche locande. Ci sono un imponente mercato coperto del XVII secolo e un gruppo di dignitose almhouses (case di carità), oltre alla bella chiesa quattrocentesca di San Giacomo, in gotico perpendicolare. La cittadina vanta una tale armonia di proporzioni che non sorprende che Charles Robert Ashbee, fautore del movimento Arts and Crafts, vi si trasferisse con la Corporazione degli artigiani nel 1902. Date un’occhiata alle loro opere nel Court Barn.

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Nonostante sia incantevole, decido di non fermarmi a Broadway e proseguo verso sud per strade secondarie, lasciandomi trasportare dal fato in tranquilli villaggi, come Lower e Upper Swell e Lower e Upper Slaughter, situati tra la popolare Stow e la turistica Bourton. Da qui mi dirigo a sud alla volta di Cirencester, seconda solo a Londra in epoca romana. A parte le rovine di un anfiteatro invase dall’erba, resta poco di quel periodo, ma il museo Corinium lo riporta in vita. Nel Medioevo il commercio della lana contribuì al benessere della città e i ricchi mercanti finanziarono la costruzione di una splendida chiesa e di sontuose dimore. La chiesa di San Giovanni Battista, più simile a una cattedrale, si erge sulla piazza del mercato con i suoi contrafforti e un maestoso portico sud a tre piani, mentre l’interno ha altissimi archi e una magnifica volta a ventaglio.
È ormai tardo pomeriggio quando arrivo a Bibury, definito da William Morris, fondatore del movimento Arts and Crafts, ‘il più bel villaggio d’Inghilterra’. I visitatori sono ormai partiti e m’incammino lungo il fiume fino ai cottage di Arlington Row. Costruiti nel XIV secolo come depositi di lana, nel Seicento furono convertiti in abitazioni per i tessitori. Questa strada è una delle più fotografate della zona. Proseguo verso sud, lasciando la strada principale solo per fare una passeggiata a Castle Combe, un altro gioiello, prima di puntare sulle meraviglie dell’epoca Regency di Bath.
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Sulle uniche sorgenti termali del paese i romani costruirono una città nel 44 d.C. Le terme originarie esistono ancora, ma oggi sono circondate da armoniosi complessi residenziali costruiti quando a metà Settecento Bath divenne meta d’elezione dell’alta società. Ci sono pure un’imponente abbazia medievale e numerosi musei, ma voglio chiudere in bellezza nella piscina termale sul tetto della Thermae Bath Spa, mentre il sole tramonta e spuntano le prime stelle. Guardo le strade, in basso, mentre la mia mente lavora febbrilmente, progettando il rientro attraverso altri luoghi a me cari.