Curioso, monumentale, artistico: 48 ore per vedere il Piemonte che preferite
La maggior parte dei visitatori associa il Piemonte alle Langhe, ai grandi comprensori alpini, agli aristocratici viali torinesi. Eppure, per stravolgere l’immaginario di questa regione basta allontanarsi dalle strade meno battute, alla scoperta di luoghi eccentrici e mirabolanti curiosità. Ecco la proposta di tre itinerari tematici per Viaggiatori con la V maiuscola.
Piemonte Curioso
Si parte subito con gli effetti speciali, perché il borgo di Rosazza si distingue dalle altre località dell’alta Valle Cervo, nel biellese, per la sua particolarissima architettura. La sua eccezionalità nasce dal profluvio di stravaganti edifici, simboli massonici, decorazioni decadenti d’ispirazione guelfa e ghibellina disseminati per le sue stradine nella seconda metà dell’Ottocento dal Senatore del Regno d’Italia Federico Rosazza Pistolet. E così, dal cimitero al castello (costruito con le mura già sbrecciate), Rosazza sfodera una sorpresa dietro l’altra, senza tralasciare il fatto che la raccolta etnografica nella Casa Museo e i quadri di Lanino, Moncalvo e Crespi nella chiesa parrocchiale faranno contenti anche i turisti dai gusti più tradizionali.
Dalla montagna si cambia subito scenario, puntando dritti verso sud. Passando per Biella, però, non mancate di fare una sosta nel rione di Chiavazza, per un reverente sguardo di ammirazione alla sequoia più grande d’Italia, alta più di cinquanta metri. Potrete provare ad abbracciarne il tronco, ma bisogna essere almeno in sei.
Tappa successiva è Cella Monte, nell’alessandrino. Posto che il borgo è davvero grazioso, si viene qui per visitare la sede dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, dove si trova uno dei tanti infernot sparpagliati nel Monferrato casalese. Queste seducenti architetture sotterranee sono state scavate nella roccia a partire dall’Ottocento per conservare il vino (la temperatura è costante intorno ai 12 gradi), ma anche per venirselo a bere, raccontarsi storie e fare festa, nei lunghi inverni piemontesi.
La vostra avventura prosegue poi ad Alessandria, con un percorso museale di quelli che lasciano il segno. Il Museo Acdb – Alessandria Città delle Biciclette, infatti, descrive la storia del legame tra questo mezzo di trasporto e il capoluogo, ma anche le epopee di Girardengo e Coppi, passeggiando in sale traboccanti di velocipedi, documenti d’epoca e bici da corsa. A quel punto, bisogna virare in direzione ovest verso il cuneese, ma facendo prima una sosta a Mombarone. In questa frazione di Asti si trova una sorta di piccolissima Matera in salsa piemontese: si tratta dell’abitato delle tipiche Case Grotta, scavate nel terrapieno di una collina e allestite con suppellettili e attrezzi agricoli originali, in uno scenario agreste di grande suggestione.
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E per finire, ecco Savigliano, la cui piazza centrale, Piazza Santorre di Santarosa, ha il physique du rôle dei grandi salotti cittadini e dove si trova il Múses – Accademia Europea delle Essenze, un avveniristico museo dedicato ai profumi. Qui si possono annusare gli effluvi delle piante officinali del territorio e partecipare a un laboratorio per realizzare la vostra personale essenza. E se doveste avere il raffreddore non preoccupatevi, i magnifici affreschi di Palazzo Taffini d’Acceglio, dove è ospitato, costituiscono una valida consolazione.
Piemonte monumentale
Se all’intrigante sensazione della scoperta di luoghi insoliti preferite l’imponenza delle grandi architetture, l’itinerario per voi è il seguente. Nulla vieta, però, di unirlo a quello appena descritto, dato che Savigliano dista appena un quarto d’ora d’auto dalla sua località di partenza, Racconigi, 40 km a sud di Torino. Questa graziosa cittadina ospita il Castello Reale, meta di villeggiatura estiva della famiglia Savoia per decenni e inserito nella lista delle Residenze Sabaude dell’UNESCO, che nell’estate 2021 ha aperto il nuovo percorso “Vita privata di un re”. Potrete così visitare la biblioteca di Carlo Alberto, e sognare di fare smart working dallo scrittoio con vista sul parco, e i bagni ispirati alle terme pompeiane.
Sempre tipicamente sabaude sono le atmosfere del Castello del Valentino, a Torino. Da un punto di vista architettonico, la variazione sul tema è offerta dalle influenze francesizzanti della struttura, con i tetti in ardesia spiovente e la forma a U della corte voluti da Cristina di Francia nel corso del XVII secolo, mentre la sua collocazione nell’omonimo parco, il più amato dai torinesi, le conferisce un’aura vagamente festaiola sconosciuta alle altre residenze della dinastia.
E se in una città dal passato di capitale come Torino la maestà di una simile costruzione non stupisce, in un territorio fatto di borghi, campi e boschi come il Canavese l’opulenza di certe architetture lascia davvero a bocca aperta. Nell’area a nord di Torino si trovano due strepitosi castelli: il Castello di Agliè, ristrutturato da Carlo Felice, che tira fuori dal cilindro un teatro privato, statue e sarcofagi romani, collezioni di reperti orientali e quadri come se piovesse, e il Castello di Masino, appartenuto ai Valperga, che abbina la sontuosità della Galleria dei Poeti e del Salone da Ballo alle suggestioni di vita quotidiana, con le tacche delle altezze dei bimbi segnate su un muro. Nel parco, poi, il labirinto di siepi è un must assoluto.
Si conclude alla grande a Novara, con un deciso cambio di genere: la basilica di San Gaudenzio non è solo uno dei luoghi sacri artisticamente più significativi della regione, ma anche uno dei suoi monumenti più maestosi, grazie alla grandiosa cupola di Antonelli. Qui, la novità è che dalla fine di agosto è possibile salire, per la prima volta e in completa sicurezza, sulla guglia a quota cento metri d’altezza. Mettete in preventivo qualche brivido lungo la schiena, ma la vista sulle Alpi e la Pianura Padana è davvero da urlo. Una volta scesi, si può smaltire l’adrenalina visitando la Cattedrale di Santa Maria Assunta, il Battistero e il Broletto. Infine, una bella cenetta in uno dei tanti ristoranti che scandiscono lo stimolante centro storico, rigorosamente accompagnata dai possenti vini del territorio, vi farà andare a nanna con il sorriso.
Arte e Paesaggio
Non può mancare poi un itinerario che valorizzi uno dei tratti distintivi della regione: il paesaggio. L’interazione tra uomo e natura, infatti, raggiunge in Piemonte vertici sublimi. Per accorgersene è sufficiente raggiungere l’estremo nord-est della regione: il lago di Mergozzo, separato dal lago Maggiore da una sottile striscia di terra, sfoggia acqua cristallina (portatevi il costume per fare il bagno), un bel borgo sulle sue rive, e, nella frazione di Candoglia, la cava da cui si estrasse il marmo per il Duomo di Milano e da cui a tutt’oggi si ricava quello per la sua manutenzione. Partecipando a un tour, potrete ammirare gli artigiani al lavoro.
La pietra è protagonista anche della visita a Baveno, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, dove la Chiesa dei Santi Gervasio e Protaso, il battistero e il porticato furono realizzate con il tipico granito rosa; in più, il Museo GRAN.UM racconta l’utilizzo di questo materiale nella storia e il panorama che si apre sulle isole Borromee, inutile dirlo, è di bellezza commovente. Prima di cambiare zona, tenete presente che Stresa si trova a soli 3 chilometri di distanza, e bersi un caffè in una delle più raffinate località del Piemonte è sempre un piacere.
L’attrazione successiva è una vera primizia: prima dell’intuizione creativa dei risicoltori della Razza 77, per ammirare opere di Tanbo Art (disegni realizzati nelle risaie grazie al contrasto di piantine di colori diversi) bisognava prendere l’aereo per Tokyo. Oggi, invece, potrete spalancare gli occhi di fronte alla rappresentazione della Basilica di San Gaudenzio (dentro la cascina Fornace di Borgolavezzaro, ma serve un drone) e del volto di Dante (visibile a occhio nudo in una stradina segnalata a Tornaco). E di risaie ne vedrete a profusione anche dirigendovi verso sud-ovest, nel vercellese, anche perché fu proprio da qui, nel Principato di Lucedio, a Trino, che i monaci cistercensi iniziarono la bonifica del territorio nel 1123, introducendo la coltivazione del riso e plasmando uno dei paesaggi più rappresentativi della regione. Tuttavia, è ancora possibile farsi un’idea di come fosse l’ambiente prima della costruzione dell’abbazia nel Bosco delle Sorti della Partecipanza: l’ultimo residuo dell’antica foresta che ricopriva il territorio nel Medioevo è come una zattera tra le risaie, e passeggiare per i suoi sentieri permette di riflettere sul valore sociale di un luogo il cui utilizzo, oggi come nel XII secolo, è condiviso dagli abitanti di Trino.
Per le due ultime tappe ci si sposta tra i morbidi declivi del cuneese: il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo, a Guarene, accoglie installazioni d’arte contemporanea di grandi dimensioni sulla superficie di una collina, mentre a Serravalle Langhe la Confraternita di San Michele ospita il dialogo tra gli affreschi tardogotici e l’intervento pittorico di David Tremlett. Così, al termine del percorso non potrete che concordare con noi: in Piemonte per cambiare paesaggio bastano pochi chilometri, lo spettacolo, al contrario, rimane invariabilmente entusiasmante, in ogni angolo della regione.