Diario on the road: Campania

Italia on the road live tour arriva in Campania da un ingresso laterale. Ci lasciamo a ovest la grandeur di Napoli e il bel mondo della Costiera e ci spingiamo nell’interno, arrampicandoci tra le colline e i monti dell’Irpinia, arrivando a Benevento dove riecheggia il passato orientaleggiante.


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La "Campania Felix" vista da  Summonte © Lonely Planet Italia
La "Campania Felix" vista da Summonte © Lonely Planet Italia

Stregati da Benevento

Raccolta e troppo spesso sottovalutata, arriviamo a Benevento. Una passeggiata lungo Corso Garibaldi offre un percorso che passa dalla mitologia alla storia antica. Partiamo dal Palazzo Paolo V, recentemente ristrutturato, e pochi passi più in là troviamo uno dei due obelischi dedicato al culto di Iside, che ci svela uno dei segreti della città: qui sono custoditi ben 120 reperti egizi ritrovati sul territorio, caratteristica che fa di Benevento il centro più importante in materia, fuori dall’Egitto.


L'Arco di Traiano di Benevento © Lonely Planet Italia
L'Arco di Traiano di Benevento © Lonely Planet Italia
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Poco oltre, arriviamo al cospetto dell’Arco di Traiano dove, opera che celebra la via Appia Traiana. È davvero impressionante contemplare questo imponente capolavoro: i bassorilievi sotto il fornice, un’insolita raffigurazione di Traiano vestito da soldato, ogni dettaglio racconta un pezzo di storia. 


Altro fiore all’occhiello della città è la Chiesa di Santa Sofia, iscritta tra i beni patrimonio UNESCO, uno degli esempi più importanti di architettura Longobarda, nonché un unicum nel panorama architettonico dell’Alto Medioevo. La struttura a stella, le colonne che provengono forse dall’antico tempio di Iside e i richiami all’omonima chiesa di Costantinopoli ne fanno un luogo speciale, dove si respira un misticismo in cui soffiano le correnti mediterranee che hanno plasmato questa città.


La Chiesa di Santa Sofia a Benevento © Lonely Planet Italia
La Chiesa di Santa Sofia a Benevento © Lonely Planet Italia

Al Museo del Sannio, ospitato nel Chiostro di Santa Sofia, un attento allestimento ci conduce dai ritrovamenti sanniti e romani ai capolavori dei pulvini e delle colonne del chiostro, fino all’arte novecentesca che, con le opere di Riccardo Dalisi, riprende le leggende locali. Perché la magia qui riecheggia ovunque, non per nulla è la città delle streghe. Durante i primi anni del dominio longobardo, i pagani si riunivano prima di una grande battaglia attorno a un noce a cui venivano appese le parti di un animale sacrificato, poi consumate cavalcando al contrario attorno all’albero. Un rito propiziatorio, fatto per invocare le forze necessarie a vincere la battaglia, ma svolto al di fuori delle mura cittadine, lungo il fiume Sabato e guardato con timore dai beneventani che, già cristiani, lo fecero confluire nella leggenda delle streghe, influenzato comunque dal culto di Iside, la dea delle arti magiche. 



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Scopriamo questa storia nell’hortus conclusus di Mimmo Paladino e non ci poniamo dubbi sulla sua veridicità, perché in questo spazio pubblico e intimo ogni mito potrebbe essere reale mentre la realtà si fa più lieve, tra le opere d’arte e l’ombra rigenerante del giardino. La pace continua nei vicoli del centro storico e si trasforma in profumo di passata di pomodoro alla taverna Paradiso, dove per dessert assaggiamo un capolavoro di lievitazione e pazienza.

Hortus Conclusus di Mimmo Paladino © Lonely Planet Italia
Hortus Conclusus di Mimmo Paladino © Lonely Planet Italia
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L’abbraccio dell’Irpinia

Torniamo al volante, accompagnati dalla voce di Vinicio Capossela: direzione Irpinia. La prima tappa è la verde Summonte: da questo paesino, al cui centro svetta la Torre Angioina, la vista si perde dal Parco Regionale del Partenio al Golfo di Napoli. Da qui, partono numerose passeggiate che noi assaggiamo in compagnia dell’associazione Irpinia Trekking, tra castagni e faggi, fino a raggiungere il rifugio Toppo del Monaco, dove ci aspetta un letto per questa notte. Con un trekking si può raggiungere anche Montevergine e il suo Santuario, che fu rifugio della Sindone durante la Seconda Guerra Mondiale e dove ogni anno arrivano migliaia di fedeli per ammirare la Madonna Nera. Tra i pellegrinaggi più particolari ricordiamo la candelora, un evento legato all’aneddoto per cui la Madonna avrebbe indicato a una coppia omosessuale la via del santuario per ripararsi da un brutto temporale. Questa celebrazione dell’amore mariano e LGBT sfocia nella “Juta dei Femminielli”, ogni anno a febbraio. Riscendendo a Summonte per le 18.30 si assiste a un simpatico evento di paese: i signori del posto “migrano” dal bar affacciato sulla piazza ai giochi da bocce, dove si sfidano accalorati. Noi li ammiriamo, mentre gustiamo una delizia locale:, le castagne di Summonte, celebrate ogni anno a ottobre da una sagra

Giochiamo a bocce con gli abitanti di Summonte © Lonely Planet Italia
Giochiamo a bocce con gli abitanti di Summonte © Lonely Planet Italia

Nell’alta Irpinia il paesaggio cambia e le colline diventano isole di terra affacciate sul mare verde della Campania felix, da una parte, e sugli spazi brulli di Puglia e Basilicata dall’altra. Qui la natura non ha fatto sconti e per secoli fatica e emigrazione sono stati le scelte obbligate. Ma oggi ci aspetta un susseguirsi di alture rigogliose e ordinate, in cui l’accoglienza si è sviluppata in armonia con la tradizione. 


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Da Vallesaccarda seguiamo il primo di 11 percorsi curati dell’associazione Mesàli, premiata da Unicredit come esempio virtuoso di creazione di una rete di servizi, a partire dalla gastronomia. Un gruppo di ristoratori ha scelto di non limitarsi alla tavola, nonostante i piatti del ristorante Oasis portino da vent’anni una stella Michelin e l’Antica trattoria di Pietro custodisca i saperi di grani e manualità nella pasta fatta in casa da Anita. Il sapore ci cattura, ma resta con noi soprattutto perché abbiamo la possibilità di scivolare in e-bike tra le colline di sabbia bianca in cui sono incastonate ancora oggi strati di conchiglie, perché ci affacciamo dal balcone naturale di Trevico, il paese di Ettore Scola, e capiamo chi sceglie di tornare qui, per dedicarsi all’apicoltura o alla raccolta delle erbe spontanee.


L'apicultura è una delle preziose attività di queste zone © Lonely Planet Italia
L'apicultura è una delle preziose attività di queste zone © Lonely Planet Italia
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Ripartiamo tra le colline per raggiungere Feudi di San Gregorio, una cantina che ha saputo inserire il design giapponese in un contesto irpino legato al territorio. Passeggiamo tra le vigne, i roseti e l’orto di erbe officinali che poi ritroviamo la sera nei piatti dello chef Roberto Allocca, che al ristorante Marennà ci coccola mentre al di là dei vetri cala la sera su questa Campania che ci resta bene impressa nella mente e che non ha nulla a che fare con pizze e mandolini.


Le geometrie delle coltivazioni dei Feudi di San Gregorio © Lonely Planet Italia
Le geometrie delle coltivazioni dei Feudi di San Gregorio © Lonely Planet Italia

Molti dei tesori che abbiamo visitato fanno parte del circuito campania>artecard, il pass turistico promosso dalla Regione Campania, uno strumento indispensabile per entrare gratuitamente o a prezzo ridotto in numerosi musei e siti archeologici e per spostarsi comodamente in Campania.

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