Il vero costo di viaggiare a impatto ridotto

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Sempre più compagnie aeree applicano un’ecotassa sui biglietti per compensare l’impatto ambientale dei voli e molte destinazioni prese d’assalto dal turismo di massa chiedono ai visitatori di contribuire a preservare l’ecosistema. 

Un treno entra in galleria alle Cinque Terre davanti al mare
Pensare all’ambiente costa, ma non pensarci costa molto di più in termini di futuro ©Julia Lav/Shutterstock
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Pensare all’ambiente costa. Ma non pensarci costa molto di più in termini di futuro: se vogliamo continuare ad avere un pianeta da vivere e da esplorare dobbiamo fare la nostra parte. Questo non significa che dobbiate svenarvi per soggiornare in un ecoresort super lusso a impatto zero o sacrificarvi in una capanna senza elettricità né acqua corrente. O che dobbiate imbarcarvi in una traversata atlantica pur di non prendere l’aereo presi da un attacco di flygskam, ovvero la vergogna di volare che ha colpito gli svedesi. 

Un pudore comprensibile: il traffico aereo produce circa il 2-3% delle emissioni globali e il 12% di quelle generate dai trasporti, per questo le compagnie aeree si stanno attrezzando per rendere il loro business più eco. Molte ci mettono del loro, sostituendo gli aeroplani più datati e ricorrendo a biofuel, un carburante meno inquinante (e meno tassato) del cherosene, chiedendo qualche sforzo anche ai passeggeri applicando una tassa ambientale sui biglietti aerei, destinata ai programmi di riforestazione che compensano la CO2 prodotta dal vostro volo. 

Tra le alternative per spostarvi in modo economico e sostenibile c’è il treno, che consuma circa 9 volte meno dell’aereo. Vi sarà molto più facile viaggiare comodi inquinando meno dove sono presenti infrastrutture competitive, come l'alta velocità, o nelle città dove i mezzi pubblici sono ecologici, esistono servizi di bike sharing e i noleggi di monopattini elettrici, anche se il loro traffico è ancora poco regolamentato e le multe sono sempre in agguato. Chiaramente c’è sempre l’opzione di andare a piedi, che è gratis.

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Una tartaruga a Zanzibar ©JfJacobsz/Getty Images
Una tartaruga a Zanzibar ©JfJacobsz/Getty Images

Una soluzione globale per limitare i danni ambientali dell’overtourism

Poche settimane fa oltre 100 esperti provenienti da tutto il mondo, che fanno parte dell’Osservatorio per il Turismo Sostenibile, si sono riuniti per discuterne a Madrid nella sede dell’Organizzazione Mondiale del Turismo. Si è parlato di come migliorare la gestione delle implicazioni ambientali del turismo, partendo da questioni molto pratiche, che moltiplicate per centinaia, migliaia, milioni di visitatori hanno un impatto globale spesso devastante. Da come gestire lo smaltimento dei rifiuti, alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, a come limitare l’overtourism attraverso la destagionalizzazione, al controllo sullo sfruttamento delle risorse ambientali. 

Una delle soluzioni più immediate è imporre dei paletti ai viaggiatori: a breve potreste ritrovarvi a dover tenere spazio in valigia per riportarvi a casa i flaconi di shampoo vuoti (in alternativa potete convertirvi a shampoo e bagnodoccia solidi), a fare il bagno nelle ore meno calde indossando una maglietta SFP perché sull’isola dove siete in vacanza sono vietate le creme solari, a non poter visitare una certa spiaggia per non disturbare le tartarughe che vi nidificano. 

Honolulu, che ogni anno dà il benvenuto a 10 milioni di visitatori, ha lanciato il progetto Keep Hawaii Hawaii ©Fotosearch/Getty Images
Honolulu, che ogni anno dà il benvenuto a 10 milioni di visitatori, ha lanciato il progetto Keep Hawaii Hawaii ©Fotosearch/Getty Images
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Una raccolta fondi per l’ecosistema

La Spagna è stata tra i primi paesi in Europa a introdurre un’ecotassa per la conservazione ambientale delle isole Baleari e questo esempio sta aprendo la strada a iniziative simili. Honolulu, che ogni anno dà il benvenuto a 10 milioni di visitatori, ha lanciato il progetto Keep Hawaii Hawaii, per sensibilizzare i visitatori a rispettare la natura durante il loro soggiorno. Il governo spende 358 milioni di dollari all’anno per prendersi cura delle risorse naturali dell’isola, per questo vi verrà chiesto di contribuire, versando qualche decina di dollari per avere diritto a soggiornare sull’isola. Vedetela come una gigantesca colletta, il biglietto da pagare per entrare in un parco divertimenti naturale che ha costi di manutenzione altissimi: il vostro contributo farà sì che quei paradisi siano ancora lì quando deciderete di tornarci con i vostri figli e nipoti. 

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Destinazioni in questo articolo:

Spagna Stati Uniti d’America
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